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P.

4. La struttura P che indica le relazioni fondamentali fra gli elementi della frase semplice, in

termini di ruoli tematici e funzioni grammaticali.

Principio di proiezione di ruolo Θ richiede che la sintassi tenga conto delle caratteristiche lessicali

dei vari elementi. 

Ruolo tematico e ruolo θ la relazione di significato tra voce lessicale (nome, verbo, aggettivo,

ecc.) e argomenti è detta ruolo tematico (ruolo semantico) o ruolo θ. Ruoli tematici: 1) Agente =

autore dell’azione 2) Paziente = cosa colpita dall’azione 3) Scopo = punto finale verso cui è rivolta

l’azione 4) Tema = la cosa mossa da un’azione 5) Esperiente = entità che sperimenta un certo stato

d’animo 6) Beneficiario = entità che trae profitto da un’azione

Uno stesso ruolo tematico può essere realizzato tramite categorie sintattiche differenti ma ciò non

è arbitrario ANZI in alcuni casi ad un determinato ruolo tematico corrisponde sempre una

realizzazione tramite una determinata categoria sintattica: la selezione C (categoriale) è

determinata da selezione S (semantica) (es. agente sempre realizzato da SN, nella passiva compl.

d’agente si realizza come SP poiché non è argomento ma circostanziale)

Principio di proiezione Esiste una corrispondenza biunivoca tra argomenti e ruoli θ. Ogni

argomento ha un ruolo θ ed uno solo, ed ogni ruolo θ è assegnato ad un argomento ed uno solo.

Garantisce che le proprietà delle entrate lessicali siano mantenute durante tutta la derivazione

della struttura (trasformazione da struttura p a struttura s. Tale principio ci permette anche di

verificare la grammaticalità di una frase poiché possiamo riscontrare la mancanza di ruoli

obbligatori per esempio.

Teoria della reggenza e del legamento

Reggenza Relazione sintattica altamente astratta che sussiste tra un elemento “reggente” ed

uno che viene retto. Principio della reggenza propria = le categorie lessicali reggono

“propriamente” mentre le categorie non lessicali no. Influenza unidirezionale dall’elemento

reggente verso l’elemento retto. 

Principi del legamento (forma di reggenza) Si chiede se determinate espressioni all’interno di

una frase possano o meno riferirsi alla stessa entità alla quale si riferiscono altre espressioni.

Riguarda il modo in cui i pronomi e altri tipi di nomi si pongano in relazione uno con l’altro. Le

classi di parole implicate sono:

1. Espressioni Referenziali: la loro referenza è necessariamente basata su qualcosa che si trova

all’esterno della proposizione, non su qualche elemento interno

2. Anafore: hanno antecedente all’interno della proposizione di cui fa parte

3. Pronomi (personali): non hanno antecedente nella proposizione. Hanno antecedente all’esterno

oppure in un’altra proposizione

Uso referenziale:

1) anafora è legata in un dominio locale

2) pronome è libero in un dominio locale

3) espressione referenziale è libera

Tale principio si integra con le specificazioni di tipo lessicale poiché i principi dipendono dalla

conoscenza di quali parole sono anafore e quali pronomi. Ancora una volta stretta relazione tra

sintassi ed elementi lessicali.

La Grammatica universale è quindi una teoria della conoscenza, non del comportamento. Non

spiega solo come accade ma anche in che modo il soggetto mette in atto quel comportamento. È il

sistema di principi, condizioni e regole che sono elementi e proprietà di tutte le lingue umane:

l’essenza del linguaggio umano. (Chomsky, 1976).

Principi invarianti: si applicano a tutte le lingue

Parametri di variazione: specifici per ogni lingua. Una lingua stabilisce o fissa i parametri secondo

una limitata disponibilità di scelta (parametro-testa).

I vincoli permettono il manifestarsi del linguaggio all’interno della “Dipendenza Della Struttura”

quindi ci sono aspetti strutturali all’interno della composizionalità della struttura.

Conoscenza del linguaggio. Si basa sulle relazioni strutturali che sussistono all’interno della frase e

non sulla sequenza degli elementi.

CHOMSKY (1987) distingue tra:

 Lingua Esterna = è indipendente dalle proprietà della mente. La Grammatica consiste in

una serie di asserzioni sulla Lingua E. La Grammatica può essere descritta in termini di

proprietà (Strutture e Paradigmi).

 Lingua Interna = è la conoscenza di una lingua da parte del parlante e della fonte di tale

conoscenza. Dimensione psicologica che ci permette di essere consapevoli della lingua.

Il Linguaggio è una proprietà interna della mente.

Competenza metalinguistica: capacità di produrre parole, a partire da vincoli imposti e riconosciuti

G.U. → non sostiene che tutte le lingue siano la stessa cosa, ma prevede variazioni che sono

permesse dal fatto che in alcune lingue sono presenti dei vincoli ed in altre no.

In sintesi: la produzione del linguaggio deve passare dalla dimensione fonema parola

(competenza linguistica interna cioè capire che parola è). Queste categorie grammaticali

permettono di individuare sia la dimensione semantica (significato) sia quella psicologica (come

interpretare il significato).

IMPARARE A PARLARE: fasi

•Il linguaggio non è un sistema autonomo e indipendente dagli altri sistemi

•Il linguaggio non è una capacità strettamente individuale

•Il linguaggio viene visto non solo come un sistema di segni convenzionali e di regole per

combinarli ma principalmente come un sistema di significati e di contenuti di conoscenza la cui

origine è da ricercarsi nella organizzazione cognitiva dell’individuo

•Il linguaggio viene collocato in una visione contestuale e l’indagine deve essere centrata sulle

componenti pragmatiche e funzionali.

Deve essere sottolineata la sua funzione comunicativa:

1. Prima di parlare il bambino è in grado di comunicare, quindi la competenza comunicativa è

strettamente legata alla competenza linguistica

2. Continuità tra comunicazione pre-linguistica (azioni, gesti) e comunicazione linguistica

Routine madre-bambino

In uno studio Harris et al. (1983) ha mostrato che la maggior parte delle madri cambiava i temi di

conversazione con i bambini in relazione all’attività svolta da questi (già ai 7 mesi del bambino e

persisteva anche ai 16 mesi). Inoltre gli autori hanno individuato delle differenze in due gruppi di

madri-bambini: nel gruppo A, le madri proponevano argomenti di conversazione attinenti

all’attività che stava svolgendo il bambino, mentre nel gruppo B non vi era attinenza. I bambini di

questo gruppo presentarono ritardi nello sviluppo linguistico. Due possibili spiegazioni:

1. Le differenze tra i discorsi delle madri nei due gruppi dipende dalle differenze nelle abilità

linguistiche dei bambini; 2. Le differenze nei discorsi materni sono esse stesse responsabili,

almeno in parte, delle successive differenze nelle abilità linguistiche.

Indicare gli oggetti cambiamento significativo per lo stabilirsi della referenza condivisa.

Tra i 12 e 18 mesi: i bambini mostrano di comprendere il gesto di indicazione e guardano nella

direzione corretta quando qualcuno sta indicando (Shaffer, 1984)

La capacità di indicare è unica dell’uomo.

La relazione tra produzione da parte del bambino del gesto di indicare e sviluppo del linguaggio è

stata evidenziata da Bates et al. (1979):

• Denominazione degli oggetti

• Indicazione dichiarativa (denominazione con funzione comunicativa)

La frequenza con cui i bambini tra i 9 e i 12 mesi usano l’indicazione con funzione comunicativa è

positivamente correlata con la dimensione del lessico verbale e gestuale prodotto nel secondo

anno di vita (Folven et al. (1984). Infatti in seguito all’indicazione del bambino l’adulto attiva delle

risposte particolari: nomina gli oggetti indicati dal bambino.

Secondo Bruner il contesto sociale familiare aiuta il bambino ad interpretare il linguaggio parlato

da chi lo accudisce.

Parlare è una capacità estremamente complessa perché il bambino deve:

• analizzare i suoni linguistici ed identificare le unità che costituiscono le parole (sintassi-

semantica) • padroneggiare i pattern articolatori per produrre fonemi della propria lingua

(fonologia) • acquisire ed ampliare il vocabolario (semantica) • padroneggiare regole morfologiche

e sintattiche per articolare le parole in frasi (sintassi) • apprendere le funzioni comunicative del

linguaggio in base al contesto ed all’interlocutore (pragmatica).

Lingue segnate

Prima del 1750 il 99,9 % dei sordi congeniti non aveva nessuna speranza di imparare a parlare e

scrivere. Solo verso la fine del settecento in Francia le lingue dei segni cominciarono ad essere

riconosciute come e vere e proprie lingue. Fu grazie all’opera di un abate (Charles Michael de

l’Èpée) determinato a salvare le anime dei sordomuti, fino ad allora private della parola di Dio, che

iniziò a insegnare le scritture e i testi sacri.

Solo nel 1817 fu istituito in America il linguaggio segnato (ASL – Americam Signed Language).

In quel periodo si sviluppò un movimento oralista che mise al bando i metodi di insegnamenti

gestuale e ciò perdurò fino verso il 1970, generando gravi conseguenze.

Il movimento oralista si rafforzò nell’ottocento, grazie all’incoraggiamento dell’utilizzo di strumenti

per l’amplificazione della voce. Questo atteggiamento perdurò fino verso gli anni ‘70. Uno studio

condotto negli USA nel 1972 e successivamente in Gran Bretagna ha rilevato che gli adolescenti

sordi raggiungevano una capacità di lettura media di un bambino di 9 anni.

A partire dagli anni ‘60 in America sorsero scuole per sordi che passavano dalla comunicazione

orale a quella visiva, creando situazioni di disagio nel momento in cui i bambini sordi sono stati

inseriti/integrati nelle scuole privandoli così di un modello adeguato di sviluppo della lingua dei

segni. Grazie soprattutto all’influenza di Stokoe, le lingue segnate sono oggi considerate come vere

lingue naturali. Nelle maggior parte dei programmi di istruzione si è passati dal sistema orale a

quello visivo.

Insegnare ai sordi il linguaggio significa, innanzitutto, cercare di sfruttare le capacità uditive

residue.

Le lingue dei segni sono comparabili a quelle parlate: nell’ASL sono stati registrati quattromila

segni (forse è una sottostima). Molti segni hanno una qualità iconica o pittorica, la grammatica è

primitiva e semplice più vicina a quella dei pidgin che a quella parlante adulto.

Le lingue segnate sono state inventate dalle comunit&agrav

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
59 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiara9B4 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Zanetti Maria Assunta.