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La gestione dei giovani pazienti fuori terapia

Tra gli interventi psicologici maggiormente sperimentati vi sono: psicoterapie individuali, psicoterapie di gruppo e di coppia, i training comportamentali e gli interventi psicoeducazionali. Gli interventi cambiano e si evolvono secondo le necessità dei singoli individui e delle loro famiglie (individually tailored treatment).

Gli obiettivi degli interventi psicosociali sono:

  • Aiutare i guariti a gestire le emozioni associate alla fine del trattamento.
  • Fornire counseling di supporto.
  • Aiutare a riconoscere il passaggio allo status di fuori trattamento.
  • Fornire consulenza riguardo alle paure di una recidiva.
  • Fornire consulenze alla scuola e ad altri servizi.
  • Facilitare il ritorno alla vita normale.

Panorama presente e futuro: I sopravvissuti a tumore in età pediatrica possono vivere esperienze contrastanti; il vissuto della malattia li porta ad apprezzare di più la vita mentre d'altra parte...

Aumenta la loro vulnerabilità. Il focus dell'intervento psicologico è orientato alla salvaguardia di un percorso di crescita, nel tentativo di garantire la possibilità di divenire adulti con un buon inserimento sociale e un equilibrio psicologico soddisfacente. Inoltre, l'intervento psicologico acquista una valenza preventiva. I percorsi devono essere personalizzati e, data l'eterogeneità dei late effects, la corretta attuazione di questi programmi richiede la partecipazione di un'ampia rosa di specialisti dedicati; i centri della rete nazionale AIEOP già da tempo offrono un monitoraggio a lungo termine multidisciplinare.

Nel corso degli anni a questi programmi di sorveglianza della qualità di vita dei guariti partecipano anche gli psiconcologi che, attraverso una scheda di complessità, monitorano la qualità di vita da un punto di vista biopsicosociale e assistenziale. Esistono, inoltre, un registro italiano

off-therapy (ROT) che raccoglie informazioni sulla condizione dei bambini e degli adolescenti che hanno concluso la terapia, e un network europeo chiamato Rete PanCare, che ha portato alla creazione del primo prototipo del passaporto dell'ungosopravvivente, che raccoglie tutta la storia clinica dell'ex paziente oltre a raccomandazioni per eventuali esami da eseguire una volta adulto.

Capitolo 24: La scuola in ospedale

Perché la scuola in ospedale

Le conseguenze dell'ospedalizzazione sono molteplici; il bambino perde il contatto con la classe, perde opportunità di apprendimento, perde la possibilità di fare progetti e di condividere esperienze, può sviluppare depressione e si può verificare una diminuzione dell'autostima. Per i bambini e gli adolescenti il mondo della scuola diventa un ambiente sempre più significativo, perché rappresenta l'occasione di separazione dalla famiglia necessario per la transizione

All'età adulta. La scuola assume un valore simbolico e affettivo. La scuola è, quindi, una realtà fondamentale all'interno degli ospedali pediatrici e il suo obiettivo è quello di fare da ponte tra la realtà della vita prima della malattia e il nuovo mondo della clinica. Tale servizio è nato originariamente per contrastare l'abbandono scolastico, ma attualmente concorre all'umanizzazione delle cure.

In Italia, a partire dagli anni Cinquanta, in alcuni ospedali pediatrici vengono aperte delle sezioni di scuole speciali; la scuola in ospedale era vissuta come sostitutiva al percorso scolastico. L'intervento educativo negli ospedali mantenne per molti anni un carattere di provvisorietà e frammentarietà, in quanto mancava la costruzione di un progetto globale e organico. Tra il 1980 e il 1990 vengono emanate tre circolari ministeriali particolarmente significative con l'intento di regolamentare

L'attività delle scuole primarie in ospedale. Una serie di circolari successive chiariscono che la scuola in ospedale è una sede staccata della scuola del territorio. Un impulso importante viene poi dato dalla Carta europea dei diritti dei bambini in ospedale, che contiene un elenco approfondito dei diritti che si ritiene necessario garantire ai minori ricoverati in ospedale.

La legge della Buona Salute del 2017 presenta diversi articoli riguardanti anche la scuola in ospedale e dispone che per alunni che frequentano corsi di istruzione attivati in ospedali o in luoghi sicuri, i docenti che impartiscono gli insegnamenti debbano trasmettere alla scuola di appartenenza informazioni riguardo al percorso formativo individualizzato, ai fini della valutazione periodica e finale. Questo vale anche per i ragazzi ricoverati nel periodo di svolgimento degli esami conclusivi che devono sostenere in ospedale tutte le prove o alcune, o nei casi di istruzione domiciliare. La scuola in ospedale,

quindi, è scuola a tutti gli effetti e concorre alla validazione dell'anno scolastico e va opportunamente documentata, aiuta il paziente a mantenere l'identità di sé e mantiene il bambino in contatto con la parte sana di sé. I vari livelli di scuole e il loro modelli organizzativi La diffusione della scuola in ospedale nel territorio è ancora disomogenea, in quanto è abbastanza capillare al nord e meno al centro e al sud. Il servizio di scuola a domicilio interessa e coinvolge le scuole di ogni ordine e grado del territorio e si attiva a seguito di un periodo più o meno lungo di ospedalizzazione. Per la scuola dell'infanzia e primaria, gli insegnamenti vengono realizzati da un unico docente, mentre nelle scuole secondarie sono diversi gli insegnanti che si devono muovere tra i reparti e, all'occasione, sono possibili integrazioni con contributi di docenti esterni. La scuola superiore necessità invece di maggiore.flessibilità. Solitamente vi è un docente coordinatore che raccoglie le richieste dei ragazzi e organizza gli appuntamenti con gli insegnanti. Il progetto didattico che viene dedicato a ogni paziente è sempre definito in collaborazione con la scuola del territorio e le verifiche sugli apprendimenti vengono mantenute a carico della scuola di appartenenza. Le attività quotidiane vengono ogni volta concordate con gli alunni sulla base delle loro condizioni e della loro disponibilità. L'insegnante ospedaliero è stato riconosciuto come professionista che gestisce in autonomia un processo di insegnamento-apprendimento. Inoltre, egli deve essere in grado di relazionarsi in modo positivo con gli operatori sanitari, con i genitori, con le scuole di appartenenza, oltre che con coloro che si occupano di attività ludiche o ricreative. L'insegnante deve anche acquisire conoscenze tecniche specifiche sulla terapia, sulla malattia e sulle cure.

Cos'è la scuola in ospedale? La scuola in ospedale dovrebbe sempre avere degli spazi organizzati ad hoc, soprattutto per riconoscerne ufficialmente la sua funzione. Se l'istituzione ospedaliera riconosce uno spazio fisico alla scuola, significa che riconosce anche uno spazio importante alla parte sana del paziente. Inoltre, la presenza di un ambiente fisico dedicato permette di svolgere attività di gruppo, recuperando la dimensione sociale. Si tratta tuttavia di gruppi di bambini di età differenti, non di vere e proprie classi.

Il rapporto con il bambino in ospedale è profondamente diverso da quello che esiste in altri contesti scolastici. L'insegnante si trova in posizione down: la sua presenza può essere rifiutata. Fin dai primi giorni di ricovero è importante affrontare con il paziente e la sua famiglia l'argomento scuola, tuttavia bisogna essere preparati a sapere accettare i tempi di adesione o il rifiuto da parte del bambino.

Nel caso in cui il bambino non le accetti, è importante che l'insegnante sappia farsi avanti con una serie di "gesti interrotti" (azione intrapresa ma lasciata assolutamente incompiuta, per consentire al bambino di portarla a termine secondo un proprio percorso). La cosa più importante è il rispetto dei tempi della sua decisione e della risposta didattica. La durata stessa della lezione va concordata, perché l'alunno impari a misurare la sua capacità di impegno e verifichi la possibilità di controllo che gli viene riconosciuta. A differenza della scuola tradizionale, il rapporto di tipo didattico non avviene esclusivamente tra bambino e insegnante, ma vede coinvolto in maniera più significativa anche il genitore; durante le attività didattiche la presenza di almeno uno dei due genitori è pressoché costante e l'insegnante deve strutturare percorsi e modalità di insegnamento che tengano.conto di una relazione con i bambini, con i genitori e con bambini e genitori insieme. Fare scuola in ospedale vuol dire anche mantenere viva l'identità del bambino, ed è importante che l'insegnante riconosca il bagaglio socioculturale di ciascuno, valorizzando la parte in buona salute. La scuola in ospedale agisce quindi su tre fronti: 1. Piano didattico. 2. Piano dell'identità. 3. Piano della continuità. Il percorso didattico: Il bambino, attraverso la proposta di uno speciale progetto didattico a lui rivolto, può convincersi che non sia tutto perso; solo una parte di sé è malata, l'altra, quella sana, può continuare come prima. Si tratta di un'esperienza importante perché l'alunno scopre un inaspettato ruolo attivo nella definizione del progetto; concordare tempi, argomenti, priorità della scuola restituisce al paziente una capacità che lo fa sentire protagonista. È importante.sottolineare come di fondamentale importanza sia progettare interventi didattici individuali di tipo strettamente curricolare nella massima aderenza possibile alla programmazione adottata nella classe di appartenenza. Per quanto riguarda le metodologie didattiche, recuperare e privilegiare la dimensione ludica all'interno dell'azione didattica spesso risulta un'arma vincente. Proporre al bambino in ospedale di apprendere giocando rappresenta un fattore che può aiutarlo a sviluppare, mantenere o recuperare il proprio equilibrio. I percorsi didattici realizzabili hanno caratteristiche diverse a seconda della durata della degenza. Nel caso delle degenze brevi non sempre gli insegnanti riescono a impostare un progetto educativo individualizzato, per questo è utile in casi come questi concentrarsi a mantenere i contatti con la scuola di appartenenza, aiutandolo magari a fare i compiti previsti per quel periodo. Nell'ipotesi di ricovero ricorrenti, sarebbe utile.

che gli insegnanti possedessero schede di lavoro per poter raccogliere le informazioni relative al bambino e al lavoro svolto con lui. In questo modo potranno essere usate nei ricoveri successivi, proseguendo i lavori a puntate.

Quando si presentano le degenze lunghe

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
31 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marti.Cesc di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della salute del bambino e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Bonichini Sabrina.