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CIBO ED EMOZIONI

• Umore: uno stato di arousal la cui durata va dai diversi minuti a lunghi periodi, con dimensioni legate alla vitalità, tensione e piacere. L'umore non è necessariamente legato ad un particolare stimolo dell'ambiente e tende a rimanere celato.
o Buon umore: legato ad uno stato di alta attivazione/energia e bassa tensione percepita
o Cattivo umore: legato ad uno stato di bassa attivazione/energia e alta tensione percepita • Emozioni: sono risposte affettive (basate sulle emozioni), piuttosto brevi, a particolari stimoli, eventi, situazioni. Tali risposte affettive, da un punto di vista comportamentista, hanno la funzione di rinforzo. Il rinforzo è l'esito di una determinata azione la cui valenza porta a mettere o non mettere nuovamente in atto quella stessa azione in futuro. Quando le emozioni sono positive cercheremo nuovamente lo stimolo che le ha generate, quando sono negative lo eviteremo. Nella relazione fra emozioni e cibo.

entrano in gioco fattori fisiologici (fame, sazietà), psicologici (memoria, rinforzo ossia reward/punishment, aspettativa) e sociologici (status socioeconomico, natura sociale del pasto). Questi fattori sono interconnessi fra loro. Quando incontriamo uno stimolo alimentare il primo elemento che si attiva è la memoria, il ricordo di tale stimolo. Questo richiama il rinforzo dato da quello, sia esso positivo o negativo, e ciò genera un'aspettativa nei confronti di tale stimolo. Esempio:

  • "è la stessa torta che ho mangiato in montagna";

Memoria:

  • "mi ricordo che quando l'ho mangiata ero molto felice";

Rinforzo:

  • "se Aspettativa: mangio questa torta proverò la stessa felicità".

Le emozioni relative ad uno stimolo alimentare determinano il nostro comportamento attraverso la memoria di elementi connessi a quello stimolo. Uno stesso stimolo può risultare in rinforzi sia positivi

La sfera emotiva che circonda l'elemento cibo viene immagazzinata in memoria e il ricordo dell'esperienza in relazione ad un dato cibo si attiva una volta esposti a quel cibo. La memoria ed il ricordo sono molto importanti per capire il concetto di emotional eating e comfort food.

L'emotional eating consiste nel comportamento alimentare di un individuo messo in atto come risposta ad un evento carico dal punto di vista emotivo (sia negativo che positivo). Nel momento in cui l'alimento

Diviene di piacere; il risultato è che l'individuo impara che comportamento è attuato, fonte ogni volta che avrà bisogno di piacere potrà rivolgersi a quel cibo. Per uscire da una situazione negativa l'emotional eater si rivolge al cibo che ha appreso che essere sinonimo di felicità. Questo tipo di meccanismo tende ad essere inconsapevole, lo mette in atto in modo automatico. I comfort food sono gli emotional alimenti a cui eater ricorre per far fronte ad un'esigenza emotiva. Possono essere ad esempio cibi legati all'infanzia, ad un periodo particolarmente felice o ad una persona particolare e, solitamente, tendono ad essere cibi poco sani. Ogni esperienza con questi cibi rinforza il loro potere positivo (contextual learning); il cibo riceve le proprietà emozionali della stessa situazione a cui è associato (es. → torta di mele = felicità). Quando da piccolo la nonna mi preparava la torta di mele ero felice.

Anche in mancanza della situazione di riferimento, lo stimolo assume la stessa valenza della situazione originaria. L'impatto di poca ricerca è stata fatta per identificare i meccanismi fisiologici che possano giustificare alcuni cibi sulle emozioni:

  • Pasti ricchi di carboidrati migliorano l'umore provocando un aumento di serotonina a livello cerebrale (aumento di emozioni positive);
  • L'ingestione di cibi ricchi in grassi e carboidrati riduce l'attività ipotalamica smorzando la sensazione di stress (riduzione di emozioni negative).

Tuttavia, gli studi successivi hanno messo in dubbio l'impatto sul ruolo dei meccanismi neurali nel mediare l'impatto di alcuni cibi sulle risposte emozionali. Le evidenze sperimentali sull'emozioni spesso negli studi sull'argomento mancano dei cibi sono piuttosto scarse. Una vera condizione non prevede l'assunzione di.

cibo.di controllo, dato che spesso il controllo In queste condizioni però lanei gruppi potrebbe essere dovuta al fatto che uno assume cibo e l'altro no, e non, quindi,differenza di uno specifico ciboall'effetto o del suo grado di appetibilità. Un altro problema è che molti di questistudi si sono concentrati sull'effetto del cibo sulla percezione del dolore che non è una vera e propriaemozione.–Studio I Macht & Muller (2007)

Lo studio si è svolto su 48 soggetti, in primo luogo sottoposti ad un questionario di personalità ed unquestionario sulle abitudini alimentari che indagava dietary restraint, emotional eating, external eating.Successivamente, i soggetti sono stati suddivisi in tre gruppi ed è stato mostrato a ciascuno un video conlo scopo di indurre uno specifico umore:

  • Gruppo 1: scena di un ragazzo che piange (umore triste);
  • Gruppo 2: scena di Harry ti presento Sally (umore felice);
Gruppo 3: documentario (umore neutro). Al termine ogni gruppo è stato suddiviso in due sottogruppi, ad uno era somministrata dell'acqua e all'altro 5g di cioccolato. Prima della visione video, dopo l'ingestione, subito dopo la visione l'umore nei tre gruppi era neutro e sovrapponibile prima della visione del video. Nel primo gruppo dopo la visione l'umore diminuisce senza differenze fra i due sottogruppi. A seguito dell'ingestione l'umore migliora in entrambi i sottogruppi, ma significativamente di più nel sottogruppo che aveva assunto cioccolato. Nel secondo gruppo dopo la visione l'umore aumenta senza differenze fra i due sottogruppi. A seguito dell'ingestione l'umore diminuisce in entrambi i sottogruppi (effetto del tempo non dell'ingestione), meno nel sottogruppo che aveva assunto cioccolato (differenza poco significativa). Nel terzo gruppo non ci sono.

Variazioni significative dell'umore durante tutta la sperimentazione. Anche in questo studio la condizione di controllo prevedeva l'assunzione di acqua, per cui l'effetto potrebbe anche essere dovuto al fatto che in un caso si mangiava qualcosa, mentre nell'altro no.

39–Studio II Macht & Muller (2007)

Questo studio ha coinvolto 113 soggetti a cui, anche in questo caso, è stato somministrato un questionario sulle abitudini alimentari e un questionario di personalità. Successivamente è stato indotto un umore negativo attraverso la visione di un film e in seguito ai soggetti, suddivisi in tre gruppi, è stato dato:

  • Gruppo 1: cioccolato dal gusto piacevole (5g)
  • Gruppo 2: cioccolato dal gusto scarso (5g)
  • Gruppo 3: acqua.

È stato valutato l'umore prima della visione del video, dopo la visione, e dopo 1, 2 e 3 minuti dall'ingestione. L'umore prima della visione del video e dopo la visione era

perfettamente sovrapponibile nettamente. Dopo 1 minuto dall'assunzione l'umore era migliorato nel gruppo 1 e diminuiva nel gruppo 2 e 3, ma significativamente di più nel gruppo 1 (cioccolato dal gusto piacevole). A due e 3 minuti l'umore rimaneva stabile per questi gruppi e migliorava per il gruppo 2. Quindi, l'effetto sull'umore è dovuto alla gradevolezza del cibo e non al cibo di per sé e l'effetto decresce col passare del tempo.

Ai soggetti in studio era stato anche chiesto di esprimere il loro grado di gioia e tristezza prima della visione, e a ½, 1 e 2 minuti dall'assunzione. Quello che si è osservato è che la visione del video, dopo ½ minuto, la gioia diminuiva e la tristezza aumentava dopo la visione del video in tutti i sottogruppi. Il grado di gioia aumentava a ½ minuto solo dopo l'assunzione di cioccolato dal gusto piacevole, ma la differenza con gli altri gruppi si annullava già ad 1 minuto.

Per quanto riguarda la tristezza, entrambe le tipologie di cioccolato causavano una sua riduzione già a ½ minuto e l'effetto si manteneva nel tempo rispetto alla condizione in cui non c'era cibo (acqua). Il questionario sulle abitudini alimentari consentiva di dividere i soggetti in studio in due gruppi: high emotional eating e low emotional eating. Gli studiosi sono andati, quindi, a valutare l'effetto dell'assunzione del cioccolato gusto piacevole in questi due gruppi. Quello che è stato osservato è che l'impatto positivo del cioccolato nel migliorare l'umore a seguito della visione del video è maggiore nei soggetti alti sulla scala di emotional eating. I due studi mostrano come la reazione edonica prodotta dal cioccolato ha un impatto positivo sull'umore. La scelta di misurare l'umore subito dopo l'assunzione di cioccolato, e ripetutamente, rende difficile spiegare l'effetto. Quest'effettoÈ più forte per quelle persone ipotizzare che ci possano essere altre cause a che tendono a lasciare che le emozioni influenzino il loro comportamento alimentare. Ruolo dell'aspettativa Anche se le preferenze per alcuni cibi sono innate, le proprietà sensoriali di un cibo non hanno un unico valore edonico. Le aspettative nei confronti dei cibi sono una questione personale: ognuno fa le proprie attribuire all'assunzione di predizioni in relazione alle conseguenze un cibo. Queste predizioni variano a seconda del contesto. Le conseguenze che attribuiamo a un cibo (a livello mentale) hanno un impatto fisiologico sul comportamento (effetto placebo). Anche le reazioni emozionali al cibo sono influenzate dall'aspettativa. - "È la stessa torta che ho mangiato in montagna"; Memoria: - "Mi ricordo che quando l'ho mangiata ero molto felice"; Rinforzo: - "Se mangio questa torta proverò la stessa"

felicità”.Aspettativa: vs

Dettagli
A.A. 2021-2022
70 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiadaPastorelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle scelte alimentari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Mattavelli Simone.