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12.LA SCUOLA VISTA DA CHI NON CI VA E LA CAPACITA DI ASPIRARE A... ok
I ragazzi che in Italia non vanno a scuola sono molti (21%): essi vivono più nelle città che nelle campagne,
più a sud che a nord, spesso sono ripetenti, o interrompono la frequenza della scuola superiore, o iniziano a
marinare (fino ad allontanarsi del tutto dalla scuola, non ottenendo un diploma spendibile sul mercato del
lavoro), o non si iscrivono neanche formalmente alla scuola superiore dopo le medie. Con il termine sfastidio
si intende un ritiro, noia per la routine scolastica, paura del giudizio adulto, timore della prova, della fatica,
della frustrazione e del fallimento, desiderio di libertà, voglia di essere già adulti, odio per le regole.
13.LA GESTIONE DELLA MULTICULTURALITA ok
Siamo parte di una società multiculturale, multietnica e multirazziale; c'è il rischio di non valorizzare le
diversità in quanto si pensa all'integrazione come un sinonimo di assimilazione. La scuola è il luogo
privilegiato per trasmettere e costruire modelli culturali, è un luogo di incontro e confronto con l'altro, di
apertura all'altro. Spesso però le relazioni vengono costruite con posizioni autocentriche e asimmetriche di
potere; le relazioni avvengono tra rappresentanti di una cultura dominante e una comunità minoritaria verso
la quale il gruppo di maggioranza manifesta stereotipi e pregiudizi. Programmi a scuola: la scuola deve
facilitare lo scambio culturale, trovare un equilibrio tra l'identità, la lingua, le credenze di un soggetto che
devono essere riconosciute e rispettate. La prima regola è far comunicare reciprocamente persone
appartenenti a culture diverse. Confronto tra persone: E' importante l'acculturazione dei bambini stranieri per
fargli imparare la lingua del paese ospitante e dei curricoli, creare condizioni per buone relazioni all'interno
della classe per evitare episodi di segregazione. L'interazione in classe favorisce la costruzione dell'identità
di straniero dell'allievo arrivato; il bambino entra nel contesto senza una definizione chiara di chi è: la
percezione del proprio posizionamento (es. straniero in Italia o italiano con compagni stranieri) è costruita
con l'interazione quotidiana, i continui rispecchiamenti reciproci (come gli altri mi vedono in quanto straniero
in questo contesto e quanto io mi riconosco in quello che gli altri mi riferiscono). Si creano riflessioni
confrontando i valori e la cultura della società ospitante e ospitata, sul modo di convivere. Prospettiva
dialogica: i dati ottenuti dalla ricerca sono i racconti dei partecipanti, le interpretazioni che essi elaborano;
diventa quindi parte della ricerca il punto di vista soggettivo delle persone coinvolte nella situazione studiata.
Si è pensato di indagare come vengono interpretate alcune situazioni scolastiche dagli studenti appartenenti
a classi multiculturali; sono state costruite delle vignette rappresentanti episodi routinari della classe (a.una
maestra che nomina uno studente capoclasse b.due studenti che litigano per un gioco c.la maestra che loda
uno studente d.la maestra che rimprovera lo studente), sono stati coinvolti sia bambini italiani che stranieri;
ogni situazione è stata rappresentata due volte, una con tutti i personaggi di pelle bianca, l'altra con
protagonista un ragazzo di colore; agli studenti intervistati è stato chiesto di immaginare pensieri e sentimenti
di tutti i personaggi rappresentati nelle vignette, immedesimandosi in essi e di riferire il proprio punto di vista.
Analizzando le interviste si sono individuati i posizionamenti che rappresentassero come ogni bambino si
sente in quanto studente e compagno di classe (capace di rispettare le attese sociali, le norme e i
compagni); si è cercato di analizzare anche differenze tra l'interpretazione di vignette con lo stesso episodio
ma con protagonisti dal colore della pelle diverso: gli intervistati stranieri affermano che i protagonisti
stranieri delle vignette non sanno assumere ruoli di responsabilità (es. capoclasse) a causa della loro
insicurezza, paura di essere presi in giro e per incapacità di svolgere il compito; i bambini italiani sottolineano
le difficoltà che gli stranieri potrebbero incontrare nello svolgere funzioni di leadership. Sia italiani che
stranieri affermano che essere straniero può comportare difficoltà in classe, anche se i bambini italiani sono
più ottimisti (gli stranieri possiedono capacità e gli italiani sono disponibili ad aiutarli nelle difficoltà). Nella
vignetta col litigio, se i protagonisti sono bianchi la scena è più conflittuale, se c'è un ragazzo di colore c'è più
apertura al dialogo. In generale c'è un accettazione degli studenti stranieri da parte degli italiani ma in alcuni
casi il ragazzo di colore viene percepito come inferiore, nascono pregiudizi sul valore diverso di un individuo
in base a caratteristiche etniche. Nella vignetta relativa alla nomina del leader, gli italiani considerano lo
straniero come non in grado di svolgere il ruolo affidatogli; gli stranieri attribuiscono limitate abilità cognitive,
insicurezza al protagonista di colore. Per posizionamento cognitivo (positivo) si intende l'emergere di un sè
scolastico, da studente, derivante dalla capacità di risolvere compiti, di avere successo nelle performance
scolastiche; per posizionamento cognitivo (limitato) si intende una riuscita parziale nei compiti scolastici, la
consapevolezza di doversi impegnare di più, di aver risolto bene un compito ma di non saperne affrontare
altri, di essere riuscito solo perchè aiutato da altri. Nelle vignette sul rimprovero, si attribuisce al protagonista
italiano un comportamento di noncuranza, minor sensibilità al rimprovero, mentre al protagonista straniero
un comportamento più remissivo, di autosvalutazione. L'insicurezza dei bambini stranieri si manifesta anche
nei rapporti sociali. Questo scenario migliora se gli insegnanti insegnano agli alunni italiani un atteggiamento
di empatia verso l'altro, solidarietà e non competizione, stimolando la riflessione sulle maggiori difficoltà
incontrate da chi arriva da un paese straniero. L'insegnante è un punto di riferimento per chi è in difficoltà,
garantisce le pari opportunità . La presenza di bambini stranieri in classe viene vista come qualcosa che
rallenta lo svolgersi delle attività in quanto l'insegnante deve dedicare tempo ai nuovi arrivati che non parlano
italiano; non si individua invece il valore aggiunto che la presenza di bambini stranieri può rappresentare per
l'apprendimento dell'intera classe. Il ruolo della scuola è sostenere l'accettazione e la costruzione della
propria identità, il superamento delle difficoltà nel costruire la relazione con gli insegnanti e i compagni di
scuola; le difficoltà riguardano la non conoscenza della lingua italiana e delle abitudini scolastiche (come ci si
saluta, cosa si esprime con la mimica facciale, con le posture, cosa si mangia, se è meglio intervenire con
domande o stare zitti se non si capisce). La migliore accoglienza è quella che riduce il ruolo del linguaggio e
della comunicazione (meno parole possibili) e favorisce il gioco; il disagio nei bambini stranieri si manifesta
con strategie di difesa, chiusura, rifiuto della propria lingua, isolamento. Tra le esperienze più efficaci vi sono
lavoratori in cui i bambini vedono la loro lingua d'origine valorizzata (es. lezioni di spagnolo). I bambini
conoscono molti modi per comunicare e possono usarne più di uno contemporaneamente quando parlano
con qualcuno che non conosce la propria lingua: risorse linguistiche orali/scritte, grafiche (disegno, foto) e
gestuali. Le strategie sono: "uso la mia lingua" (il bambino non adotta il punto di vista dell'altro) o "uso la sua
lingua" (assume il punto di vista dell'altro, decentramento, si prende la responsabilità che l'ascoltatore
comprenda). Per imparare la lingua occorre studiare, ascoltare, farsi aiutare da qualcuno, leggere, fare
esercizi; il luogo per imparare è la scuola in cui si svolgono corsi di lingua e di base; gli strumenti usati sono
dizionari, libri, tv, radio, registrazioni audio e video. Nel valutare la difficoltà/facilità dell'apprendimento di una
nuova lingua i bambini fanno riferimento alla sua somiglianza con la propria lingua (sia per somiglianza di
suoni che per l'alfabeto e la lingua scritta).
14. RISCHI E RISORSE NEL CONTESTO SCOLASTICO PER L'INSEGNANTE ok
L'uso di strategie educative che portano o meno al successo dell'allievo diventano fonte di soddisfazione o
insoddisfazione per il docente, la presenza/assenza di efficaci supporti per svolgere l'intervento educativo
possono aumentare l'affezione/disaffezione al lavoro, influenzare la motivazione, i cambiamenti legislativi, i
salari e riconoscimenti sociali poco adeguati possono abbassare il senso di efficacia professionale. Quali
competenze per l'insegnante? Oltre alle conoscenze didattiche occorrono abilità sociorelazionali (capacità di
costruire relazioni con i propri alunni, sostenendo il loro apprendimento e con i colleghi/sistema scolastico
con i quali occorre collaborare per la riuscita dell'educazione. Tra le fonti di stress per il docente vi è il
sovraccarico lavorativo, i comportamenti aggressivi degli alunni, le cattive condizioni di lavoro, rapporti
insoddisfacenti coi colleghi; le conseguenze sono esaurimento, senso di fallimento, caduta dell'autostima,
distacco emotivo e relazionale, intolleranza per le richieste provenienti dal lavoro, minor soddisfazione
professionale, perdita delle risorse per affrontare le situazioni stressanti, diminuzione della qualità
dell'insegnamento. Le professioni basate sull'aiutare gli altri sono più soggette a stress.Vi è una relazione tra
il benessere degli insegnanti e quello degli alunni. Il supporto sociale (relazioni sociali) può diminuire il
rischio di burnout, rafforzando l'immagine positiva di sè; tramite il confronto si trovano soluzioni a problemi.
Le fonti di sostegno possono essere interne al contesto scolastico (collega, dirigente, alunno; sostegno
funzionale alla soluzione del problema lavorativo, alla ricerca di strategie migliori da applicare alla
situazione--> supporto strumentale; l'aiuto ricercato nel contesto scolastico permette di suddividere il carico
lavorativo e condividere il peso del lavoro con persone che vivono le stesse fatiche) o esterne (amico,
marito, moglie, figli; supporto più emotivo in risposta alle esigenze della persona--> supporto emozionale).
Concezioni dell'intelligenza: sociocostruttivista (o incrementale, lo sviluppo dell'intelligenza avviene tramite
l'apprendimento e l'esperienza, l'alunno e l'insegnante hanno un r