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Il dibattito Lazarus-Zajonc
In realtà, non c'è nessuna evidenza che stimoli non consapevoli ci influenzino. Perché lo stimolo affinché sia percepito deve essere elaborato a livello conscio! All'inizio degli anni Ottanta, la posizione sostenuta dagli studiosi dell'appraisal fu contrastata da Robert Zajonc (1923-2008), un ricercatore americano di origini polacche, che sulla base di una serie di ricerche mise in discussione l'ipotesi che le emozioni fossero il risultato dei processi di valutazione degli stimoli, ma al contrario sosteneva che avessero la priorità su qualsiasi altra forma di elaborazione, manifestandosi autonomamente con un ridotto coinvolgimento dei processi cognitivi.
Introduce quella che viene chiamata Affective primacy hypothesis. Zajonc (1968) sosteneva che le componenti affettiva e cognitiva fossero indipendenti, e che la dimensione affettiva avesse la precedenza su quella cognitiva e i risultati dei suoi.
Gli studi sostengono questa ipotesi.- «Mere exposure effect» Zajonc, R.B. (1968). The attitudinal effects of mere exposure. Journal of Personality and Social Psychology.
- «Affective priming» Murphy & Zajonc, R.B. (1993). Affect, cognition, and awareness: affective priming with optimal and suboptimal stimulus exposures. Journal of Personality and Social Psychology.
Mere exposure effect (Zajonc, 1968) -> emerge dal fatto che una presentazione ripetuta nel tempo di stimoli si associa alla preferenza di questi stimoli rispetto a stimoli nuovi. Apprendimento del linguaggio:
- Pronunciare parole «turche» prive di significato (exp.1) o prestare attenzione a caratteri «cinesi» (exp. 2) -> si chiede al partecipante di valutare queste parole nel corso del tempo.
- Ripetizione: Alcuni stimoli dovevano essere pronunciate (parole senza senso) o venivano viste (caratteri cinesi) più frequentemente (ripetuti), mentre altri meno frequentemente.
In una seconda fase i partecipanti dovevano indovinare se questi caratteri/parole (presentati come aggettivi) avevano un significato positivo o negativo;= I caratteri/parole ripetute più frequentemente venivano valutate come più positive. Lo stesso studio è stato fatto con altro materiale come i volti e di fatto si è visto che i volti più famigliari sono preferiti rispetto a volti non famigliari.-> generazione automatica dell’emozione!
Zajonc (1968): l’effetto di mera esposizione «mere exposure effect». L’esposizione ripetuta a un oggetto dà come risultato una maggiore attrazione nei suoi confronti. Con questo effetto Zajonc sosteneva che le componenti affettiva e cognitiva fossero indipendenti, e che la dimensione affettiva avesse la precedenza su quella cognitiva; infatti, l’effetto di mera esposizione implica una reazione affettiva che non dipende dalla categorizzazione o identificazione consapevole dello stimolo.
Collegato alla reazione emotiva. Spiegazione alternativa: l'effetto di mera esposizione può essere il risultato di una misattribuzione della "fluenza" percettiva come preferenza anziché come familiarità (es. la canzone ascoltata più volte) Affective priming" Murphy & Zajonc, R.B. (1993) -> si tratta di un altro dei tentativi dell'autore di dimostrare che anche se uno stimolo emozionale è elaborato al di fuori della consapevolezza, quindi la persona non è consapevole della presenza dello stimolo si misurano delle interferenze dello stimolo emozionale sul comportamento. Sono dati che poi non hanno trovato grosse repliche in letteratura. Lui di fatto si era appoggiato sui dati di LeDoux, fisiologo molto conosciuto nell'ambito delle emozioni e che in quegli anni effettuava studi sul condizionamento nei modelli animali. L'ipotesi dell'INDIPENDENZA AFFETTIVA NEURALE di Zajonc & LeDoux (low route) -> LeDoux,
laterale dell'amigdala elimina il condizionamento alla paura;
- Esiste una via diretta talamo-amigdala che non coinvolge la corteccia nell'elaborazione di toni acustici;
- Quanto questo meccanismo si può applicare ad altri contesti emozionali nell'animale e nell'uomo?
Condizionamento semplice vs differenziale (es. discriminazione tra due toni) -> un conto è parlare di condizionamenti con suoni, un conto è parlare di risposte emotive complesse. È emerso, nelle ricerche successive, che anche usando semplicemente il condizionamento differenziale, che implica la discriminazione tra suoni, questo implica pattern di risultati molto diversi da quello proposti inizialmente poiché la discriminazione tra suoni necessita dell'intervento della corteccia -> L'esistenza della via bassa in generale non è dimostrata nell'uomo ma anche nell'animale, paradigmi più complessi, non hanno dimostrato che
QUESTABASTI PER GENERARE LA RISPOSTA EMOZIONALE! È possibile elaborare gli stimoli della vita reale (scene naturali) attraverso la via talamo-amigdala? Lo stato attuale delle conoscenze è che per elaborare lo stimolo emozionali sono richieste capacità computazionali non presenti solo con amigdala etalamo.
- La via talamo-amigdala non ha le capacità computazionali per il riconoscimento degli stimuli complessi della vita reale (scene naturali). Permette di stabilire se è presente uno stimolo semplice, ma già la discriminazione tra due stimuli acustici è problematica -> il riconoscimento richiede diversi processi di elaborazione come la segmentazione figura-sfondo, le costanze di forma (indipendenza dalla prospettiva dello stimolo), e di grandezza (indipendenza dalla dimensione dello stimolo), che richiedono il coinvolgimento non solo delle aree visive primarie ma anche dell’intera via ventrale (corteccia occipito-temporale o via del “what”).
1. La corteccia visiva è coinvolta nell'elaborazione delle informazioni visive, comprese le costanze percettive. Questa regione include anche le aree più anteriori della corteccia temporale.
2. Alcuni studi hanno dimostrato che la disattivazione temporanea della corteccia visiva nel macaco elimina la capacità di discriminare stimoli visivi, che invece viene mantenuta a livello olfattivo tramite l'amigdala. Ciò suggerisce che la corteccia visiva è necessaria per la discriminazione visiva. Senza la corteccia, l'attività delle singole cellule nell'amigdala sembra non differenziare gli stimoli emozionali nel macaco.
3. Non ci sono evidenze solide di una connessione diretta tra il talamo e l'amigdala nell'uomo.
4. Gli studi sulla latenza della risposta dell'amigdala a volti o stimoli emozionali non supportano l'ipotesi di una priorità temporale. Ad esempio, nell'uomo l'elaborazione dei volti avviene inizialmente nella corteccia inferotemporale in circa 80 ms, mentre l'amigdala risponde in circa 120 ms. Questo suggerisce che l'uomo elabora rapidamente stimoli complessi e che l'elaborazione della corteccia è comunque molto rapida, coinvolgendo le vie tradizionali del riconoscimento degli stimoli prima dell'amigdala.
Che siano attivati i sistemi motivazionali e viceversa.
La risposta emozionale a stimoli degradati (mascherati-sotto soglia, elaborati in modo non consapevole, subliminali) non dimostra nulla rispetto alla via bassa di Ledoux in quanto non si può escludere il coinvolgimento della corteccia. Inoltre, molti studi dimostrano che senza riconoscimento non vi è elaborazione emozionale dello stimolo. Stabilire se uno stimolo è stato elaborato in modo non consapevole è molto difficile e quando gli studi hanno utilizzato metodologie adeguate (teoria della rilevazione del segnale) non emergono risposte emozionali (Pessoa et al., 2013). -> se lo stimolo non raggiunge una soglia di consapevolezza minima non si scatena alcuna risposta emozionale.
Quindi... Le evidenze della "via-bassa" (low route) nell'uomo sono pressoché inesistenti; l'amigdala, deputata all'elaborazione emozionale dello stimolo, è strettamente interconnessa.
con la corteccia, senza il cui intervento non avverrebbe il riconoscimento del stimolo. Il ruolo modulatorio del