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Questi modelli di orientamento, come si è detto riguardano tutti, perché ogni individuo attraversa
una fase nella quale l’orientamento ricopre un ruolo preventivo, ossia dovrebbe incrementare
certe abilità e predisporre quelle condizioni che facilitino la realizzazione di progetti professionali e
di vita vantaggiose per tutti. Nella programmazione degli interventi di orientamento si dovrebbe
quindi pensare anche alle persone disabili, coinvolgendo figure significative che possono incidere
sul loro sviluppo professionale e sui loro livelli di soddisfazione e realizzazione futura come
familiari, insegnanti, operatori socio-sanitari e gli stessi datori di lavoro, in particolare
bisognerebbe analizzare la specificità delle professioni, delineare obiettivi personali partendo
dall’analisi delle proprie caratteristiche valutare vantaggi e svantaggi associati ad ogni scelta,
analizzare le barriere, sostenere il proprio diritto alla scelta e all’autodeterminazione.
Generalmente l’orientamento al lavoro avviene nel passaggio dalla scuola dell’obbligo e non senza
difficoltà per tutti, più ancora per in disabili. Per loro è nato il LCCE Life Centred Career education,
che si propone di offrire precocemente un’educazione orientata alla carriera secondo il
programma elaborato da Brolin nel 1983, sulla base dell’identificazione di tre tipi di abilità:
Abilità di vita quotidiana
Abilità personali e sociali
Abilità di orientamento e formazione professionale (pag 286)
Al fine di essere più realistici in una eventuale consulenza professionale e poter proporre a un
disabile un’attività consona alle sue aspettative, sono stati proposti diverse percorsi tra cui quello
di McIntire, Bucklan e Scott definito KSAOS Knowledge Skill Ability Other Characteristic, questo
programma prevede 6 fasi: programmazione della job analysis in riferimento al lavoro che si
ritiene analizzare; indagini e osservazioni tramite interviste a persone esperte di questo lavoro;
descrizione delle funzioni e dei compiti per poterle far conoscere concretamente; individuazione
delle Ksaos in riferimento a quei compiti; valutazione della job analysis dopo aver identificato le
Kcsaos; analisi dei risultati raccolti. 20
Un’altra modalità per orientare consiste nella simulazione di prestazioni lavorative sia tramite test
psicoattitudinali sia concretamente. Qualora si tratti di esperienze concrete è possibile una
valutazione di abilità professionali in setting lavorativi reali perché da queste valutazioni si
possono desumere non solo le capacità del lavoratore ma anche l’emotività, la tolleranza, la
responsabilità, la qdv che avrebbe. 21
Molto vicino al concetto del lavoro come assunzione di un ruolo produttivo di beni o servizi, c’è il
concetto di tempo libero, e anche questo è importante perché può influenzare la qualità della vita
incidendo sulla salute mentale delle persone e sui loro livelli di soddisfazione, Ferrari, Nota e
Soresi hanno indagato sulle opinioni che un campione di italiani con disabilità intellettiva già
impegnati in contesti lavorativi, relativamente al lavoro e al tempo libero. Gli intervistati hanno
parlato di aspetti positivi e negativi del lavoro e, ma per quanto riguarda il tempo libero solo un
numero relativamente piccolo lo differenzia nettamente dal lavoro. questo Perchè probabilmente
è più il lavoro che il tempo libero che li gratifica e quindi se ottengono soddisfazione dal lavoro
sembra che non ci sia bisogno di tempo libero. Comunque i dati raccolti in Italia non si
differenziano da quelli di altre ricerche probabilmente perché sia in Italia che all’estero tuttora
isono pochi i disabili che davvero scelgono in prima persona, perlopiù o lavoro o tempo libero si
tratta di situazioni costruite o al minimo molto facilitate dalla famiglia e dai servizi.
Cap 13- Strumenti per l’orientamento e l’inserimento lavorativo
Attualmente esistono diversi strumenti il cui scopo principale è quello di aiutare i professionisti
dell’orientamento e della disibilità nella difficile e complessa attività di personalizzazione degli
interventi. Il primo strum che viene qui presentato è un’intervista semi-strutturata che si potrebbe
utilizzare per raccogliere una serie di info preliminari sulle caratteristiche della persona, di questo
strum sono possibili due versioni, una da utilizzare direttamente con le persone interessate e la
seconda da proporre a persone interessate come familiari e operatori per conoscere il loro punto
di vista in riferimento alla persona e al suo futuro. In entrambi i casi gli item sono strutturati in tre
parti che possono essere anche proposte in tre momenti successivi:
1. Dopo alcune richieste introduttive si propone di analizzare il tipo di rappresentazione che
la persona ha sul concetto di lavoro, tempo libero e studio
2. Analisi delle possibili ricadute sul versante delle scelte scolastiche, delle attività che può
essere in grado di svolgere e del suo stato di salute
3. Analisi di una serie di abilità pre-lavorative e professionali che potrebbero essere tenute
presenti
Un altro tipo di analisi è quella contenuta nel questionario “Idee e atteggiamenti sul futuro
scolastico e professionale” elaborato da Soresi e Nota, per adolescenti età 11-14. Recentemente è
stata adattata anche per giovani di 15-19. Viene quindi presentata una traccia di intervista sui
livelli di credenze di efficacia da utilizzare con persone significative (familiari e operatori pag 314-
22
315) e il questionario dal titolo “Quanta fiducia ho in me?” che può essere per adolescenti 11-14 e
per giovani 15-19 in entrambi i casi si tratta di una ventina di item riguardanti 4 fattori: fiducia
nelle proprie capacità di scegliere di realizzare quanto deciso; fiducia nella capacità di gestire
situazioni difficili; fiducia nei confronti della propria capacità di portare a termine compiti nuovi;
fiducia nella propria capacità di riuscita. Un altro elemento che si potrebbe analizzare è la cap.di
p.solving che porta all’attuazione di processi cognitivi e affettivo-motivazionali per mezzo dei quali
gli individui identificano strategie per affrontare e risolvere situazioni quotidiane difficili.
Relativamente al p.solving Soresi ha elaborato un questionario per adolescenti con 2 possibilità
(11-14 e 15-19 anni) sempre di circa una 20ina di item che evidenziano 3 abilità: capacità di
risolvere i problemi e capacità di autodeterminazione; presenza di un atteggiamento positivo nei
confronti delle situazioni problematiche; capacità di analizzare cause e conseguenze. Altro tipo di
analisi impo è quella che riguarda gli stili decisionali, impo perché ogni giorno dobbiamo prendere
delle decisioni e in proposito Mann e coll.identificamo 4 tipologie di stili: procrastinazione;
evitamento difensivo; ipervigilanza; vigilanza. Prendendo in considerazione le persone che si
rivolgono a un servizio di orientamento Soresi e Nota hanno elaborato l’Adolescent decision
making questionnaire ADMQ con 22 item da cui si può rilevare se una persona tende
all’evitamento, alla vigilanza, all’ipervigilanza o alla superficialità. Nel caso di persone con ritardo
mentale moderato o grave è meglio non utilizzare questo strumento e rivolgersi all’osservazione
diretta.
Secondo il modello socio-cognitivo, la formazione di un interesse durevole nei confronti di
un’attività personale sarebbe basata dal convincimento di ritenersi capaci di farlo, mentre spesso
si prova un senso di avversione per quelle attività per cui ci si sente negati. Per poter evidenziare
questo tipo di interesse verso una certa professione ci devono essere diversi questionari tra cui:
Il mio lavoro futuro di Soresi e Nota (2 opzioni)
Le preferenze per il futuro, elaborato da Gore e coll.
Barriere e supporti, elaborato da Lent e coll.
Questi questionari possono essere usati anche per disabilità intellettive lievi nelle versioni
semplificate.
Sul futuro però si possono anche avere delle idee irrazionali, una sorta di miti, sogni, relativi a se
stessi, al mondo del lavoro, al processo decisionale, ma si tratta di pensieri disfunzionali, che non
possono avere un valore in nessun caso, sia che la persona sia convinta di non riuscire in niente
23
oppure sopravvaluti se stessa o gli altri. Per questo motivo esiste un’intervista elaborata da Soresi
e Nota che evidenzia le idee irrazionali e i pensieri disfunzionali su cui bisogna lavorare.
I valori professionali sono invece l’importanza che la persona attribuisce o a ciò che fa o alla stima
degli altri, o al benessere economico che può derivarne. In questo caso Soresi e Nota hanno
elaborato il questionario: “I miei valori professionali” da cui risultano i valori relativi all’impo,
dell’ammirazione e della stima degli altri, di poter aiutare gli altri, del lavoro di gruppo, del
benessere economico che deriva dal lavoro, della possibilità di poter utilizzare le proprie abilità,
della varietà e creatività dei compiti che si possono svolgere. In riferimento all’attività lavorativa
bisogna anche possedere delle abilità sociali che ci permettono di interagire, dare e ricevere
istruzioni, risp alle domande etc. in proposito dell’int sociale sono stati evidenziati i comp attivati
dai sogg con ritardo mentale nei confronti degli altri, colleghi o superiori, quelli dei coll vs i sogg,
quelli dei superiori vs i sogg. Quando in genere si vuole utilizzare un questionario come quelli
precedentemente illustrati con persone disabili, per non correre il rischio di raccogliere dati poco
affidabili bisogna porre attenzione al tipo specifico di disabilità e usare degli accorgimenti es: nel
caso di pers. Con disabilità visiva l’operatore può leggere un item per volta e riempire il modulo; se
c’è una disabilità motoria degli arti superiori si può pensare a risp verbali registrate. Con lieve dis
intellettiva può essere sufficiente un tempo più lungo, oppure una semplificazione ad hoc ad es:
usare il supporto visivo degli smiles in una scala di valutazione dopo che l’operatore ha letto l’item
etc.
In conclusione, la cosa di fondamentale importanza è cercare di coinvolgere la persona interessata
soprattutto se disabile nella scelta e nell’inserimento lavorativo e vitando la tendenza sia degli
adulti di indirizzare sia degli adolescenti di lasciarsi indirizzare passivamente perché se la scelta è
fatta in maniera accurata ne deriva anche un aumento dell’autodeterminazione, una maggior
soddisfazione e un senso di realizzazione.
In ogni caso, qualunque cosa si voglia fare &eg