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SINTOMI DISSOCIATIVI
6. alterato senso di realtà del proprio ambiente o di se stessi (es. vedere se
stesso da un’altra prospettiva, essere in stato confusionale,
tempo);
rallentamento del
7. incapacità di ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico
(dovuta ad amnesia dissociativa e non ad altri fattori come trauma
cranico, alcol o droghe);
SINTOMI DI EVITAMENTO
8. tentativi di evitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o
strettamente associati all’evento traumatico;
9. tentativi di evitare fattori esterni (persone, luoghi, attività, conversazioni,
oggetti, situazioni) che suscitano ricordi spiacevoli, pensieri, o sentimenti
relativi o strettamente associati all’evento traumatico; 12
SINTOMI DI AROUSAL
10. difficoltà relative al sonno (es. difficoltà nell’addormentarsi o nel
rimanere addormentati oppure sonno non ristoratore);
11. comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o
nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione
verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti;
12. ipervigilanza;
13. problemi di concentrazione;
14. esagerate risposte di allarme.
Il criterio C identifica la durata: da tre giorni ad un mese. Nota: tipicamente i
sintomi iniziano immediatamente dopo il trauma, ma è necessaria la
persistenza per almeno 3 giorni e fino ad 1 mese per soddisfare i criteri del
disturbo.
Disturbo reattivo dell’attaccamento (dell’infanzia o della prima infanzia)
Solitamente attribuite ai bambini vittime di trascuratezza, bambini dai 9 mesi
ai 5 anni, si tratta di bambini che saranno compromessi nella capacità di
formare relazioni interpersonali sane. Si tratta di bambini che hanno delle
modalità di relazionarsi con le figure adulte disfunzionali, sono dei bambini che
“bastano a se stessi”, raramente chiedono aiuto all’adulto e raramente hanno
un adulto di riferimento, sono bambini non abituati ad avere un caregiver
disponibili, quindi anche quando allontanati non riescono a riconoscere
nell’adulto una figura a cui chiedere e su cui appoggiarsi, non vedono
nell’adulto una figura capace di rispondere ai loro bisogni, perché non hanno
potuto sperimentare un adulto sintonizzato con il loro stato emotivo; sono
bambini che raramente esprimono emozioni positive, perlopiù esprimono
paura, tristezza e irritabilità senza una reale causa.
Criterio A del DSM: pattern costante di comportamento inibito, emotivamente
ritirato nei confronti dei caregiver adulti che si manifesta con la presenza di
entrambi i seguenti criteri:
1. il bambino cerca raramente o minimamente conforto quando prova
disagio
2. il bambino risponde raramente o minimamente al conforto quando prova
disagio.
Criterio B: persistenti difficoltà sociali ed emotive caratterizzate da almeno 13
due dei seguenti criteri:
1. Minima responsività sociale ed emotiva agli altri
2. Emozioni positive ridotte
3. Episodi di irritabilità ingiustificata, tristezza o timore che si mostrano
evidenti anche durante relazioni non pericolose con caregiver adulti.
Criterio C: il bambino ha vissuto un pattern estremo di cure insufficienti come
evidenziato da almeno uno dei seguenti criteri:
1. trascuratezza o deprivazione nella forma di una persistente mancanza di
soddisfazione dei fondamentali bisogni emotivi di conforto, stimolazione
e affetto da parte dei caregiver adulti
2. ripetuti cambiamenti dei caregiver primari, che limitano la possibilità di
sviluppare attaccamenti stabili
3. allevamento in contesti insoliti che limitano gravemente la possibilità di
sviluppare attaccamenti selettivi (per esempio istituti con elevato numero
di bambini per caregiver).
Criterio D: si presume che l’accudimento descritto nel criterio C sia
responsabile del comportamento disturbato descritto nel Criterio A.
Criterio E: non sono soddisfatti i criteri per il disturbo dello spettro autistico.
Criterio F: le difficoltà si manifestano prima dei 5 anni.
Criterio G: il bambino ha un’età di almeno 9 mesi.
È necessario specificare se il disturbo sia persistente ( il disturbo è stato
presente per più di 12 mesi) e la gravità del disturbo: viene definito grave
quando il bambino presenta tutti i sintomi del disturbo e ogni sintomo è
manifestato a livello relativamente alto.
Disturbo da impegno sociale disinibito
Simile al disturbo reattivo dell’attaccamento, è dovuto a una grave
trascuratezza sociale nei primi due anni di vita, non è diagnosticabile prima dei
9 mesi, compromette la capacità del bambino di relazionarsi con coetanei e
adulti. C’è un comportamento inappropriato ed eccessivamente familiare con
individui relativamente sconosciuti, ricerca di attenzione concomitanti ritardi
cognitivi e del linguaggio, stereotipie, attaccamento disturbato, malnutrizione o
segni di scarse cure, si tratta di bambini che fanno fatica a trovare un legame
preferenziale, perché ricercano questa figura in chiunque incontrano. 14
Criterio A: un pattern di comportamento in cui il bambino approccia
attivamente e interagisce con adulti sconosciuti almeno due dei seguenti
criteri:
1. Ridotta o assente reticenza nell’approcciare e interagire con adulti
sconosciuti
2. comportamento verbale o fisico eccessivamente familiare (che non è in
accordo con i confini sociali stabiliti dalla cultura di riferimento e
appropriati all’età)
3. Diminuito o assente controllo a distanza del caregiver dopo che si è
avventurato lontano, anche in contesti non familiari
4. Disponibilità ad allontanarsi con un adulto sconosciuto con minima o
nessuna esitazione
Criterio B: i comportamenti descritti nel criterio A non si limitano
all’impulsività (come nel disturbo da deficit di attenzione/iperattività) ma
includono comportamento socialmente disinibito.
Criterio C: il bambino ha vissuto un pattern di cure insufficienti come
evidenziato da almeno due dei seguenti criteri:
1. trascuratezza o deprivazione sociale nella forma di una persistente
mancanza di soddisfazione dei fondamentali bisogni emotivi di conforto
stimolazione e affetto da parte dei caregiver adulti.
2. ripetuti cambiamenti dei caregiver primari, che limitano la possibilità di
sviluppare attaccamenti stabili
3. allevamento in contesti insoliti che limitano gravemente la possibilità di
sviluppare attaccamenti selettivi (per esempio istituti con elevato numero
di bambini per caregiver).
Criterio D: si presume che l’accudimento descritto nel criterio C sia
responsabile del comportamento disturbato descritto nel Criterio A.
Criterio E: il bambino ha un’età di almeno 9 mesi.
È necessario specificare se il disturbo sia persistente ( il disturbo è stato
presente per più di 12 mesi) e la gravità del disturbo: viene definito grave
quando il bambino presenta tutti i sintomi del disturbo e ogni sintomo è
manifestato a livello relativamente alto.
Disturbi dell’adattamento 15
Individui con condizioni di vita svantaggiate che sperimentano un alto tasso di
eventi stressanti (fine di una relazione sentimentale, marcate difficoltà
economiche e problemi coniugali). Si tratta di eventi che ricorrono nella vita
dell’individuo oppure eventi continui, oppure evolutivi (andare a scuola, via di
casa, sposarsi, diventare genitori, ecc). Anche la morte di una persona cara, in
casi di lutti bisogna prestare attenzione al disturbo da lutto complicato
persistente presente nel DSM. Le conseguenze sono un aumentato rischio di
suicidio; necessaria un’attenzione rispetto a diagnosi differenziale (
necessario verificare se il pattern di sintomi è propria anche di un’altra
categoria e scegliere quella più appropriata) di depressione maggiore, DSPT,
disturbi di personalità.
Criterio A: lo sviluppo di sintomi emotivo o comportamentali in risposta a uno
o più eventi stressanti identificabili che si manifestano entro 3 mesi dell’evento
stressante.
Criterio B: questi sintomi o comportamenti sono clinicamente significativi,
come evidenziato da uno o entrambi i seguenti criteri:
1. marcata sofferenza, sproporzionata rispetto alla gravità o all’intensità
dell’evento stressante, tenendo conto del contesto esterno e dei fattori
culturali che possono influenzare la gravità e la manifestazione dei
sintomi
2. compromissioni significative del funzionamento in ambito sociale,
lavorativo o in altre aree importanti.
Criterio C: il disturbo correlato con lo stress non soddisfa i criteri per un altro
disturbo e non rappresenta solo un aggravamento di un disturbo mentale
preesistente.
Criterio D: i sintomi non corrispondo ad un lutto normale
Criterio E: una volta che l’evento stressante o le sue conseguenze sono
superati, i sintomi non persistono per più di altri sei mesi.
Specificare se il disturbo sia:
Acuto: Il disturbo dura meno di 6 mesi
Persistente (cronico) : se disturbo dura 6 mesi o più
Specificare quale:
con umore depresso : sono predominanti umore basso, facilità al pianto o
disperazione
con ansia : sono dominanti nervosismo, inquietudine, agitazione o ansia
16
di separazione
con ansia e umore depresso misto: una combinazione di depressione e di
ansia è predominante
con alterazione mista della emotività e della condotta : sono
predominanti sia sintomi emotivi (per es. depressione, ansia) sia
un’alterazione della condotta
Non specificati: quando le reazioni disadattive non sono classificabili
come uno dei sottotipi specifici di un disturbo dell’adattamento
Disturbo correlato a eventi traumatici e stressanti con alta specificazione
Si dà questa diagnosi quando non è possibile diagnosticare gli altri disturbi.
Questa categoria si applica quando si manifestano sintomi di un disturbo
correlato ad eventi traumatici che crea disagio clinicamente significativo in
ambito sociale, lavorativo ma non soddisfano i criteri degli altri disturbi o non vi
sono informazioni sufficienti per altri disturbi. Esempi di disturbi:
1. Disturbi simili a quelli di adattamento con esordio ritardato dei sintomi
che si manifestano dopo più di 3 mesi dalle ev stressante
2. Disturbi simili a quelli di adattamento con durata prolungata a più di 6
mesi senza la durata dell’ evento stressante
3. Ataque de nervios: manifestazioni nei popoli latini con urla pianto
4. Altre sindromi culturali
5. Disturbo da lutto complesso persistente. Gravi e persistenti reazioni di
dolore al lutto
Diagnosi differenziale DSM-5
disturbo dell’adattamento: nel DSPT l’evento traumatico deve essere