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Lo stress

Il termine stress significa pressione: indica la reazione dell’organismo agli “stressor”, gli agenti

stressanti che costituiscono lo stimolo iniziale, che è non usuale ed è percepito come minaccioso.

Lo stress è un problema neuroendocrino che ha una funzione adattiva e si realizza in tutte le

professioni lavorative. E’ una reazione aspecifica, cioè non dipende da ciò che sta capitando, ma

avviene sempre nello stesso modo.

L’autore che per primo ha parlato di stress è Selye, il quale ha affermato che l’organismo fa fronte

agli eventi stressanti con una “sindrome generale di adattamento” in cui si distinguono 3 fasi:

- Allarme: attivazione del SNA a fronte di eventi inattesi

- Resistenza: adattamento allo stress, eventuali manifestazioni

- Esaurimento: se lo stimolo troppo intenso o vi è una risposta inadeguata si crea un danno

irreversibile.

Per risolvere la condizione di stress, possiamo ridurre il problema oppure dargli minore

importanza: queste sono due strategie di coping (processo di reazione e fronteggiamento rispetto

allo stress). Le coping skills sono caratteristiche personali che modulano la reazione allo stress.

In particolare, per coping si intendono le azioni e modificazioni sia cognitive sia comportamentali

finalizzate a reagire e fronteggiare l’impatto dell’evento stressante e a favorire l’adattamento

dell'individuo alla situazione.

I meccanismi di difesa più adeguati contro lo stress sono:

- Intensificazione dello sforzo

- Riorganizzazione dei dati

- Sostituzione dei fini: per liberarsi dallo stress, si ritenta varie volte di fare ciò che non si è riusciti a

fare senza prendersela.

I meccanismi di difesa inadeguati sono:

- Rimozione nell’inconscio

- Proiezione su altri

- Conversione sul corpo

- Negazione

Le modificazioni biologiche importanti riguardano il cortisolo (cioè i corticosteroidi), che potrebbe

alterare il sistema immunitario e può causare manifestazioni corporee.

Le difese biologiche locali riguardano invece le congiuntive, la pelle, le vie aeree, apparato

gastroenterico e tratto genito-urinario.

Le teorie legate allo stress sono: della debolezza somatica, della reazione specifica, teorie

psicoanalitiche (es. rabbia trattenuta), teoria dello stile di vita.

Si parla di eustress per indicare uno stress positivo, con valore di adattamento. Si parla invece di

distress per indicare lo stress che conduce alla fase di esaurimento.

La psicosomatica comprende gli studi che ritengono che tutte le malattie derivino dallo stress.

Per gestire lo stress bisogna aiutare il paziente a mettere in atto comportamenti esterni (prendere

più impegni) o interni a lui (dare meno importanza a ciò che fa stare male). Lo scopo è quello di

ridurre lo stress e di fronteggiarlo in modo efficace, non di eliminarlo.

Il dolore

E’ una sensazione spiacevole (riguarda cioè gli organi di senso), misurabile, associata a un danno

tissutale o percepita come tale. E’ sempre soggettivo e non è un’esperienza solo fisica ma anche

emozionale. Molto spesso non c’è un rapporto diretto tra l’intensità dello stimolo nocicettivo e

percezione dolorosa. Esistono quadri clinici che sono caratterizzati da un dolore continuo, in

assenza di lesioni (dolore cronico benigno): fibromi algia (dolore alla muscolatura striata), colon

irritabile, sindrome uretrale, dolore pelvico cronico.

Alcuni studi fanno risalire la soglia del dolore alle percezioni della prima infanzia: le persone più

deboli tendono a essere più sensibili al dolore. Il dolore ha anche una dimensione psicologica,

infatti si è visto che l’uso di alcuni farmaci antidepressivi riduce il dolore.

Disturbo algico: dolore cronico che fa pensare ad una condizione medica di malattia ma che non

è giustificato da essa. E’ un disturbo somatoforme.

Analgesia: assenza di dolore in presenza di uno stimolo che normalmente lo produce

Iperalgesia: Sensazione dolorosa più intensa rispetto a quella che un determinato stimolo

doloroso produce normalmente

Allodinia: dolore in presenza di uno stimolo che normalmente non lo produce

Al dolore si associa spesso la rabbia, intesa anche come situazione collegata ad aggressività

latente, che può essere di stato o di tratto.

Dal punto di vista terapeutico, la presenza di componenti psicologiche rende necessaria una

strategia integrata, in cui diversi operatori integrano le loro esperienze senza gerarchie o schemi

ma tenendo presente l’unità psiche-soma della persona, con particolare attenzione alle dimensione

emotiva, per prendersi cura della persona e non solo della malattia.

Ruolo di malato

Di fronte agli stessi sintomi, le persone agiscono sotto l’influenza di diverse emozioni, convinzioni,

ecc..

Secondo Parsons i sistemi sociali sviluppano norme esplicite in relazione a malattia ed invalidità; il

malato è esentato da obblighi e ha diritto a ricevere attenzione.

Essere malato dà diritto ad esigere certi comportamenti da parte degli altri e di essere esente da

certe attività.

Comportamento di malattia: insieme dei comportamenti che indicano che un individuo è malato.

Rappresenta un comportamento abnorme di malattia come pluralità di problematiche non

modificabili razionalmente, quali simulazione, ipocondria, negazione, in genere in persone incapaci

di leggere le proprie emozioni. Il comportamento di malattia viene misurato tramite l’Illness

Behaviour Questionnaire.

Vantaggio secondario: potenziale beneficio di uno stato in sé non vantaggioso (quale la malattia).

Può rappresentare un ostacolo alla guarigione poiché il soggetto tende a mantenere in questi casi

il ruolo di malato.

Negazione di malattia: negazione persistente di soffrire di una determinata malattia e di

necessitare di trattamento medico a fronte di sintomi, segni, diagnosi ecc..

Somatizzazione: tendenza a tradurre un disagio psicologico come sintomo fisico ed a cercare

aiuto medico per tale sintomo. Può manifestarsi in ogni momento e in ogni persona. Alcuni individui

(che possiedono una personalità detta “operatoria”) non percepiscono le difficoltà psichiche e si

preoccupano in modo eccessivo dei sintomi fisici.

Alessitimia: secondo Sifneos, è l’incapacità di utilizzare parole appropriate per l’espressione delle

emozioni, ossia a riconoscere, denominare e verbalizzare il mondo delle emozioni. E’ stata messa

in relazione con la psicosomatica, che inizialmente venne descritta come un’ indagine sulla

psicogenesi delle malattie somatiche, mentre in seguito venne meglio definita come un indagine

sulla genesi bio-psico-sociale delle malattie. L’incomprensibilità del sintomo non giustifica l’ipotesi

psicosomatica; esistono però sintomi somatici correlati ad una sofferenza psicologica. La

psicosomatica, in generale, rappresenta quindi la branca della filosofia che si occupa dei rapporti

tra mente e corpo.

Gli scopi della psicosomatica sono:

- Sensibilizzazione del medico agli aspetti psicologici ed ambientali nelle varie situazioni morbose

- Sensibilizzazione nell’ottica di una psichiatria di consultazione, per un corretto rapporto con le

altre figure implicate nella cura del paziente

- Non trascurare la componente psicologica perchè talvolta si rischiano interventi inutili e dannosi

Relativamente a questo ambito, oggi sono presenti varie ipotesi:

- Ipotesi dualista: da una parte vi sono i disturbi somatici, di interesse medico, dall’altra i disturbi

psicosomatici

- Tutti i disturbi somatici hanno elementi psicologici

- Attualmente si parla di fattori psicologici che influenzano una condizione medica generale. Si

sottolinea così il ruolo dello psicologo clinico.

La psicologia della salute

E’ la branca della psicologia che studia l’influenza delle condizioni psicosociali sullo stato di salute,

con finalità preventive e di ricerca. E’ volta alla popolazione e non al singolo. E’ un intervento

psicologico che aiuta la prevenzione. Per eseguire invece un intervento sul singolo, si ricorre

all’educazione terapeutica.

Gli indicatori di salute sono gli ambiti da indagare per capire se una persona sta bene o male.

La qualità di vita (OMS) si valuta in modo soggettivo. Essa comprende lo stato fisico, lo stato

psicologico, le interazioni sociali, i fattori economici e professionali, i fattori religiosi e/o spirituali.

Inoltre ha grande importanza il modello psicolociale, centrato sulla persona e sul suo ambiente.

La psicologia della salute pone l’accento più sulla prevenzione che sul trattamento e ha come

oggetto di studio sia il comportamento sano sia il comportamento malato. Essa è attenta più alla

salute fisica che alla salute mentale e privilegia le malattie a più alto impatto sociale. È interessata

alla “salutogenesi” piuttosto che alla patogenesi (ad esempio nella gravidanza, funzioni parentali

ecc..).

La psicologia della salute si occupa quindi di prevenzione, che si suddivide in:

- Prevenzione primaria: evita l’insorgenza della malattia

- Prevenzione secondaria: tende ad individuare al più presto un processo patologico

- Prevenzione terziaria: interventi idonei a ridurre le conseguenze della malattia

L’operatore sanitario è coinvolto nella prevenzione quando ad esempio il suo intervento è

finalizzato, nei primi giorni di vita, a favorire i primi contatti tra madre e bambino. E’ importante

quindi che gli operatori ricevano un’adeguata formazione psicologica.

Mentre la psicologia della salute si rivolge alla popolazione, l’educazione terapeutica è rivolta

invece al singolo. Essa è un processo interattivo che consente di:

- Approfondire la conoscenza sulla malattia e sullo stato di salute

- Gestire con competenza le terapie

- Poter prevenire le complicanze

- Favorire la responsabilizzazione, l’autogestione e la collaborazione attiva da parte del paziente

Nella malattia cronica l'educazione terapeutica è parte fondamentale del trattamento.

Il paziente anziano

Gli aspetti generali che caratterizzano un paziente anziano sono:

- Aumento dell’aspettativa di vita

- Crescita esponenziale del numero di soggetti anziani

- Le variazioni che intercorrono con l’invecchiamento sono di tipo multifattoriale ed interessano

diversi ambiti, in particolare la sfera personale e di relazione.

Modelli interpretativi:

- Punto di vista biologico: modello crescita – stabilità – declino

- Punto di vista sociale: il criterio di riferimento per il soggetto anziano è l’età del pensionamento

(65 anni)

- Approccio psicologico: inizialmente coincidente con l’ipotesi del “declino”

- Attualmente si considerano

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
30 pagine
SSD Scienze mediche MED/45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Tata!!! XD di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazione d'aiuto e adattamento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Marangon Debora.