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3) LE DIFESE DI CONTROLLO OGGETTUALE (AGENTI PREVALENTEMENTE
SULL’OGGETTO)
I meccanismi di controllo oggettuale sono dei tentativi di risolvere un conflitto interno spostandolo fuori di
sè, inducendo una risposta da parte dell’oggetto, ossia attraverso un’esternalizzazione.
A) L’ACTING OUT
L’acting out (passaggio all’atto, o agire) è un’espressione, nata all’interno della psicoanalisi quando il
paziente agisce impulsivamente in genere per evitare di diventare consapevole di qualcosa che non
tollererebbe. L’azione sostituisce il pensiero perchè temuto e ritenuto troppo doloroso. Il fine dell’agire è
quello di cercare di ripristinare una condizione più rassicurante, dove la reazione dell’oggetto (di un’altra
persona) alla propria azione è funzionale a questo scopo. Questa è una modalità difensiva presente nella
personalità con uno scarso controllo degli impulsi. Agire aiuta a ripristinare uno stato di benessere e
sicurezza, allontanando i sentimenti ritenuti minacciosi per la propria integrità personale, ma non aiuta a
pensare. Questi pazienti compiono delle azioni involontarie sgradevoli, perchè incontrollate, come dei tic
complessi, che coinvolgono sia il corpo, sia le emissioni vocali, emettendo delle vocalizzazioni gutturali. Essi
devono convivere con un grande senso di imbarazzo proprio perchè spesso non riescono a controllare le loro
emissioni vocali o i movimenti incontrollati, con il rischio di essere ridicolizzati. Spesso l’acting out si
esprime attraverso il bisogno di manipolare gli altri, non curandosi del dolore provocato. Questo modo di
difendersi, agendo, presenta ampi spazi di sovrapposizione con la difesa primitiva del controllo onnipotente,
ed è caratteristica delle persone con personalità antisociale, dove la propria omeostasi affettiva viene
mantenuta a spese di quella degli altri: per dimostrare a se stesse quanto possono tenere sotto controllo gli
altri, que ste persone vivono generando insicurezza negli altri.
B) L’AGGRESSIONE PASSIVA
Questo meccanismo di difesa è presente quando esistono dei sentimenti di rancore, di rabbia e di frustrazione
nei confronti di una persona da cui si è dipendenti, e verso la quale si nutrono sentimenti di amore, di cui però
non si riconosce la natura ambivalente. Nell’aggressione passiva deve essere salvaguardata l’armonia con la
persona per cui si è provato o si prova rabbia ed è caratterizzata dal modo indiretto con il quale vengono
espressi l’ostilità e i sentimenti di rancore nei confronti dell’altro. Questa è una di quelle difese che proprio
per la sua natura interpersonale ci richiama al concetto di induzione di ruolo introdotto e spiegato dai
Sandler: cioè anche la persona che è bersaglio dei sentimenti di rabbia passiva e che è coinvolta nella
relazione, detiene una certa comprensione inconscia di cosa sta veramente accadendo nella relazione, ma per
motivi, spesso di cui non è consapevole, li accetta. La persona che invece fa uso dell’aggressione passiva ha
imparato che a ogni sua dimostrazione spontanea di rabbia segue una punizione, una frustrazione o, quanto di
più temuto, un definitivo allontanamento della persona amata, ma anche che questa perdita si realizza solo se
esprime i suoi bisogni o sentimenti direttamente a qualcuno che ha potere o autorità su di lui. L’aggressività
passiva permette di demandare la responsabilità ad altri, a fronte di cambiamenti, e di dover affrontare dei
momenti dolorosi di cambiamento. Vi è questa dissimulata resistenza dove l’insoddisfazione, l’irritazione, e
la rabbia viene tutta attribuita all’altro. Il vantaggio primario dell’aggressività passiva è dato dall’evitamento
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della temuta ritorsione rispetto al proprio spontaneo sentimento di rabbia.
C) IPOCONDRIASI (LAMENTARSI MA RIFIUTARE L’AIUTO OFFERTO)
Chi non ha mai temuto di essere gravemente malato, o affetto da una malattia incurabile alle prime avvisaglie
di un banale malessere? Tra i motivi più noti vi sono quello dello spostamento di un’ansia che nasce da un
conflitto interno che viene trasferito sul corpo. L’ipocondriasi diventa disadattiva quando agisce in modo
pervasivo e non consiste solo nel lamentarsi, quanto nel rigettare sistematicamente l’aiuto offerto. Questa
difesa rappresenta nella maggior parte dei casi un tentativo di manipolazione dell’oggetto, e tende a
mantenere sempre vicina la persona per cui si nutrono dei sentimenti ambivalenti, ma punendola, facendola
sentire incapace di ottemperare ai bisogni del soggetto.
D) LA SESSUALIZZAZIONE (ISTINTUALIZZAZIONE)
La sessualizzazione, ovvero il cercare di conquistare gli altri con atteggiamenti francamente sessualizzati ha
il suo scopo nel controllo dell’altro e, attraverso questo, il controllo delle proprie paure di abbandono o di
perdita della propria sicurezza. In realtà la sessualizzazione di questo tipo, quelle che alcuni chiamano la
sindrome di Don Giovanni nell’uomo, o la ninfomania nella donna, nascondono spesso un profondo senso di
inadeguatezza, una scarsa autostima. In questo senso, i don giovanni e le ninfomani sono terrorizzati
dall’intimità, dal contatto personale autentico e dall’amore, e risolvono il loro conflitto mediante una
soluzione di compromesso, dove l’adeguamento alle aspettative altrui, e l’utilizzo del proprio corpo,
rappresentano un qualcosa che è sempre meglio del nulla dell’abbandono.
V – LE DIFESE MINORI (!)
Le difese minori vanno considerate come doti, o risorse mentali, di un individuo. La presenza di queste difese
in un individuo indica l’esistenza di competenze sviluppate e un grado elevato di maturità. L'uso variegato e
flessibile delle difese minori rappresenta una di quelle caratteristiche che conferiscono alla persona la
proprietà di essere un adulto consapevole, anche se sporadiche utilizzazioni regressive delle difese più
arcaiche non escludono questa maturità.
1) L’ALTRUISMO
L’altruismo va inteso come una autentica e spontanea spinta dell’individuo a gratificare se stessi attraverso
una parziale gratificazione degli altri. È possibile parlare di altruismo quando una persona esprime e ha
raggiunto i propri ideali, dopo un faticoso e sofferto sufficiente processo di separazione e individuazione e
che, grazie a questa maturazione, si esprima anche attraverso degli atti di generosità spontanea e genuina, di
amore, di gratitudine e di riconoscimento dell’importanza che hanno le persone che lo hanno aiutato a
crescere (missionario). Vi sono persone che esprimono dei comportamenti altruistici, a cui non sono sottese
delle effettive e autentiche comprensioni della natura del proprio Sè attuale. A questa accezione di altruismo
appartiene l’ideale dello pseudo-missionario, che rappresenta un'aspirazione fittizia, un falso sè difensivo,
dove la difesa portante è quella della rinuncia altruistica. Questo tipo di difesa si presenta in persone che non
hanno raggiunto un livello evolutivo sofisticato, nè un sufficiente grado di individuazione e separazione, nè
sono riusciti a conciliare le più intime esigenze del proprio sè attuale, ovvero i propri bisogni primari di
dipendenza, adattandosi per raggiungere degli ideali realistici.
2) LA NEGAZIONE
La negazione viene denominata negazione nevrotica, o minore, per distinguerla dalla negazione maggiore, o
psicotica, del diniego. Essa è a tutti gli effetti una difesa; anche la negazione è assimilabile a un processo
evolutivo e si evidenzia quando la persona capovolge una situazione emotivo-relazionale anteponendo un
“non” (o un “no”) a quanto egli sta percependo da un punto di vista affettivo. La negazione nevrotica ha un
valore protettivo quando assistiamo a un evento affettivamente traumatico: la persona dice a se stessa “oh,
no!” oppure: “non è successo!”. In genere si tratta di un processo mentale considerato tra quelli benigni per
quanto concerne l’adattamento in quanto la persona si rifiuta sì coscientemente di riconoscere certi aspetti
dolorosi della propria esperienza soggettiva, per evitare dei sentimenti di colpa, di vergogna o di umiliazione,
ma a differenza dalla negazione psicotica del diniego, l’esame di realtà rimane preservato e i vissuti negati si
limitano alla componente affettiva dell’esperienza. 19
3) LA SUBLIMAZIONE
La sublimazione, al pari della catarsi era considerata un processo mentale cui ogni individuo dovesse tendere
per raggiungere una piena maturità, e per considerarsi libero da condizionamenti mentali, o inibizioni, e in
genere da psicopatologie. Si considerava maturo un individuo che aveva sublimato un istinto sessuale e⁄o si
era da esso liberato attraverso una catarsi risolutiva. Oggi la sublimazione non viene più vista come il
traguardo della terapia analitica; essa può rappresentare anche un processo maturativo.
4) L’AFFILIAZIONE
Nella affiliazione, l’individuo affronta conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni, rivolgendosi
agli altri per avere aiuto o supporto. Questa difesa rappresenta una caratteristica adattiva propria della nostra
specie in quanto animali sociali, cioè la capacità di affidarsi, di avere fiducia, di scegliere le persone che
possono sostituire i nostri oggetti primari di accudimento, i genitori, e di continuare a crescere anche dopo
che è avvenuta la separazione da loro, trovando nuove fonti di nutrimento e di identificazione in persone che
stimiamo. L’affiliazione è quel processo mentale che ci permette di mantenerci vicini a nuove fonti di
rifornimenti narcisistici, di crescita personale, di sviluppo maturativo e di adattamento. L'affiliazione è un
processo che si basa sullo sviluppo della relazione basata sulla fiducia e della capacità di affidarsi e si
inserisce nell’accettazione della propria dipendenza dagli oggetti e nello accrescimento della capacità di
amare. Questa difesa per essere considerata effettivamente “minore” deve essere esprimersi all’interno di un
intervallo flessibile: fidarsi troppo poco fa perdere le opportunità della vita di relazione; al contrario, fidarsi
troppo comporta il rischio di costruire e intrattenersi in relazioni poco redditizie con persone che possono
approfittare della nostra ingenuità. L’affiliazione è da mettere in contrapposizione con la fascinazione, diffusa
in ogni ambiente professionale. La fascinazione consiste nell’utilizzo di tecniche persuasive o seduttive, che
hanno la finalità evidente di accattivarsi l’altro, dicendo alla persona quello che vuole sentirsi dire.
5) L’ANTICIPAZIONE
L’anticipazione rappresenta una attivit&agr