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L'approccio di Bion all'analisi dei gruppi

L'analista quindi si rapporta al gruppo come se questo fosse un soggetto unico e non una somma di individui, ognuno con i rispettivi problemi. Tale approccio consente a Bion di individuare alcune dinamiche gruppali, caratterizzate da stati emotivi o atmosfere collettive, che definisce "mentalità di gruppo" o anche "cultura di gruppo".

Bion chiama "assunti di base" tre configurazioni tipiche e ricorrenti della mentalità di gruppo, che vengono attivate per contrastare qualsiasi tipo di cambiamento perché percepito come pericoloso:

  • di dipendenza: predomina l'aspettativa inconscia che tutto il benessere del gruppo possa derivare solo dalla figura carismatica del leader, da cui ci si aspetta la soluzione magica di tutti i problemi. Ciò solleva i componenti del gruppo dalla responsabilità individuale.
  • di attacco-fuga: predomina la convinzione irrazionale dell'esistenza di una minaccia esterna, dalla quale il gruppo deve difendersi attaccando o allontanandosi. Questo assunto impedisce al gruppo di affrontare i propri problemi interni.
  • di unione: predomina il desiderio di evitare conflitti e mantenere l'armonia nel gruppo, anche a costo di sopprimere le differenze individuali. Questo assunto impedisce al gruppo di affrontare i conflitti e di crescere.
quale è necessario difendersi, lottando o fuggendo. • di accoppiamento: predomina la speranza "messianica" che l'unione di alcuni membri del gruppo possa generare un'idea o un avvenimento, in grado di rispondere ai bisogni di tutti i bisogni. Ciò pone i membri del gruppo in uno stato di attesa passiva. Il leader del gruppo emerge dagli "assunti di base" attivi in un dato momento: elettivamente è rappresentato dalla persona che, grazie alle proprie caratteristiche di personalità o struttura psicologica, è in grado di cogliere e di far esprimere la "cultura di gruppo" (ossia il suo clima emotivo) che risulta prevalente in quel momento. Ad esempio, un soggetto paranoide, affetto da senso di persecuzione e da propensioni aggressive, rappresenta il leader perfetto del gruppo con "assunti base" di lotta e fuga. Il terapeuta interviene interpretando lo stato emotivo (o atmosfera dominante) del gruppo (e, dunque,

non del leader). Il sistema proto-mentale come gruppalità innata presente in ogni individuo

Bion propone la nozione di sistema proto-mentale per descrivere l'aspetto transindividuale delle emozioni che caratterizza il sentire gruppale. Il proto-mentale rappresenta un'area a cavallo tra mente e corpo (visione biopsicologica della mente), sede di emozioni caotiche che non sono state ancora distinte le une dalle altre, né tantomeno organizzate in sistemi coerenti. Il carattere confusivo che caratterizza il proto-mentale (dove non vige la distinzione tra il sentire del sé e il sentire dell'altro e dunque non si è istituito il senso della propria individualità) spiega il carattere collettivo delle emozioni: queste si propagano istantaneamente tra i membri del gruppo, fuori da ogni mediazione della coscienza singola. Gli individui del gruppo in "assunto base" agiscono all'unisono, come se fossero un unico organismo, come accade

In un branco di animali o anche all'interno di fenomeni umani di massa, filogeneticamente primitivi. Ogni individuo, seppure biologicamente differenziato da ciascun altro, presenta una disposizione costitutiva (e dunque innata) ad essere una cosa sola con il gruppo. Tale predisposizione alla gruppalità che precede (in quanto innata) lo sviluppo dell'individuazione personale, emerge regressivamente all'interno di situazione di gruppo reale, come appunto il gruppo "in assunto di base". Gli "assunti di base", dando luogo a fasi dominate dall'emozione e dalla mancanza di senso critico, sono il più delle volte di ostacolo al lavoro di gruppo, quello che cioè opera per fini condivisi, attraverso una distribuzione di compiti che fa appello alla responsabilità e al pensiero individuali. La spinta che viene dal proto-mentale può allo stesso tempo costituire un potente incentivo per l'evoluzione degli stessi.

“assunti di base” verso il lavoro di gruppo specializzato, cioè verso forme di lavoro di gruppo socialmente funzionali. L’originaria disposizione gruppale riguarda anzitutto la coppia madre-bambino, entro cui si delineano i presupposti organizzativi dello sviluppo individuale.

Lo sviluppo della personalità

In Apprendere dall’esperienza (Bion, 1962), Bion presenta il suo primo modello di sviluppo della personalità, nel quale risultano evidenti le contaminazioni con i costrutti kleiniani assimilati nel decennio precedente. Tale modello assimila la crescita della personalità all’elaborazione di forme di pensiero sempre più mature. La concettualizzazione bioniana di pensiero non include solo un’accezione meramente cognitiva, in quanto si espande alla considerazione di qualsiasi “affezione interessi la mente”. Bion propone quindi un ventaglio di tipologie di pensiero, le quali variano in funzione del livello di elaborazione,

ossia di sofisticazione, complessità: tale sofisticazione emerge all'interno di una successione progressiva, che culmina con l'acquisizione del pensiero scientifico, intesa come la forma psicologicamente più evoluta del pensiero. L'esperienza da cui, secondo Bion, occorre apprendere per crescere è intesa essenzialmente come un'esperienza emotiva, dalla quale l'individuo è preso prima ancora di averla a oggetto di riflessione. Lo sviluppo del pensiero è visto quindi in stretto rapporto con la sfera emotiva. Tale prospettiva consente di superare l'alternativa tra momento affettivo e momento cognitivo come posti all'origine del pensiero e della conoscenza. Ciò è particolarmente evidente nella formazione dei primi nuclei di pensiero ideativo, segnata dal passaggio dagli "elementi beta" agli "elementi alfa". Gli elementi beta si riferiscono alle afferenze sensoriali ed emotive grezze.che restano“immodificate”, ossia non organizzate entro qualche pensiero. Tali sensazioni ed emozioni sono definite una forma di proto-pensiero radicato nella corporeità; pur mancando di un correlato ideativo, sono tuttavia orientate virtualmente orientate a prendere la forma del pensiero. La mente quindi prende ed interpreta i vissuti corporei non ancora pensati, mentre essi, di per sé, invocano un'adeguata realizzazione. Se da una parte i vissuti corporei manifestano la vitalità e l'energia dell'organismo, dall'altra è necessario dare loro un significato (una forma) affinché non erompiano in maniera distruttiva. Gli elementi alfa rappresentano le prime forme di pensiero, che scaturiscono dalla "funzione alfa", ossia dalla capacità di metabolizzare sensazioni ed emozioni grezze. Gli "elementi alfa" sono caratterizzati da varie modalità (per lo più non consapevoli) di "messacorrispondenti” (ad esempio, la vista, il suono, l'odore). Solo allora si avrà la concezione dell'oggetto. La funzione alfa svolge quindi un ruolo fondamentale nel processo di pensiero, poiché permette di dare forma e ordine alle esperienze sensoriali ed emotive. È responsabile della generazione di pensieri e contribuisce alla crescita psicologica. Durante lo sviluppo, si passa dalla preconcezione, che è un'aspettativa o uno schema che prefigura l'oggetto desiderato, alla concezione, che avviene quando la preconcezione incontra le corrispondenti impressioni sensoriali. Solo allora l'oggetto viene veramente pensato. La funzione alfa, quindi, gioca un ruolo chiave nel processo di pensiero e nel modo in cui percepiamo e comprendiamo il mondo che ci circonda.

adeguate” (ad esempio, il capezzolo); da tale incontro deriva finalmente il pensiero, nella forma di CONCEZIONE dell’oggetto soddisfacitorio. Nonostante la preconcezione sia concepita come filogeneticamente trasmessa, la sua concettualizzazione si discosta dall’innatismo (in taluni casi, ingenuo) di alcune concezioni kleiniane dell’oggetto interno (come la conoscenza innata del pene, della vagina, ecc.).

Il pensiero in assenza dell’oggetto caratterizza il pensiero che si forma in assenza dell’oggetto soddisfacitorio: consiste quindi nella rappresentazione dell’oggetto assente. In questi casi, la capacità del bambino di tollerare la frustrazione ha un ruolo fondamentale ai fini del buon funzionamento della “funzione alfa”. Nelle condizioni ottimali, il bambino si forma un’immagine dell’oggetto gratificante, con l’obiettivo di “bonificare” gli “elementi beta” (ad esempio le sensazioni dolorose).

Della fame). In questi casi, l'oggetto gratificante non viene allucinato, bensì sentito come effettivamente assente. Ciò consente la formazione di un pensiero desiderante. Quando invece la capacità di tollerare la frustrazione è assente, nel bambino si genera la falsa presenza di un oggetto irreale cattivo e persecutorio (LA NON-COSA). Questo oggetto deriva dall'aggregazione degli "elementi beta" (ossia di sentimenti di paura e persecuzione nei quali si è trasformata la sensazione di fame), i quali, non trovando elaborazione da parte della "funzione alfa", devono essere semplicemente eliminati. Nonostante si senta la chiara influenza dei temi kleiniani, Bion introduce la possibilità formare un corretto pensiero in assenza dell'oggetto, già prima che ne sia stata provata la perdita (posizione depressiva della Klein): quando assente, l'oggetto gratificante non viene quindi necessariamente allucinato.

funzione alfa. La madre diventa quindi un oggetto primario di rassicurazione e protezione per il bambino. Attraverso questa relazione madre-bambino, si sviluppa la capacità del bambino di tollerare la frustrazione e di gestire le emozioni negative. La madre, interpretando correttamente le emozioni del bambino, gli permette di sentirsi compreso e supportato, aiutandolo a superare i momenti di terrore e di sofferenza. Questa relazione madre-bambino favorisce anche lo sviluppo delle strutture e delle funzioni mentali del bambino. Grazie all'accudimento e alla lettura intuitiva dello stato emotivo del bambino, la madre contribuisce alla formazione di una base sicura da cui il bambino può esplorare il mondo e sviluppare la propria identità. In conclusione, la madre svolge un ruolo fondamentale nella formazione della funzione alfa nel bambino. Attraverso la sua capacità di contenimento e di interpretazione delle emozioni del bambino, la madre favorisce lo sviluppo di una base sicura da cui il bambino può crescere e svilupparsi in modo sano e equilibrato."funzione alfa". La funzione materna di metabolizzare (digerire) gli "elementi beta" del bambino è resa possibile dalla reverie materna, ossia dalla capacità della madre di
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Publisher
A.A. 2020-2021
75 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martazappia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Trentini Cristina.