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Estratto del documento

Lo sviluppo del sé è determinato dalle valutazioni altrui e ciò si associa ad un

forte bisogno di considerazione positiva. Ed è proprio la considerazione positiva

che permette al bambino di essere apprezzato per alcuni aspetti e x altri no

così da introiettare solo certi valori, certe mete e modi di essere. Quando le

condizioni di merito accompagnano lo sviluppo del sé, le percezione

dell’esperienza subisce una differenziazione: le esperienze positive e coerenti

con il sé vengono integrate mentre quelle negative o conflittuali sono ignorate

ed escluse dalla coscienza. Questi giudizi di valore creano anche una

discrepanza tra l’organismo e l’esperienza il bambino si distacca dal sentire

organismico e si crea un’opposizione tra ciò che la persona sente e le regole

ambientali, tutto ciò avviene per i condizionamenti ambientali e culturali,

tuttavia quando la discrepanza è molto forte, le difese dell’individuo possono

essere inadeguate per impedire una dispersione del sé, una disgregazione della

personalità ed è proprio in questo caso che si creano le situazione di disagio

psichico. Il sé quindi è in contrasto con l’organismo e si crea una lacerazione tra

l’organismo totale e il sé che è costretto a sentire sulla base di altri fattori.

Circa questa frattura Rogers dice che bisogna ricorrere alla terapia, ad un

processo di reintegrazione:ossia il soggetto potrà riappropriarsi del proprio sé e

delle esperienza negate, tramite un aumento dell’autostima positiva

incondizionata ed una riduzione di quelle condizioni che hanno impedito

l’esperienza soggettiva. Questa terapia Rogers la chiama terapia incentrata sul

cliente: utilizza il termine ‘cliente’ in sostituzione di ‘paziente’ poiché vuole

alleggerire il concetto di terapia, sostenendo che tutti ne hanno bisogno.

Affinchè la terapia abbia buon esito, alcune condizioni (che riguardano sia il

terapista che il cliente) devono essere soddisfatte:

-Vulnerabilità: (cliente) iniziale che il paziente deve trasmettere al terapeuta

per far iniziare la terapia.

-Congruenza reale: (terapeuta) con il cliente e le sue esperienze da parte del

terapeuta.

-Forza terapeutica: (terapeuta) in stretta associazione con la precedente. Il

terapeuta deve accettare positivamente ed incondizionatamente le esperienze

del cliente. In questa condizione di congruenza, il terapeuta può modificare la

personalità del paziente. Ed è qui che entra in gioco la comprensione empatica:

il terapeuta non si deve lasciar coinvolgere dalle esperienze del paziente ma

deve vivere le sue emozione come fossero le proprie, si accosta alla

dimensione profonda dei vissuti del paziente, ai suoi sentimenti, alle sue

emozioni, alle sue paure e cosi il terapeuta rappresenta il tramite attraverso il

quale può aiutare il paziente a vivere bene la sua esperienza, a ricercare i

significati che la compongono ed attivare un processo di crescita. L’empatia

cosi tocca l’emozionalità dell’organismo ed ha una capacità di trasformazione:

della personalità del cliente che potrà cominciare ad integrare il proprio sé e si

ricreerà così la tendenza attualizzante.

Cognitivismo e Strutturalismo

Si è distaccato dal comportamentismo, apportando un nuovo significato di

studio, di analisi ed ha introdotto un nuovo rapporto con le neuroscienze ma

anche con la psicoanalisi. Il cognitivismo dà importanza all’inconscio e ai

processi mentali che sono logici e razionali. Le componenti inconsce non sono

pulsionali ma sono convinzioni che si acquisiscono nel corso dell’età evolutiva

che possono essere rimosse o meno ed avere un carattere patogeno o meno. Il

cognitivismo è caratterizzato da due prospettive:

-Meccanicismo: aspetti simulati al computer

-Cognitivismo strutturalista: si cerca di capire come si generano i costrutti

mentali o i significati

Ci sono altri due concetti fondamentali: l’apprendimento attivo,ci si interroga

su cosa succede nella nostra mente quando apprendiamo e il rinforzo che è

presente in ogni processo di condizionamento e può essere sia positivo che

negativo. Ci sono due grandi esponenti: Lewin (gestaltico, inserito a forza in

questa prospettiva) e Tolman (che inserisce variabili intermedie tra lo stimolo e

la risposta). Tale movimento ha preso il nome di cognitivismo poiché si basava

sullo studio dei processi cognitivi, ma anche strutturalismo perché il concetto

fondamentale su cui si basa è il ‘costrutto’. Se da una parte i cognitivisti

studiano i processi e le modalità di funzionamento che governano la mente

relativi ai diversi aspetti come l’attenzione, la percezione e la memoria, quindi i

costrutti ipotetici, dall’altra parte si occupano di ciò che caratterizza

l’adattamento di un individuo all’ambiente, il modo di elaborare le emozioni e

di attribuire significati, questi sono sostanzialmente costrutti personali ossia

schemi di riferimento, griglie di lettura per le esperienze di vita quotidiana. Se

gli psicodinamici guardano alle forze interne e i comportamentisti agli

antecedenti delle conseguenze, i cognitivisti si soffermano sulle strutture

mentali che regolano e modulano i rapporti tra l’individuo e l’ambiente in

termini di scambi d’informazione. La clinica cognitiva mira a modificare gli

effetti, le abitudini tramite un cambiamento dei meccanismi interni che

regolano l’elaborazione e la generazione delle informazioni. Si può fare una

distinzione tra cognitivismo nordamericano e quello europeo: quello

nordamericano improntato sullo studio della personalità, pone l’accento sulle

variabili situazionali, maggiormente controllabili, i modelli informatici e la

metodologia mentre il cognitivismo europeo che ha avuto grandi figure come

Lewin, Kelly o gli autori della ‘social cognition’ come Mishel e Bandura, si sono

soffermati sullo studio dell’intelligenza artificiale.

Rotter: divenne famoso per l’elaborazione della sua teoria (che dopo

esamineremo) chiamata teoria dell’apprendimento sociale/teoria situazionista

poiché sottolineava l’importanza di un apprendimento sociale e dell’influenza

delle situazioni e condizione esterne. La personalità per lui è un sistema

globale, unico, un’unità caratterizzata da mete, aspettative, rinforzi e condotte.

Le mete sono associate a sei diversi bisogni fini-fondamentali: benessere fisico,

amore, dipendenza, indipendenza, dominio, prestigio. L’aspettativa è un

processo probabilistico che riguarda se un dato fenomeno si verificherà o

meno. Mentre l’apprendimento ci permette di cogliere le norme e le regole

delle situazioni. Il comportamento per Rotter è un comportamento potenziale,

esistono sì i comportamenti manifesti ma vi sono anche quelli potenziali legati

alle aspettative e alle mete dell’individuo (Seguendo Adler, vuole capire se le

mete sono reali o false). Il comportamento potenziale è un comportamento

consapevole ma che non viene espresso, è strettamente legato ed esiste

perché c’è il rinforzo, il concetto di rinforzo viene modificato nel passaggio dal

comportamentismo al cognitivismo: perde le sue caratteristiche specifiche di

controllo del comportamento, assumendo un valore soggettivo, quindi il

rinforzo non viene fornito solo in condizioni specifiche ma siamo noi che

tendiamo ad autorinforzarci, le situazioni ci portano a rinforzarci e così

diventiamo soggetti attivi che mettono in atto comportamenti mai sviluppati,

ossia i comportamenti potenziali. L’attenzione è quindi posta: sulle aspettative

e sul comportamento potenziale che noi stessi rinforziamo (passaggio netto dal

comportamentismo al cognitivismo). Più aspettative vi sono e più

comportamenti potenziali abbiamo, se inibiamo le aspettative, inibiamo anche i

comportamenti potenziali. Infine, un comportamento potenziale è tale quando

si sviluppa a seguito di un rinforzo soggettivo che porta all’estensione di aree

mentali.

Comportamentismo Cognitivismo

Comportamento manifesto Rinforzo Comportamento

potenzialeRinforzo

Controllabile (componente meccanicistica) Soggettivo (che

nasce dentro di noi)

La teoria dell’apprendimento sociale (o teoria situazionista) : tale teoria pone

particolare enfasi sull’apprendimento e sulla pressione selettiva dell’ambiente,

punto in comune tra il behaviourismo e la teoria dell’apprendimento sociale. In

entrambe l’impostazione è situazionista. L’istanza metodologica rimane

comportamentista, tuttavia il fine è quello di creare una teoria della personalità

nella quale diventa cruciale l’indagine dei processi cognitivi che regolano

l’interazione tra organismo-ambiente, che presiedono alla costruzione del sé e

quindi del rapporto che la persona istaura con l’ambiente. La teoria rimane

fedele all’impostazione situazionista ma mira anche ad approfondire la natura

delle condizione esterne che regolano la condotta dell’individuo. Infatti da un

lato esamina la contestualità delle condotte, ossia le condizioni esterne da cui

sono state determinate e dall’altra l’organizzazione idiosincratica che riconosce

in essa il prodotto di un’organizzazione soggettiva che elabora i dati oggettivi

in termini unici e personali. Difatti ciascuno ha il proprio modo di valutare,

ricordare, associare, anticipare le sollecitazioni dell’ambiente e le condotte che

ciascuno mette in atto in tale ambiente. L’ambiente di cui si parla è un

ambiente sociale, costituito da persone, legami, norme, relazioni quindi diventa

importante capire come le relazioni interpersonali scandiscano lo sviluppo della

persona e come contribuiscano al consolidamento di una determinata

organizzazione cognitiva. È essenziale anche comprendere come certe

condotte diventino parte del nostro repertorio comportamentale e quali effetti

ne assicurino il mantenimento. Pur rimanendo importante il rinforzo,

nell’apprendimento sociale ci si appoggia non tanto ad un rinforzo

sperimentato dal soggetto quanto all’elaborazione mentale che il soggetto

attiva in seguito alle conseguenze che si associano alla condotta propria o

altrui. Il privilegiare l’esame della situazione o delle condizioni esterne non

comporta la negazione dei caratteri individuali e soggettivi dell’elaborazione

cognitiva, ma permette più di mettere in luce come condotte, in passato

attribuite a forze interne, oggi possano essere indotte, modificate o eliminate

da forze esterne ma anche come la conoscenza dell’organizzazione cognitiva

possa es

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
55 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Silviag91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia delle emozioni delle motivazioni e della personalità: teorie e metodi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Accursio Gennaro.