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OBIETTIVI DELL'INTERVENTO:

Capire i significati più profondi e reali attribuiti al messaggio espresso da parte dell'interlocutore.

Evitare fraintendimenti e interpretazioni sbagliate della sua comunicazione.

Trasmettere al proprio interlocutore che ci interessa quello che sta dicendo e che è al centro della nostra attenzione.

Ecco un esempio: Una mamma di un bimbo malato di leucemia: "Mi sembra che tutto sia così difficile da gestire, da programmare, è tutto così confuso e complicato e io non capisco più nulla di ciò che sta accadendo al mio bimbo, alla mia famiglia e a tutta la nostra vita".

Possibile intervento con una precisa richiesta di chiarimento: "Potrebbe spiegarmi più concretamente che cosa intende dicendo che ha difficoltà a gestire e organizzare la vita sua e della sua famiglia adesso?"

OBIETTIVO DELL'INTERVENTO:

Chiarire che cosa la persona intenda parlando delle

e della sua confusione, è importante disporre di queste informazioni in quanto fanno acquisire maggiore consapevolezza sia al medico che al genitore, ad esempio, di quali sono gli aspetti fonte di maggiore preoccupazione.

La parafrasi del contenuto e/o delle emozioni (nel senso che può essere rivolto sia ai contenuti che alle emozioni). È un intervento comunicativo mediante il quale, con una affermazione, si rimanda all'interlocutore, usando parole proprie, ciò che ha espresso.

Obiettivi dell'intervento:

  • Restituire alla persona con cui si sta parlando la sua comunicazione, chiedendo la conferma di una ricezione corretta dei contenuti.
  • Rielaborare ciò che ha espresso per far prendere maggiore consapevolezza delle problematiche e difficoltà che sta vivendo.
  • Far sentire il genitore e il bambino compresi, favorendo così la manifestazione più aperta e spontanea degli stati d'animo più

profondi e delle proprie convinzioni.

Ecco un esempio di tale intervento: Un genitore di un bambino malato dice: "Continuo a pensare a tutte queste medicine, a questi ricoveri, alle giornate che passano e io non so che cosa ci sta accadendo e quanto durerà, non mi ricordo le cose che ci hanno detto nell'altro ospedale e mi sento impreparata, non so niente."

Possibile intervento di parafrasi del contenuto: "Mi sembra, da quanto mi ha detto adesso, che in questo momento sono tante le cose nuove da affrontare e da sapere che potrebbe esserle utile avere maggiori informazioni sull'iter terapeutico proposto per curare il suo bambino".

Ecco un altro esempio: Un genitore di un bambino malato dice: "Io... non sto bene, mi tremano le gambe... non faccio altro che sentire un nodo alla gola e ho paura".

Possibile intervento di parafrasi riferito allo stato emotivo: "Percepisco dalle sue parole e anche dai suoi silenzi che...

si sente veramente molto in ansia, molto spaventata e preoccupata per quello che sta vivendo”. Francesco Aveta © - 513. Il riassunto.

Spesso l'intervento dell'interlocutore è molto lungo e magari articolato, per cui questo intervento risulta particolarmente utile.

Il riassunto costituisce un intervento comunicativo finalizzato a riepilogare e sintetizzare gli elementi principali emersi dalla comunicazione, cercando di identificare gli aspetti più ricorrenti e più significativi.

Questo tipo di intervento può risultare particolarmente utile:

  • sia per ribadire con poche parole quanto detto nel corso di un colloquio, ad esempio dal medico curante,
  • sia per riassumere quanto espresso dal genitore o dal bambino riportando gli elementi a cui è stato dato maggior risalto.

In entrambi i casi l'obiettivo è quello di evidenziare i punti cardine emersi dalla comunicazione e confrontarsi sulle rispettive attribuzioni di significato.

importanza, facendo chiarezza su eventuali aspetti ambigui o confusi. Ecco un esempio di questo intervento:

Un genitore potrebbe dire: "Siamo venuti qui in giornata giovedì scorso, siamo arrivati alle 8 della mattina, abbiamo aspettato due ore prima del prelievo e poi la bimba aveva fame perché era a digiuno, non aveva potuto mangiare niente e lei è abituata a fare sempre colazione e si è subito innervosita quando le ho detto che doveva stare a stomaco vuoto per fare questi esami e allora lei ha capito che si doveva tornare in ospedale e ha pianto tanto e poi non riuscivo più a consolarla e per me è uno strazio ogni volta".

Un intervento finalizzato a riassumere in poche parole il contenuto espresso potrebbe essere: "Da quanto mi dice posso immaginare quanto faticoso e difficile sia per lei e per la sua bambina venire qui in day-hospital".

Lezione 7.44. Accertamento della comprensione.

Tale intervento è

finalizzato a controllare, man mano che vengono fornite informazioni (ad es. sulla malattia, sulle terapie, ecc.), che sia stato compreso quanto detto dai medici e dai vari professionisti della salute. È fondamentale che i familiari e nello specifico il bambino stesso comprendano completamente quanto espresso. Questa modalità comunicativa aiuta a calibrare il tipo di linguaggio (semplice, sintetico, con metafore, ecc.) che è meglio usare con quella specifica persona affinché comprenda i significati dei messaggi verbali inviati. Ad esempio, può essere molto utile intervallare le affermazioni, rivolte ai genitori e finalizzate a spiegare per es. le caratteristiche della malattia e delle terapie a cui verrà sottoposto un bambino, con frasi come: "Ha compreso quello che le ho appena detto?" oppure "Ha bisogno di maggiori chiarimenti?" oppure "Sono stato abbastanza chiaro nello spiegarvi queste cose?". "Vorrei che mi"
  1. L'ambiente fisico.
  2. L'ambiente fisico nel quale avviene il colloquio di comunicazione della diagnosi, che coinvolge per primi i genitori del piccolo paziente e i clinici che lo hanno in cura. Lo spazio dovrebbe sempre garantire:

    • protezione e riservatezza,
    • possibilità di stare comodi, preferibilmente seduti,
    • limitazione di rumori, di fonti di disturbo o di interruzioni (ad esempio, suono

1. Preparazione del contesto comunicativo

Prima di iniziare la comunicazione della diagnosi, è importante creare un ambiente adeguato e confortevole. Ciò può includere la scelta di un luogo tranquillo e privato, senza distrazioni (come il suono improvviso del telefono).

2. Il grado di vicinanza fisica ed emotiva.

La vicinanza fisica può essere utile per limitare le possibili barriere che creano distacco, come ad esempio una scrivania tra medici e genitori. La vicinanza emotiva richiede empatia e partecipazione attiva nella relazione.

3. Comprendere il livello di consapevolezza dei genitori sulla condizione del figlio prima della comunicazione definitiva della diagnosi.

Questo costituisce un momento particolarmente delicato del colloquio in quanto largo spazio va dato all'ascolto e la concentrazione va rivolta alle risposte date dai genitori a domande come ad esempio: "Quale pensava che fosse la causa del malessere del suo bambino in queste ultime settimane?", "Ha pensato che il suo star male nascondesse qualcosa di grave?", "Che cosa ha pensato quando il medico l'ha inviata in questo reparto?".

sicuro di non darle informazioni superflue o inattese, vorrei che mi dicesse che cosa sa della sua malattia. Che idea si è fatto della sua situazione?”; Francesco Aveta © - 53 Questo tipo di domande non sono una perdita di tempo, ma aiutano i clinici che comunicheranno la diagnosi a raccogliere informazioni su 4 questioni importanti: a) Quanto è stato già detto ai genitori da altri professionisti della salute (ad es., “Il nostro medico curante che ha visto le prime analisi ci ha messo in allarme dicendoci che i valori purtroppo sono segnale di qualcosa che non va sottovalutato”) b) Quanto è stato già intuito sulla gravità della malattia del figlio (ad es., “Io sono infermiera e da quello che sta succedendo ho capito che c’è qualcosa di brutto”). c) il livello culturale dei genitori, analizzando il tipo di linguaggio usato e i contenuti espressi (ad es., “Mi scusi se non so parlare bene ma io non ho studiato,ho solo le medie e queste cose mediche per me sono arabo").

La condizione emotiva dei genitori, tenendo conto degli indicatori verbali e non verbali della comunicazione (ad es.: "Dottore, io non so cosa dire, ci dica lei che non è niente di grave perché io sto già tremando e se succede qualcosa al mio bambino io non ce la posso proprio fare" - piangendo-).

Comprendere ciò che i genitori desiderano sapere sulla diagnosi. Questo elemento guida il clinico nel CALIBRARE IL GRADO DI APPROFONDIMENTO DELLE INFORMAZIONI DA TRASMETTERE sulla diagnosi in base anche alle esplicite richieste degli interlocutori.

TIPOLOGIE DI GENITORI:

Ci sono genitori che non vogliono avere informazioni particolareggiate sulla malattia e che preferiscono semplicemente affidarsi alla competenza del medico (ad esempio: "Penso che ci basti sapere che è in buone mani e che questa malattia, la leucemia, si può curare, che ci sono delle medicine. Peradesso non vogliamo sapere altro, è già troppo difficile così". Ci sono altri genitori che bombardano i clinici di domande specifiche sulla malattia stessa e sui trattamenti (ad esempio, "Per me è importante sapere tutto su questa malattia, perché così mi sembra che, conoscendola meglio, so a che cosa andiamo incontro e mi sento meno impotente". Di fronte a questa ampia variabilità di reazioni alla possibilità di ricevere informazioni sulla diagnosi più o meno approfondite, è importante cercare di sondare delicatamente quale può essere la richiesta e la volontà dei genitori, ponendo delle domande, nel caso in cui l'argomento non venga sollevato direttamente dagli interlocutori. Come ad esempio: "Vuole che le fornisca informazioni più specifiche e dettagliate sulla malattia?". "Vuole che cerchi di

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
87 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Francesco3654 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di psicologia della salute del bambino e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Bonichini Sabrina.