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AUTO-ORIENTAMENTO
Orientamento come processo continuo caratterizzato da molteplici compiti di sviluppo che richiedono al soggetto di dominare cognitivamente e muoversi autonomamente rispetto a svariate situazioni critiche connesse allo sviluppo del proprio processo di orientamento.
Il soggetto in grado di orientarsi, ossia di sapersi muovere in modo consapevole e adeguato nelle occasioni significative che delineano il processo di costruzione della propria identità.
Partecipazione attiva
Un modello di uomo in grado di costruire significati della propria esperienza storica, facendo riferimento alle risorse individuali che ha a disposizione e alle condizioni poste dal contesto socio-ambientale in cui vive.
Cap. 3 Transizione e transizioni
Come era scandito l'arco di vita in precedenza?
- Primo momento: dedicato all'apprendimento e alla formazione professionale in senso lato, e all'inserimento nel mercato del lavoro.
- Secondo momento: dedicato al lavoro e alla carriera, allo sviluppo professionale.
- Terzo momento:
momento: dedicato alla conclusione della vita lavorativa e all'uscita dal mercato del lavoroMa oggi queste fasi non esistono più. Oggi necessariamente, ciascuno dovrà porsi più volte in condizioni di apprendimento e di crescita professionale, più volte in condizioni di inserimento nel mercato del lavoro e di sviluppo della propria carriera, più volte in condizioni di uscita dal lavoro per iniziare nuovamente il processo. Watts: invita a considerare la carriera in termini soggettivi e non oggettivi, come descrizione di una storia individuale, fatta di progressione nello studio e nel lavoro. In questa prospettiva, oggi la carriera è un processo di sviluppo personale e non più una struttura formale. Situazioni di transizione: rappresentano l'insieme di eventi concreti che portano alla luce differenti bisogni orientativi dell'individuo e che necessitano dello sviluppo di adeguate competenze per farvi fronte. L'individuo si trova difronte sia a momenti specifici di passaggio da uno stato obiettivo esoggettivo ad un altro, le cerniere, sia di fronte a fasi di transizione che corrispondono invece airelativi processi di cambiamento connessi al mondi interno del soggetto. Questi eventi di per sé stressanti, sono in grado di incidere in modo profondo sull’identità e sul sé dell’individuo determinando parziali esperienze di crisi e probabili sentimenti di disagio psicologico. Tuttavia la condizione di stress non necessariamente comporta distress. Infatti le fasi di transizione portano con sé la possibilità di sviluppo e cambiamento e sono potenzialmente positive. Nelle circostanze in cui il soggetto sente di non avere le risorse, interne ed esterne per far fronte alla situazione, il cambiamento viene percepito come minaccioso e lesivo dell’identità personale. Risulta fondamentale l’interpretazione che il soggetto dà dell’evento. E’ centrale.In ambito orientativo, in riferimento ai momenti di transizione, comprendere come gli individui scelgono. La scelta presuppone sempre l'esistenza di una serie di alternative diverse tra le quali optare, ossia decidere quali tra queste risulta rispondere meglio alle esigenze contingenti.
Decidere: denota il fatto di tagliar via qualcosa per tenere qualcos'altro.
La letteratura specialistica analizza i processi decisionali facendo riferimento a 3 diversi modelli definiti normativo, descrittivo, e naturalistico.
La decisione è stata per lungo tempo oggetto di studio di matematici ed economisti.
Approcci di studio alla decisione:
- Approccio normativo: subirono l'influsso delle teorie economiche e degli studi probabilistici e erano interessati a fornire una serie di norme finalizzate a guidare la persona ad assumere scelte di tipo razionale. I processi decisionali sono visti come procedure mirate in maniera esclusiva al conseguimento di specifici obiettivi desiderati.
efficacia delle scelte deriva dal riscontro della loro validità in merito al raggiungimento degli obiettivi stessi. La razionalità della scelta è data dalla sua capacità di massimizzare i vantaggi che l'individuo può ricavare attuandola. L'interesse fondamentale non è il processo decisionale, quanto il risultato, ossia la scelta effettuata. Uno dei principali modelli normativi è quello dell'utilità attesa e prevede che l'individuo compia una scelta in base a specifici calcoli in ordine a 3 variabili:
- probabilità attribuita al verificarsi di una delle possibilità potenzialmente esistenti
- alternative possibili
- situazioni conseguenti a ogni alternativa di scelta possibile (utilità)
L'individuo davanti ad una scelta che prevede un ventaglio più o meno ampio di alternative calcolerà per ognuna di esse l'utilità attesa. Alla fine sceglierà
L'alternativa per la quale il valore suddetto risulti maggiore tra tutti quelli calcolati.
Questi modelli sono stati criticati perché non sempre gli individui hanno il tempo e la possibilità di valutare tutte le opzioni possibili, le probabilità che esse si verifichino e l'utilità ad esse associata.
Inoltre la razionalità umana può essere considerata non obiettiva ma limitata. È impossibile mettere in atto un comportamento di scelta connotato da razionalità oggettiva per almeno 3 motivi:
- È impossibile avere una conoscenza completa di tutte le conseguenze associate a ciascuna scelta
- I valori attribuiti alle diverse conseguenze possono essere previsti solo in modo approssimativo
- È impossibile prendere in considerazione contemporaneamente tutte le possibili alternative di scelta
Le decisioni che gli individui prendono dipendono dalla modalità con la quale vengono raccolte ed elaborate le informazioni provenienti
dalla realtà. L'apparato cognitivo umano, per far fronte ad un elevato numero di info, giudizi, inferenze e decisioni che spesso oltrepassano i suoi limiti di elaborazione, utilizza delle regole pratiche e lo fa spesso in modo automatico e inconsapevole. Tali scorciatoie permettono di semplificare il problema. Tali strategie, conosciute come euristiche, sono state analizzate soprattutto nelle situazioni di problem solving. Si tratta di condotte che non garantiscono la soluzione del problema, ma che consentono al solutore di avvicinarsi alla meta. L'uso delle euristiche richiede molto tempo e sforzo cognitivo. Una delle euristiche più utilizzate è quella della disponibilità: gli individui stimano la probabilità che un certo evento si verifichi sulla base della facilità con cui tale evento si presenta alla memoria. Ad esempio, se viene chiesto ad alcuni disoccupati di stimare il tasso di disoccupazione nella loro città, essi tenderanno a sovrastimare.questo dato, al contrario di quanto si otterrebbe se si ponesse lo stesso interrogativo a persona non disoccupate.
Un'altra euristica è quella della rappresentatività: gli individui valutano la probabilità che un evento incerto si verifichi sulla base di quanto è rappresentativo della classe di eventi alla quale l'individuo crede che esso appartenga. Quando le persone devono fare inferenze o esprimere giudizi sulla probabilità che un evento o una persona appartenga a una certa categoria, o quando una persona deve valutare la probabilità che si verifichi un dato evento, hanno la tendenza a paragonare l'evento in questione a degli stereotipi di riferimento. La probabilità è stimata in base alla somiglianza, a quanto A rappresenta bene quella categoria.
Le euristiche aiutano il sistema cognitivo ad evitare il sovraccarico e sono utili soprattutto in riferimento alla soluzione di problemi complessi. Tuttavia è
Importante tenere presente i loro limiti.
Limiti dell'euristica della disponibilità:
- Sovrastima di eventi salienti, strani, estremi
- Sovrastima dei propri contributi (bias di tipo egocentrico)
- Sovrastima delle opinioni in accordo con la propria (bias del falso consenso)
Limiti dell'euristica della disponibilità:
- Non vengono considerate le probabilità di base
- Si ha una concezione di caso che non accetta regolarità e ordine
- Non si tiene conto delle probabilità congiunte
L'approccio descrittivo: (siamo agli inizi degli anni 70)
Sosteneva studi che mirassero all'individuazione di meccanismi psicologici responsabili del comportamento di scelta. Gli studiosi indirizzarono la loro attenzione su come realmente gli individui prendono le decisioni, allo scopo di individuare i meccanismi in grado di spiegare il processo sotteso e di operare delle previsioni.
Teoria del prospetto: pone le basi teoriche dell'approccio descrittivo alla presa di decisione.
Essasostiene che le preferenze per una decisione piuttosto che per un'altra derivano: -dalla moltiplicazione dei suoi possibili esiti con le rispettive probabilità di accadimento - dal modo in cui lo specifico individuo percepisce la probabilità d'accadimento - dal valore che l'individuo attribuisce alle singole alternative.
Questa teoria del prospetto qualifica il processo decisionale come un insieme di molteplici processi, in ognuno dei quali il soggetto analizza, una per volta, le diverse opzioni senza mai metterle a confronto.
Teoria del rimpianto atteso: sostiene che il grado di soddisfazione per una decisione derivi sia da una misura assoluta, l'utilità ottenuta, che da una relativa, la differenza tra l'utilità ottenuta e quella che avrebbe potuto essere ricavata nel caso si fosse agito diversamente.
Il punto di forza dell'approccio descrittivo è quello di aver messo in luce i bias che possono portare alla messa in atto
possibile soluzione a questo problema? Una possibile soluzione potrebbe essere quella di combinare l'approccio cognitivo con l'approccio naturalistico. Questo significa considerare sia i processi cognitivi che le influenze ambientali e emotive nella presa di decisione. Inoltre, potrebbe essere utile sviluppare una maggiore consapevolezza dei bias decisionali e delle motivazioni psicologiche che li sottendono, al fine di ridurre l'impatto negativo di tali bias sulle decisioni.decisione di qualità?Una decisione di qualità in ordine al proprio progetto di vita, è tanto più di qualità quanto più