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PERCHE’ DIMENTICHIAMO?
L’oblio è un processo naturale di perdita dei ricordi. Il primo che si occupò di studiare l’oblio fu H.
Ebbinghaus il quale scoprì che il 70% delle nozioni che apprendiamo viene perso entro le 9 ore
successive.
Le cause dell’oblio possono essere:
• Il decadimento: perdita dell’informazione a causa del non uso;
• I cue di recupero: l’oblio avviene quando i cue sono insufficienti per risvegliare le
informazioni presenti nella memoria;
• L’interferenza: il fenomeno per cui le informazioni conservate nella memoria disturbano la
rievocazione di altre informazioni.
IL PENSIERO
È L’attività della mente che si esplica nella formazione:
• delle idee
• dei concetti
• della coscienza
• dell’immaginazione
• dei desideri
• di ogni raffigurazione del mondo
Il pensiero ci consente di elaborare le informazioni provenienti dal mondo esterno e di metterle in
relazione tra loro o con le conoscenze che già possediamo.
Il pensiero è dunque il ponte tra la percezione e l’azione, ciò che media il rapporto tra l’uomo e
l’ambiente naturale e sociale; in una parola, il pensiero è ciò che guida l’agire intenzionale.
Sotto il profilo psicologico il pensiero è una sorta di linguaggio interno nella mente che può essere
di tipo proposizionale, ovvero verbale, di tipo immaginativo o di tipo motorio.
Il pensiero è il responsabile della formazione dei concetti.
I concetti sono entità astratte di oggetti, eventi o persone mediante i quali organizziamo fenomeni
complessi in forme più semplici.
Semplificano il flusso percettivo in modo da ridurre le informazioni da memorizzare (economia
cognitiva). non memorizziamo tutti i cani che vediamo, ma l’idea di cane.
Hanno funzione inferenziale, infatti assegniamo a un oggetto le caratteristiche del concetto a cui
appartiene.
Ci aiutano a comprendere meglio il mondo in cui viviamo e quindi orientano il nostro
comportamento.
Secondo la teoria della logica un concetto è l’insieme delle caratteristiche necessarie e sufficienti
(CNS) per essere ammesso nella categoria corrispondente al concetto.
(Cane= animale, quadrupede, a pelo + o – lungo, a muso lungo, mammifero, che abbaia,
domestico…)
Orientamenti più recenti invece sostengono il processo della categorizzazione secondo cui gli
individui selezionano il continuum dell’esperienza in funzione di differenze e somiglianze
definendo così delle categorie.
Ma a cosa servono le categorizzazioni?
Da una parte a favorire una certa economia cognitiva: noi comprendiamo meglio e meno
faticosamente il mondo che ci circonda perché raggruppiamo insieme le caratteristiche e le
trattiamo come unità.
Dall’altra a semplificare la struttura del mondo percepito: il mondo non ci appare come un insieme
di unità destrutturate ma tutte ugualmente importanti.
Il concetto comprende l’idea di prototipo ovvero la parte del concetto che contiene caratteristiche
più rappresentative del concetto stesso. (Ciò che ci viene in mente quando pensiamo al concetto).
Noi riusciamo ad attribuire un «oggetto» ad una categoria se si avvicina all’idea di prototipo che
ciascuno ha in mente.
LE IMMAGINI MENTALI
Sono rappresentazioni all’interno della mente in cui l’oggetto o l’evento viene riprodotto in
assenza di un impulso sensoriale esterno. (i sogni)
Ogni individuo ha un canale sensoriale privilegiato per cui ogni volta che vive
un’esperienza se la rappresenta mentalmente attraverso il “proprio canale sensoriale”.
Le immagini mentali sono dei processi mentali che danno risultati assolutamente personali.
Quando noi comunichiamo offriamo al nostro interlocutore delle rappresentazioni mentali. Il
nostro interlocutore registra una rappresentazione mentale che non è uguale alla nostra, ma è la
rappresentazione di una rappresentazione.
Esistono altre due forme di rappresentazione:
• Il pensiero narrativo che ci permette di raccontare determinati episodi e che comprende
una dimensione interpretativa e una dimensione episodica.
• Il pensiero procedurale che guida il nostro operare sul mondo.
RAGIONAMENTO
È la capacità di porre in relazione conoscenze e fare delle inferenze.
Il ragionamento può essere deduttivo o induttivo.
• Ragionamento deduttivo: da premesse generali a conclusioni particolari.
(Top-down dall’alto verso il basso)
• Ragionamento induttivo: dal particolare al generale.
(Bottom-up dal basso verso l’alto)
Il sillogismo è un tipo di ragionamento deduttivo: date due premesse, ne segue necessariamente
una conseguenza e solo quella.
Gli errori di ragionamento
• Errori dovuti al fatto che non distinguiamo le informazioni importanti da quelle meno
importanti.
• Errori dovuti dalla distorsione della credenza
• Errori dovuti all’effetto framing, ovvero al coinvolgimento emotivo
• Errori dovuti al pregiudizio
• Errori dovuti alla “fallacia del giocatore d’azzardo” fallacia: valutare una serie casuale in
modo da prevedere che gli ultimi risultati possano presentarsi con minore probabilità.
Nella soluzione dei problemi gli individui utilizzano specifiche strategie. Esse sono gli algoritmi e
l’euristica.
Gli algoritmi sono delle formule o procedure che generano automaticamente soluzioni corrette.
L’euristica è una modalità piuttosto intuitiva che consente di affrontare un problema in un modo
più efficiente e rapido alla sua soluzione senza prendere in considerazione i dati reali del
problema. La regola euristica evidenzia una maggiore propensione all’errore.
La soluzione di problemi si avvale dell’esperienza, ma anche della creatività ovvero la capacità di
collegare idee in modo originale.
La creatività è alla base di quello che viene chiamato “pensiero divergente” ossia la capacità di
dare risposte non usuali ma congrue a problemi o questioni. In contrasto col pensiero divergente
c’è il “pensiero convergente” che produce risposte basate sulla logica.
Un altro modo di risolvere problemi è quello per insight ovvero la comprensione improvvisa del
problema.
L’INTELLIGENZA
È la capacità di comprendere il mondo, pensare razionalmente e usare con efficacia le risorse
disponibili per la soluzione dei problemi.
Lo studio dell’intelligenza ha i suoi inizi con Galton. Attraverso studi su personaggi dell’alta società
britannica Galton sosteneva che l’intelligenza fosse una qualità ereditata. Egli sosteneva inoltre
che l’intelligenza fosse correlata alla grandezza della testa per cercare di dimostrare che le persone
dell’alta società fossero più intelligenti della gente comune.
Dopo di lui i primi veri test di intelligenza furono ideati da Alfred Binet. Egli era convinto che:
• Le capacità mentali si sviluppano con l’età.
• Il ritmo con cui le persone sviluppano le capacità mentali è personale e resta costante nel
tempo.
Egli preparò un questionario da sottoporre ai bambini da cui risultava un punteggio che venne
chiamato età mentale.
Il concetto di età mentale fu approfondito poi da Stern il quale definì il Quoziente di Intelligenza
(QI). La formula per il calcolo dell’intelligenza (QI) era data dal rapporto tra l’età mentale diviso per
l’età cronologica moltiplicato per 100.
All’inizio del secolo scorso lo psicologo Spearman ipotizzò che esistesse un unico fattore di
intelligenza, chiamato fattore g. Secondo Spearman un individuo che eccelle in abilità linguistiche
ottiene anche buone prestazioni in altre competenze come quelle spaziali o legate al
ragionamento. Da qui l’idea di una intelligenza generale che permette a una persona di diventare
un buon manager o un buon fisico o un buon pastore della chiesa protestante.
Nella seconda metà del secolo Cattell ipotizzò che esistessero due tipi distinti di intelligenza:
• Intelligenza cristallizzata consente l’utilizzo di informazioni, abilità e strategie apprese
attraverso l’esperienza e conservate nella MLT. Essa è più legata alla cultura.
• Intelligenza fluida permette l’elaborazione dell’informazione, il ragionamento e la
memorizzazione per affrontare nuovi problemi. Essa è più correlata ad una vivacità di
pensiero.
L’intelligenza cristallizzata permane anche nel periodo dell’invecchiamento mentre l’intelligenza
fluida è più tipica delle fasi giovanili e comincia a decadere tra i 30 e i 40 anni.
Secondo Gardner esistono otto tipi di intelligenza:
• Intelligenza linguistica
• Intelligenza logico-matematica
• Intelligenza spaziale
• Intelligenza musicale
• Intelligenza corporeo-cinestetica
• Intelligenza interpersonale
• Intelligenza intrapersonale
• Intelligenza naturalistica
Sternberg invece ha proposto una teoria triarchica dell’intelligenza:
• Intelligenza analitica soluzione di problemi accademici.
• Intelligenza pratica problemi della vita quotidiana.
• Intelligenza creativa capacità adattiva alle situazioni nuove
Secondo Mayer e Salovey esiste anche un’intelligenza emotiva (EI) caratterizzata da un insieme di
abilità che determinano la valutazione, l’espressione e la regolazione delle emozioni proprie e
altrui. Caratteristiche dell’intelligenza emotiva sono:
• Capacità di riconoscere, valutare ed esprimere con accuratezza le emozioni proprie e altrui.
• Capacità di accedere e generare emozioni in quanto facilitatori del pensiero.
• Capacità di comprendere e analizzare le proprie emozioni
• Capacità di regolare le proprie emozioni.
Q.I.
I test attualmente in uso per la valutazione del Q.I. sono:
• La scala di intelligenza Stanford-Binet
• La Wechsler Adult Intelligence Scale (WAIS)
• La Wechsler Intelligence Scale for Children (WISC)
• Le matrici progressive di Raven
Il ritardo mentale è un deficit dello sviluppo delle funzioni intellettive. I criteri per una diagnosi di
ritardo mentale sono:
• Funzionamento intellettivo inferiore alla media con un QI minore di 70/100.
• Concomitanti deficit o compromissioni nel funzionamento adattivo attuale (cioè le capacità
del soggetto ad adeguarsi agli standard propri della sua età e del suo ambiente culturale) in
almeno due delle seguenti aree:
o Comunicazione - cura della propria persona - vita