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CAPITOLO 2 LO SVILUPPO DELL’IMMAGINARIO INFANTILE
La specie sapiens è una specie neotenica nel senso di mantenimento strutturale di aspetti
infantili. La caratteristica di questa specie è di porre al centro del mondo la progettualità
creativa tipica del bambino, poiché rappresenta il punto di ritorno al quale si dovrebbe muove
la dimensione culturale. Quindi la mente umana ha una base neotenica; al centro della
psicodinamica c’è il bambino; quando il mondo infantile viene traumatizzato, in qualsiasi
momento avvenga, la frustrazione del bambino è alla base di sistemi proiettivi che possono
tradursi in psicopatologia. Per questi motivi è essenziale comprendere il funzionamento della
mente infantile e in particolare l’immaginario che la popola. Nella psicologia dinamica
l’immaginario onirico è fortemente connesso all’immaginario della veglia; quindi il sogno può
essere considerato un mediatore che permette la comunicazione dell’immaginario. Attraverso
la ricerca sui sogni e i disegni dei bambini delle scuole elementari si vuole dimostrare come la
produzione onirica rappresenti uno spazio di creazione simbolica atto a favorire i processi di
individuazione del soggetto. Verso i 5 anni il bambino è capace di formulare un sogno
completo, con la presenza di una struttura narrativa e di connettivi mentali. Proprio in questo
periodo si comincia a sviluppare il suo mondo interiore. La caratteristica di questo mondo è
che il bambino immagina di avere un peso nella storia familiare quindi si percepisce come
soggetto. Si diventa persona quando si può pensare a una propria dis-continuità evolutiva
rispetto al nucleo familiare. Il concetto di persona riguarda la dimensione più profonda
dell’esserci ed esprime la base trascendente del soggetto umano. Trascendere significa
andare al di là del semplice autoporsi come personalità e quindi entrare nel dominio più
complesso della relazionalità sia verso di sé che verso gli altri.
L’immaginario: L’immaginario mitico-archetipico può anche essere definito mondo
immaginale in quanto è una forma di rappresentazione del mondo nella quale ritroviamo ciò
che appartiene all’esemplare o all’archetipo. Per Durand la coscienza può rappresentare il
mondo attraverso due modalità: una diretta propria della percezione e della sensazione,
durante la quale la cosa si presenta direttamente allo spirito; l’altra indiretta quando la cosa
non si presenta alla sensibilità esplicitamente, come per esempio nei ricordi dell’infanzia, è la
rappresentazione di qualcosa che non ci è possibile esperire direttamente, come l’aldilà.
Durand afferma che l’immaginario è il capitale dell’homo sapiens costituito da immagini e
relazioni fra le stesse immagini. L’immaginario umano è caratterizzato dal pensiero simbolico
il quale è appunto costituito da immagini, ciò significa che l’immaginario umano rimane
comunque prettamente simbolico. Per Corbin il mondo immaginale è ontologicamente reale al
pari di quello sensibile e intellettivo e ha un forte valore noetico. Hillman parla di io
immaginale ovvero la facoltà psichica di poter immaginare la realtà. Per Hillman un io
immaginale vuol dire comportarsi immaginativamente, poiché lavorando con le immagini si
acquisisce l’intelligenza metaforica. La funzione fondamentale della Psiche è quella di creare
immagini; la molteplicità è presente però nelle varie significazioni da essa assunte; avere
un’unica visione della realtà è delirante. Hillman divide le percezioni sensoriali dall’immagine
in quanto per immaginare non è necessario vedere qualcosa. Per Bachelard l’immaginazione
non ha solo la capacità di formare le immagini ma anche di deformarle in modo tale che
possiamo liberarci da ciò che la percezione ci impone. L’immaginario può essere considerato
un insieme di rappresentazioni psichiche collettive di natura emozionale semplici. Sono delle
apparenze visive suggestive in quanto l’osservatore è convinto che si tratti di una realtà
oggettivabile. In questo modo non è possibile una interpretazione dell’immaginario; invece
grazie alla personificazione si può istituire la dramatis persona quale aspetti riflettente
delle modalità immaginarie della personalità nei suoi modi di pensare,agire e sentire. I
processi di personazione di costruzione avvengono tramite icone e cioè configurazioni visive
che permettono l’interpretazione di significati affettivi dei comportamenti. La dramatis
persona è una modalità di rappresentazione della propria identità a livello simbolico. Freud
parla di fantasie di desiderio, parte del processo che chiama processo immaginativo, è la
fantasia per qualcosa che è assente e che in quel momento è incarnato storico. La scoperta di
Freud è che l’oggetto della fantasia è assente, noi spostiamo la nostra fantasia di continuo sui
personaggi e poi ci accorgiamo che abbiamo amato della fantasie e la realtà è completamente
diversa. Il termine Phantasien significa sia fantasia che fantasma , Freud ne “l’interpretazione
dei sogni”afferma che le fantasie sono dei sogni, quindi sono proprio alla base della sua
struttura visiva: sono delle scene. Essendo delle rappresentazioni sceniche, delle
finzioni,riguardano, quindi, l’immaginario umano; le immagini della nostra mente sono
caratterizzate da fantasie che si dividono in sogni a occhi aperti, sogni diurni, notturni, scene
e finzioni. Freud aveva creduto che le stesse scene infantili patogene fossero collegate alla
realtà, in seguito modificherà questa teoria sostenendo che questa realtà apparentemente
materiale in verità potesse essere una realtà psichica. Questa è una riflessione fondamentale
in quanto, Freud, introduce il concetto di realtà psichica e la psicologia dinamica è proprio lo
studio di questo tipo di realtà. Su questo argomento ritornerà anni dopo(1915 e 1917). Nel
momento in cui un tema è investito da fantasia e quando questa fantasia è resa visibile,
chiamiamo questo processo iconico ovvero dimensione iconica dei sogni. Secondo Jung
l’inconscio collettivo è l’indeterminazione della psiche, ciò che nella psiche non è
determinabile in maniera specifica e quindi la rappresenta nella sua universalità. La realtà
dell’immaginario è quella dell’universalità, quindi , il pensiero mitico è immaginario in quanto
l’immagine ci offre una totalità. Viene chiamato archetipo una forma che permette di
compendiare tutte le valenze di un oggetto mentale, poiché permette di vedere un oggetto
nella sua universalità. Jung comprese che anche i simboli onirici possiedono la stessa
caratteristica del pensiero mitico: sono costituiti da immagini che esprimono l’universalità
della mente, l’inconscio collettivo, l’inconscio universale. Jung cercò di passare dal concetto
dell’universalità dell’inconscio a una visione archetipica. L’archetipo naturale dell’inconscio
universale è stato chiamato da Jung Anima: l’archetipo è la tipologia dell’Anima. La
caratteristica dell’universalità connessa con la mente fu scoperta da San Tommaso d’Aquino, il
quale sosteneva che la caratteristica principale della mente è la struttura dell’universale: la
mente è l’universalità, è l’insieme di tutte le cose pensabili. La mente crea immagini e opera
sui suoi oggetti sensoriali. Essa trasforma gli oggetti sensoriali e percettivi nell’immaginario in
quelle forme che San Tommaso chiama fantasmi. Per Lacan l’Io si struttura proprio attraverso
l’immaginazione che prende avvio con lo stadio dello specchio. Lo specchio è infatti uno
strumento che permette al bambino di cogliere gli oggetti, tra i quali se stesso, in quanto io
oggettivabile,all’interno di uno spazio virtuale. Tutte le altre identificazioni scaturiscono da
questa, si tratta dell’immaginario narcisistico. Il simbolico è invece il significato che viene
attribuito all’immaginario, la parte semantica, e consiste nella sua decodificazione simbolica;
ad esempio l’interpretazione dei sogni fa parte del simbolico. Il reale quindi è ciò che non può
essere sottoposto né a rappresentazione immaginaria ne a rappresentazione simbolica,
qualcosa che pone la mente in uno stato quasi di carattere psicotico, ciò di allontanamento
completo da una realtà immaginata o simboleggiata. Si può definire l’immaginario come il
rapporto esistente tra le 3 istanze: Es, Io, Super-io, le quali dialogano tra di loro; le interazioni
fra le istanze producono i fantasmi. Il problema consiste nel capire se l’immaginario che viene
prodotto sia guidato dall’Io o dal Super-io. Se prevale l’Io esso giudica l’immaginario come tale
e quindi lo utilizza a livello metaforico, invece se prevale il Super-io, sarà questa istanza a
controllare il principio di realtà e quindi l’immaginario diventerà una realtà non più concepita
come possibile. L’immaginario basico, secondo Strauss è il complesso di Edipo in cui vi è una
struttura di fondo che, nonostante le variazioni si può riscontrare in ogni cultura. Secondo
l’antropologia strutturale, la dimensione originaria della mente è l’inconscio, caratterizzato da
un processo primario non strutturato reso possibile dalla condensazione e dello spostamento
cioè dalla trasformazione di contenuti consci in immagini. Questi contenuti sono appunto
mobilitati da un flusso di immagini che rappresentano le tensioni principali a livello inconscio
e che vengono poi tradotte a livello percettivo. Invece strutturato vuol dire che in qualche
modo è riscontrabile a livello di prodotto culturale. Per esempio nella fase REM i sogni
vengono strutturati, invece nella fase non-REM non è possibile riscontrare una struttura. A
livello scientifico per immaginario si intende il modo in cui un gruppo di persone osserva la
realtà, cioè rappresenta una visione del mondo necessariamente immaginaria in quanto
l’immagine che abbiamo della realtà non corrisponde alla realtà empirica. Per set immaginario
si intende il tipo di situazione in cui il soggetto è consapevole che si tratta di immaginario, per
esempio quando si guarda un film. Questo set però può modificarsi, per cui il partecipante
non sa che ciò che sta vedendo o concependo è immaginario, lo confonde con la realt&