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ACQUISITO/ COGNITIVAMENTE INFLUENZATO
In questo senso si apre una disputa su varie tipologie di facoltà cognitive; cioè quanto noi abbiamo
già disponibile come patrimonio della specie umana, alcuni dispositivi psicologici che ci
permettono di interpretare il mondo, alcune strutture, alcuni processi, e quanto invece noi
dobbiamo acquisirli attraverso forme di apprendiamo sempre più vasto.
Una questione decisiva da questo punto di vista è quella di determinare se il linguaggio, se la nostra
capacità di parlare una lingua storico naturale sia una capacità innata perché del resto nessuno ha
mai insegnato ad un bambino a parlare; il bambino parla ad un certo punto attraverso degli stadi di
sviluppo linguistico che oggi conosciamo nel dettaglio , ma nessuno ha mai insegnato al bambino
tutto ciò che egli sa poi fare nei primi anni di vita. Quindi abbiamo quel principio famoso che è il
principio della povertà dello stimolo indicato da Chomsky che ha inaugurato il cognitivismo
ortodosso che cì dice come la capacità di parlare esibita dal bambino nei primi 4 anni di vita non è
proporzionata dagli stimoli che egli ha ricevuto in quegli anni di vita da parte dei suoi genitori e
delle persone che lo hanno allevato e quindi qui si profila un'altra distinzione che noi tratteremo
bene quando parleremo di apprendimento e parleremo del comportamentismo ma soprattutto
quando parleremo dei vari approcci storici della psicologia e parleremo delle grandi intuizioni del
comportamentismo ma anche dei grandi limiti di questo approccio e che poi è stato superato dal
cognitivismo per poi ricreare un integrazione tra approccio comportamentale e approccio cognitivo,
un approccio molto più integrato che ha addirittura avuto poi una sua principale integrazione
nell’approccio cognitivo comportamentale che è quello da noi previlegiato con una apertura
ulteriore minoritaria molto interessante che ha il suo punto di riferimento nel premio nobel per la
medicina del 2000 cioè Eric Kandel che è un fisiologo scopritore dei meccanismi del
potenziamento a lungo termine e dell’apprendimento in un mollusco la plisia califormica un
lumacone marino, che contiene un numero minimo di neuroni che consente però la possibilità di
studiarli in modo tale da rendersi conto di cosa succede a livello neuranale e sinaptico in situazioni
di apprendimento associativo e non associativo, con un numero minimo di neuroni che però
possono rendere verosimile il rimando al comportamento di un essere umano a livello di
apprendimento; quindi un numero minimo di neuroni che rende più facile analizzare cosa succede a
livello neuranale e delle parentele che questi neuroni creano poi tra di loro quando si formano le
sinapsi e quando essi le aumentano, però non così risicato da rendere impossibile il paragone con
quello che accade in specie più evolute come quella nostra; noi parleremo degli esperimenti sul
lumacone quando parleremo dell’apprendimento, distinguendo bene i vari tipi di apprendimento in
modo tale che vi saranno molto chiari.
Quando ci sono più teoria occorre confrontarle. Faccio un esempio in merito alla memoria; noi
vedremo che c’è una distinzione fondamentale negli studi della memoria tra memoria a breve
termine e memoria a lungo termine; la distinzione cosa vuol dire che c’è un magazzino temporaneo
di memoria a breve termine appunto che carpisce le informazioni provenienti dalla percezione e
dalla memoria sensoriali a brevissimo termine ( quelle fuggitive, precarie, legate alle informazione
sensoriale che abbiamo avuto) e un magazzino di memoria a lungo termine dove noi pensiamo che
le informazioni della memoria vadano a depositarsi a lungo termine e che li stiano, in questo
serbatoio. Per un certo periodo si è pensato che per passare nel deposito di lungo termine le
informazioni dovessero giacere per un poco nel magazzino di deposito di breve termine; si pensava
che la che informazioni entrano nel deposito a breve termine oggi, poi rientra domani, poi si
ripresenta un'altra volta, si ripresenta associata ad altre informazioni, viene consolidata in questo
senso attraverso una ripetizione, una ripresentazione del materiale delle informazioni ; in questo
senso noi pensavamo che dalla memoria a breve termine attraverso ripresentazioni e ripetizione le
nozioni entrassero nella nozione a lungo termine e che li stessero tranquille pronte al recupero
quando serve; quindi la distinzione tra memoria a breve termine e memoria a lungo termine era una
distinzione netta e in un certo senso non si poteva pensare l’esistenza del magazzino della memoria
a lungo termine senza pensare l’esistenza del magazzino della memoria a breve termine; cioè
nessuna informazione entrava nella memoria a lungo termine che non fosse prima già stata nella
memoria a breve termine; non si poteva pensare che un informazione arrivasse subito alla memoria
a lungo termine e li stesse tranquilla; bisognava sempre avere una fase in cui l’informazione stava
per breve tempo, quindi con un in spanding memoria molto breve, nel magazzino a breve termine e
li si ripresentava continuamente e poi piano piano piano piano si rafforzava fino ad entrare nella
memoria a breve termine
Esempio: è banalissimo imparare una poesia a memoria in maniere mnemonica; quando dovevate
imparare Leopardi allora si faceva un training che consisteva soprattutto ma non solo (anche nel
dare significato alle parole, nel capire la metrica) nel ripetere, ripetere e ripetere. In sostanza
ripresentiamo continuamente le informazioni che dobbiamo memorizzare nella memoria a breve
termine e quindi cominciamo ad approcciare ogni verso e a cercare di ricordarne le parole; poi
cominciamo a creare i cosiddetti Chunck, cioè dei gruppi di parole o di vari stimoli che mettiamo
insieme perché tra di loro hanno una certa affinità ( i prefissi del numero di telefono); il chunck
rende unitario item anche se composto da più item e rende più semplice la memorizzazione.
LEZIONE 4
L’operazione di realsal è un operazione particolare perché la ripetizione continua delle informazioni
ci porta piano piano a rafforzare queste informazioni e a renderle meno estemporanee, meno
precarie e a farle passare nella memoria a lungo termine dalla memoria a breve termine; questo
processo di realsal è quindi quello che fa da ponte tra la memoria a breve termine e la memoria a
lungo termine; il realsal è una realtà di fatto, un fenomeno al quale noi assistiamo in maniera
quotidiana; per memorizzare ripetiamo spesso ci ripresentiamo l’informazione per consolidarla,
rafforzarla e farla incastonare nella memoria a lungo termine; l’operazione non è affatto scontata; è
faticosa quando dobbiamo imparare una poesia o un numero di telefono; raggruppiamo in chanck
con gruppi di parole o numeri per memorizzare prima e ci avvaliamo anche della musicalità,
sonorità del linguaggio; una volta memorizzato un verso e quindi posseduto il primo item si va
avanti più spediti perché abbiamo già uno stimolo, un primo item, cioè l’unità di un processo
cognitivo in questo caso l’unità della memoria.
La nozione di chack è stata fortemente studiata da vari studi della memoria e anche da vari studi
sulla psicologia della competenza esperta; ad esempio è stata studiata la memoria di uno scacchista
che è fatta di chank per cui non si intende solo ed esclusivamente la mossa che viene fatta dallo
scacchista ma anche la possibile contromossa dell’avversario; lo scacchista è abilissimo nel
memorizzare una grande vastità di mosse e di contromosse ed ha anche la capacità di prevedere un
programma globale di mosse e di contromosse che vanno a costituire un intero programma di
attacco e di contrattacco che lui farà rispetto al suo avversario; quindi chack per uno scacchista
diventa qualcosa di molto complesso
Per quello che riguarda la memorizzazione a prescindere dal chag la ripetizione è fondamentale; la
poesia è l’elenco chiave di tutto ciò. In questo caso, se noi prendiamo la divina commedia ci aiuta
la presenza dell’endecasillabo , ci aiuta gli apparentamenti linguistici, però comunque abbiamo la
necessità di ripetere verso per verso, ricominciando dal primo verso.
Oggi abbiamo un po’ l’idea del deposito della memoria come un allocazione di risorse cognitive di
informazioni che stanno lì un po’ atrofizzate , perché abbiamo l’idea che la mente e la memoria
siano come internet che noi accendiamo quando ci serve. Oggi ci sono i tablet e i telefonini che noi
utilizziamo come protesi della memoria che rendono la nostra conoscenza e la nostra capacità di
dominarla più straordinaria di quella degli uomini del passato, anche se spesso queste protesi
diventano delle allocazione in cui le informazioni arrugginiscono li. E loro non ci devono impedire
di sviluppare la memoria.
Ad esempio oggi i tassasti si avvalgono sempre più dei navigatori satellitari mentre in passato essi
avevano a mente tutto la stradario della città senza aver bisogno di mappa o di navigatori; e tra
l’altro la nostra mente non ha bisogno di un navigatore perché noi abbiamo ippocampo che funziona
come una memoria spaziale, straordinaria. C’è il famoso esperimento di natura neurologica sui
tassinari londinesi che ha fatto vedere come l’ippocampo dei tassinari londinesi era più spesso di
soggetti normali che avevano invece l’ippocampo meno spesso e meno sviluppato. Questo dato di
natura neurofisiologica corrisponde a quanto sappiamo sull’ippocampo e sul suo essere una
centralina della memoria spaziale molto importante, anche negli animali , con una capacità che ha il
cervello durante le fasi di memorizzazione di cambiare anche la propria struttura anatomica .
La memoria è una capacità cognitiva che nel cervello ha un output molto forte ed esclusivo, quello
cioè di modificare non solo la fisiologia, a livello di linguaggio elettrochimici, ma anche la natura
anatomica del cervello, di ispessirlo , di creare delle reti. La memorizzazione a livello cognitivo
corrisponde con una trasformazione fisico-analogico.
L’esperimento sui tassinari londinesi ci ha confermato questo; che chi ha un ottima memoria
spaziale ha un ippocampo molto sviluppato e che il tassinaro londinese che è il prototipo di chi
detiene una grande memoria spaziale ha un ippocampo fortemente strutturato e sviluppato anche
proprio a livello anatomico. La questione quindi della professionalità del tassinaro è quella di avere
uno stradario mentale suo autonomo e un ippocampo molto sviluppato; ma oggi sembra che si
faccia uso sempre meno uso dell’ippocampo, di questa struttura celebrale che sta sotto la corteccia,
la calotta celebrale e questa