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Foucault e la cura del sé

Foucault osservava come nei primi secoli della cristianità la cura del sé costituisse non già un esercizio nella solitudine bensì una vera e propria pratica sociale. Proprio quello che non può avvenire quando per l'io, l'altro, il mondo, le cose non sono nulla di più di un pallido riflesso del proprio sé, del proprio potere, della propria falsa infinità.

Nuova era, quante storie. Di alcune incomprensioni.

Da qualche decennio ormai siamo testimoni di un fenomeno di grande diffusione chiamato new age e poi con il passare degli anni chiamato next age in cui rientra un enorme ventaglio di pratiche: aspetti della cultura tradizionale del mondo orientale, riferimenti sacrali provenienti da mitologie nordiche, frammenti dell'esoterismo rinascimentale, riferimenti all'arte della divinazione, all'astrologia, all'alchimia, prospettive terapeutiche alternative, reintegrazione della teoria junghiana.

Sull'inconscio collettivo, rielaborazioni delle nuove correnti psicoterapeutiche solistiche,… Una composizione molto eterogenea, complessa e variegata. Ora le direzioni imboccate dal movimento della new age possono condurre il luoghi non facilmente prevedibili e radicalmente differenti tra di loro, così come diversa può essere la loro valutazione dall'esterno (autoritaria edi rifiuto radicale o comprensiva, interessata al loro valore sintomale). Una direzione subito evidente è quella che intende risarcire l'assenza di religiosità e il materialismo spinto delle odierne società secolarizzate con nuove forme di dogmatismo religioso. Un'altra direzione concerne invece la questione del tipo di rapporto che l'insieme di queste pratiche inaugura incoscientemente col mondo circostante umano e naturale, col corpo, col proprio sé, con gli altri, al punto che in alcuni casi sorge l'impressione di trovarsi di fronte una

nuova 4variante della cura di sé studiata dall'ultimo Foucault per il mondo classico. Potremmo dire che si dà quiqualcosa come l'esperienza di un mondo invisibile che nell'ascolto prende progressivamente corpo.

CAP.8 - Tre promesse della tecnica. Tempi della promessa e promesse fuori tempo. È indubbiamente corretto pensare alla tecnica dal punto di vista della sua storia. Ma vi è anche una storia filosofica della tecnica in cui la questione non è più quella della tecnica al plurale, cioè le diverse tecniche interpretate a partire dal loro rapporto con la prassi secondo un'analisi orizzontale interessata a certificarne sviluppo e diffusione. Non più quindi le tecniche ma la tecnica accostata in base ad un approccio verticale interessato alla sua radice profonda: il discorso della tecnica come discorso sull'essenza della tecnica. Una lettura che ha permesso di stabilire una connessione inattesa tra

tecnica moderna e storia della metafisica è tra essenza della tecnica e oblio dell'essere. È dunque la tecnica sottratta a qualsiasi creazione umana, a qualsiasi visione strumentale. La tecnica come ultima figura temporale della nostra storia, compimento finale di un destino che conduce per un verso alla fine della propria storia e per altro verso all'alba di un nuovo inizio. Anziché interrogare la tecnica con una filosofia che si arrischi nuovamente sul terreno della promessa è necessario affrontare l'idea della tecnica in quanto orizzonte inaggirabile di ogni uomo e di ogni storia. Questa si può identificare attraverso 3 promesse:

  1. promesse centrate sul raggiungimento dell'essenza dell'uomo. Questa prima promessa si può collocare sotto l'egida di una nozione di Herder che identifica l'uomo come un essere di mancanze, organicamente carente. È possibile far intervenire la tecnica come un fattore di compensazione,

diriequilibrio, di integrazione, di sostituzione: di compimento. La tecnica prima ancora di essere ciò che un giorno gli assicurerà la supremazia sulla natura rappresenta la possibilità stessa della sopravvivenza umana e della realizzazione dell’uomo in quanto uomo. Il che significa pensare il rapporto uomo/tecnica attraverso l’idea della loro coevoluzione e dunque pensare alla tecnica come inerente alla natura umana. Si profila così l’idea di un essere che modella in modo artificiale le condizioni della propria esistenza. La tecnica è il veicolo di un perfezionamento che contribuisce ad innalzare l’uomo al suo destino umano così da assicurargli quella essenza che non è data in modo improvviso.

2. promesse centrate sulla realizzazione dell’umanità degli uomini. La si può collocare sotto l’egida della magia. L’emancipazione dell’uomo intesa quale elevazione alla sua umanità, il

alle leggi naturali per poter farvi ritorno grazie alla sofisticazione di una tecnica di controllo capace non solo di dominarle ma anche di orientarle. Le conoscenze prodotte da questo sapere positivo dovrebbero permettere di pensare all'arte magica in termini completamente desacralizzati a partire da una cognizione mondana delle cose naturali acquisita sulla sola base delle facoltà dell'individuo e non ricorrendo a potenze extraumane. Se la scienza in generale è uno strumento per riscattare la condizione limitata dell'uomo, la magia è qui una tecnica desacralizzata che accresce le forze interiori dell'uomo e rinnova radicalmente il dominio della conoscenza. Scienza e magia sono discipline complementari perché un sapere che non si traduce in una prassi è vano così come è del tutto inefficace una pratica che non sia in grado di fondarsi sul sapere. Giordano Bruno sottolinea la necessità di disporre di una teoria.

Universale delle cose che gli permetta di agire non solo sulle cose, ma anche sugli uomini, in un'ottica civilizzatrice dell'intera vita umana. Da questo è possibile riconoscere una delle possibili vie lungo la quale avrebbe potuto incamminarsi il binomio sapere/potere. L'investimento moderno della tecnica non ha invece intrapreso questo cammino. Vent'anni dopo la drammatica morte di Giordano Bruno, Bacone pone la possibilità di assicurare dei vantaggi al genere umano sotto il segno di un nuovo approccio induttivo, il quale, almeno dal punto di vista programmatico, non ha più nulla a che vedere con il progetto della scienza bruniana. Come Bruno anche Bacone afferma la necessità di coltivare il potere delle facoltà umane per il bene e la felicità delle società. Ma vi risponde con il progetto di una instaurazione che non può che edificarsi progressivamente grazie al contributo sperimentale di diverse generazioni.

secondo un'idea di comunità scientifica valida ancora oggi.

3. promesse centrate sul superamento dei limiti imposti all'umano. La terza promessa della tecnica si può collocare sotto una triplice egida: quella del binary digit, del cyberspazio e del virtuale. Si tratta ancora una volta di una promessa di liberazione. Bit e cyberspazio definiscono una possibilità tecnica di emancipazione che interessa piuttosto l'affermazione e lo sviluppo di qualità proprie dell'uomo. Si profila l'idea di una tecnica a funzione valorizzante, che rassegna l'umano alla sua individualità irriducibile, liberandone la creatività grazie al supporto di un movimento rapido e leggero (bit) e di un contesto (cyberspazio) orizzontale e continuo, unificante e senza limiti cioè democratico. In questo caso alla tecnica si riconosce la facoltà ontologica di ridisegnare la realtà nell'estensione di suoi confini.

Il concetto per definire questo lavoro sulle coordinate del reale si chiama virtualità. Il termine non è sinonimo di perdita di realtà ma al contrario indica la condizione di possibilità di un nuovo potere di creazione del senso, di liberazione di energia e di incremento di creatività: una qualità d'essere, iperreale, che consente di superare il qui e ora dei nostri contesti tradizionali di esistenza. E questo grazie alla messa tra parentesi dei limiti spazio temporali dell'esperienza quotidiana. La valorizzazione dell'uomo in tutta la sua possibile varietà richiede questo affrancamento che le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione contribuirebbero a realizzare grazie alla diffusione di una struttura orizzontale priva di centro, orientato a incoraggiare una messa in comune democratica e differenziale di stili, competenze, linguaggi, pensieri, qualità. La promessa della tecnica ha dunque a che vedere

con un arricchimento dell'esistenza, delle sue potenzialità, ma soprattutto dell'intelligenza. Intelligenza connettiva e intelligenza collettiva sono le due espressioni utilizzate per definire questo nuovo stadio nello sviluppo dell'essere umano: una progressione che mirerebbe al superamento della stessa individualità dei soggetti sociali. È ancora il caso di una promessa che sa di poter contare sull'alleanza tra tecnica e accumulazione dei suoi effetti. Ma l'accumulazione ora non è più declinata come lo era prima sull'asse del tempo, cessa cioè di essere una conseguenza della storia. Si presenta per la prima volta come un effetto della sola tecnica, un prodotto della sua capacità di provocare la conoscenza e di liberare una nuova intelligibilità delle cose, di renderla comunicabile, interscambiabile, e dunque di metterla a disposizione di altri soggetti. La rete di internet non avrebbe dunque più.bisogno della storia. Tutto sarebbe già a disposizione, perché nella sua stessa struttura, essa è il tempo fattosi spazio, disponibilità immediata e assoluta, eterno presente che oblitera il tempo storico e che, grazie al suo potere, si presenta come la realtà.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Zeroli Stefania.