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Fasi dello sviluppo e fiducia
FONDAMENTALI 0-1 Fiducia Madre Ricevere Fiducia basata sull'esperienza e sulla prevedibilità del mondo. Fiducia di poter influenzare gli eventi.
Infanzia Dare 2-3 Autonomia Genitori Trattenere Deambulazione, verbalizzazione, controllo sfinteri. Nasce il senso di autonomia. Se frustrato o deriso nasce la vergogna e il dubbio.
Fanciullezza Dubbio-vergogna Famiglia Lasciare vergogna e il dubbio.
4-5 Iniziativa Famiglia Fare (eseguire) Comincia la conquista del mondo: a volte con irruenza. Se questa iniziativa viene bloccata il bambino potrebbe provare sensi di colpa.
Fase del gioco Senso di colpa Asilo Fare come (gioco) coetanei.
6-12 Industriosità Compagni di classe Fare delle cose insieme. Inizio della scolarità, necessità di ottenere l'approvazione da parte di estranei. Inizia ad imparare a leggere, a scrivere. Inizia la competitività. Se queste iniziative vengono bloccate nasce in lui il senso di inferiorità.
inferiorità. Essere se stessi Adolescenza: maturazione sessuale e problema13-18 Identità Gruppo di coetanei e dell'identità sessuale. Senso dell'imitazione. Ricerca persone esterne allaAdolescenza Confusione di ruoli della propria identità attraverso l'identificazione confamiglia personaggi famosi. Può nascere una confusione di ruoli.19-25 Intimità Partners Trovare se stessi in Raggiunta l'identità, il giovane desidera confrontarla conaltre persone. Inizia il desiderio di intimità affettiva. SeGiovane Isolamento Amicizie un'altra persona l'identità non è stata raggiunta, invece dell'intimità siadulto sviluppa la tendenza all'isolamento.26-40 Generatività Lavoro Solidarietà È l'età matura l'individuo ormai adulto sente la necessitàdi generare, di creare, sia nel lavoro e sia nella famiglia.Età adulta Stagnazione
Formazione di Far essere L'individuo che non riesce si sente vuoto e svuotato. La famiglia vita diventa una lunga attesa della vecchiaia e della morte. <40 Integrità dell'Io L'umanità e la specie Essere ancora Ormai gran parte della vita è trascorsa. L'uomo è quello che è stato o quello che ha fatto. Altrimenti c'è la Età matura Disperazione Essere stato disperazione ed il rimpianto. 255. A. MASLOW E' considerato il pioniere ed uno dei più rappresentativi teorici della psicologia umanistica. Contro l'atteggiamento deterministico e riduzionistico delle teorie psicoanalitiche e comportamentali, la teoria umanistica considera lo sviluppo umano condizionato sì, da alcuni bisogni fondamentali, ma prevalentemente indirizzato verso la propria autorealizzazione. A. Maslow studia ed osserva lungamente i meccanismi psicologici non di persone malate, bensì di persone sane eIn questo modo egli si oppone al pessimismo freudiano: "la natura umana non è affatto cattiva come si suppone che sia... è come se Freud ci avesse descritto la metà malata della psicologia e a noi ora spetta il compito di completarla con la metà sana".
Egli si oppone ai teorici del comportamentismo che credono di poter risalire ai comportamenti umani dallo studio degli animali di laboratorio. Egli ritiene che l'essere umano è una specie qualitativamente diversa dagli altri esseri viventi.
Su questa base egli propone una sorta di piramide delle motivazioni: alla base i bisogni primari, all'apice l'autorealizzazione.
Autorealizzazione.
Stima (successo, reputazione).
Amore e appartenenza (approvazione - accettazione).
Bisogno di successo (protezione - stabilità).
Bisogni fisiologici (cibo - caldo ecc.).
Se i bisogni fisiologici non vengono soddisfatti il soggetto dovrà dedicare tempo ed energia per esaudirli.
restringendo così la suaricerca verso valori più elevati come l'amore, la stima,l'autorealizzazione.I bisogni vanno dal fisiologico allo psicologico: è importante cheogni gradino sia completamente superato e risolto per poteraccedere a quello successivo. Una gratificazione insufficiente odistorta, blocca il normale sviluppo della personalità ed ilraggiungimento dei livelli più alti.L'ipotesi di Maslow sembra eccessivamente utopica e nonfacilmente realizzabile. C'è alla base una mentalità sicuramentemolto più ottimistica di quella europea, quale poteva esserequella americana. Ma egli era anche una persona realizzata ecreativa. Il che forse serve a dimostrare non solo quanto sianoimportanti i fattori culturali, ma anche quelli personali, neldeterminare i modelli di sviluppo psichico.Questo relativismo spinge a cercare di capire se è possibiletrovare un modello di sviluppo psichico, il piùvicino possibile ad una realtà umana che pur accettando le diversità culturali possa delineare i tratti comuni di un normale sviluppo psichico. Gli Autori che esamineremo successivamente si sono occupati di evidenziare le modalità di sviluppo secondo la teoria dell'attaccamento visto come modello universale e non culturalmente determinato. 6. J. BOWLBY - M. AINSWORTH J. Bowlby è un psicoanalista che resosi conto, come molti altri ricercatori, della impossibilità di poter dimostrare le ipotesi freudiane e kleiniane ritiene di dover ricercare un modello dello sviluppo psichico, metodologicamente fondato. Pertanto egli rivolge la sua attenzione ad una nascente disciplina: l'etologia che studia il comportamento degli animali. Autori come K. Lorenz, E. Hess e von Frish avevano dimostrato che negli animali esistono specifiche sequenze di comportamento presenti in tutti gli individui della specie, e che sono schemi innati e non appresi. Nulla di rilevante.Ma la novità della ricerca è che questi schemi istintivi innati per attivarsi, hanno bisogno di uno stimolo esterno specifico che deve intervenire al momento giusto. Quindi l'istinto non è un puro dato energetico che cerca un oggetto qualsiasi per scaricarsi (che è la base della teoria freudiana sugli istinti), ma ha bisogno di una informazione giusta ed al momento giusto. Queste sequenze istintive riguardano la ricerca del cibo, l'accoppiamento, l'attaccamento e la difesa del territorio.
Uno dei fenomeni più interessanti, messo in evidenza soprattutto da K. Lorenz è l'imprinting. Se un piccolo di anatra nelle prime 16 ore di vita, anziché trovare la madre naturale, si trova a contatto con una persona (o un altro animale) si legherà a questa e con questa, attiverà la specifica sequenza di schemi istintivi anche se l'oggetto a cui si lega può essere lo sperimentatore stesso.
Da questi studi Bowlby
Prende lo spunto per studiare le modalità dell'attaccamento del bambino nei confronti dell'adulto. La teoria di Bowlby si fonda su due assunti di base.
6.1. Alla nascita il bambino è dotato di un insieme di segnali e di risposte che obbediscono a schemi innati e che costituiscono il comportamento di attaccamento. Il bambino segnala la necessità di aiuto o di contatto tattile, attraverso il pianto, l'irrequietezza, o il sorriso che inducono una risposta da parte dell'adulto. Il bambino ha bisogno di mantenere uno stretto contatto tattile, visivo ed emotivo con l'adulto. Qualsiasi situazione che metta a rischio questo bisogno, scatena una serie di richiami secondo schemi innati. Schemi innati quindi che si attivano automaticamente nel momento in cui il bambino avverte una situazione che minaccia il bisogno di legame.
6.2. Affinché questi schemi istintivi vengano attivati e si sviluppino, è necessario che ci sia una risposta da parte degli adulti.
Se non c'è risposta adeguata, lo schema di attaccamento siatrofizza o si devia, con grave danno per lo sviluppo psicologicosuccessivo.
Questi due punti essenziali comportano una nuova concezione diistinto e della correlazione fra innato ed acquisito, ossia delrapporto tra fattori endogeni ed esogeni. Risulta chiaramentel'interdipendenza tra schemi istintivi innati e risposteambientali che non solo attivano, ma rendono possibile losvolgersi delle sequenze innate. Questo problema è oggetto di29studio da parte di numerosi altri AA., anche con metodichediverse.
Ricordiamo tra questi M. Ainsworth che descrive l'attaccamentocome "... un vincolo o legame affettivo che l'individuo stabiliscetra sè ed un altro individuo particolare".
Secondo l'Autrice esistono diversi livelli di attaccamento.
6.3 Sviluppo dell'attaccamento
6.3.1 Pre-attaccamento.
Nei primi tre mesi di vita il bambino dirige i comportamenti diattaccamento in maniera
indifferenziata: questi sono rivolti a promuovere l'avvicinamento ed il sostegno da parte dell'adulto, chiunque esso sia.
6.3.2. Attaccamento iniziale. Intorno ai 4 mesi, il bambino comincia a inviare segnali in maniera sempre più discriminata diretti alla persona che si prende cura di lui.
6.3.3. Attaccamento maturo. A 6 mesi circa il bambino fa oggetto dei suoi segnali di aiuto una sola persona poiché è in grado di distinguere nettamente il volto dell'A.S. da quello di qualsiasi altro. Il bambino non solo richiama l'attenzione, ma vuole anche la presenza e la vicinanza 30 dell'adulto perché questi diventi per lui una "base sicura", per esplorare il mondo circostante. In questo periodo a volte compare l'ansia di poter perdere l'oggetto unico, ansia che si manifesta con il sintomo "paura degli estranei".
6.3.4. Attaccamento a molte persone. Il periodo precedente termina intorno ai 9-10 mesi, quando il bambino
tenderà sempre più a legarsi anche ad altre persone, soprattutto coetanei. Intorno ai 4-5 anni il bambino comincia a diventare sempre più autonomo. È evidente che questa autonomia è legata non solo ad una maggiore sicurezza, ma soprattutto all'acquisizione di capacità specifiche, come il linguaggio, la deambulazione, la logica che rendono il mondo da esplorare sempre più ampio. Anche se in situazioni di emergenza possono ricomparire modalità di attaccamento primitive. Dopo i 12 anni il bambino normale dovrebbe aver raggiunto una sufficiente autonomia. Se i comportamenti di attaccamento persistono, si deve parlare di una situazione di dipendenza, ovvero di un mancato o parziale sviluppo normale: l'Ainsiworth a questo proposito.