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MONOFASICITA’.

Però a livello più microanalitico, in un bambino nato a termine possiamo identificare:

-sonno calmo

-sonno attivo o paradosso

-sonno ambiguo: assente nell’adulto

-stato di veglia

Si parla di sonno attivo e sonno calmo perché la variabile che principalmente differenzia i 2 tipi di sonno è

la motilità:

-sonno calmo prevale assenza di motilità se non limitata a Startles (sussulti). C’è EEG con tracè alternant

e onde lente, occhi chiusi, non motilità oculare, respiro regolare;

-sonno attivo attività motoria (movimenti generalizzati e altro), atonia muscolare, respirazione irregolare,

EEG basso voltaggio, movimenti oculari ci sono ma non ancora in salve come per l’adulto. Gli occhi

possono anche essere semi aperti. Questa caratteristica comportamentale, unita al fatto che il bambino

può anche presentare episodi di pianto fa sì che il care giver possa scambiare questo tipo di sonno per un

risveglio;

-sonno ambiguocontemporaneamente include caratteristiche del sonno calmo e attivo, è detto anche

transazionale perché lo troviamo nei momenti di transizione tra un sonno e un altro, o addirittura tra sonno

e veglia.

-Veglia occhi aperti, movimenti oculari, respiro irregolare, movimenti corporei.] –fine riassunto-

Il sonno nel nato a termine presenta differenze con quello dell’adulto:

• Sonno attivo vs sonno REM: nei bambini la variabile prevalente è la motilità, negli adulti i movimenti

oculari; inoltre, nei bambini non si ha ancora un tracciato EEG definito in 4 stadi, ma identificato in

base a variabili comportamentali (motilità) piuttosto che fisiologiche (EEG);

• Sonno ambiguo assente nell’adulto: ha un significato funzionale di immaturità del SNC che ancora

non riesce a sintonizzarsi su un sonno specifico;

• Addormentamento in Stadio1 NREM: giovane adulto

Addormentamento in Sonno attivo: bambino. Nell’adulto il sonno REM ha una comparsa più tardiva

rispetto al bambino perché compare circa 70min dopo l’addormentamento, mentre nel bambino

compare solitamente subito all’addormentamento o può esser preceduto da breve sonno ambiguo,

e ancora più raramente sonno calmo;

• Aspetti comportamentali: quando l’adulto inizia a dormire si riduce l’attività motoria, c’è chiusura

palpebre e generalmente una graduale transizione verso NREM a partire da EEG alfa e poi

andando in Stadio1 (ritmo theta). Solitamente nell’adulto, la chiusura delle palpebre precede la

modificazione dell’EEG di circa 10 minuti.

Il bambino invece si addormenta in sonno attivo e in più durante i primi 6 mesi ci sono dei fenomeni

anticipatori del sonno comportamentali, ad esempio lo sbadiglio lo anticipa di circa 7 minuti,

arrossamento della sclera circa 8 minuti prima dell’addormentamento, e la chiusura delle palpebre

anticipa l’addormentamento di circa 3 minuti. Quando il bambino comincia a chiudere le palpebre ci

sono delle modificazioni EEG, diminuiscono movimenti generalizzati e comincia l’atonia.

Lo stato di addormentamento nel bambino può modificarsi anche a seconda dell’ambiente in cui si

trova il bambino.

Esempio di Ipnogramma in un bambino di 2 settimane (35).

Caratteristiche:

- Viene usato un tempo minore(3h) rispetto all’ipnogramma dell’adulto (circa 8 h).

- Si addormenta in sonno attivo

- E’ un sonno molto più frastagliato e suddiviso in cicli (sonno calmo + sonno attivo anche se inizia

dall’attivo) che hanno una durata inferiore (50 minuti).

L’acquisizione della capacità di organizzare stati comportamentali qualitativamente diversi testimonia una

tappa ontogenetica importante del SNC che presenta le sue defaiance in quei momenti di sonno ambiguo.

Altra cosa che testimonia l’acquisizione della capacità di organizzare stati comportamentali diversi è per

l’interazione che il bambino stabilisce con l’ambiente esterno. I periodi di veglia man mano si allungano e il

poter mantenere uno stato di veglia con caratteristiche ben definite permette scambi col mondo esterno

che progressivamente diventano più lunghi in durata ma anche più complessi qualitativamente.

Sia gli stati di veglia che gli stati di sonno subiscono cambiamenti evolutivi importanti durante i primi 12

mesi di vita.

Però vi sono modificazioni che riguardano in modo più specifico i diversi stati di sonno, come vediamo:

-Sonno paradossodiminuisce (numero minore di episodi)

-sonno ambiguodiminuisce

-sonno calmoleggera diminuzione (episodi di durata maggiore, non si modifica la quantità).

Alla nascità le percentuali sono:

Sonno attivo/calmo: 40%/40%

Sonno ambiguo: 20%

Ricorda che: Queste percentuali variano in base al numero di variabili usate. Più sono più aumenta il

sonno ambiguo perché trovare la concordanza di un numero elevato di variabili è più difficile.

Modifiche nel primo anno

Abbiamo visto che vi sono modificazioni nel sonno attivo e nel sonno calmo, queste modificazioni

riguardano soprattutto il numero degli episodi di sonno attivo che diminuisce, e la durata degli episodi di

sonno calmo che aumenta. Il cambiamento più importante è la capacità di sostenere per un periodo

sufficientemente prolungato uno stato di sonno e di concentrarlo nel corso della notte.

Questa capacità che il bambino acquisisce è parallela a un'altra capacità, cioè la diminuzione dei risvegli

notturni, oltre alle caratteristiche dei risvegli.

Se nell’adulto, quando si transita dal sonno alla veglia, abbiamo l’apertura delle palpebre e la graduale

ripresa dell’attività motoria; nel bambino abbiamo anche qui, una graduale ripresa dell’attività motoria ma

anche l’aumento di movimenti generalizzati, uniti spesso a vocalizzi e pianto.

Altra cosa interessante è che il bambino durante la notte non si risveglia sempre dallo stesso tipo di sonno.

Alcuni ricercatori hanno concentrato quindi le loro ricerche sulle MODIFICAZIONI DEI RISVEGLI NEL

CORSO DELLO SVILUPPO, prendendo come punto di riferimento il sonno da cui questi risvegli

provenivano.

Risultati: In linea generale tutti i risvegli diminuiscono da 1 settimana a 54 settimane.

Però questa diminuzione viene modulata dal tipo di sonno da cui il risveglio proviene:

- rimangono stabili i risvegli dal sonno calmo

- diminuiscono i risvegli dal sonno attivo

- diminuiscono i risvegli dal sonno ambiguo

In questo schema si può notare inoltre che, il bambino si sveglia soprattutto dal sonno attivo, in misura

minore da sonno calmo, e ancora meno probabile, dal sonno indeterminato.

Quindi come nel giovane adulto, che si sveglia dal sonno REM, anche nel bambino il risveglio si verifica da

sonno attivo. Quindi questo stato di sonno si conferma come facilitatore del passaggio tra sonno e veglia, e

che probabilmente quando ancora non si sono regolati i processi omeostatici (es. temperatura) è proprio

questo stato che regola il passaggio alla veglia.

Vi sono anche delle modificazioni nel corso dell’età che riguardano la distribuzione dei risvegli

Risultati: i bambini più piccoli hanno risvegli più irregolari, quelli di 2 mesi invece mostrano una certa

periodicità, che si modifica nel corso del tempo (ogni 100 minuti nei più piccoli, ogni 200 nei più grandi).

Questo intanto mostra una regolarità dell’interruzione del sonno ma anche del fatto che il bambino dorme

sempre più a lungo.

Ci sono stati anche studi in laboratorio su bambini pretermine.

Risultati: il numero dei risvegli nel bambino pretermine è più alto di notte rispetto al giorno=> una

modulazione temporale dei risvegli che ci fa capire che durante la notte sono più numerosi.

Se però sulla stessa popolazione andiamo a vedere cosa succede nell’arco temporale in termini di età

vediamo che il numero dei risvegli tra le 32 e 40 settimane non diminuisce significativamente. Ma la durata

dei risvegli aumenta significativamente.

=>modificazioni si osservano già nelle primissime epoche di vita (pretermine) ma la riduzione dei risvegli è

visibile solo nel bambino nato a termine

Studi di gruppi di lavoro diversi sono comunque tutti d’accordo sulla diminuzione dei risvegli nel corso dei

primi 12 mesi di vita sebbene il criterio per stabilire i risvegli varia da un gruppo all’altro (finestre temporali

più o meno ampie).

Non si modifica però la durata dei risvegli dalla 1 alla 54 settimana.

Riassumere le modificazioni dei risvegli

C’è una situazione inversa:

-Pretermine: prima delle 40 settimane: il numero dei risvegli rimane uguale ma aumenta la loro durata.

Modificazioni che riguardano la capacità di sostenere un certo stato comportamentale.

-Nati a termine: dopo le 40 settimane: il numero dei risvegli diminuisce ma la durata rimane stabile.

Cambiamenti che riguardano la consolidazione del sonno, ovvero il fatto che il bambino riesca a mantenere

uno stato di sonno sempre più lungo (diminuiscono i risvegli notturni).

EEG durante il risveglio

Le ricerche che hanno valutato il risveglio si sono anche focalizzate su delle modificazioni a livello delle

caratteristiche EEG.

Un parametro specifico EEG che rappresenta quanto il cervello è già sveglio prima del risveglio. E’

stato visto che quando i bambini si svegliano dal sonno attivo, l’attività cerebrale che precede il risveglio è

simile a quello che riscontriamo nell’attività di veglia, mentre per i risvegli da sonno calmo, il cervello, a

livello di attività EEG, ancora non è sveglio.

Inoltre in quei gruppi di bambini che presentano all’interno del sonno calmo un pattern EEG che richiama il

sonno ad onde lente (4-5mesi) osserviamo una cosa interessante:

- nei risvegli che provengono da sonno calmo ad onde lente, il cervello ci mette un po’ per raggiungere il

livello che troviamo in veglia;

- nei risvegli che provengono da sonno calmo non a onde lente: il cervello ha attività simile alla veglia già 7

minuti prima.

Questo a conferma del fatto che quando ci svegliamo da sonno NREM in particolare 3-4 ci mettiamo un po’

tanto a raggiungere i nostri livelli di performance cognitiva (fenomeno della sleep inertia).

Sviluppo dei cicli di sonno

Un’altra importante caratteristica nel corso dello sviluppo è quella di costruire sequenze regolari di sonno

calmo e attivo, ovvero, la formazione di cicli.

Nel primo anno di vita si ha aumento della durata dei cicli di sonno:

1-7 settimane: <40 minuti,

25-54 settimane: 50 minuti,

>54 settimane: continua ad aumentare finché non si arriva a 90 minuti.

Momento di svolta: il 2°mese

Addirittura

Dettagli
A.A. 2017-2018
13 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/02 Psicobiologia e psicologia fisiologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher JulieDeCorrencon di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia del sonno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Giganti Fiorenza.