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L’ADOLESCENZA
Il termine adolescenza deriva dal latino “adolescere” che significa crescere, evolversi. E’
proprio in questo termine che si racchiude tutta la peculiarità di questa fase, a carattere
universale.
L’adolescenza è genericamente definita come quella fase della vita umana, compresa tra gli
11 e i 19 anni, nel corso della quale l’individuo acquisisce le competenze e i requisiti necessari
per assumersi le responsabilità di un adulto. E’ verso la fine dell’1800 che si cominciano a
rintracciare studi relativi al concetto psicologico di adolescenza con le opere di Hall, Lancaster
e Burnham. Con l’avvento della psicoanalisi ci si è poi focalizzati sui cambiamenti interiori
dell’adolescente; si è parlato di processo di individuazione e ricapitolazione dell’infanzia. Anna
Freud, nello specifico, fu una dei primi psicoanalisti a riconoscere i cambiamenti qualitativi
dell’adolescenza: l’individuo è sballottato dall’energia istintuale che si risveglia in lui, ma allo
stesso tempo il suo IO si intensifica per controllare le forze pulsionali. Questo conflitto porta
alla formazione del carattere in casi di esito positivo, invece al contrario, in caso di fallimento
porta alla formazione di nevrosi. Nella pubertà alla forte spinta libidica dovuta al riaffiorare
della sessualità infantile si oppone un IO alquanto rigido capace di usare diversi meccanismi di
difesa. Altro contributo allo studio dell’adolescenza viene da Piaget e dalle teorie cognitive.
Piaget analizzò le trasformazioni che avvengono nel pensiero e nelle modalità di acquisizione
della conoscenza. Secondo la teoria piagettiana durante l’adolescenza si incomincia ad
acquisire una capacità di ragionamento astratto verbale, accompagnato dalla capacità di
formulare diverse alternative possibili. prima dei 12 anni invece il bambino conosce solo
tramite il maneggiamento concreto degli oggetti reali.
Durante l’adolescenza, entrano in gioco elementi di natura biologica, psicologica e sociale. Il
corpo fisico si modifica: nelle ragazze comincia a svilupparsi il seno, si ha il primo menarca
all’incirca 1 anno dopo la crescita dei peli pubici, nel ragazzo i testicoli aumentano di volume
intorno ai 12 anni, si ha un aumento di statura, la voce diventa più grave e si abbassa di
un’ottava a causa dell’ingrandimento della laringe e conseguente allungamento delle corde
vocali. Nelle ragazze anche il bacino aumenta visibilmente di dimensione, sia per
l’allargamento dell’ossatura pelvica, sia per accumulo di adipe. Dal punto di vista più
prettamente organico, il cuore aumenta di volume, diminuisce la frequenza del polso. Tali
fenomeni sono più accentuati nei maschi. Anche i polmoni aumentano di volume con un
ampliamento del torace, cresce la capacità di espansione polmonare in rapporto all’aumento
delle dimensioni alveolari. A livello ormonale si realizzano delle trasformazioni fondamentali,
che dipendono dall’incremento delle secrezioni di ormoni da parte della ghiandola pituitaria.
L’impatto al cambiamento fisico non è uguale per tutti, ma rappresenta un fenomeno molto
soggettivo, in quanto dipende dalle caratteristiche del soggetto, dalla sua storia personale, dal
suo livello di informazione a proposito di ciò che sta avvenendo e dal modo in cui il suo
ambiente sociale reagisce a tale evento. Spesso si è però osservato che le modificazioni del
corpo in adolescenza necessitano di una capacità adattiva iniziale, il soggetto può andare in
contro ad ansie dismorfofobiche che sono comunque temporanee e velocemente superabili
dal soggetto. Si parla in questo caso, per distinguere queste ansie dalla vera e proprio
dismorfofobia (disturbo somatoforme), di dismorfofobia evolutiva. Al cambiamento biologico si
associano le esperienze emozionali e la ricerca di un nuovo equilibrio. Si modificano i rapporti
coi genitori, l’adolescente non accetta più di essere totalmente dipendente dalla propria
Valeria Carolina Paradiso
famiglia e dalle varie forme di sostegno sociale- affettivo che gli sono state fornite fino a quel
momento. L’adolescenza viene quindi considerata un evento critico nel ciclo di vita familiare.
L’adolescenza di un membro della famiglia determina una riorganizzazione dell’assetto
familiare. L’adolescenza del figlio rimanda ai genitori l’idea del tempo che passa e fa riaffiorare
in loro i ricordi della propria adolescenza che si erano con il tempo assopiti, si intensificano le
emozioni nei confronti dei propri genitori. Alcune ricerche hanno dimostrato che i genitori di un
figlio adolescente presentano grande stress e il matrimonio è soggetto a molte crisi,
maggiormente accentuate all’interno di quelle coppie i cui coniugi si erano soprattutto
identificati nel ruolo di genitori. L’adolescente infatti va verso una sempre maggiore
individuazione che culminerà con la separazione dai genitori, che dovrebbero aiutarlo a
compiere tale processo di emancipazione. Tale processo è lungo e graduale, e oggi non è più
caratterizzato, come avveniva qualche tempo fa, con l’uscita di casa dei figli. Di fatto la
conquista e la realizzazione dell’autonomia della famiglia ha luogo nella famiglia stessa,
poiché i figli vi rimangono sempre più a lungo per svariati motivi. Emancipazione non significa
ovviamente, rottura dei rapporti familiari, ma trasformazione di tali rapporti in modo da renderli
più paritari e reciproci; indipendenza non significa andarsene da casa, ma libertà affettiva di
instaurare nuove relazioni, libertà di assumersi la responsabilità di se stessi in ambiti come il
lavoro, l’istruzione, le opinioni politiche, scelta del partner…
Il processo di emancipazione non è lineare, ma tortuoso e caratterizzato da contraddizioni e
ambivalenze come fughe in avanti e frequenti regressioni. Spesso si desiderano e si
reclamano i privilegi di un adulto, ma si tenta anche di fuggire alle responsabilità connesse a
tale status. I genitori, d’altro canto, cercano di mantenere il controllo il più a lungo possibile
soprattutto su alcune aree relative alle regole della casa (rientri serali, uscite) e relative alla
libertà personale (come igiene, modi di vestirsi). L’autonomia ha connotati e significati diversi a
seconda del genere di appartenenza: essere maschio infatti implica il godere di certi privilegi e
trattamenti che solo più tardivamente verranno concessi alla ragazza. In genere comunque i
conflitti che caratterizzano questa fase di vita non hanno a che fare con i valori di fondo, o
questioni importanti in ambito morale, politico e religioso, ma problemi più futili e di minor
importanza come cosa mangiare, come vestirsi, chi frequentare. Da dati forniti da Friday nel
1979 sembra che vi sia maggiore conflittualità nel rapporto madre-figlia, rispetto a madre- figlio
maschio. Però questo conflitto che la ragazza ha con la madre non è cronico ma termina col
finire dell’adolescenza, e si trasformerà poi in un rapporto di interdipendenza, in cui la ragazza
si riconosce dipendente dalla madre senza viverlo in modo negativo.
Punto di riferimento fondamentale per gli adolescenti è rappresentato dal gruppo di pari.
All’interno del gruppo di pari l’adolescente sperimenta scelte e comportamenti autonomi, i
coetanei sono oggetto di confronto sociale, forniscono strategie per affrontare i problemi e
forniscono sostegno emotivo e strumentale. Solitamente si privilegiano le relazioni duali, con
un compagno o una compagna del cuore da cui pretendono fedeltà ed esclusività, aiuto e
comprensione. gli adolescenti di 13 -14 anni si ritrovano coi coetanei per chiacchierare,
svagarsi, scambiarsi confidenze, andare in giro. Le ragazze per prime anticipano la perdita di
interesse per il gioco e prediligono invece la comunicazione e la relazione. Col tempo
l’esperienza amicale tende a modificarsi; verso i 16 anni i ragazzi in genere preferiscono
esperienze di aggregazione (“la compagnia”).
Valeria Carolina Paradiso
Si sente l’esigenza di fare parte di un gruppo di coetanei con cui trascorrere il tempo libero,
condividere interessi, confrontarsi. Nascono in questo modo i gruppi informali che si
differenziano da quelli formali (quali la classe o la squadra sportiva) per non essere gestiti da
adulti e non avere particolari finalità. Aumenta il tempo trascorso fuori casa, con gli amici con
cui si intrattiene una relazione intensa e continuativa, fondata sulla condivisione di esperienze
e valori, da cui ci si sente sostenuti emotivamente. Fare parte di un gruppo rafforza la propria
autostima, ci si sente più forti perché non soli, il gruppo conferisce un’identità e senso di
appartenenza ai suoi membri.
L’adolescenza, oltre alla crescita corporea, e alla ridefinizione dei legami coi genitori è
contrassegnata dalla definizione dell’identità. Il ragazzo abbandona lentamente il concetto di
sé costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo ad una considerazione di sé derivata dai
giudizi dei coetanei, per la quale sono di fondamentale importanza l’aspetto fisico, l’attrazione
sessuale, l’intelligenza. L’adolescente può sentirsi valutato negativamente in alcuni di questi
settori e ciò comporta inevitabilmente ansia, frustrazione o l’atteggiarsi in modo compensativo,
nel tentativo di primeggiare in ambiti in cui si è considerati poco abili. I genitori possono essere
tentati di diventare iperprotettivi, con il rischio che il figlio si opponga eccessivamente al mondo
degli adulti. L’acquisizione di una propria identità è un processo che dura anni e si costruisce
attraverso la sperimentazione e l’identificazione. La sperimentazione permette al ragazzo di
provare a “recitare” una molteplicità di parti, a immedesimarsi in differenti ruoli.
Contemporaneamente, avendo la possibilità di conoscere tante persone, l’adolescente ha la
possibilità di osservarle, esserne affascinato, provare a imitarle. La sperimentazione e
l’identificazione fanno sì che l’adolescente riveli una molteplicità di volti a seconda
dell’ambiente in cui è. Ad esempio, un ragazzo può essere educato e riservato a casa ma
indisciplinato a scuola. Attraverso le sperimentazioni e le identificazioni l’adolescente si
riconosce come separato dagli altri e, confrontandosi con l’immagine che gli altri gli rimandano,
si confronta con le proprie abilità ed i propri limiti. L’identità finale è frutto della scelta e della
sintesi di alcuni dei ruoli sperimentati e inevitabilmente comporta il lutto per la perdita delle
altre possibilità.
L’ingres