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Vygotskiy (creatività:processo socio-culturale): esso si occupò dei
condizionamenti socio-culturali sui processi cognitivi, così la creatività dipende
molto dalla condizione sociale a cui l’individuo appartiene, dal contesto storico
socio-culturale e dalle opportunità di cui il soggetto può usufruire. Le
potenzialità creative sono promosse o inibite dal contesto sociale in cui si trova,
quindi la creatività è direttamente proporzionale alla ricchezza/varietà di
esperienze vissute dall’individuo che alimentano l’immaginazione, viva nella
creatività, che si articola in 3 momenti: acquisizione elementi fautori
dell’immaginazione dalla realtà esterna, intima rielaborazione, ritorno nel
circolo della realtà. L’immaginazione subisce stimolazione ambientale sin dal
periodo del gioco infantile.
Bruner (sorpresa della creatività): la creatività è innescata da processi
cognitivi e motivazionali sollecitati da situazioni ambientali. Sullo studio dei
processi cognitivi si concentra sugli aspetti del pensare che si dividono in:
pensiero paradigmatico (razionale) e narrativo (che riguarda la realtà psichica),
in entrambi si manifesta la creatività. Quando le attività cognitive ed affettive,
in modo congiunto danno vita ad una sorpresa, si passa dall’intenzione all’atto
creativo. Non c’è creatività senza prodotto, 3 tipi di produttività: previsionale
(fare previsioni), formale (creare un ordine fra diversi elementi) e metaforica
(accosta aspetti separati). Distacco e decoro caratterizzano l’atteggiamento
creativo.
Stenberg (intelligenza creativa): esso ritiene che la creatività trovi
fondamento psicologico nell’intelligenza superiore, che si esplicita tramite la
capacità di insight, ma l’impalcatura del processo creativo è caratterizzata da 3
processi cognitivi: meta componenti ( pianificazione, controllo), componenti di
prestazione (monitoraggio e valutazione del problem solving), componenti di
acquisizione ( conoscenze concrete). Questo vuol dire che vi sono 3 diversi
insight creativi e 3 diversi tipi di attività cognitiva: quella che riguarda
l’acquisizione della conoscenza, la novità e l’interazione con il mondo. Gli stili
cognitivi (legislativo, esecutivo, giudiziario) sono modi attraverso cui l’individuo
dirige l’intelligenza e costituiscono un ponte tra intelligenza e personalità. I
soggetti creativi hanno uno stile legislativo.
Capitolo 2
L’oggetto: nel periodo evolutivo, diversi fattori entrano in gioco
nell’organizzazione della creatività, coesistono processi cognitivi, emozionali e
relazionali. Nel corso delle esperienze del bambino, l’oggetto prima incontrato
nella sua fisicità e poi metabolizzato diventa funzionale e l’elemento attorno a
cui ruota lo sviluppo della personalità. L’oggetto è l’elemento nuovo
dell’ambiente ed elemento primario delle relazioni del bambino. Quindi l’area in
cui si costruisce l’oggetto è ampia: il bambino lo utilizza cognitivamente ed
affettivamente, quindi lui stesso si fonde con l’esperienza vissuta insieme alla
figura di accudimento. Vediamo quali sono le competenze cognitive ed emotive
del bambino nella sua capacità di costruire l’oggetto, molto importante in
quest’ottica è l’esperienza vissuta attraverso il gioco. Per questo motivo si fa
molto riferimento alla teoria Winnicottiana: essa evidenzia come il gioco abbia
un ruolo importante nella costruzione della personalità del bambino, senza il
quale non vi sarebbe un sano sviluppo. Il gioco da lui inteso, è attività ludica,
processo evolutivo, consolidamento del senso del sé, è relazione naturale che
arriva alla vita psichica del bambino. Il gioco è creatività che permea tutto lo
sviluppo dell’individuo e le dimensioni della mente. Entrambe riflettono la vita,
l’esserci, le cose pensate e agite. La creatività, inoltre, è l’area veramente
vissuta che emerge nel divenire stesso che può essere ostruita, bloccata ma è
comunque un flusso ininterrotto che funziona secondo un processo di
autoregolazione; riflette la vita psichica. Molta importanza ha l’esperienza
transizionale che è caratterizzata dall’esperienza vissuta fra interno ed esterno.
L’area intermedia è il motore della transizione che riequilibra le aree mentali.
Vediamo quali sono i processi attraverso i quali il bambino accede alla
creatività, l’interazione madre-bambino, nascita del simbolo. Il pensiero
creativo permea tutto lo sviluppo della vita psichica sin dalla nascita del
bambino e dà a quest’ultimo il senso d’essere vivo. La costruzione del mondo si
realizza, per tutto il primo semestre di vita su base ideativa, connotata prima in
modo magico-onnipotente (1°-2° mese) durante questa fase vi è una modalità
fusiva e l’oggetto è soggettivo, poi in modo proto simbolico (3°-6°mese) dove
gli oggetti sconosciuti si riconducono a quelli conosciuti e la realtà interna a
quella esterna; si parla sempre di oggetto soggettivo e di oggetti sostitutivi
(cioè adoperati in modo primitivo) ora il bambino tenta di dare un senso a ciò
che appartiene alla realtà esterna, per assumere nel semestre successivo una
connotazione simbolica, nel secondo anno di vita questa costruzione si
arricchisce di caratteristiche referenziali e comunicative. Quindi nel primo
semestre il bambino è fautore di una creazione allucinata dell’oggetto mentre
nel secondo semestre sarà in grado di farne uso ma solo nel secondo anno
abiterà un universo oggettuale, individuato, unitario e differenziato. Il bambino
non è una tabula rasa, ossia un organismo passivo ma possiede specifiche
capacità percettive, cognitive, senso motorie. Già dai primi minuti dopo la
nascita, il neonato è in grado di seguire i movimenti della testa della mamma,
posta a 23 cm di distanza (ossia la distanza che intercorre tra i due durante
l’allattamento) anche se i suoi movimenti oculari sono scoordinati e meccanici.
Tra le 12 ore e i 2 giorni di vita, si muove in sintonia con il ritmo del parlato
umano, a 4-5 giorni dirige la testa verso la fonte sonora anche senza vederla, a
6 giorni riconosce l’odore della madre e del latte materno e dopo le prime
settimane, ruota la testa verso la fonte luminosa, mostra selettività x il volto
umano (in particolare x gli occhi), si difende dagli oggetti solidi (dopo averli
messi a fuoco) se sono sulla sua traiettoria, inoltre compie movimenti oculari in
concomitanza con quelli posturali. Tra le attività senso motorie primitive
troviamo: il guardare intenzionale, voltarsi verso l’oggetto , direzionare lo
sguardo, indicare con la mano e con l’indice; tutto ciò sta ad indicare un
processo di separazione tra sé e l’oggetto (fondamentale x la funzione
simbolica), mentre le attività basate su processi di tipo incorporativo ( prendere
in mano l’oggetto, manipolarlo) che si verificano nei primissimi mesi (primo e
secondo) stanno a rappresentare un processo di indifferenziazione tra sé e
l’oggetto, è nella fase proto simbolica che comincia ad interporsi una sorta di
differenziazione, seppur minima tra sé e l’oggetto. Le attività senso motorie
hanno come finalità attività esplorative e conoscitive, l’azione infatti permette
di agire sulla realtà, di conoscerla e di adattarvisi. La rappresentazione motoria
è una costituente della realtà esterna, è quindi grazie all’azione senso motoria
che si può parlare di prime forme di conoscenza dell’oggetto. Gli schemi
d’azione definiti generici (agitare, toccare, battere, portare alla bocca) sono
funzionanti dai 6 ai 13 mesi circa e si applicano a tutti gli oggetti con cui si
entra in contatto. In un secondo periodo che va dai 12 ai 20 mesi si passa da
modalità interattive di tipo propriocettivo a modalità di tipo periferico dirette
verso l’esterno, il bambino comincia ad applicare schemi d’azione specifici
(azionare dispositivi meccanici, infilare, sfilare, estrarre). Questi schemi
d’azione specifici organizzano forme prelinguistiche di conoscenza piuttosto
che assimilarle come già visto, negli schemi d’azione generici. Il tema
dell’ontogenesi del simbolo è strettamente legato sia ai processi di
simbolizzazione cognitivo-affettiva che di costruzione della realtà oggettuale.
Dopo la nascita fisiologica e psicologica del soggetto, il percorso verso una vera
relazione oggettuale si compie mediante la consapevolezza della separazione,
di ‘me’ come essere separato. Nel primo semestre le esperienze del bambino,
oltre ad essere centrate su attività senso motorie, lo sono anche sulla relazione
tra madre e bambino: esperienze indifferenziate. Nella fase proto simbolica:
dove vi è una duplice componente (cognitiva e conato-affettiva), vi è anche
una matrice di tipo intersoggettivo:interazione madre e bambino-oggetti
inanimati. In questa fase si attribuisce significato al mondo esterno. Nel
secondo semestre le attività senso motorie sono più indifferenziate. Durante la
transizione tra il primo e il secondo trimestre, si ha un passaggio da una
situazione in cui madre e bambino sono un tutt’uno ad un progressivo
allontanamento. Anche se il cordone ombelicale, psicologicamente parlando,
rimane durante tutto il primo semestre, assottigliandosi durante il secondo
semestre x poi spezzarsi nei sei mesi di vita successivi. Si passerà così da uno
stato di dipendenza assoluta (vissuta in maniera onnipotente da parte del
bambino) ad uno stato di indipendenza che porterà alla costruzione del sé e
alla scoperta dell’altro in senso sociale, intellettuale ed affettivo. In questo
stato di differenziazione il bambino sarà in grado di generare ed esperire
simboli, tutto ciò lo porterà ad organizzare la sua autonomia e identità. La
relazione con l’oggetto è dipendente dalle basi biopsicologiche dell’individuo
che solo dopo si evolveranno nella loro qualità psicologica. L’oggetto è quindi
una graduale acquisizione non una scoperta. L’individuazione del bambino si
verifica solo se le precedenti esperienze non sono state traumatiche o lo hanno
comunque portato ad esprimere le sue emozioni, poiché lui saprà che pur
andandosene x esplorare il mondo, la madre ci sarà comunque. La relazione
quindi con l’oggetto diventa importante: il bambino non ne deve essere
privato, molto spess