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PROCESSI DI REGOLAZIONE E ATTIVAZIONE
Ci sono molteplici modelli teorici della prestazione:
La drive theory, che è la teoria in cui la pulsione consiste nell’attivazione fisiologica che
guida il soggetto al soddisfacimento dei bisogni generici. L’abitudine si riferisce alla
prevalenza di risposte corrette o di quelle sbagliate.
La prestazione (P) è uguale alla pulsione (D) moltiplicata per la forza dell’abitudine (H) (P= Dx
H)
Teoria della U capovolta, in cui la prestazione è favorita da un grado di attivazione
ottimale, al di sopra o al di sotto del quale la prestazione risulterebbe deteriorata. Ad un punto
di attivazione media abbiamo il pick performance o massima prestazione.
Reversal theory, secondo cui se emotivamente stiamo bene ed abbiamo attivazione ridotta
siamo rilassati; se abbiamo attivazione alta siamo in fase di eccitamento. Se emotivamente
stiamo male ed abbiamo attivazione ridotta sopraggiunge la noia, se abbiamo attivazione alta
sopraggiunge l’ansia.
Teoria della catastrofe, secondo cui l’ansia cognitiva o splitting è la variabile soggettiva
negativa che dà il livello di prestazione. Quest’ultimo può essere scarso, moderato o
catastrofico
L’attivazione si raggiunge effettuando esercizi di respirazione, seguiti da altri di stretching
per arrivare ai processi di autoregolazione. Per incrementare l’attivazione pre-gara si
usano di tecniche che comprendono parole guida per stimolare il soggetto, videocassette o
DVD sugli avversari e interviste di questi ultimi. L’attivazione risulterà così aumentata per
affrontare al meglio la gara. Per contro, la riduzione dell’attivazione si effettua attraverso
tecniche di meditazione e di imagery, che portano il soggetto a processi di autoregolazione
post-gara.
Il training autogeno è una pratica di attivazione basata sull’apprendimento di esercizi di
difficoltà crescente che determina il rilassamento globale del soggetto. Consiste nel ripetere
mentalmente frasi affermative, che determinano condizioni di calma. La meditazione consiste
nell’abbassamento della frequenza cardiaca e nel maggior apporto di ossigeno. L’imagery è
una tecnica di immagini mentali per ripetere. Il biofeedback è una tecnica di controllo del
comportamento dell’organismo tramite l’uso di apparecchi elettronici.
L’allenamento dell’attenzione comprende tecniche per migliorare la capacità di
focalizzazione, che servono per eliminare tensioni fisiche eccessive e di orientare il focus
attentivo solo su ciò che è importante per eseguire al massimo la prestazione. Gli psicologi
sportivi hanno proposto tre metodiche per l’allenamento dell’attenzione:
1) Routine pre-performance, che comprende strategie di concentrazione che consentono
di spostare l’attenzione da stimoli irrilevanti, di evitare di pensare alla prestazione e di
stabilire un adeguato livello di attenzione psico-fisica
2) Dialogo interno, con cui gli atleti parlano con se stessi per migliorare la performance
3) Ripetizione mentale, con cui si sviluppano processi attentivi che aiutano
l’apprendimento e contrastano i pensieri negativi
I gruppi
I gruppi possono essere primari (famiglia), secondari (rapporti di lavoro), sociali (amici) e
di squadra. La squadra ha una visione comune degli obiettivi e capacità di leadership. Sono
diverse le teorie per la creazione di una squadra:
1) Lineare, composta di 5 fasi: formazione, forti conflitti, risoluzione dei conflitti e
assegnazione dei ruoli, cooperazione per massima performance, raggiungimento degli
obiettivi
2) Del pendolo, in cui ci sono forti periodi di litigio e di coesione, in cui l’allenatore deve
affrontare entrambe le situazioni al meglio
Il capitano è un leader in campo, l’allenatore è un leader esterno, che riesce ad avere potere
grazie a competenze, comunicazione, quotidianità e credenze condivise. L’allenatore deve
saper osservare, organizzare ed educare e deve essere politico e tecnico; deve saper gestire i