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Il conflitto intrasistemico e la tendenza al mantenimento della coerenza
Io e individua accanto alle forme di conflitto tra sistemi, più inerenti alla zona dell'Es, anche il conflitto intrasistemico, che si svolge cioè nelle zone di contraddizione che ci sono anche nell'Io e nel Super-Io. In questo modo mette a fuoco i conflitti fra impulsi libidici e impulsi distruttivi, tra i diversi tipi di identificazione proposti dal Super-Io (es. maschile/femminile), tra i diversi interessi e le diverse funzioni dell'Io. Egli individua inoltre una tendenza al mantenimento della coerenza e dell'unità che è contrastata da tutto ciò che la mette a repentaglio.
In seguito hanno preso piede delle teorizzazioni centrate sul sé inteso come un unico sistema che risulta dall'integrazione delle diverse componenti individuali, ma che è osservato principalmente nella sua relazione con l'oggetto e alle possibilità di consolidarsi ottenendo gratificazioni e nelle altre frustrazioni che si creano nel.
contatto con l'esterno. In base a ciò molte patologie sono considerate come delle strategie di emergenza per ristabilire la coesione di un sé vulnerabile, anche se di fatto in questo modo ci si espone ad altri rischi e si evita il conflitto solo temporaneamente per vederlo poi comparire su altri versanti.
Una visione che può essere facilmente condivisa è quella di Klein secondo cui il conflitto è una delle tante modalità con cui una persona conosce e affronta il proprio mondo. In pratica è uno stato dell'individuo in cui le sue azioni testimoniano l'esistenza di una convinzione di incompatibilità tra due o più tendenze. Questa incompatibilità può avere un'esistenza effettiva, come ad esempio nel caso di un lattante che è combattuto tra il desiderio di liberarsi della dipendenza del seno e quello di continuare a ciucciare; ma può anche animarsi solo nella fantasia, come nel caso
di un adolescente combattuto tra il desiderio di masturbarsi e il divieto interno della morale. Quindi è solo all'interno di un contesto di riferimento che il conflitto acquista un senso perché le componenti psichiche non sono tra loro inconciliabili, ma lo diventano in determinati casi. "Gli esperimenti in laboratorio." Pavlov fu il primo a sperimentare il conflitto in laboratorio. Egli compiva esperimenti sul condizionamento dei cani e provocava loro conflitto (ad un livello psichico molto elementare) tra condizionamenti relativi al cibo. I suoi cani mettevano in atto comportamenti molto bizzarri che potrebbero essere assimilabili a quelli definiti nevrotici per l'uomo. Per la prima volta quindi fu dimostrata la relazione tra conflitto e nevrosi in laboratorio. Lewin nel suo studio sul conflitto tenne molto in considerazione il concetto di campo, intendendo quindi l'attività psichica come una totalità di fatti coesistenti e.Interdipendenti che vengono guidati da leggi che sono molto simili a quelle dei campi di energie, dove le forze possono attrarsi o scontrarsi e quindi annullarsi. Per lui il termine conflitto indicava una situazione in cui forze contrapposte con la stessa intensità si attivano contemporaneamente nell'individuo. Lewin produsse un sistema di classificazione delle forze di conflitto ancora molto usato. Individuò 3 tipi fondamentali di conflitto:
- Conflitto tra forze di avvicinamento (attrazione-attrazione o "doppiamente adiacente"): due elementi possiedono delle caratteristiche positive e suscitano entrambi propulsione. Es. un bambino desidera due giocattoli allo stesso modo, ma ha i soldi per comprarne solo uno.
- Conflitto tra forze di allontanamento (avversione-avversione o "doppiamente evitante"): due elementi possiedono delle caratteristiche negative e suscitano entrambi evitamento. Es. un compito difficile da portare a termine e una punizione.
allontanarlo da quella negativa (rosso). Le situazioni critiche erano l'accensione contemporanea delle due lampade: rosse (allontanamento-allontanamento), verdi (avvicinamento-avvicinamento) o rossa e verde (allontanamento-avvicinamento). L'accensione contemporanea di tutte e 4 le lampadine mise in evidenza un quarto tipo di conflitto (doppio conflitto di avvicinamento-allontanamento o "doppiamente adiente-doppiamente evitante"), il cui esempio possono essere quelle situazioni di vita reale in cui un soggetto ha a che fare con due elementi che presentano entrambi sia caratteristiche positive che negative. Le risposte all'esperimento fecero individuare diverse strategie di fronteggiamento del conflitto: non considerazione (risposta ad una sola delle luci), comportamento doppio o contraddittorio nella successione temporale (risposta prima ad una luce e poi all'altra), compromesso (collocazione dell'indicatore a metà strada fra le due luci), blocco
di adattarsi a nuove situazioni e di evitare potenziali pericoli. Il blocco motorio è un fenomeno che si verifica quando una persona non riesce a compiere un'azione motoria, nonostante abbia la volontà di farlo. Questo può essere causato da vari fattori, come l'ansia, lo stress o la paura. Quando si verifica il blocco motorio, la persona può provare una sensazione di tensione e frustrazione. Il compromesso motorio, invece, si verifica quando una persona riesce a compiere un'azione motoria, ma con difficoltà o in modo incompleto. Questo può essere causato da una mancanza di coordinazione o da una ridotta capacità di controllo dei movimenti. Entrambi questi fenomeni sono spesso associati a situazioni in cui la persona si trova di fronte a stimoli avversativi o a conflitti di ambivalenza. Ad esempio, una persona potrebbe desiderare di avvicinarsi a un obiettivo, ma allo stesso tempo essere spaventata dalle conseguenze negative che potrebbero derivarne. Questo conflitto interno può portare alla comparsa di sintomi di blocco o compromesso motorio. Gli esperimenti condotti da Brown sui ratti hanno evidenziato che anche questi animali possono manifestare comportamenti simili. Quando un ratto si trova di fronte a un obiettivo che desidera raggiungere, ma allo stesso tempo teme una punizione, può entrare in uno stato di conflitto. Questo si manifesta con segni di tremore, incertezza e temporanea inerzia. Inoltre, i ratti mostrano anche la tendenza a generalizzare le loro tendenze avvicinative o allontanative ad oggetti che presentano una certa somiglianza con l'obiettivo originale. Questo significa che possono adattarsi a nuove situazioni e evitare potenziali pericoli, utilizzando le esperienze passate come punto di riferimento.Di confrontarsi con forme di conflitto semplificate e in seguito è in grado di riaffrontare il conflitto originario e superarlo (c'è una sorta di effetto terapeutico). "L'analisi dei fattori del conflitto. Le variabili che inducono aumenti o diminuzioni del conflitto e delle sue conseguenze." All'inizio degli anni '70, in Italia, Bonaiuto, Massarini e Bartoli hanno condotto sulla valutazione e l'individuazione di fattori del conflitto psichico, in particolare hanno studiato le variabili indipendenti modificando le quali i conflitti aumentano o diminuiscono. In base a ciò i fattori del conflitto psichico risultano:
- Grado di incompatibilità: Tanto più gli elementi che fanno parte di una stessa struttura sono incompatibili, tanto più aumenta il grado del conflitto che il soggetto avverte.
- Grado di coesione: Gli elementi e gli aspetti incompatibili per suscitare conflitto devono essere messi in relazione.
- numerosità degli elementi: l'aumento del numero di elementi incompatibili che viene messo in relazione aumenta l'impressione di incongruenza nel soggetto e quindi il conflitto.
- grado di definizione: più gli elementi che vengono messi in conflitto sono definiti (dettagliati), più il conflitto aumenta.
- grado di importanza psicologica: più gli elementi messi in relazione sono importanti dal punto di vista psicologico per il soggetto, più il conflitto aumenta.
- proporzione di importanza: se le parti messe in relazione hanno un peso psicologico equivalente, il conflitto risulta maggiore.
- familiarità: la familiarità con un determinato conflitto ne riduce la potenza.
- attribuzione di significati: lo sperimentatore può aumentare o diminuire la potenza del conflitto percepito dal soggetto fornendo delle spiegazioni delle componenti incompatibili che sono messe in relazione.
- intolleranza dell'incongruità
più il soggetto non tollera l’incongruità, più delle componenti incompatibili messe in relazione generano conflitto.
“Il conflitto come oggetto-meta.”
A volte il conflitto e la tensione emotiva che esso genera possono essere oggetto-meta per il soggetto (motivazione al conflitto). Egli cioè ricerca attivamente il conflitto in situazioni che possono essere incongrue e per questo scatenare curiosità e fargli provare l’esperienza di novità, di sorpresa e di iniziale incomprensione.
“Conclusioni.”
Il conflitto non è di per sé né buono, né cattivo. Il suo valore deriva dal modo in cui è condotto, dalla soluzione a cui giunge e più in generale dalle conseguenze che ne derivano.
CAPITOLO 4: emozioni connesse al conflitto. La conoscenza dell’ansia.
“Introduzione.”
Nei casi, meno frequenti, in cui il conflitto è ricercato, le emozioni che lo accompagnano
la fisiologia e il comportamento. Può manifestarsi attraverso sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e tremori, ma anche attraverso pensieri negativi, preoccupazioni e difficoltà di concentrazione. L'ansia può influenzare il modo in cui percepiamo il mondo intorno a noi e può portare a comportamenti di evitamento o di iperattività. La rabbia è un'altra emozione negativa che può essere scatenata da un conflitto. Può manifestarsi attraverso sentimenti di frustrazione, irritabilità e desiderio di vendetta. La rabbia può portare a comportamenti aggressivi o distruttivi, ma può anche essere un'emozione motivante che ci spinge a difendere i nostri interessi o a cercare giustizia. La tristezza è un'altra emozione negativa che può essere associata al conflitto. Può manifestarsi attraverso sentimenti di dolore, disperazione e perdita. La tristezza può influenzare il nostro umore e la nostra motivazione, portandoci a ritirarci o a cercare conforto e supporto dagli altri. Infine, la vergogna è un'emozione negativa che può essere scatenata da un conflitto. Può manifestarsi attraverso sentimenti di colpa, umiliazione e inadeguatezza. La vergogna può influenzare la nostra autostima e la nostra percezione di noi stessi, portandoci a nascondere o negare i nostri errori o a cercare di riparare alla nostra reputazione. In conclusione, il conflitto può scatenare una serie di emozioni sia positive che negative. È importante imparare a gestire queste emozioni in modo sano e costruttivo, cercando di comprendere le nostre reazioni emotive e cercando soluzioni che siano soddisfacenti per tutte le parti coinvolte.La motricità può aumentare le funzioni cardiache, respiratorie, intestinali, cutanee, della pressione e dell'aspetto esteriore.