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COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI

Verso la fine del primo anno compaiono le prime forme di comprensione dell'emozione in due grandi categorie: positive e negative. Se un bambino vede un adulto o un altro bambino piangere o soffrire manifesta un'emozione simile (il pianto è di per sé contagioso fin dalla nascita); anche le emozioni positive vengono riconosciute e spesso provocano sorriso.

Dal primo anno la comprensione delle emozioni negative negli altri (empatia) induce comportamenti consolatori. Verso i 12-15 mesi si tratta di comportamenti finalizzati a ridurre il proprio stress (ciucciare il dito), ma dai 18 mesi si presentano comportamenti consolatori veri e propri, prima attraverso gesti che sono consolatori per sé, come dare il proprio peluche preferito ad un adulto che soffre, poi sempre più appropriati alla situazione.

I progressi nella comprensione delle emozioni primarie non sono lineari: prima la felicità, poi la rabbia/tristezza,

Poi sorpresa/paura/disgusto. La capacità di differenziare espressioni facciali di emozioni negative procede per passi successivi: inizialmente tutte le emozioni negative rappresentano per il bambino la rabbia, successivamente è in grado di distinguere la rabbia dalla tristezza, poi è in grado di distinguere la tristezza dalla paura e la rabbia dal disgusto.

Nella seconda infanzia i bambini migliorano le loro capacità di comprensione delle emozioni. Aumenta infatti la comprensione del fatto che certe situazioni è probabile che determinino particolari emozioni, che le espressioni facciali indicano specifiche emozioni, che le emozioni influenzano il comportamento e che possono essere usate per influenzare le emozioni. La conoscenza delle emozioni è correlata positivamente alla competenza sociale e correlata negativamente a problemi internalizzati ed esternalizzati (come ansia e comportamenti aggressivi). A 4-5 anni i bambini mostrano un incremento nella

capacità di riflettere sulle emozioni; a 5 anni la maggior parte dei bambini riesce ad identificare le emozioni prodotte dalle diverse circostanze e a descrivere le strategie che essi possono chiamare in causa per far fronte agli eventi stressanti di tutti i giorni.

PARENTING

I genitori possono aiutare i bambini a imparare a regolare le proprie emozioni. In base a come essi parlano ai loro bambini delle emozioni il loro approccio può essere descritto o come allenamento all'emozione o come rifiuto dell'emozione. La distinzione tra i due approcci è evidente nel modo in cui i genitori si occupano delle emozioni negative dei loro bambini.

I genitori che allenano all'emozione monitorano le emozioni del loro bambini, considerando quelle negative come opportunità di insegnamento e insegnano loro ad affrontarle efficacemente. Al contrario i genitori che rifiutano l'emozione tendono a negare, ignorare o cambiare le emozioni negative. Avere dei genitori

che rifiutano le emozioni è correlato a una regolazione emotiva povera; pertanto l'allenamento alle emozioni è funzionale a imparare a gestire le proprie emozioni in modo efficace. Un problema che i genitori affrontano è che i bambini piccoli difficilmente vogliono parlare delle loro difficoltà emotive. I genitori, gli insegnanti e gli altri adulti possono aiutare i bambini parlando con loro per aiutarli a far fronte allo stress, alla tristezza, alla rabbia e al senso di colpa. Durante l'età scolare molti bambini mostrano marcati miglioramenti nella comprensione e nella gestione delle loro emozioni. Vi sono alcuni cambiamenti importanti: - Aumenta l'abilità nel comprendere le emozioni complesse come orgoglio e vergogna. - C'è la comprensione che una situazione particolare si può sperimentare più di una emozione. - Tienein maggiore considerazione gli eventi che conducono a reazioni emotive.≫ Miglioramenti nel sopprimere o nascondere reazioni emotive negative nel rispetto≫delle regole di espressione proprie della cultura di appartenenza.di strategie autonome per ridirigere sentimenti (utilizzo di pensieri≫L'uso di distrazione).maggiore capacità empatica.≫UnaSTRESS E STRATEGIE DI COPINGUn Importante aspetto della vita dei bambini è imparare come far fronte allo stress.coping​Il è l'insieme delle strategie messe in atto da una persona per fronteggiare una​situazione di stress in maniera intenzionale.valutazioni cognitive​Lazarus ha formulato l'espressione di​ per indicare leinterpretazioni che gli individui fanno degli eventi della loro vita come dannosi,minacciosi o provocatori e la loro determinazione ad affrontarli.funzionali​Le strategie di coping possono essere cioè adatte a ridurre l'entità del​d isfunzionali​problema oInefficaci o cariche di effetti secondari negative. Il coping si​riferisce sia a ciò che un individuo fa effettivamente per affrontare una situazionedifficile sia al modo in cui si adatta emotivamente a tale situazione; nel primo caso si parla di coping attivo, mentre nel secondo di coping passivo. Il coping attivo è più​ ​efficace dal punto di vista dell’adattamento quando la fonte dello stress può essere modificata o eliminata, mentre il coping passivo lo è quando la fonte di stress non è evitabile o il soggetto non ha alcuna influenza su di essa. Il processo di coping può essere suddiviso in due componenti distinte: la gestione dei problemi che consiste nel liberarsi del problema e la gestione delle emozioni che consiste nel cercare di liberarsi della sofferenza causata dal problema. 16.4 Il temperamento Il temperamento è uno stile comportamentale e un modo di rispondere caratteristico di un individuo.

Il temperamento implica differenze individuali nella velocità e nell'intensità con cui sono manifestate le emozioni e nella velocità con cui svaniscono. Il temperamento è strettamente legato alla personalità. Esso può essere pensato come la base biologica ed emotiva della personalità.

È importante studiare il comportamento secondo una prospettiva evolutiva, in questo modo è possibile studiare i fattori fondamentali allo sviluppo del temperamento. Al giorno d'oggi esistono due differenti tipi di ricerca sul temperamento: quella psicobiologica e quella contestuale al temperamento.

La prima si concentra sullo studio del comportamento attraverso la valutazione di parametri fisiologici; questa ricerca ha portato nuove conoscenze in 3 ambiti: inibizione di fronte alla novità, regolazione delle emozioni negative, modulazione dell'attenzione.

Il secondo approccio si concentra sul rapporto tra le

Caratteristiche individuali e richieste ambientali. Per studiare il temperamento non bastano le misurazioni fisiologiche ma è opportuno valutare la capacità di adattamento.

CLASSIFICAZIONE DI CHESS E THOMAS

Gli psichiatri Chess e Thomas hanno identificato tre tipi base o cluster di temperamento:

Bambino facile: ha un umore positivo, stabilisce rapidamente una routine, è regolare nell'infanzia e si adatta facilmente alle nuove esperienze.

Bambino difficile: reagisce negativamente e piange spesso, costringe il caregiver a routine quotidiane irregolari ed è lento ad accettare i cambiamenti.

Bambino lento a scaldarsi o a lenta attivazione: ha un basso livello di attività, qualche volta è negativo e mostra un umore piatto.

Nei loro studi longitudinali hanno visto che la maggior parte dei bambini studiati potevano essere classificati come facili ma che il 35% non rientrava e nessuno di questi tre modelli.

INIBIZIONE

COMPORTAMENTALE DI KAGAN

Un altro modo per classificare il temperamento si focalizza sulle differenze tra un bambino timoroso, pacato, timido e un bambino socievole, estroverso e sicuro di sé. Kagan considera la timidezza verso gli estranei come un aspetto di una categoria di caratteri chiamata "inibizioni verso l'estraneo". I bambini inibiti reagiscono a molti aspetti di non familiarità con iniziale evitamento, ansia o atteggiamento sottomesso. Uno studio recente ha classificato i bambini in tre gruppi: molto inibiti, molto disinibiti e intermedi.

CLASSIFICAZIONE DI ROTHBART E BATES

Rothbart e Bates hanno concluso che tre ampie dimensioni descritte sottorappresentano al meglio ciò che qualifica la struttura del temperamento:

  • Estroversione/disinibizione: include l'anticipazione positiva, l'impulsività, il livello di attività e la ricerca di sensazioni. (disinibiti)
  • Affettività negativa: include l'irritabilità,
ma anche alcune limitazioni. I questionari permettono di raccogliere dati in modo rapido ed efficiente, consentendo di valutare diverse dimensioni del temperamento. Tuttavia, essi si basano sulle risposte soggettive dei partecipanti e possono essere influenzati da fattori come l'umore o la situazione in cui vengono compilati. Inoltre, i questionari possono essere limitati nel fornire una valutazione accurata del temperamento, poiché non tengono conto di altri fattori come l'ambiente o l'interazione sociale. Pertanto, è importante utilizzare i questionari come uno strumento complementare ad altre metodologie di valutazione del temperamento, al fine di ottenere una visione più completa e approfondita.come il basso costo in termini economici e temporali, ma anche degli svantaggi, quali l'influenza delle caratteristiche psicologiche, cognitive ed affettive dei genitori nella valutazione del temperamento del bambino. La critica più frequentemente riportata riguarda gli effetti delle caratteristiche del genitore, quali lo stress o la depressione, sulle valutazioni del temperamento: desiderabilità sociale, selettività della memoria o altro possono distorcere la valutazione. Attualmente gli studiosi consigliano di adottare un approccio multimetodo per la valutazione delle caratteristiche temperamentali di bambini, ad esempio affiancando i resoconti dei genitori ad osservazioni naturalistiche. I principali e più usati questionari italiani usati per la valutazione del temperamento fanno riferimento al concetto di Goodness of Fit, che si basa sulla compatibilità tra le caratteristiche del bambino e l'ambiente in cui vive.
Dettagli
A.A. 2019-2020
188 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Nobody_scuola_1990 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Tomasetto Carlo.