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PADRE E MADRE:
Psicopatologia dei genitori: importante fattore di rischio che può esitare
o in situazioni di maltrattamento o abuso o addirittura nel figlicidio. La
psicopatologia in sé non determina genitorialità negativa, ma va letta
in connessione con problemi relazionali, di coppia, dal supporto sociale,
ecc.
Devianza sociale dei genitori: ci si riferisce alla presenza di personalità
o antisociale, soprattutto nei termini di pervasiva inosservanza e
violazione dei diritti degli altri e delle regole sociali. Questa
predisposizione – che spesso si lega ad impulsività e comportamento
aggressivo – si può facilmente tradurre in comportamento abusante o
maltrattante.
Abuso di sostanze dei genitori: esercita conseguenze dirette in fase
o prenatale (trasferimento della dipendenza mediante placenta,
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alterazioni nello sviluppo fetale, etc…) e post natale; ma soprattutto vi
sono conseguenze indirette sulle capacità di parenting dei genitori. A
ciò si sommano gli effetti della personalità dei genitori dipendenti,
spesso egocentrici, narcisisti e in difficoltà nel capire i bisogni dei figli.
Debole o nulla capacità di assunzione di responsabilità: implica una
o parziale o totale incapacità, da parte del genitore potenzialmente
maltrattante o trascurante, di riconoscere di aver provocato con il
proprio comportamento un danno al figlio. Il fenomeno varia tra
l’aperta negazione dei fatti ad un estremo, alla negazione della
responsabilità dell’atto (attribuendo ad altri – spesso il comportamento
del figlio – la causa prima), infine alla negazione dell’impatto sulla
vittima.
Sindrome da risarcimento: insieme di emozioni, cognizioni e sentimenti
o che portano l’individuo a ritenersi vittima di pregresse ingiustizie, e che
tali ingiustizie debbano essere sanate da qualcuno.
Distorsione delle capacità empatiche nei genitori: consiste nella
o incapacità o nella scarsa capacità di condividere gli stati emotivi altrui,
ed è connessa al tipo di esperienza effettiva sperimentata nel tempo
dai genitori. Tale deficit ostacola la capacità di prestare aiuto e
sostegno quando necessario
Impulsività: : è considerato un costrutto-chiave nello studio delle
o determinanti del comportamento violento, in particolare come fattore
predisponente gli scoppi di aggressività. Consiste nella impossibilità di
resistere a un impulso, e il soggetto sperimenta una tensione crescente
fino a quando non mette in atto il comportamento impulsivo, al quale
spesso segue senso di colpa e/o rimorso.
Scarsa tolleranza alle frustrazioni: implica una mancata gratificazione
o di un desiderio oppure l’impedimento alla soddisfazione di un bisogno.
La capacità di tollerare le frustrazioni è una importante acquisizione
evolutiva, e la sua assenza determina importanti effetti negativi nella
vita di tutti i giorni. La mancata gratificazione può esitare in
aggressione vera e propria.
Ansia da separazione: presenza di forti sentimenti di dipendenza dagli
o altri, che configurano il genitore come debole, insicuro, incapace di
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prendere decisioni, sensibile alle critiche e con scarsa autostima.
Muovendo da loro esperienze infantili, possono reagire in modo
rabbioso alle richieste di indipendenza dei figli.
GENITORI E RELAZIONI DI COPPIA
Gravidanza e maternità non desiderate: importante fattore di
o amplificazione del rischio, che spesso si intreccia con dinamiche
relazionali e sociali che rendono la gravidanza inaspettata e poco
gestibile. Tale condizione comprende sia le gravidanze esito di relazioni
sessuali e/o sentimentali occasionali, sia quelle situazioni in cui la
donna teme di perdere la propria posizione professionale a causa della
gravidanza, sia quelle in cui la donna non sente di possedere le risorse
personali e materiali necessarie.
FAMIGLIE DI ORIGINE/RETE SOCIALE
Difficili relazioni con la famiglia d’origine: importante valutare se tali
o relazioni siano dovute a distorsioni originate nel passato remoto (es.
legame di attaccamento, relazioni precoci distorte) o se dipenda da
accadimenti più recenti che hanno modificato l’equilibrio relazionale. In
questo secondo caso occorre stimare se vi siano spazi di mediazione e
di riparazione. Importante in questo contesto valutare se i genitori
utilizzando
tentino di recuperare una relazione con le famiglie di origine
involontariamente i figli come tramite strumentale.
GENITORI E RELAZIONE DI COPPIA:
Conflitti di coppia con l’estremo della violenza domestica: si tratta di
o uno dei fattori più strettamente correlati con il fallimento delle
competenze genitoriali. Il conflitto può essere sia silente e non espresso
(disprezzo, disistima, isolamento), sia apertamente violento. Vale la
pena valutare se il conflitto sia un evento relativamente infrequente nel
tempo, e se sia un elemento riscontrabile in gran parte della «storia»
della coppia o se sia un evento sporadico. E’ importante anche tener
conto del contenuto del conflitto, e se tale conflitto sottenda a
dinamiche di potere e sopraffazione di un partner sull’altro.
FIGLI:
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Malattie fisiche alla nascita: importante fattore di rischio per il
o maltrattamento, a causa anche delle implicite assunzioni valoriali della
società, che vede gli individui con difficoltà come meno «preziosi»
rispetto agli altri, e quindi portatori in minor misura di diritti di cura e
protezione. A questo si aggiungono livelli di stress obiettivamente
superiori cui i genitori devono far fronte.
Temperamento difficile del bambino: importante fattore di stress, a
o causa di irregolarità nelle funzioni biologiche, prevalenza di ritiro,
lentezza nell’adattarsi ai cambiamenti, umore negativo e risposte di
intensità elevata.
È possibile suddividere in categorie anche i fattori prossimali protettivi, e
questi sono:
GENITORI E RELAZIONE DI COPPIA:
Sentimenti di inadeguatezza per la dipendenza dai servizi: indica la
o propensione dell’utente a riconoscere la propria dipendenza dal
sostegno dei Servizi, e a mostrare insieme gratitudine e insieme
desiderio di affrancarsi da tale aiuto. Implica la capacità di
identificare le strategie più realistiche per modificare la situazione. Si
osserva nella relazione genitore-operatore; comprende la capacità di
analizzare i dati di realtà che hanno portato alla situazione di
dipendenza; comprende la capacità di analizzare i dati di realtà che
hanno portato alla situazione di dipendenza; si interseca con la
capacità di mettere in atto adeguate strategie di coping; si associa
ad un atteggiamento attivo e anche ottimistico nei confronti del
futuro; implica la capacità di prevedere che lo spazio temporale nel
quale vi è la necessità di dipendenza sia limitato;
PADRE/MADRE:
Rielaborazione del rifiuto e della violenza subiti in infanzia da parte
o dei genitori: capacità individuale evoluta di riflettere sulla propria
storia, riconoscendone non solo gli ostacoli oggettivi ma soprattutto
le sofferenze determinate da relazioni insoddisfacenti e a volte
abusanti con le proprie figure parentali. Comporta la capacità di
guardare al passato in modo ampio e oggettivo, riconoscendo sé
stessi come vittime. Comporta anche il riconoscimento che i propri
genitori sono stati a loro volta attraversati da difficoltà e disagi dai
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quali non sono stati in grado di proteggere i figli. Si situa su un
continuum che vede a un polo positivo la vera e propria
rielaborazione (anche da parte di un solo genitore, che agisce da
«specchio» per l’altro), e a un polo negativo la completa assenza di
consapevolezza circa l’impatto di tali esperienze pregresse.
Capacità empatiche: capacità di comprendere gli stati d’animo e dei
o bisogni degli altri. Non si tratta di compiacenza o evitamento del
dissenso, ma di capacità di entrare in sintonia emotiva stanti le
differenze nel punto di vista e nelle condizioni esistenziali. Si
manifesta verbalmente con la comunicazione volta a chiedere,
approfondire, voler conoscere l’esperienza dell’altro. Si manifesta
non verbalmente con azioni e attenzioni indirizzate a consolare e
aiutare chi è in difficoltà. Un modo per osservare la presenza o meno
di capacità empatiche è quello di osservare la relazione genitore-
figlio: sono percepiti e rispettati i bisogni del minore? La carenza di
empatia è a volte manifestata sottilmente attraverso atteggiamenti
di adultizzazione indotti nei figli.
Capacità di assunzione delle responsabilità: comporta lo
o smantellamento delle negazioni e l’acquisizione di consapevolezza
di aver cagionato un danno o un disagio negli altri. E’ indicativa di
un significativo spostamento del «locus of control» da esterno a
interno. La negazione delle responsabilità – in fase iniziale – non è
necessariamente indicativa di una reale incapacità di locus of control
interno. Può essere motivata da vergogna, desiderio di nascondere
l’accaduto, propensione abituale ad attribuire la responsabilità
all’altro, ecc. Nel lavoro con le famiglie, è compito degli operatori
evidenziare il valore estremamente positivo dal punto di vista
prognostico dell’assunzione delle responsabilità.
Desiderio di migliorarsi: atteggiamento mentale e fattuale
o caratterizzato dal desiderio di confrontarsi con gli altri, conoscere ed
esplorare, al fine di aumentare le proprie competenze e conoscenze
e quelle dei familiari. L’importanza del fattore è connessa alla sua
dimensione progettuale, che sostiene una spinta al miglioramento
intesa anche in chiave generazionale. Associata al fattore vi è
spesso una propensione a sentirsi parte di un nucleo con obiettivi
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comuni. Spesso è compresente a un desiderio di superare passati
rancori e incomprensioni. Appare opposta alla «sindrome da
risarcimento».
Autonomia personale: consapevolezza che la propria identità è
o strettamente interconnessa con le relazioni interpersonali stabilite
nel corso della vita. Si esplicita nella capacità di chiedere aiuto se
necessario, senza per questo sentirsi diminuiti a livello personale o
sentirsi svalutati o dipendenti dagli altri. Strettamente connessa con
l’autostima. Si contrappone alla insofferenza verso i vincoli e i
legami connaturati alle relazioni interpersonali. Sul piano genitoriale,
comporta il desiderio di trasmettere ai figli valori e modelli propri,
nati dal confronto creativo con il/l