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La memoria è un processo che implica tre fasi. Occorre anzitutto acquisire e

apprendere l’informazione attraverso la codifica, per la fissazione del successivo

ricordo. Si distingue tra codifica superficiale e profonda. La prima concerne gli

aspetti generali di una situazione e le caratteristiche fisiche, mentre la seconda

riguarda i significati e le connessioni casuali fra gli elementi della situazione. Per

doppia codifica si intende un sistema verbale e immaginario. Gli stimoli figurali sono

ricordati meglio perché attivano una codifica per immagini e una verbale. La seconda

fase della memoria è la ritenzione, cioè la capacità di mantenere l’informazione

finché serve, attraverso l’uso della ripetizione, che fissa il ricordo nella traccia

mnestica. La terza fase consiste nel recupero dell'informazione, che si serve di indizi

e suggerimenti dell'ambiente e della situazione. In tale fase sono possibili diverse

operazioni mentali, come la rievocazione, il riconoscimento e il riapprendimento.

La memoria è composta da tre stadi:

1. Il registro sensoriale, che mantiene le informazioni mediante i sensi.

Distinguiamo diversi tipi di memoria come quella iconica, ecoica, olfattiva,

gustativa, tattile e propriocettiva.

2. La memoria a breve termine (MBT) o memoria di lavoro, che conserva ed

elabora sette unità di informazioni per circa mezzo minuto e ha capacità

limitata. Essa è divisa in due sottosistemi: il circuito fonologico, che concerne

il parlato e conserva l’ordine in cui le parole sono presentate; il taccuino visivo

– spaziale, che riguarda le informazioni visive e spaziali. La MBT è governata

dall’esecutivo centrale che svolge compiti cognitivi, orienta le risorse mentali

selettivamente, organizza la codifica e attiva la memoria a lungo termine.

3. La memoria a lungo termine (MLT), che conserva le informazioni e può durare

tutta la vita, è importante nei processi top-down, orientando l'attenzione, la

percezione e il pensiero.

Fra i vari sistemi di memoria si distingue fra memoria procedurale e dichiarativa.

La prima conserva le abilità e le procedure con cui fare le cose. La seconda conserva

le conoscenze su fatti accessibili alla coscienza. Nell’ambito della MLT si distingue tra

memoria episodica e semantica. La prima memorizza e recupera eventi specifici,

contiene informazioni spazio-temporali ed è caratterizzata da ricordi particolari, i flash

di memoria, che hanno colpito il soggetto in modo profondo. La seconda è un lessico

mentale che organizza le conoscenze di una persona ed è caratterizzata da velocità e

automaticità. La memoria riguarda la consapevolezza e periòo si distingue fra

esplicita o consapevole e implicita o inconsapevole. La memoria è essenziale per

l’identità personale e sociale. Si parla quindi di memoria autobiografica che conserva

le informazioni e le conoscenze legate al sé. Altra distinzione si fa tra memoria

retrospettiva e prospettica. La prima conserva e recupera ricordi passati. La

seconda riguarda cosa si dovrà compiere.

La memoria va incontro a fenomeni particolari di eccitazione o depressione. Nel primo

caso si parla di ipermnesia, cioè la capacità di ricordare scene complesse in tutti i

loro particolari, come nel caso di Shereshevskii, che possedeva una memoria in grado

di ricordare formule molto lunghe e prive di senso nelle situazioni precise in cui erano

state presentate, conducendolo all’emarginazione. In contrapposizione all’ipermnesia

si ha l’amnesia, cioè la perdita totale o parziale di memoria a seguito di un trauma o

una malattia cerebrale. Essa può essere totale o parziale e si distingue in retrograda

e anterograda. La prima è la perdita di memoria per gli avvenimenti passati ma si

ricorda quelli successivi; la seconda limita la capacità di memorizzare informazioni

presenti. Per recuperare la memoria bisogna rievocarla con strategie di codifica, come

le mnemotecniche. La più nota è la mnemotecnica dei loci, che consiste

nell’individuare un numero di luoghi lungo un percorso abituale. Un’altra è la

mnemotecnica dell’aggancio, che usa parole-piolo, cioè indizi per recuperare le

parole-bersaglio, cioè ciò che si deve ricordare. Si ha riproduzione spontanea quando

i ricordi affiorano da soli, e intenzionale quando il soggetto deve ripescare una certa

informazione. La memoria non è in grado di conservare tutto ciò che elabora. L’ oblio

svolge un lavoro di selezione, ed è spiegato con la teoria del decadimento: il

trascorrere del tempo indebolisce e cancella le tracce dei ricordi, partendo da quelli

più lontani. Se un ricordo non è rievocato per molto tempo va in disuso e perduto. La

memoria funziona in continuazione e il nuovo materiale memorizzato interferisce con

quello già conservato e viceversa. L’interferenza può essere proattiva quando i

ricordi remoti interferiscono con i recenti e retroattiva quando avviene il contrario.

Il ricordo è una ricostruzione soggettiva dell’esperienza. Talvolta la memoria umana

conduce a distorsioni della realtà che portano alla creazione di ricordi falsi,

facilitata da domande fuorvianti, che inducono il ricordo di una realtà non esistente.

Nell’approfondire lo studio della memoria, Schacter ha elencato i suoi sette peccati:

labilità, distrazione, blocco, errata attribuzione, suggestionabilità,

distorsione e persistenza. I primi tre concernono carenze da omissione. La

labilità impedisce di ricordare ciò che abbiamo fatto a distanza di un certo tempo. La

distrazione è connessa con la mancata attenzione. Il blocco è l’incapacità di

recuperare un’informazione che non abbiamo dimenticato e che poi ricordiamo

quando non serve più. I secondi tre fenomeni si riferiscono a carenze da

commissione. L’errata attribuzione riguarda informazioni di un ricordo riferendosi a

una fonte sbagliata. La suggestionabilità induce e crea ricordi falsi. La distorsione

indica il processo con cui si modificano i contenuti e le informazioni dei ricordi passati.

Il settimo peccato, la persistenza, è l’incapacità di dimenticare e genera il fenomeno

delle ruminazione mentale.

Per memorizzare un testo facciamo riferimento al modello PQ4R: Preview, cioè

scorrere in modo preliminare il testo determinando i principali argomenti; Questions,

cioè porsi domande sul contenuto; Read, cioè leggere la sezione attentamente

rispondendo alle domande; Reflect, cioè riflettere su quanto si sta leggendo; Recite,

cioè ricordare le informazioni; Review, cioè ripensare il testo nel suo insieme.

Emozioni

La nostra vita quotidiana è caratterizzata dalla presenza di emozioni, cioè il sentire i

cambiamenti che hanno luogo a livello viscerale a seguito dello stimolo eccitante.

Secondo la teoria periferica i mutamenti del corpo avvengono dietro uno stimolo che

determina l'emozione. La validità della teoria periferica è data dall’ipotesi del

feedback facciale, secondo cui le espressioni facciali forniscono informazioni

propriocettive, motorie e cutanee che influenzano il processo emotivo. Altre conferme

giungono dalla teoria vascolare dell’efferenza emotiva, secondo cui il ritmo e le

modalità della respirazione assicurano il raffreddamento termico della regione

talamica, influenzando gli stati emotivi. La prospettiva periferica è stata interpretata

da Damasio come il superamento del cosiddetto errore di Cartesio che

dematerializzò la mente e dementalizzò il corpo. Secondo Damasio corpo e mente

sono interdipendenti e la loro sinergia dà luogo alle emozioni.

Contrapponendosi alla teoria periferica è stata elaborata una teoria centrale delle

emozioni, secondo cui i centri di attivazione, controllo e regolazione dei processi

emotivi si trovano nella regione talamica, individuando l’arousal simpatico come

reazione di emergenza. Si tratta di risposte che riguardano l’aumento della frequenza

cardiaca, la secchezza faucale, la contrazione degli sfinteri, la dilatazione delle pupille

ecc. Questa porzione, insieme all’amigdala e ai nuclei del setto, formano il

sistema limbico, che attiva e media le funzioni essenziali dell’organismo. L’amigdala

è definita il computer dell’emozionalità.

La teoria periferica e quella centrale sono entrambe vere ma parziali. Chi ha introdotto

una dimensione psicologica nello studio delle emozioni è stato Schachter, con la teoria

cognitivo-attivazionale. Egli concepì l’emozione come la risultante dell’arousal e di

due atti cognitivi distinti, uno che riguarda percezione e riconoscimento della

situazione emotigena, l’altro che connette l’atto cognitivo e l’arousal stesso.

Dalla concezione bifattoriale di Schachter prendono avvio le teorie dell’appraisal,

secondo cui le emozioni dipendono dal modo con cui si valutano e interpretano gli

stimoli dell’ambiente. Queste teorie hanno evidenziato che le emozioni sono

intrecciate con i processi cognitivi dell’esperienza emotiva del soggetto.

Contemporaneamente allo sviluppo delle teorie dell’appraisal, assumeva rilevanza la

concezione psicoevoluzionistica delle emozioni secondo cui esse si configurano

come quadri regolati da programmi neurali di attivazione e di espressione. Viene,

infatti, avanzata l’ipotesi delle emozioni primarie, come la gioia, la collera, la paura, il

disgusto, la sorpresa, la tristezza, il disprezzo. Le altre emozioni sono miste.

Il processo di valutazione dell’evento emotigeno riguarda la relazione tra evento e

interesse, distinguendo due aspetti: la valutazione primaria definisce il grado di

pertinenza e importanza dell’evento in riferimento al benessere dell’individuo. La

valutazione secondaria esamina le possibilità e modalità con cui l’individuo fa

fronte alla situazione emotigena. Il processo di valutazione segue una serie di

parametri. Si fa riferimento alla novità dello stimolo con l’attivazione automatica di

processi neurali, la risposta di orientamento e la reazione di sorpresa. Si fa riferimento

alla piacevolezza e spiacevolezza, con la prima che suscita risposte di

avvicinamento, appartenenza e inclusione, mentre la seconda induce reazioni di

allontanamento, fuga, rigetto o attacco. Si fa riferimento alla pertinenza con

valutazione del significato e della situazione in funzione del proprio sistema di

credenze. Si fa riferimento al coping e cioè alla capacità di affrontare lo stimolo con la

valutazione delle possibilità di controllo dello stesso. Esso può essere primario o

secondario, attivo o passivo. Un posto a parte ha il coping intrap

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sasi_1234 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Napoli - Parthenope o del prof Cattaneo Maria Teresa.