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TEORIA DELLA MENTE
Determina le caratteristiche che rendono gli esseri umani diversi dagli oggetti inanimati.
L’uomo possiede, come punto di parenza di questa teoria, emozioni fondamentali (amore, odio, paura…) e
stati fisiologici (fame, sete, sonno…), che generano i DESIDERI, e percezioni e sensazioni, che generano le
CREDENZE. Desideri e credenze muovono all’azione e a reazioni emotive.
Siccome il desiderio è uno stimolo più semplice rispetto alla credenza, perché ti proviene direttamente dalla
natura invece la credenza è frutto di un processo mentale elaborato, i bambini possiedono prima (intorno ai
2 anni) una psicologia del desiderio (compiono azioni in vista di un desiderio) e, solo in seguito, intorno ai 3
anni, una psicologia della credenza-desiderio (azioni guidate non solo da un desiderio, ma anche sulla base
di una credenza. Un ulteriore passo avanti avviene con la capacità di distinzione tra VERA e FALSA credenza:
Sul concetto di FALSA CREDENZA ritorna in gioco la teoria di Piaget dell’egocentrismo intellettuale: il bambino
crede nell’esistenza di un solo pensiero, il proprio. Si può chiarire la falsa credenza attraverso un
esperimento:
Anna e Sally sono 2 bambole che insieme nascondono una biglia in un cesto. Sally si
allontana e Anna, di nascosto da lei, sposta la biglia in una scatola. Sally ritorna, dove
andrà a riprendere la biglia?
3 anni ancora nel cesto (FALSA CREDENZA: 4 anni si ottengono risposte esatte:
il bambino vede solo il suo punto di vista) il bambino comprende il punto di vista altrui
14
I TEST D’INTELLIGENZA
OBIETTIVO = Valutazione delle differenze individuali di intelligenza:
1. Quando\come nascono i test d’intelligenza? 2. Che cos’è l’intelligenza che valutano?
Fine ‘8000 – Inizio ‘900 = processi di scolarizzazione PROBLEMI
1. Disadattamento Insuccessi scolastici
Scala Binet-Simon = 1° test di intelligenza
Intelligenza normali Ritardo mentale (3 gradi)
2. Valutano il Quoziente intellettivo (Qi) del bambino = rapporto tra età biologica ed età mentale.
3. Come si sviluppa l’intelligenza? influenza di ambiente di vita + organismo individuale (insieme)
4. CRITICHE ai test: considerazione di una intelligenza univoca, a livello predefinito (riferimento a
uno “standard”)
Rischio di DISCRIMINAZIONE tra i bambini
Trascura l’esistenza di diversi tipi di intelligenza nei vari soggetti (intelligenza
verbale, pratica, logica…) TEORIA TRIARCHICA (Sternberg).
LO SVILUPPO LINGUISTICO E COMUNICATIVO
LINGUAGGIO = Sistema di comunicazione tra individui.
L’apprendimento della comunicazione è un processo che richiede alcune “fasi”:
1. Ascoltare e analizzare i suoni;
2. Padroneggiare i pattern per produrre fenomeni attraverso la parola
3. Ampliare il proprio vocabolario capacità comunicativa
4. Padroneggiare morfologia e sintassi
5. Imparare a conversare = linguaggio giusto nel contesto giusto
Creatività e arbitrarietà attraverso la propria abilità comunicativa
Teorie del linguaggio: SPIEGAZIONE INNATISTA (Chomsky, anni ‘60)
1.
Spiegazione biologica presenza di un dispositivo innato di acquisizione del linguaggio.
Grammatica universale (regole linguistiche uguali in ogni lingua).che il bambino deve scoprire;
Processo attivo e di scoperta delle regole; verifica delle ipotesi
Assenza di imitazione dell’adulto nell’apprendimento utilizzo creativo e originale del linguaggio
da parte del bambino (es. il linguaggio di un bambino può rivelarsi più ricco di quello dei suoi genitori)
15
2. SPIEGAZIONE INTERAZIONISTA (Piaget, anni ‘70)
Spiegazione cognitiva rapporto tra sviluppo del linguaggio e sviluppo intellettivo: prima si sviluppa
la capacità cognitiva e poi, dipendendo da essa, quella comunicativa;
Caratteristica del sesto stadio senso-motorio = acquisizione di capacità simbolica di rappresentazione
della realtà;
Ruolo dell’esperienza = il bambino impara a conversare attraverso tentativi sulla realtà, grazie alle
sue crescenti capacità cognitive.
SPIEGAZIONE FUNZIONALISTA (antitesi degli Innatisti)
3.
Capacità comunicativa slegata da quella linguistica (il bambino sa comunicare prima ancora di saper
parlare);
Trasmissione delle capacità linguistiche da adulti a bambini (introiezione della lingua materna): gli
adulti usano frasi semplici e ripetitive parlando ai bambini e questo li aiuta ad apprenderle bene;
Ripresa di Vygotskij Forte connessione linguaggio – contesto di appartenenza;
Lad (dispositivo innatista per l’acquisizione del linguaggio = teoria innatista) + Lass (sistema di
supporto per l’apprendimento del linguaggio)
FASE PRELINGUISTICA
1. SUONI I primi suoni emessi dal bambino sono di natura vegetativa (sbadiglio, ruttino…) o legati
al pianto (strumento importante con cui comunicare agli adulti i bisogni biologici.
2-6 mesi il bambino impara a pronunciare le vocali (protoconversazioni);
6-7 mesi prime alternanze vocale-consonante (lallazione canonica) questa fase è
un’importane premonizione per individuare l’esistenza di problemi nel linguaggio del bambino;
10-12 mesi sequenze sillabiche complesse (mam-ma; pa-pà…) (lallazione variata).
I bambini differiscono tra loro per le parole che preferiscono pronunciare (preferenze fonetiche) e
per l’organizzazione che danno al proprio sistema fonetico.
2. GESTI I gesti dei neonati (gesti performativi, o deittici) sono rivolti ad oggetti esterni e servono
non al raggiungimento dei loro obiettivi, ma a comunicare tali obiettivi agli adulti affinché li
raggiungano al posto loro (funzione richiestiva), oppure per comunicare loro l’interesse per un
oggetto particolare (funzione dichiarativa) la funzione dichiarativa richiede processi mentali più
fini e complicati rispetto alla richiestiva e la mancanza di interesse da parte dei bambini intorno al
primo anno di vita, per oggetti esterni, può essere sintomo di ritardi cognitivi-linguistici, e segno di
autismo. Di solito sono compiuti a distanza (distali) dal destinatario, quindi non prevedono contatto
e sono accompagnati da uno sguardo, rivolto al destinatario stesso.
Tra gli 11-12 mesi compaiono nuovi gesti (referenziali o rappresentativi). Essi non sono più volti
solo ad indicare un oggetto, ma a rappresentare simbolicamente qualcosa (es. agitare le mani per
dire uccello, annuire per dire sì, scuotere la testa per dire no…) e vengono appresi per imitazione
degli adulti. Questo è anche il periodo in cui solitamente compaiono le prime parole, quindi il
bambino apprende un nuovo modo di comunicare e per questo, se la fase è molto ricca di gesti
rappresentativi (perché il vocabolario infantile è ancora piuttosto povero), diventa invece più
povera di gesti deittici. 16
LE PRIME PAROLE
In genere l’età delle prime parole si colloca tra 11-13 mesi.
Le prime parole che il bambino dice si riferiscono quasi sempre a persone che vedono abitualmente, oggetti
di loro uso comune (piccoli e maneggevoli, piuttosto che grandi, oppure oggetti che si muovono) o azioni
quotidiane. Sono parole di uso non-referenziale, cioè utilizzate solo in contesti specifici. Successivamente il
bambino impara a usarle anche in contesi diversi, quindi con uso referenziale, perché capisce il significato
ampio di una parola, anche per indicare qualcosa che non ha di fronte o non accade in quello specifico
momento (es. nominare la mamma o il papà in varie situazioni).
Inizialmente, prima di padroneggiare il linguaggio, il bambino sa più che altro comprendere le parole dette
dagli altri, ma non le sa dire lui stesso. Ascoltandole, pian piano le interiorizza e così impara, in seguito, a
pronunciarle anche lui.
L’acquisizione di un ampio vocabolario passa per 2 fasi:
1. 12- 16 mesi ca. Conosce mediamente 50 parole e le usa solo in appositi contesti. Questa fase,
però, è caratterizzata da un apprendimento molto rapido di nuove parole (esplosione del
vocabolario);
2. 16 mesi in su Impara a usare le parole anche con intento simbolico, rappresentativo. Quindi in
contesti svariati. Di conseguenza apprende nuove parole e il suo vocabolario diventa più ampio, ma
le imparerà più lentamente rispetto a prima.
Quando il vocabolario supera le 100 parole, dalla fase di referenza, cioè caratterizzata
dall’uso di parole singole, alla predicazione, cioè la combinazione di parole per formare frasi
vere e proprie, quindi subentrano verbi, aggettivi, pronomi…
SIGNIFICATO DELLE PAROLE I bambini, all’inizio del loro sviluppo linguistico, non associano
sempre il giusto significato alle parole. Per capire il significato di esse si ritiene che siano necessarie
2 modalità: percettiva, cioè riconoscere la forma, il colore, il sapore ecc. e modalità funzionale, cioè
prima riconosce l’azione che l’oggetto compie e poi aggiunge ad essa gli attributi percettivi e,
unendoli, comprende che oggetto è realmente.
Inoltre, la costruzione della semantica procede a livelli: prima il bambino sa dare significato a
categorie più ampie e poi, gradualmente, anche ai sottoinsiemi e quindi ai particolari e componenti
di ogni categoria. A 7-8 anni il bambino impara a dare definizioni a oggetti\parole, quindi sa
individuare la categoria di appartenenza e dare un significato più astratto e ampio alle parole che usa
(es. la mucca ha le corna e fa il latte).
LO SVILUPPO DELLA GRAMMATICA
La grammatica implica la costruzione di frasi, capacità che si vede nei bambini a partire da circa 1 anni e
mezzo.
Negli anni ’60 degli studiosi hanno individuato 2 classi di parole che compaiono nei medesimi contesti:
1. Classe perno = piccolo numero di parole che ricorrono frequentemente e sempre a inizio frase;
2. Classe aperta = tutte le altre parole: quelle non ricorrenti e non in una posizione specifica.
Per quel che riguarda il significato attribuito alle frasi, si possono distinguere 2 stadi di sviluppo:
1. Struttura nucleare = predicato verbale utilizzato per tutte le situazioni, ma senza una struttura
sintattica esatta;
2. Struttura facoltativa = componenti nella frase che ampliano il significato del verbo (avverbi,
proposizioni coordinate…) 17
SVILUPPO MORFO-SINTATTICO A 2-3 anni il bambino acquisisce i primi aspetti morfo-sintattici,
partendo da quelli più semplici e chiari usati nella sua lingua (es. in italiano la cosa più complessa da
imparare è il corretto modo di coniugare i verbi. Questa abilità verrà acquisita più avanti rispetto, a