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DI APPRENDIMENTO.
Quanto sopra viene anche riferito come IPOTESI DI CONTINUITA’.
Secondo questa ipotesi l’apprendimento è un processo continuo e cumulativo.
Ogni rinforzo aggiunge qualcosa alla forza del nesso associativo.
Lo stabilirsi di tale nesso associativo (apprendimento) non è sempre apertamente
visibile dall’esterno. In altre parole, il progresso in termini di apprendimento non è
sempre sovrapponibile alla performance esibita dal soggetto.
Hull quindi fa distinzione tra apprendimento e performance.
Una piccola formula per riassumere la probabilità di una risposta secondo Hull può
essere la seguente: D x H x K x V – I
D = Drive (Bisogno - Pulsione)
Si può affermare che più grande è il bisogno - pulsione, più grande sarà la tendenza
del soggetto ad agire. Prima di ogni sessione quindi lo stimolo che soddisfa il desiderio
non va mai somministrato.
H = Habit (abitudine) o più specificamente numero di risposte già rinforzate.
Tanto maggiore è il numero di risposte rinforzate, tanto maggiore sarà l’abitudine e
quindi la possibilità che la risposta venga ripetuta.
Es.: se un bambino ha aperto il frigorifero un certo numero di volte e ha ottenuto
rinforzo per questa sua azione la probabilità che ripeta questa risposta in caso di
bisogno sarà elevata.
K = Incentive motivation (motivazione incentivante)
La motivazione è interpretata in termini di quantità dell’obiettivo rinforzante.
Es.: quanto maggiore sarà la quantità di cioccolata e/o quanta più cioccolata sarà del
tipo preferito dal soggetto, tanto più grande sarà la motivazione a rispondere.
V = Stimulus Intensity Dynamism (chiarezza della situazione stimolo)
La chiarezza della situazione stimolo verso cui indirizzare la risposta è un’altra
variabile fondamentale. La risposta è resa più facile dalle condizioni ambientali
favorevoli.
Es.: tanto più grande sarà la leva di risposta per un animale, tanto maggiore sarà la
possibilità che questo la usi.
Es.: tanto più visibile e facile da aprire sarà il frigorifero, tanto maggiore è la
probabilità che il bambino lo apra.
I = Inhibition (inibizione)
In termini molto generali l’inibizione potrebbe essere raffigurata come il fattore fatica.
E’ misurata come la quantità di lavoro/sforzo richiesta per emettere la risposta ed il
numero di volte che la risposta è già stata emessa.
Es.: quanto più difficile/faticoso è per il bambino aprire lo sportello del frigorifero (e
quante più volte l’ha già fatto di seguito), tanto minore sarà la probabilità della risposta.
Per poter ottimizzare le situazioni di apprendimento dovremo fare in modo che la D sia
la più grande possibile, che l’H, K e V siano le migliori possibili e la I la minore
possibile. Inoltre procedere con sessioni molto lunghe è poco costruttivo in quanto D,
H e K ne risentono e quindi le risposte saranno minori.
Abbiamo parlato di bisogni – pulsioni – desideri come base del comportamento
(risposta) il cui rinforzo attiva un processo di apprendimento.
Dobbiamo anche tener in considerazione che le situazioni in cui tali bisogni – pulsioni –
desideri si espletano e vengono seguiti da rinforzo tendono ad essere associati a
questi ultimi. Un individuo risente dell’ambiente in cui ha avuto un effetto positivo e se
rimesso nello stesso ambiente tenderà a rimettere in pratica i comportamenti fini a
riavere quell’effetto positivo ottenuto in precedenza. Quindi queste situazioni possono
diventare a loro volta motore di risposte.
Similmente eventi ambientali che occorrono concomitanti al rinforzo o hanno qualche
contiguità con esso tendono ad essere associati ad esso.
Quindi questi stimoli possono diventare importanti conseguenze delle risposte e
rinforzarle in maniera diretta.
Inizialmente si è parlato di rinforzo primario, questo perché Hull distingue il rinforzo in
primario e secondario.
Per definire il rinforzo secondario Hull dice che: qualsiasi stimolo che è presente
quando un rinforzo primario è presentato acquisterà a sua volta caratteristiche di
rinforzo e quindi diventerà un rinforzo secondario.
Es.: se nel rinforzare un bambino con del cibo o altre forme di stimoli diciamo “bravo”
o “battiamo le mani” o “annuiamo il capo” questi comportamenti che di per sé non sono
rinforzanti potrebbero acquisire valore di rinforzo (secondario).
I rinforzi secondari possono essere grandemente efficaci ma hanno bisogno di essere
accompagnati da rinforzi primari occasionalmente per mantenere il loro pieno
potenziale. Il rinforzo secondario previene inoltre la saturazione del rinforzo primario.
Spesso ci troviamo a dover insegnare delle risposte complesse (o per meglio dire dei
compiti). Risposte complesse o compiti sono un agglomerato di risposte semplici.
Il risultato finale dipende dalla correttezza delle risposte semplici.
L’insegnamento attraverso il rinforzo finale solamente potrebbe creare difficoltà:
rinforzare anche se la sequenza comprende risposte errate non porta a
correggere tali risposte;
rinforzare anche se la sequenza è in accurata nell’ordine di esecuzione delle
rispose non porta a correggere l’ordine;
non rinforzare perché la sequenza comprende risposte erre porta la persona ad
indebolire anche le risposte corrette;
similmente non rinforzare perché l’ordine è errato porta ad indebolire le risposte
corrette.
Per dare una risoluzione a quanto sopra possono aiutare due tecniche:
TASK ANALYSIS
BACWARD CHAINING
TASK ANALYSIS è la tecnica attraverso cui siamo capaci di dividere un compito
complesso nelle sue componenti semplici. Ci mette nella condizione di definire tutte le
risposte semplici incluse nel compito. Perché una risposta possa essere isolata come
componente (step/passaggio) del compito essa deve essere indipendente. Deve avere
un inizio e una fine che la fanno apparire un atto compiuto e la isolano dalle altre
componenti.
Non c’è solo un modo per fare la Task Analysis; l’importante è che perché una risposta
possa essere isolata come componente “passaggio del compito” deve essere
indipendente.
La nozione del gradiente di meta si riferisce al fatto che le componenti di una lunga
sequenza di risposte più lontane dal rinforzo verranno rinforzate e consolidate molto di
meno delle componenti vicine al rinforzo.
Ne consegue che l’apprendimento di una sequenza comportamentale è probabilmente
compiuto a ritroso; si inizia con l’apprendere le ultime impressioni e poi eventualmente
quelle più lontane dal rinforzo. Seguendo questo apparente paradosso gli anelli iniziali
della sequenza comportamentale sarebbero gli ultimi ad essere appresi.
Da qui nasce la procedura BACKWARD CHAINING.
ESEMPIO 1: supponiamo di applicare il Backward Chaining per insegnare il compito del
lavarsi il viso dopo aver fatto la Task Analysis come riportato prima.
- all’inizio daremo l’aiuto necessario per assicurare i vari passaggi e quindi
rinforzare il passaggio finale;
- continueremo nella stessa maniera eccetto per l’eliminazione graduale (fading out)
di qualsiasi aiuto per l’ultimo passaggio;
- a questo punto si inizierà a fare il fading out dell’aiuto per il penultimo passaggio
cosi che eventualmente il bambino sarà rinforzato per aver eseguito gli ultimi due
passaggi autonomamente;
- la procedura viene ora ripetuta per il terzultimo passaggio cosi che si arriverà a
rinforzare il bambino per aver eseguito la sequenza degli ultimi tre passaggi
correttamente e autonomamente;
- ora si procede a rimuovere gradualmente l’aiuto per sciacquare le mani cosi che
arrivi all’esecuzione corretta e autonoma degli ultimi 4 passaggi del compito;
- si fa la stessa cosa con “sciacquare il viso” cosi che arrivi all’esecuzione corretta
ed autonoma degli ultimi 5 passaggi;
- si procede conm “insaponare il viso” cosi che arrivi all’esecuzione corretta ed
autonoma degli ultimi 6 passaggi;
- si procede con “mettere via il sapone”;
- si procede con “insaponare le mani”;
- si procede con “prendere il sapone”;
- si procede con “bagnare le mani”;
- si procede con “aprire il rubinetto”.
Il rinforzo viene dato sempre alla fine dell’ultimo passaggio.
ESEMPIO 2: Supponiamo di applicare la Task analysis con il compito di vestirsi per un
bambino di pochi anni. E supponiamo di individuare i seguenti passaggi:
mettere le mutande;
- mettere la maglietta
- mettere i calzini
- mettere la felpa
- mettere i pantaloni
- mettere il giubbino
- mettere le scarpe.
-
L’utilizzo del Backward Chaining dovrebbe portarci a dare l’aiuto necessario
all’esecuzione corretta di tutti i passaggi e al rinforzo dopo l’ultimo passaggio.
a questo punto si inizia con il fading out dell’aiuto relativamente all’ultimo
- passaggio cosi che questo diventi autonomo
si procede con il fading out dell’aiuto del penultimo passaggio (mettere il giubbino)
- cosi che il bambino verrà rinforzato per avere eseguito una sequenza di due
passaggi autonomamente;
si passa quindi al fading out dell’aiuto del mettere i pantaloni cosi che alla fine il
- rinforzo seguirà una sequenza di 3 risposte autonome;
facciamo lo stesso processo di fading out dell’aiuto per mettere la felpa così da
- rinforzare una sequenza di quattro risposte autonome
il fading out viene poi applicato per mettere i calzini;
- il fading out viene poi applicato per mettere la maglietta;
- il fading out riguarda poi il mettere le mutande.
-
Quindi il bambino dovrebbe essere in grado di eseguire tutti i passaggi con il solo
rinforzo finale.
ESEMPIO 3: Supponiamo di utilizzare la Task analysis per un compito domestico quale
il preparare la tavola. Supponiamo di individuare i seguenti passaggi:
mettere tovaglia
- mettere piatti
- mettere tovaglioli
- mettere bicchieri
- mettere forchette
- mettere acqua e vino
- mettere spezie
- mettere pane
-
Anche in questo caso si comincia con l’aiuto necessario ad assicurare l’esecuzione di
tutti i passaggi ed il rinforzo finale. In questi casi i passaggi non hanno una sequenza
obbligatoria.
ESEMPIO 4: Supponiamo di applicare la Task analysis per un compito di pulizia (un
lavoro proposto per l’integrazione di un giovane con disabilità intellettive).
Supponiamo di individuare i seguenti passaggi:
pre