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SEGNALI GESTUALI
È la comunicazione gestuale delle grandi scimmie a condividere con la comunicazione
linguistica diversi aspetti fondamentali, quali: l’uso intenzionale e flessibile dei segnali
comunicativi.
Anche i primati non umani comunicano in modo gestuale impiegando il canale visivo:
posture corporee, espressioni facciali e gesti manuali. Sebbene molti di questi atti siano
altrettanto geneticamente fissati e inflessibili, esiste un sottoinsieme di segnali che viene
appreso individualmente e usato in modo flessibile soprattutto nelle grandi scimmie.
Questi vengono definiti ‘segnali intenzionali’ e riguardano attività sociali meno cariche
emotivamente e/o urgenti come, il gioco, l’allevamento della prole, la cura reciproca e il
chiedere. Alcune evidenze empiriche di ciò:
Esistono differenze individuali nei gesti di individui diversi della stessa specie,
- perfino all’interno dello stesso gruppo.
Essi utilizzano lo stesso gesto x fini comunicativi diversi ma anche gesti diversi x lo
- stesso fine comunicativo.
Essi producono un gesto solo quando il ricevente presta adeguata attenzione, poi
- seguono la reazione e attendono una risposta.
Essi usano combinazioni di gesti multipli quando gli altri non reagiscono nel modo
- appropriato.
Individui che hanno contatti rilevanti con esseri umani inventano o apprendono
- facilmente differenti tipi di gesti nuovi.
Esistono 2 tipi fondamentali di gesti delle grandi scimmie, basati sulla loro funzione
comunicativa:
i movimenti di intenzione: non sono appresi e sono pervasivi nel regno animale (il primo
ad osservarli fu Darwin e in seguito vennero definite e descritte da Tinbergen). I movimenti
di intenzione si danno quando un individuo esegue solo il primo passo di una normale
sequenza comportamentale, spesso in forma abbreviata e questo primo passo è
sufficiente x provocare una risposta dal ricevente (solitamente quella che si avrebbe se
fosse stata messa in atto l’intera sequenza comportamentale). In tali casi, le esibizioni si
dicono RITUALIZZATE filogeneticamente e hanno un vantaggio adattivo, come quando il
lupo ringhia, una ritualizzazione della preparazione all’aggressione vera e propria; nel
corso dell’evoluzione questo sfocia in una fissazione genetica delle esibizioni dei
movimenti di intenzione, eseguiti invariabilmente emotive e/o sociali specifiche.
I segnali, relativi ai movimenti di intenzioni, che sono stati ritualizzati ontogeneticamente,
vengono usati con maggiore flessibilità; quelli presenti negli scimpanzè comprendono: il
braccio in alto (x iniziare un gioco) e il tocca-schiena (usato dai piccoli x chiedere di essere
trasportati dalle madri). Si tratta, come detto in precedenza, di abbreviazioni di azioni
sociali complete e sono quasi sempre DIADICI, nel senso che il comunicatore cerca di
influenzare il comportamento del ricevente. Nel BRACCIO IN ALTO: un individuo giovane
si avvicina ad una altro con l’idea di iniziare un gioco di lotta, solleva il braccio come x
colpire x gioco l’altro e poi lo colpisce x davvero saltandogli addosso e comincia a giocare;
col ripetersi dei gesti, il ricevente impara ad anticipare questa sequenza sulla base solo
del sollevamento del braccio e inizia cosi a giocare non appena percepisce il passo
iniziale; il comunicatore impara ad anticipare questa anticipazione e aspetta che il
ricevente reagisca, si aspetta quindi che l’altro si aspetti questo movimento del braccio
(vuole monitorare la sua risposta).
Nel TOCCA- SCHIENA, che viene appreso in maniera analoga, all’inizio il piccolo afferra
la schiena della madre a la tira fisicamente giù x arrampicarcisi; la madre giunge ad
anticipare tale desiderio solo sulla base del primo tocco e cosi abbassa la schiena quando
il piccolo inizia a produrre la sequenza; infine al piccolo basterà sfiorare il dorso della
madre, aspettandosi che essa reagisca chinandosi.
I movimenti di intenzione sono creati perché i due individui interagenti sono in grado di
fare anticipazioni e riescono a modellare diadicamente l’uno il comportamento dell’altro, il
‘significato’ dell’azione è già compreso nel segnale; a causa del modo in cui funge la
ritualizzazione, questi gesti sono strumenti comunicativi ‘a senso unico’ (non bidirezionali)
perché il comunicatore e il ricevente li apprendono unicamente nei termini del loro ruolo
personale senza conoscere il ruolo dell’altro. Le scimmie apprendono questi gesti tramite
ritualizzazione ontogenetica e non tramite imitazione, sono presenti evidenze empiriche:
nell’esperimento di Tomasello, un individuo che veniva prelevato da un gruppo in cattività
e addestrato ad usare un nuovo gesto in cambio di un premio, x poi essere reinserito nel
gruppo, nessun’altro individuo imparava il nuovo gesto.
Il richiamo dell’attenzione: non molto diffuso nel regno animale, è probabilmente unico
dei primati o addirittura delle grandi scimmie; essi comprendono: schiaffo in terra, dare di
gomito, tirare roba, che servono ad attirare l’attenzione del ricevente sul comunicatore che
fa questi gesti sempre in modo diadico, senza referenti esterni. Inizialmente, essendo
prodotti molto dai giovani, si pensava fossero gesti ludici e invece no. Quando le grandi
scimmie sono in calore, mettono in atto il gesto il rompere le foglie, producono un suono
netto x attirare l’attenzione delle femmine sul loro pene eretto; in questo caso, il significato
o la ‘funzione dell’atto comunicativo’, non sta nel gesto del richiamo dell’attenzione ma
nell’esibizione involontaria che deve essere notata dal ricevente perché questi possa dare
la risposta adeguata. L’evidenza a favore di questa interpretazione, è che spesso le
scimmie tentano di occultare agli altri la loro esibizione.
Vi sono anche un piccolo sottogruppo di gesti di richiamo dell’attenzione che fungono in
assenza di esibizioni, che potrebbero suggerire l’abbozzo di una comunicazione triadica
(referenziale), come quando il comunicatore offre ad un altro, una parte del corpo x la
pulizia reciproca. Loro quindi indirizzano in modo intenzionale e triadico l’attenzione altrui
su oggetti esterni: in modalità quindi referenziale. Operando in maniera diversa, i richiami
dell’attenzione sono appresi anche in modo diverso; non possono essere ritualizzati e
vengono appresi dagli individui dedicandosi a comportamenti come schiaffeggiare il
terreno o lanciare oggetti; una volta appreso, il gesto di richiamo dell’attenzione può
essere impiegato diffusamente con svariati fini sociali: il gioco, la pulizia reciproca. È
questa non immediatezza a rappresentare la novità, il comunicatore vuole che il ricevente
faccia qualcosa, ha un’intenzione sociale, x ottenere questo cerca di richiamare
l’attenzione del ricevente su qualcosa, questa la si può chiamare ‘INTENZIONE
REFERENZIALE’ aspettandosi che se il ricevente guarderà nella direzione voluta compirà
l’azione voluta. Il richiamo dell’attenzione e i movimenti di intenzione spesso sono collegati
reciprocamente dalle scimmie.
Attenzione all’attenzione altrui
Una differenza importante tra la comunicazione vocale e quella gestuale è il modo in cui i
partecipanti controllano reciprocamente l’attenzione l’uno dell’altro durante il processo;
nella comunicazione vocale questo controllo è praticamente inesistente, il comunicatore
esprime la propria emozione in modo indiscriminato nell’ambiente circostante; mentre la
comunicazione gestuale avviene nel canale visivo ed è spazialmente diretta verso un
individuo singolo, il che obbliga il comunicatore a controllare che il ricevente mantenga il
contatto visivo, pena l’inefficacia del gesto, il ricevente quindi deve determinare se il gesto
è diretto a lui o meno x sapere se rispondere o no. Studi hanno dimostrato che le grandi
scimmie tengono in considerazione lo stato condizionale del ricevente (producono gesti su
base visiva solo quando il ricevente è orientato verso di loro); gli scimpanzè comunicatori,
mostrano una scarsa sofisticazione nel giudicare gli stati attenzionali altrui. Altri studi non
comunicativi, mostrano che le grandi scimmie, quando competono tra loro o nascondono
qualcosa, capiscano cosa gli altri possono o non possono vedere. Gli scimpanzè, i bonobo
e le grandi scimmie non privilegiano la sequenza ‘richiamo dell’attenzione’ ’movimento di
intenzione’ ma usano la strategia alternativa del ‘girare intorno’, si muovono in cerchio
attorno al ricevente x produrre un gesto di movimento d’intenzione su base visiva. Le
grandi scimmie, quindi, mostrano abilità comunicative più sofisticate nella modalità
gestuale che in quella vocale, inoltre molti gesti delle grandi scimmie sono appresi
individualmente e in modo flessibile, anche in combinazione tra di loro, ma questo non è
vero x le vocalizzazioni.
LA COMUNICAZIONE CON GLI UMANI
Molte scimmie e grandi scimmie crescono in un qualche contesto umano (zoo, casa,
laboratorio), non esistono notizie relative al fatto che queste abbiano acquisito nuove
abilità comunicative come risultato dell’esposizione ad un ambiente umano, ma
acquisiscono però alcuni nuovi gesti destinati all’uso specifico con gli umani; apprendono
un qualcosa che potrebbe essere definito un ‘additare’ come estensione dei loro gesti
naturali di richiamo dell’attenzione.
Le grandi scimmie e gli scimpanzè che crescono in cattività, imparano ad indicare ai loro
custodi umani cose che desiderano ma che non sono capaci di raggiungere da soli; il più
fondamentale di questi comportamenti è l’additare in direzione del cibo fuori dalla loro
portata, in modo che un umano lo recuperi x loro. Questo comportamento lo tengono il 60-
70% degli scimpanzè anche senza addestramento esplicito ma che mettono in atto SOLO
quando c’è un umano presente (come abbiano imparato ciò è ignoto). L’additare è
utilizzato in modo flessibile: le grandi scimmie indicano il cibo più appetibile quando hanno
la possibilità di scelta tra più alimenti; possono indicare il luogo in cui l’essere umano ha
celato il cibo; possono indicare un utensile che serve all’uomo x recuperare il cibo che
desiderano ma non se l’utensile è di uso esclusivo umano.
Le grandi scimmie allevate in contesti umani ricchi di informazioni, fanno richieste
imperative anche in altri modi: indicano una porta chiusa quando vogliono andare dall’altra
parte; essi portano un oggetto che li mettono in difficoltà (scatola chiusa a chiave) ad un
umano aspettandosi che l’umano lo aiuti, afferandogli la mano e mettendogliela in tasca; le
grandi scimmie che si tr