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MODELLO DEL DUPLICE PROCESSO DI FARAH
Farah ha elaborato un modello a due processi per il riconoscimento di oggetti che si rivela efficace
per la comprensione del riconoscimento di volti. Prevede i seguenti processi:
1. Analisi olistica
2. Analisi delle parti
Farah sostiene che il riconoscimento di volti dipende soprattutto dall’analisi olistica, mentre la
lettura di lettere o di brani implica prevalentemente l’elaborazione analitica. Ai partecipanti al suo
esperimento vennero presentati alcuni disegni raffiguranti volti o case, e venne loro chiesto di
associare un nome a ciascuno. Successivamente vennero loro presentati o volti e case interi o una
singola caratteristica di entrambi. Dovevano decidere se una determinata caratteristica appartenesse
all’individuo del quale in precedenza avevano conosciuto il nome. Il riconoscimento delle
caratteristiche dei volti era decisamente migliore quando ad essere presentato era il volto intero; di
contro, il riconoscimento delle case era molto simile in entrambi i casi. Ulteriori conferme si hanno
studiando l’effetto del volto sottosopra, in base al quale la capacità di riconoscere i volti risulta
considerevolmente ridotta quando gli stessi vengono presentati capovolti. I soggetti normali
subiscono l’effetto del volto sottosopra. Tuttavia il paziente prosopagnosico LH, mostrava di subire
l’effetto opposto perché l’elaborazione olistica o di configurazione che i soggetti normali applicano
ai volti presentati normalmente non può essere usata con facilità nel caso di volti sottosopra. Invece
i pazienti prosopagnosici presentano una capacità estremamente ridotta nell’utilizzare
l’elaborazione olistica o di configurazione, e quindi la loro capacità di riconoscere i volti non
subisce l’effetto di inversione. Ciò significa che i volti vengono in genere riconosciuti come
insiemi, e le parti del volto giocano un ruolo marginale. E’ dimostrato che i volti sono
immagazzinati nella memoria in forma olistica, ma non che i volti vengono percepiti in tale forma.
Presentato un volto, seguito da una maschera (costituita da parti di un volto disposte a caso, o da un
volto intero), poi da un secondo volto. Compito è decidere se il secondo volto è uguale al primo. Il
riconoscimento di volti era migliore quando venivano utilizzate maschere costituite da parti del
volto. Questo risultato suggerisce che i volti vengono elaborati in senso solistico. Valutati sul
riconoscimento di parole o case, i vantaggi offerti dalla presentazione di maschere “frammentate”
erano minori con le case che con i volti, e scomparivano del tutto con le parole. Quindi
l’elaborazione olistica sembra di minore importanza in caso di presentazione di oggetti e di parole.
Lesioni cerebrali 17
Farah ha preso in esame alcuni risultati ottenuti con pazienti affetti da una o più delle seguenti
patologie:
• Prosopagnosia con compromissione dell’elaborazione olistica
• Agnosia visiva facoltà di riconoscere gli oggetti compromessa malgrado l’info visiva raggiunga
la corteccia visiva (non fa distinzione tra agnosia appercettiva e agnosia associativa); con
compromissione di entrambi i tipi di elaborazione.
• Alessia causa difficoltà nella lettura malgrado una buona capacità di comprendere il linguaggio
parlato e di riconoscere oggetti; con compromissione dell’elaborazione analitica.
I pazienti con agnosia visiva dovrebbero soffrire anche di prosopagnosia o di Alessia o di entrambe.
Questa previsione venne confermata in quanto emerse una doppia dissociazione tra prosopagnosia e
Alessia. Tali conclusioni sono convalidate da alcuni tentativi di identificare le aree cerebrali
danneggiate in caso di prosopagnosia ed Alessia mediante l’utilizzo della MRI e di altre tecniche
diagnostiche simili. La teoria ipotizza che sia la lettura sia il riconoscimento di oggetti implichino
l’elaborazione analitica. Quindi i pazienti con Alessia dovrebbero mostrare compromissione della
facoltà di riconoscere oggetti. Tale assunto è in contrasto con l’opinione tradizionale secondo la
quale i pazienti affetti da Alessia “purA2 incontrano difficoltà solo nella lettura.
Commento
Per altri versi, l’approccio di Farah è alquanto semplicistico. Sembra controproducente il fatto che
Farah non faccia distinzione tra agnosia appercettiva e agnosia associativa. Ad esempio, il caso di
HO: la sua prestazione era ottimale nel test di osservazione di immagini inconsuete e soddisfacente
nel test di scelta degli oggetti; tuttavia, egli era in grado di denominare solo il 50% di una serie di
oggetti, e non conosceva la funzione di molti di essi. I problemi di Ho sono chiaramente associati ad
agnosia associativa.
4.ATTENZIONE E LIMITAZIONE DELLA PRESTAZIONE
Gli studi sull’attenzione sono tornati di moda nel 1958 con la pubblicazione del libro di Broadbent
“Percezione e Comunicazione”. (Definizione) William James ha distinto tra modalità di attenzione
“attiva” e “passiva”. L’attenzione è attiva quanto è controllata dall’alto verso il basso in top-down,
dalle finalità che si propone l’individuo, e passiva viceversa. L’attenzione focalizzata si studia
presentando contemporaneamente al soggetto due o più stimoli e chiedendogli di rispondere ad un
solo di essi. L’attenzione distribuita si studia presentando almeno due stimoli contemporanei, ma
con l’indicazione che occorre considerare e rispondere a tutti gli stimoli. I soggetti in genere
decidono quale modalità di attenzione utilizzare. Gli studi sull’attenzione presentano, però, dei
limiti importanti. Innanzitutto, la maggior parte di essi si è occupata unicamente dell’ambiente
esterno, anche se noi possiamo considerare anche i nostri pensieri e le informazioni immagazzinate
nella memoria a lungo termine. Inoltre, in laboratorio ci si concentra su esperimenti che presentano
brevemente immagini 2D statiche e richiedono risposte arbitrarie. L’attenzione si divide in:
Focalizzata e distribuita.
v. ATTENZIONE FOCALIZZATA UDITIVA
Colin Cherry si concentrò sul problema del “cocktail party”, cioè la nostra capacità di seguire una
sola conversazione mentre molte persone parlano contemporaneamente . Scoprì che questa abilità
implica l’utilizzo delle differenze fisiche per focalizzare l’attenzione su di un determinato
messaggio uditivo. (SHADOWING)
La teoria di Broadbent
Broadbent spiego con le seguenti ipotesi (COLLO DI BOTTIGLIA):
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• Due stimoli presentati contemporaneamente accedono in parallelo ad un registro sensoriale.
• Ad uno dei due stimoli è poi consentito di passare attraverso un filtro, mentre l’altro stimolo
rimane nel registro per essere elaborato successivamente.
• Il filtro è necessario per prevenire il sovraccarico del meccanismo a capacità limitata.
Tutto ciò presuppone, in modo inesatto, che il messaggio trascurato sia scartato sempre in una fase
precoce di elaborazione.(MODELLO PERIFERICO) Si tratta di un sistema di attenzione selettiva
alquanto rigido, che non è in grado di spiegare la grande variabilità nell’analisi del messaggio
trascurato. Allport e Reynolds scoprirono che il grado di somiglianza tra i due messaggi rivestiva un
ruolo fondamentale nella memorizzazione del messaggio non soggetto a pedinamento il quale
veniva elaborato anche se i soggetti non avevano alcuna consapevolezza del suo significato. Infatti
quando veniva ripresentata una parola precedentemente associata ad uno shock elettrico, si
verificava una reazione fisiologica cutanea.
Teorie alternative
Anne Treisman scoprì che i soggetti a volte ripetevano una parola che era stata presentata su un
canale trascurato. Tale fenomeno è noto come “breakthrough” (=affioramento) e si verifica quando
la parola è decisamente plausibile nel contesto del messaggio presentato sul canale oggetto a
pedinamento. La Treisman ha sostenuto che la localizzazione del collo di bottiglia sia più flessibile.
(MODELLO DELL’ATTENUAZIONE) Se il soggetto formula delle aspettative in relazione al
materiale in ingrasso, il livello soglia per l’elaborazione di tutti gli stimoli congruenti con tali
aspettative risulta abbassato. Di conseguenza, gli stimoli elaborati parzialmente sul canale
trascurato superano a volte la soglia della consapevolezza. Deutsch e Deutsch hanno sostenuto che
tutti gli stimoli vengano analizzati completamente, ma un solo stimolo determina la risposta sulla
base della sua importanza e rilevanza nella situazione in atto teoria della selezione tardiva.
(FILTRO CENTRALE)
Teoria di Johnston e Heinz
(TEORIA MULTIMODALE – APPUNTI)
Riassunto
La spiegazione più plausibile dell’attenzione focalizzata uditiva può essere identificata nelle ipotesi
della Treisman che suggeriscono un’elaborazione attenuata o ridotta delle informazioni al di fuori
dell’attenzione selettiva. Il livello di tale elaborazione è probabilmente flessibile, ed è in parte
determinato dalle richieste del compito.
vi. ATTENZIONE FOCALIZZATA VISIVA
Tre disturbi dell’attenzione sono stati studiati in modo abbastanza dettagliato:
1. Neglect si riscontra in genere in seguito a una lesione cerebrale del lobo parietale destro, ed è
spesso la conseguenza di un ictus.. I pazienti con lesioni all’emisfero destro non riescono a notare
gli oggetti che vengono presentati al loro lato sinistroo non reagiscono ad essi. (Es. foto due case
uguali ma a sinistra casa con fiamme a finestra. Paziente non le vede ma preferisce casa di destra.)
Le teorie più convincenti su neglect sono quelle che propongono una forma di deficit attenzionale.
2. Estinzione è un fenomeno che si riscontra di frequente nei pazienti affetti da neglect i quali
sono in grado di percepire normalmente stimoli singoli, maquando vengono presentati
contemporaneamente due stimoli, quello più distante nello spazio controlaterale alla lesione tende
ad essere trascurato. Con alcuni pazienti, solo se gli oggetti sono uguali.
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3. Sindrome di Balint è associata a lesioni di entrambi gli emisferi che interessano il lobo
parietale posteriore o la giunzione occipito-parietale. E da svariati problemi attenzionali, che
includono fissità dello sguardo, evidenti difficoltà nel direzionare la mano sotto guida visiva e
4. Simultanagnosia impossibilità di prestare attenzione a più di un oggetto alla volta. (Es.
sigaretta vista e accendino no).
Riflettore o obiettivo zoom?
L’attenzione focalizzata visiva è simile alla luce di un riflettore: ogni cosa all’interno di un’area
relativamente piccola del campo visivo può essere vista in modo chiaro. E’ possibile indirizzare
altrove l’attenzione spostando il riflet