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Inoltre le sfide connesse alle transizioni si possono interpretare a seconda che esse: 1. siano normate dalla

società, e quindi siano legate ad aspettative impostate dalla nostra cultura (inizio e fine dell’obbligo

formativo); 2. Implichino eventi biografici scelti, subiti o non avvenuti, es il cambiamento di scuola dovuto alla

bocciatura, o l’emigrazione; 3. Siano interpretate come cambiamenti attesi, già conclusi o in corso, come la

fine della scuola superiore e quindi si vada a studiare, lavorare. Infine, tali transizioni potranno avere risvolti

positivi se nel passaggio da una condizione ad un’altra ci saranno i dovuti sostegni, incrementeranno

relazioni di fiducia e proporranno un equilibrio.

Transizioni ecologiche come “esperimenti pronti in natura oppure offerti dalla società”. Le transizioni

ecologiche hanno una duplice funzione di effetto e di elemento motore dello sviluppo, e per questo

Bronfenbrenner attribuisce loro la funzione di “esperimenti di trasformazione, già pronti in natura”. Sono poi

le transizioni tra cicli e tra contesti scolastici che possono far comprendere le dinamiche del successo o

insuccesso scolastico.

L’unità minima di analisi: connessione tra attività, ruoli e relazioni. L’unità minima di analisi proposta da

Bronfenbrenner per osservare i cambiamenti dovuti alle transizioni è uno schema di attività, ruoli e 5

relazioni, valido per comprendere un qualunque contesto sociale. Bateson utilizza il termine

deuteroapprendimento, un apprendimento che riguarda il contesto stesso di apprendimento e che mette in

gioco l’imparare a imparare e la costruzione di un certo rapporto con il sapere e l’apprendimento. Per

entrambi, le tre dimensioni (attività, ruoli e relazioni) sono intrecciate e simultanee, perciò un cambiamento in

una di esse lo provoca anche nelle altre. Un esempio di transizione ecologica può essere l’inizio della

deambulazione (iniziare a camminare), poiché modifica la posizione del bambino nell’ambiente, oppure un

altro tipo di transizione può essere dato dalla maturazione biologica (pubertà), dove si ha un tipo di

apprendimento “trasformazionale” poiché si impara qualcosa sul contesto di apprendimento stesso e dove si

ha un cambiamento di frame (schema mentale). Approcci evitanti o aperti a nuove esperienze si possono

vedere come esiti di particolari modi di connettere tra loro le attività condivise, i ruoli e le relazioni

interpersonali: queste configurazioni di schemi, tendono a ripetersi nel tempo e a essere date per scontate.

Transizioni ecologiche nella scuola come fenomeno comunicativo complesso. Nel contesto educativo,

le transizioni ecologiche si presentano in gran parte sotto forma di fenomeno comunicativo complesso.

Come suggerito da Brefenbrenner nella comunicazione diretta (insegnante/allievo) bisogna tener conto di

terze persone che possono influenzare la qualità dell’attività, quindi suggerisce di riferirsi ad “un sistema

n+2” (n= altre persone che esercitano un’influenza). Secondo la teoria di Bateson ogni messaggio

comunicativo serve sia a produrre informazioni sul contenuto dell’attività ma anche serve a specificare il

senso contestuale del contenuto del messaggio (ad un livello non verbale denominato metacomunicazione).

Quando i partecipanti condividono il senso del frame, l’accordo sulla metacomunicazione resta implicito; se

le incomprensioni sono frequenti, alcuni partecipanti possono inoltre ritirarsi dal gioco (es: non chiedere

spiegazioni per timore). Gli effetti di una cattiva comunicazione sono stati studiati da Ogbu, si tratta di un alto

tasso di insuccessi scolastici in una cittadina di ragazzi di colore che non pagavano le tasse: i loro insuccessi

venivano giustificati con un deficit, quando in realtà lo studioso ha notato che durante le riunioni organizzate

proprio per quelle famiglie, queste non riuscissero a comunicare e mandavano ai propri figli messaggi

impliciti ai figli come per dire che sarebbero stati vittime di discriminazioni e i loro sforzi vani. Soprattutto in

adolescenza, sapendo che gran parte dei ragazzi che abbandonano la scuola provengono da famiglie

operaie o poco scolarizzate, sarebbe importante stabilire una giusta comunicazione perché la formazione di

un senso di appartenenza alla scuola richiede che i traguardi raggiunti siano riconosciuti ed estensibili agli

altri microsistemi di vita.

***** foglio

Community of Learners di Brown e Campione. Il modello delle Community of Learners (CoL), è stato

dettato dal periodo storico in cui vi erano problemi come l’integrazione degli alunni stranieri e il burnout degli

insegnanti, e in cui le metodologie poco efficaci puntavano sulla competizione. Con il nuovo modello, si

punta sui gruppi e sul rafforzare il senso di appartenenza comune coinvolgendo anche famiglie, centri sociali

e di incontro; la CoL però non è mai entrato nei modelli decisi dalle varie riforme. Alla base delle teorie che

caratterizzano le CoL, vi è la visione costruttivista della conoscenza, ovvero l’obiettivo della scuola è la

costruzione collaborativa di conoscenze, spiegato tramite due metafore: la prima è la bottega dell’artigiano

(dove si imparano pratiche di lavoro e costruzione) e la seconda è la comunità scientifica (elabora e si

verifica nuova conoscenza). In poche parole, la classe deve funzionare come una bottega in cui il maestro

supporta i progressi dell’apprendista e diventa simile ad un lavoro di scienziati che riflette su quello che fa.

Per poter applicare questo modello, è richiesta flessibilità poiché nella classe bisogna considerare i gruppi

come formazioni temporanee capaci poi di ricomporsi, e anche all’insegnante di assumere una posizione da

pari agli alunni senza perdere autorevolezza. La CoL raggiunge inoltre migliori risultati in classi eterogenee e

complesse, la diversità è quindi una risorsa perché aumenta il numero delle “zone di sviluppo prossimale”

(definizione di Vygotskij: area in cui gli altri intervengono per promuovere lo sviluppo); altro ingrediente

importante è la dimensione dialogica, poiché è la modalità privilegiata per far avanzare la conoscenza in

modo collettivo. Per comprendere tale dimensione, è necessario il riferimento a Bachtin che ha fatto un

raffronto tra “I promessi sposi” e i romanzi russi: nel primo i personaggi sono guidati da una voce narrante,

mentre nei secondi parlano con la propria voce senza che nessuno li guidi. Questo per spiegare che le CoL

fanno riferimento ad un tipo di dialogo non guidato dall’insegnante, ma gestito da voci autonome, capaci di

dire ciò che vogliono. 6

Lo Scaffold knowlodge integration approach di Marcia Linn. È stato creato un nuovo modello

tecnologico di apprendimento dedicato allo studio delle scienze; sono stati identificati 4 metaprincipi

pedagogici che costituiscono l’approccio Scaffoled knowledge integration (SKI): rendere le scienze

accessibili, rendere il pensiero visibile, aiutare gli studenti ad ascoltare e apprendere dagli altri, promuovere

l’autonomia e l’apprendimento permanente. Tali principi, sono stati utilizzati per sviluppare una piattaforma

online, che prevede più opzioni: un’area chiamata Checklist, un’area spazi e un’area che contiene vari

strumenti per navigare in internet.

La classe come comunità che crea conoscenza. L’idea di far lavorare una classe scolastica come una

comunità che crea conoscenza sposta l’attenzione dell’insegnamento dal facilitare l’apprendimento

collaborativo, al promuovere la costruzione di una nuova conoscenza; la conoscenza prodotta diviene un

oggetto culturale e culturalmente condiviso.

Progressive inquiry model di Hakkarainen. Il Progressive Inquiry Model, è il modello dell’indagine

progressiva, e qui lapprendimento è pensato come un processo di costruzione in cui gli studenti isolano un

problema, teorizzano delle soluzioni, verificano le prime teorie e guardano di nuovo al problema. L’indagine

progressiva è un modo per affrontare i problemi disciplinari simile al problem solving, in comune hanno

l’attenzione su un aspetto problematico, ma mentre il primo ha un andamento a spirale dove le fasi sono

collegate, il secondo prevede un processo sequenziale. L’obiettivo del primo è trovare delle risposte e

innescare un processo di ragionamento collettivo.

Knowledge building community di Bereiter e Scardamalia. Una sfida importante è preparare le nuove

generazioni a vivenere nella “società della conoscenza”; Bereiter e Scardamalia hanno elaborato un modello

formativo fondato sulla “creazione di conoscenza” noto come KBC. L’idea è che gli studenti lavorino insieme

come una comunità di ricerca per elaborare teorie che diano un senso al mondo che li circonda, ma vi sono

delle condizioni organizzative necessarie: la presenza di un insegnante-ricercatore, dei gruppi di lettura, la

sperimentazione con l’approccio design-based research (sfruttare idee da altri modelli), il videogiornale, in

Summer Institute (evento, spazio di riflessione tra insegnanti e ricercatori).

5. Le scuole come contesti di ricerca.

Introduzione. Nei primi anni del 2000, ogni scuola avrebbe dovuto diventare il contesto in cui dirigenti,

insegnanti, genitori e alunni avrebbero individuato problemi, soluzioni, strumenti di verifica delle decisioni

prese, è un cambiamento complessivo nel considerare la scuola vista come un contesto culturale capace di

un raccordo tra ciò che accade dentro e fuori la scuola.

Prima di cominciare. Il primo quesito è: a quali condizioni una scuola può diventare un contesto di ricerca?

Ogni scuola può diventare un contesto di ricerca solo se chi è interessato a studiare riesca poi ad

estrapolare alcune dimensioni ritenute particolari per quella ricerca (possono riguardare il singolo individuo,

le sue relazioni nella classe). Per diventare un laboratorio di studio e ricerca, i contesti scolastici necessitano

di un quadro interpretativo generale, perciò può essere utile riprendere il lavoro di Doise che propone di

individuare quattro livelli di variabili che descrivono l’individuo come tale, le relazioni tra individui, quelle di

ruolo, le idee della cultura degli individui.

• Primo livello: è quello intraindividuale, descrivere un particolare comportamento di quel singolo

bambino;

• Secondo livello: interpersonale, riferito alle interazioni tra soggetti dello stesso contesto;

• Terzo livello: riguarda i rapporti tra i diversi ruoli che i soggetti ricoprono nei contesti;

• Quarto livello: è quello culturale, nel senso delle idee e delle rappresentazioni espresse dai membri

di una società, consente ai soggetti di costruire il senso generale delle loro attivit&a

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
13 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Hilary1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Kanizsa Silvia.