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RESPONSIVITÀ
Responsività e attaccamento: qual è la storia interazionale o comunque il comportamento
genitoriale che predice la qualità dell’attaccamento? Sicuramente uno dei fattori principali è la
responsività (sensitive responsivness) definizione di Ainsworth: è di tipo comportamentale,
il genitore è responsivo quando risponde in modo adeguato e contingente ai bisogni del
bambino ed è capace di leggere questi bisogni (è quindi una capacità anche emozionale del
genitore) “il caregiver responsivo risponde socialmente ai tentativi del bambino di iniziare
una interazione sociale, e giocosamente ai suoi tentativi di iniziare una interazione giocosa: lo
prende in braccio quando lui sembra desiderarlo, e lo rimette giù quando vuole esplorare.
Quando il bambino è a disagio, il genitore sa quali siano i suoi bisogni e lo conforta (oltre
all’aspetto comportamentale, già la Ainsworth introduce l’aspetto della regolazione emotiva).
Dall’altra parte, una madre che risponde inappropriatamente prova a socializzare con il
bambino quando lui è arrabbiato, gioca con lui quando è stanco e lo nutre quando lui sta
provando a iniziare una interazione sociale”. Ricerche più recenti hanno incluso anche il
pattern disorganizzato (studiato principalmente da Lyons-Ruth) Lyons Ruth individua due
comportamenti materni predittivi del disorganizzato: madre che non rispecchia le emozioni del
bambino, non risponde, non verbalizza (ritirata/ignorante) / mamma molto arrabbiata,
ostile/spaventante. Una ricerca ancora più raffinata è quella di Beebe, che usa un livello non
macro analitico, ma osserva dimensioni della comunicazione tra madre-bambino molto
specifiche (che farebbero parte del costrutto di responsività):
- contingenza/coordinazione interattiva reciproca a livello di contatto fisico,
vocalizzazioni, orientamento visivo
- Rispecchiamento emotivo reciproco
- Modulazione emozioni da parte della mamma
- Stabilità della risposta materna / stabilità della risposta infantile
- Bambino “riconosciuto” dalla madre, emozioni modulate e validate
Analizzando a livello micro analitico le interazioni madre-bambino a 4 mesi, Beebe ha
evidenziato come già a 4 mesi. si costituiscono modelli di interazione ricorrenti e caratteristici,
che sono poi predittivi dell’attaccamento a 12 mesi.
In questa ricerca quindi Beebe si chiede quali siano i predittori dell’attaccamento lei si è
concentrata soprattutto sull’attaccamento sicuro e disorganizzato. Nell’attaccamento sicuro
(Ibambini che a 12 mesi hanno attaccamento sicuro) a 4 mesi vi è una buona contingenza tra
madre e bambino (cioè se il bambino vocalizza, lo fa anche la madre, se il bambino sorride,
sorride anche la madre ecc), inoltre vi è un buon rispecchiamento emotivo (mamma rispecchia
emozioni del bambino), inoltre se il bambino piange la mamma è in grado di regolare le sue
emozioni, inoltre in 10 minuti di interazione la mamma che utilizza questi comportamenti non
lo fa in modo intermittente, ma lo fa per tutti i 10 minuti (quindi il bambino comincia a
costruirsi aspettative su come si comporterà la madre), quindi la madre è stabile nel suo
comportamento e anche il bambino mantiene coerenza nelle sue risposte. La Beebe dice anche
che se il bambino ha un attaccamento sicuro a 4 mesi, riesce meglio a comunicare i suoi stati
emotivi con la madre, e quindi sviluppa anche una maggiore self-confidence con la madre.
Cosa succede nell’attaccamento disorganizzato? Nelle situazioni valutate poi come
disorganizzate erano presenti a 4 mesi dei mismatch, cioè madre e bambino esprimono affetti
discrepanti (esempio: bimbo piange e madre sorride); allo stesso tempo il bambino tendeva ad
essere molto discrepante nell’espressione delle sue emozioni (il bambino sorride e
contemporaneamente vocalizza in modo negativo). Da parte sua la mamma è molto intrusiva
(si avvicina molto nello spazio fisico del bambino, il bambino si allontana e la mamma si
avvicina ancora di più comportamento chiamato da Beebe caccia e fuga) con questa
intrusività spaventa il bambino. L’altro aspetto individuato da Beebe è che lo sguardo della
mamma in alcuni momenti guarda il bambino e in altri no, quindi non è prevedibile da parte
del bambino. La Beebe quindi conclude che il bambino disorganizzato ha una esperienza di
non essere riconosciuto, regolato/validato emotivamente dalla madre. Poi queste difficoltà
possono evolvere in disturbi dissociativi in adolescenza o in età adulta.
Una ricerca antecedente della Beebe: va a esaminare solo la coordinazione vocale (i momenti
in cui madre e bambino sono coordinati nelle vocalizzazioni il bambino a 3/4 mesi comincia
a vocalizzare e la madre dovrebbe avere la capacità di rispondere a queste vocalizzazioni). La
Beebe ha quindi studiato bambini di 3/4 mesi, e ha visto che se la contingenza era molto
elevata e non vi era nessuna rottura nella comunicazione, i bambini a 12 mesi tendevano ad
essere insicuri/ambivalenti questo perché , a causa della eccessiva responsività, non
avevano potuto sviluppare una capacità di autoregolazione (probabilmente l’eccessiva
responsività non riguardava solo le vocalizzazioni ma anche le altre comunicazioni). Al
contrario l’attaccamento evitante era predetto da un bassissimo livello di contingenza nelle
vocalizzazioni (questo perché la bassa responsività materna portava il bambino a diventare
autosufficiente). Ciò che produce un attaccamento sicuro è quindi una media contingenza (la
madre mediamente tende ad essere responsiva) anche il modello a 3 step di Tronick va in
questa direzione (non è importante che vi sia sempre match, ma che la madre sia capace di
riparare la comunicazione dopo un mismatch).
Negli anni successivi (anni 70-90) si tende a legare l’attaccamento anche alle rappresentazioni
della madre delle sue relazioni di attaccamento e alla sua capacità di mentalizzazione, cioè
attribuire stati mentali al bambino (anche queste sono dimensioni della responsività). Le
mamme che hanno un attaccamento sicuro tendono ad essere più responsive con i bambini,
rispetto a quelle con attaccamento insicuro (valutato con AAI). Una ricerca recente mostra
com a 3-4 anni del bambino, la madre con attaccamento sicuro è più in grado di parlare con il
bambino delle proprie esperienze emotive passate con grande coinvolgimento. Invece le madri
con attaccamento evitante hanno un dialogo piatto e con pochi riferimenti alle emozioni,
mentre le madri con attaccamento ambivalente e disorganizzato avevano un dialogo riferito
maggiormente alle loro emozioni più che a quelle del bambino, è una maggiore incoerenza è
tendenza all’inversione dei ruoli (farsi consolare dal bambino).
Un altro concetto correlato alla responsività è l’emotional avaliability, cioè il grado con cui
ciascun partner esprime le proprie emozioni ed è responsivo verso le emozioni dell’altro, con
riferimento sia alle emozioni negative che positive. La disponibilità emotiva del genitore e la
sintonizzazione affettiva (quelle di cui parlava Beebe) costituiscono la base per la successiva
acquisizione da parte del bambino delle competenze di regolazione emotiva e di un pattern di
attaccamento sicuro. L’emotional avaliability è valutabile con l’EAS, che permette di valutare
sia madre che bambino, in particolare la disponibilità che la madre offre al bambino, e la
risposta e coinvolgimento emotivo che il bambino restituisce alla madre. Questo sistema di
valutazione è stato elaborato da Biringer, ed è molto utilizzato sia in ambito di ricerca sia di
intervento.
Responsività ed emozioni: come si è detto la responsività è molto collegata alla regolazione
delle emozioni (questo aspetto era già presente in Ainsworth) Vari autori dicono più o meno
la stessa cosa in questo senso, nelle loro definizioni di responsività:
- Tronick: capacità di trasformare gli affetti negativi in positivi del bambino e capacità di
riparare i mismatch
- Emde: capacità di condividere le emozioni positive del bambino
- Slade: capacità di sintonizzarsi con le emozioni positive e negative del bambino
- Sroufe: capacita di fungere da regolatore delle emozioni del bambino
- Bion e Winnicott: capacita di contenere le emozioni del bambino e di elaborarle
attraverso la reverie materna (che trasforma gli elementi beta in elementi Alfa,
digeribili dal bambino).
Tutti esprimono che nella responsività non è presente solo la dimensione
comportamentale, ma anche quella di regolazione emotiva.
Cosa funziona e cosa non funziona? Winnicott parla di una madre sufficientemente buona,
quindi non interattiva al 100%, ma abbastanza responsiva le sue caratteristiche sono:
- Rispecchiamento emozioni positive del figlio
- Scarso o nullo rispecchiamento di quelle negative
- Trasformazione delle emozioni negative del bambino in emozioni positive attraverso
interventi specifici
- Sintonizzazione con le emozioni positive del figlio, tramite diversi canali espressivi
- Espressione di emozioni prevalentemente positive
- Interazioni sintonizzate con l’attività del bambino
Le madri a rischio invece sono madri:
- Con interazioni problematiche (madri con problemi di depressione, madri adolescenti, a
rischio psicosociale)
- Scarsa espressione di emozioni in generale, e prevalenza di emozioni negative tra
quelle espresse
- Minore responsività emotiva
- Minore rispecchiamento delle emozioni del figlio, soprattutto quelle positive
- Minore sintonizzazione con le emozioni positive del figlio
- Difficoltà nel trasformare le emozioni negative del figlio
- Interazioni o iperstimolanti e intrusive o ipostimolanti e non responsiva, poco
sintonizzate con l’attività del bambino.
Patricia Crittenden ha messo a punto uno strumento per indagare gli stili interattivi tra
madre e bambino, che si chiama “care index”. Per categorizzare le configurazioni di interazioni
tra madre e bambino si utilizzano 3-5 minuti di interazione di gioco semistrutturato registrati
su videotape. Gli item sono divisi in 7 dimensioni: espressione del volto / espressione vocale /
posizione e contatto corporeo / espressione di affetto / succedersi dei turni / controllo e scelta di
attività. Grazie a questo strumento si possono individuare diversi stili materni:
- Sensibile (s): include comportamenti rappresentativi di una buona responsività
materna
- Controllante (c): include comportamenti interattivi non responsivi e direttivi,
caratterizzati anche da ostilità pi&ug