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LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT
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La scuola psicologica della Gestalt fu una profonda reazione
all'associazionismo atomistico dello strutturalismo di WUNDT. Essa si
occupò prevalentemente dei processi percettivi e cognitivi puntando
l'attenzione sulla totalità (supremazia della totalità rispetto alle parti che la
compongono in base al principio che “ tutto precede le parti”) che fu
ereditata dalla scuola di Graz (la differenza è che la scuola di Graz definiva
le qualità gestaltiche come oggetti di ordine superiore, frutto di un'attività
di produzione della mente, mentre per la scuola della Gestalt esse erano il
frutto di un dato immediato della percezione) e incentrata sul movimento
apparente o stroboscopico di WERTHEIMER (esperimento che nel 1912
segnò all'anno di nascita della Gestalt). WERTHEIMER dimostrò che il
movimento stroboscopico (ne è un esempio quello cinematografico) non è
dato dalla somma di sensazioni elementari, ma dal ritmo con cui si
susseguono gli stimoli e dalla loro organizzazione che da luogo ad una
totalità unitaria (sulla base di questa impostazione la scuola della Gestalt
ha approfondito lo studio della percezione con nelle famose leggi
dell'organizzazione ricettiva degli stimoli: vicinanza, somiglianza,
chiusura, continuazione, destino e modo comune, pregnanza o bontà della
forma, esperienza passata). In essa giocano quindi un ruolo importante i
concetti di equilibrio, di pregnanza e di dinamica.
Nella teorizzazione gestaltica le leggi dell'organizzazione psichica sono
presenti a priori nell'individuo (come lo erano le categorie attraverso le
quali secondo KANT venivano elaborate sensazioni ed esperienza) per cui
possiamo inserire la loro prospettiva nel filone dell'innatismo. La Gestalt si
rifà al metodo fenomenologico che porta all'osservazione naturalistica dei
fenomeni visti secondo quest'orientamento, in una supremazia della totalità
rispetto alle parti che la compongono. Per questo si definì come la
psicologia che studia la percezione e i fenomeni percettivi
fenomenologicamente, attraverso l'esperire che l'individuo ha delle cose e
del mondo. L'esperire è il risultato dell'esperienza immediata e diretta che
viene studiata con il metodo sperimentale e anche le leggi della percezione
sono il risultato di uno studio sperimentale e ciò mette in evidenza non la
misura del processo percettivo, ma i risultati del processo psichico
percettivo.
Anche la psicologia della Gestalt è una psicologia in modo parziale perché
procede nel sottoporre il quesito a varie persone e ne deduce la legge;
inoltre essa sostiene che le leggi innate sono il prodotto del cervello che si
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estrinseca attraverso il funzionamento sinaptico, delegando lo studio di
questi processi alla fisiologia, non rendendosi dunque autonoma.
COMPORTAMENTISMO
Il comportamentismo o BEHAVIORISMO trae origine dall'empirismo
secondo il quale l'individuo alla nascita è una tabula rasa. Esso nasce quasi
contemporaneamente al sorgere della scuola della Gestalt precisamente nel
1913 da WATSON che dà avvio alla “rivoluzione comportamentista”.
WATSON pensava che fino ad allora gli psicologi avessero tentato di
studiare qualcosa di troppo vago e soggettivo per essere oggetto di studio
scientifico, perciò la psicologia per diventare una scienza sperimentale
deve concentrarsi su un oggetto di studio determinato: il comportamento.
Per comportamento egli intendeva l'insieme delle risposte muscolari e
ghiandolari.
L'introspezione viene messa al bando dal comportamentismo e WATSON
affermò che la psicologia è una branca sperimentale delle scienze naturali,
il cui scopo era la previsione e il controllo del comportamento. In sintesi il
comportamentismo è una tipica teoria S-R per la quale un organismo è
considerato una scatola nera in cui si possono osservare input in entrata e
output in uscitaquindi lo stimolo è un dato fisico e la risposta un dato
fisiologico: essi sono entrambi misurabili e verificabili in maniera
oggettiva.
La psicologia negli Stati Uniti seguì le indicazioni di WATSON fino agli
anni 50 concordando sul fatto che la psicologia fosse la scienza del
comportamento.
I comportamentisti diedero particolare impulso allo studio
dell'apprendimento e della modificazione del comportamento applicandosi
soprattutto nell'esame degli animali:
- il fisiologo PAVLOV nel corso delle sue ricerche sul sistema digestivo si
rese conto che il flusso di saliva emesso dal cane aumentava nel momento
in cui gli veniva presentato il cibo (SI) ma anche nel momento in cui il
suono sporadico di una campanella (SN) comincia ad essere associato alla
presentazione del cibo (SC)che comporta una RC a differenza della
direzionale RI - 10
- SKINNER, sulla scia di THORNDIKE che studiava l'apprendimento per
prove ed errori, messo in atto dai gatti per uscire dalle problem-boxes (è il
quale verificò che le risposte corrette tendevano ad essere ripetute e quelle
erronee ad essere abbandonate –LEGGE DELL’EFFETTO-e che i
comportamenti appresi è più facile che vengano ripetuti –LEGGE
DELL’ESERCIZIO-), proseguì questi studi differenziando i
comportamenti rispondenti (innati o appresi tramite condizionamento
classico S-S) e quelli operanti (emessi spontaneamente dall'organismo
grazie ad una associazione S-R) inoltre scoprì il rinforzo intermittente (se
la gratificazione–CIBO-viene offerta di tanto in tanto la risposta non si
estingue) e la punizione, la fuga e l’evitamento (l'animale diventa rigido e
inflessibile di fronte ad un'eccessiva punizione rafforzando il
comportamento e inoltre il modo più efficace per sopprimere il
comportamento è quello di non rinforzarlo perché questo consiste già in
una punizione) e l'impotenza appresa (in quanto se il cane del gruppo di
controllo non può far niente per evitare la scossa diventa passivo e
inerme–SI ACCUCCIA-nel momento in cui sta ricevendo una scossa
elettrica) per le quali si incomincia a ricorrere alle interferenze emotive.
Le teorie comportamentiste cadono anch’esse nell'equivoco di deduzione
dell'apprendimento senza curarsi del meccanismo per mezzo del quale
avviene tale apprendimento, perché ciò che non è osservabile, secondo
loro, non esiste.
Durante il dominio comportamentista vi furono numerosi tentativi di
studiare gli aspetti cognitivi del comportamento animale in modo
particolare ricordiamo L’INSIGHT (provato da KOHLER nel 1925
attraverso l’esperimento degli scimpanzé che mostravano dopo vari
tentativi di saper unire le due canne troppo corte, che avevano a
disposizione, per raggiungere la frutta. Criticando l'apprendimento cieco e
meccanico di PAVLOV e THORNDIKE, KOHLER parlò di INSIGHT
come la capacità di strutturare in modo radicalmente nuovo gli elementi
dell'ambiente a propria disposizione, per raggiungere la soluzione del
problema; inoltre l'apprendimento per INSIGHT ha poche probabilità che
venga dimenticato in futuro), le mappe cognitive (provate da TOLMAN
attraverso dei ratti che per risolvere un labirinto giungevano ad elaborare
una rappresentazione mentale globale di un percorso, piuttosto che una
serie di risposte concatenate. TOLMAN scoprì che il gruppo di topi A che
riceveva la ricompensa ogni volta risolto il labirinto, facevano meno errori
nel percorrerlo rispetto al gruppo di topi B che non ne ricevevano alcuna
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ricompensa; ma cosa ancora più stupefacente è che i topi del gruppo C che
ricevevano la ricompensa solo il dodicesimo giorno, dimostravano
successivamente prestazioni addirittura migliori del gruppo Aquesto
perché essi nei giorni precedenti al rinforzo avevano costruito una mappa
mentale del labirintoavevano cioè acquisito un apprendimento latente.
Secondo TOLMAN il comportamento animale è regolato da
intenzioni-variabile interveniente-che gli permettono di raggiungere uno
scopo). IL COGNITIVISMO
Nella direzione di TOLMAN, che aveva parlato di comportamento
intenzionale regolato da scopi, nasce intorno agli anni 60 il positivismo
(come evoluzione dell’empirismo, con metodi che hanno influenzato la
scienza sino ad oggi ed hanno steso le fondamenta per il metodo
scientifico) il quale ammetteva l'esistenza di variabili intermedie, interne al
soggetto, non direttamente osservabili ed inserite nella catena delle
associazioni stimolo-risposta.
NEISSER, uno dei fondatori, afferma che “tutto quel che sappiamo della
realtà è stato mediato non solo dagli organi di senso, ma dai sistemi
complessi che interpretano continuamente l'informazione fornita dai
sensi”.
Perciò l'oggetto di indagine del cognitivismo sono i processi cognitivi, per
studiarli esso ha preso in prestito l'analogia della mente umana con il
calcolatore elaborando il paradigma scientifico HIP (HUMAN
INFORMATION PROCESSING). Il problema è che, come abbiamo
messo già in evidenza per la Gestalt, lo studio sperimentale non riesce a
studiare sperimentalmente l'elaborazione psichica ma solo a dedurla, ciò
che in realtà viene studiato sono solo i risultati dell'elaborazione
psichica non vengono studiati i processi cognitivi ma solo le basi
fisiologiche dei processi cognitivi; così la psicologia del cognitivismo va a
confondersi con la fisiologia tanto che molte discipline cognitiviste si
denominano psicologia fisiologica.
L’ECOLOGISMO
Ci si è chiesti il perché tutti gli studiosi andassero a ricercare la
misurazione della psiche, d'altronde la religione e la filosofia si
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occupavano da millenni della psiche senza andare a misurarla. Tutto partì
dagli studiosi empiristi (NEWTON, GALILEI, LOCKE, HUME) che
avevano fondato la scienza moderna andando a vedere la matematica che
stava nelle cose (non è rendendosi conto che siamo noi a leggerla nelle
cose stesse). I gestaltici e di fenomenologici furono i primi ad affermare
che le leggi stanno nella psiche e non nella corsa percepita; addirittura
un’avanguardia della psicologia sperimentale L’ECOLOGISMO, con
GIBSON, sosterrà che le immagini sono indipendenti dal cervello ed
esistono di per sé, legandosi all'altra importante avanguardia della
psicologia moderna di HILLMAN, secondo il quale le immagini stanno nel
MUNDUS IMAGINALIS, non sono nostre, innate, ma appartengono a sé
medesime. CAP 5 – IL METODO SPERIMENTALE
Il concetto tradizionale di scienza la definisce come certezza assoluta di
validità e conoscenza. G