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La rivoluzione copernicana: la terra non è al centro dell'universo (XVI secolo)
Le scoperte di Darwin sull'evoluzione delle specie: l'uomo non è diverso dalle altre specie animali, ma è il risultato di un processo evolutivo (XIX secolo)
A questo proposito, Freud parla di mortificazione cosmologica e mortificazione biologica. A queste due mortificazioni lo stesso Freud ne aggiunge un'altra relativa alla scoperta dell'inconscio: l'Io non è padrone in casa propria.
La nascita della psicologia
La psicologia scientifica si è sviluppata solo verso la metà del XIX secolo. I ritardi nella nascita e strutturazione della psicologia come disciplina autonoma sono legati a diversi ordini di fattori: la difficoltà nel definire esattamente l'oggetto di studio della disciplina (la coscienza, la mente, il comportamento) e le difficoltà legate alla "misurazione" degli eventi psichici.
Oggetto di studio della
psicologiaIl clima culturale nel quale si sviluppa la psicologia vede sullo sfondo in ambito scientifico-filosofico la disputa tra empirismo e razionalismo, entrambe le correnti hanno apportato dei contributi determinanti per lo sviluppo della psicologia.
Razionalismo
Prima di Cartesio il corpo umano veniva considerato in una posizione privilegiata nel mondo animale: l'uomo veniva subito dopo Dio, per questo il suo studio medico-naturalistico veniva sconsigliato.
Cartesio introduce la distinzione chiave tra:
res cogitans: indica l'elemento pensante, quindi la mente, o nella terminologia usata al tempo l'animares extensa: indica l'aspetto materiale delle cose.
Il corpo entra a far parte della res extensa, viene considerato una sorta di macchina e, in quanto tale, può essere studiato secondo il metodo naturalistico.
Empirismo
Locke apre la strada allo studio della mente.
Locke, infatti, sostiene che: se non si può studiare l'essenza della mente umana (che
veniva associata all'anima e quindi ad un principio di spiritualità) si possono studiare le sue facoltà.
Rapporto tra mente e cervello
Oggi si dà per scontato il fatto che l'attività psichica abbia come substrato somatico il cervello, in realtà questa idea è piuttosto recente.
Si pensi che ancora nel XVI secolo si riteneva che la sede dell'attività mentale fosse il cuore.
Agli inizi del XIX secolo, gli studi di Gall cominciarono a porre la questione di una connessione tra facoltà intellettive e specifiche aree cerebrali.
Gall sosteneva che ogni facoltà avesse una specifica sede cerebrale e che l'esercizio di una specifica facoltà intellettiva determinasse un potenziamento dell'area cerebrale deputata a tale funzione, portando ad una deformazione della scatola cranica (bernoccolo).
Gli studi di Gall hanno portato alla nascita della frenologia che ha avuto un grosso impatto popolare, ma per alcuni eccessi.
nella sua formulazione è stata rifiutata dal mondo accademico. In seguito, grazie agli studi di Broca sul linguaggio e le afasie, si è riusciti a stabilire una connessione tra aree cerebrali e funzionimentali. Broca, infatti, ha scoperto che una particolare lesione cerebrale determina una specifica afasia legata alla incapacità di articolare il linguaggio, mentre si mantiene la capacità di comprendere il linguaggio. Misurazione dei fatti psichici Fino al XVIII secolo si riteneva, anche a causa dell'autorevole posizione assunta da Kant in proposito, che i fatti psichici non potessero essere misurati. Un contributo interessante proviene da alcune riflessioni nate accidentalmente in ambito astronomico presso l'osservatorio di Greenwich (Bessel e l'equazione personale). Una svolta avvenne in ambito fisiologico. Gli studi di von Helmholtz, infatti, hanno permesso la misurazione della velocità di conduzione degli impulsi nervosi. Helmholtz aveva escogitatouna particolare situazione sperimentale:ad un soggetto venivano somministrate piccole scariche elettriche indiversi punti del corpo (senza che il soggetto potesse vedere da doveproveniva lo stimolo) e il soggetto doveva premere un pulsantequando sentiva lo stimolo
Immaginate che venga data una prima scossa alla radice di unnervo: si registra il tempo che intercorre tra la somministrazionedello stimolo e la risposta del soggetto (chiamato in seguito da Exnertempo di reazione);quindi si stimola l'estremità dello stesso nervo e si registranuovamente quanto passa dallo stimolo alla risposta.
Secondo Helmholtz se facciamo la differenza tra questi due tempiabbiamo ottenuto la velocità di conduzione dello stimolo nervosodall'estremità alla radice del nervo.
In realtà, oggi sappiamo che la velocità di conduzione dipende anchedal diametro della fibra nervosa e dalla presenza di mielina per cuinon possiamo avere una velocità assoluta.
Gli
Esperimenti di Helmholtz incuriosirono un altro fisiologo, Donders. Donders era convinto che la psicologia non potesse diventare scienza se non fosse riuscita ad individuare dei parametri fisici, e quindi oggettivi, per la misurazione dei processi mentali.
Secondo Donders, se si fosse riusciti a dimostrare che le funzioni mentali per lavorare hanno bisogno di un tempo specifico, si sarebbe dimostrato, indirettamente, che i processi psichici sono dei processi reali.
Donders escogitò un sistema per misurare i processi mentali. Ideò tre condizioni nelle quali si misuravano i tempi di reazione dei soggetti.
Nella prima condizione vi era uno stimolo a cui il soggetto doveva dare una risposta.
Nella seconda condizione vi erano tre stimoli diversi ai quali il soggetto doveva dare tre risposte diverse.
Nella terza condizione vi erano tre stimoli, ma il soggetto doveva dare risposta ad uno solo di essi.
Donders constatò che i tempi di reazione della condizione a sono i più brevi,
Seguono quelli della c e, infine, quelli della b.
Donders riteneva che:
- la differenza c-a fosse indicatrice del tempo necessario per discriminare tra gli stimoli;
- la differenza b-c fosse il tempo necessario a discriminare tra diverse risposte.
In questo modo, Donders era riuscito a misurare dei processi psicologici di scelta.
Il metodo di Donders è stato definito metodo sottrattivo ed è stato usato, in seguito, da Wundt a Lipsia.
Weber studiò la stimolazione sensoriale.
Weber aveva scoperto che se presentiamo ad un soggetto uno stimolo (relativo a qualunque modalità sensoriale) di intensità R e calcoliamo di quanto dobbiamo intensificare lo stimolo perché il