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Rinunciare

1) Cercare revisioni teoriche nell’apparato psicoanalitico

2) Compiere lo sforzo psichico richiesto dal controtransfert.

3)

L’analista deve cmq produrre un’interpretazione psicoanalitica INSATURA/REVERSIBILE,

che gli permetta di non cadere nel “ciclo” della paziente anoressica, ma di uscirne;

l’interpretazione permette di entrare in contatto con il fondo psichico della paziente e di

comprendere che il sé è troppo sofferente x essere esperito.

Neri, sostiene che lo psicoanalista che lavora nel gruppo, debba possedere 4 elementi:

L’analista deve mantenersi emotivamente autonomo dal gruppo

1) KEEP ALIVE, l’analista deve rimanere sveglio/in contatto con situazioni difficili

2) Ci deve essere amore dell’analista x il suo lavoro

3) La CAPACITA’ NEGATIVA: ossia la capacità di ascolto che non interferisce con le

4) dimensioni proprie del conflitto.

Anche se gran parte dei pazienti anoressici sono adolescenti o giovani adulti, le esigenze

analitiche che si presentano con loro sono paragonabili a quelle dell’ascolto di bambini in

gruppo. I bambini nel gruppo riversano i loro sentimenti e sensazioni senza che l’analista

vada ad interpretare singolarmente il loro transfert, egli dovrà in una prima fase,

stabilizzare il CONTENITORE COMUNE (gruppo), considerando gli elementi di

comunanza, necessario quando il CONTENUTO (coesione di bambini) non è ancora

formato, quindi i legami non sono strutturati. In quella fase l’analista tenderà a rinforzare

l’ILLUSIONE GRUPPALE.

Relativamente al rapporto mente-corpo, FERRARI, offre interessanti spunti di

osservazione, sulla differenza tra fisicità e corporeità. La CORPOREITA’, distinta dalla

fisicità, viene vista come un punto di arrivo di un processo in cui la madre permette al

corpo del bambino di acquisire la valenza simbolica della corporeità, premessa necessario

x un rapporto armonioso fra mente e corpo. Affinché questo avvenga, è necessario che la

madre non si ponga come oggetto che assorbe tutta l’attenzione del bambino, ma che lo

aiuti a riconoscere nel corpo, la realtà fenomenica principale. Solo a queste condizioni, il

bambino può sentirsi padrone della propria esistenza x intraprendere così il percorso

verso l’acquisizione dell’IDENTITA’.

Nella maggior parte dei casi, la fragilità del processo identitario va in crisi durante

l’adolescenza ed è allora che la relazione mente-corpo, in assenza di un coordinatore

psichico, viene meno e la corporeità, se lasciata a se stessa, fa si che l’organizzatore

FISICO, risponda in termini fisici alle esperienze corporee.

Sempre secondo l’autore, la CORPOREITA’ non ha bisogno di REVERIE, ma si

accontenta del nutrimento concreto di cui necessita x sopravvivere; mentre la REVERIE,

intesa come specifica funzione materna del saper contenere le angosce del figlio, è

necessaria alla crescita della mente del soggetto e alla costituzione di una relazione

armonica tra mente e corpo.

(caso clinico di Chiara).

La domanda di aiuto da parte del soggetto anoressico, tende ad emergere con

vacillamento e tale domanda non ha come oggetto l’estinzione del sintomo ma la richiesta

allucinata di un ripristino della preesistente onnipotenza della condizione anoressica. Nel

corso del primo colloquio bisogna tenere conto di questa domanda, la quale nel corso

della fase consultoriale darà la possibilità al soggetto di un lavoro che tende alla rettifica

soggettiva, ossia alla possibilità di trasformare la propria domanda di aiuto in una

domanda di cura.

Nella memoria del PRIMO COLLOQUIO, i pazienti anoressici-bulimici, vedono l’elemento

prognostico positivo o meno in funzione del quale il soggetto potrà decidere di tornare o

no. Il primo colloquio permette di indirizzare il soggetto verso la modalità terapeutica

maggiormente confacente ad esso (terapia individuale o di gruppo); inoltre durante tale

colloquio, il paziente può entrare in contatto con il proprio dolore, nella dimensione però di

condivisione con un altro (l’analista), che si dimostra attento nell’ascolto e capace di

restituire coerenza.

Spesso l’anoressia e la bulimia, vengono concepite come l’unica “via” per il soggetto

durante l’adolescenza, quando i cambiamenti biologici e corporei indotti dallo sviluppo,

impongono il corpo alla mente.

Nei soggetti con disturbi del comportamento alimentare (DCA), sono presenti

frequentemente alterazioni dei processi percettivi (elemento psicopatologico centrale), i

quali producono aspetti clinici eclatanti (come l’incapacità di sapersi vedere

eccessivamente magro allo specchio); tra queste alterazioni vi sono:

Alterata percezione dell’immagine corporea nei pazienti con AN (anoressia

- nervosa)

Alterazioni somatosensoriali, propriocettive ed enterocettive

- Alterazione della percezione degli stati emotivi interni: alessitimia

-

Altre 2 funzioni percettive alla base dei processi alimentari, sono il gusto e l’olfatto, i quali

sono stati indagati sia nell’anoressia nervosa che nella bulimia nervosa. Nei pazienti con

AN è stata osservata una riduzione delle funzioni gustative ed olfattive, rispetto ai soggetti

di controllo e ai pazienti con BN, ma è stato anche visto che tali alterazioni sarebbero

reversibili in funzione di un miglioramento del quadro clinico e del ripristino di un indice di

massa corporeo adeguato (BMI).

Nei pazienti con AN, vi è una ridotta capacità di discriminare gli stimoli olfattivi.

Nei pazienti con disturbi alimentari, non appare alterata la capacità di discriminare i

differenti stimoli gustativi, anche se nei pazienti con BN, la capacità può risultare

parzialmente compromessa, visti i danni causati della ripetute espulsioni di vomito.

Da una parte tali alterazioni potrebbero rappresentare dei fattori causali, implicati nello

sviluppo dei disturbi alimentari, dall’altra invece, un loro aspetto sintomatico; in entrambi i

casi, le alterazioni gustative-olfattive, giocherebbero un ruolo centrale nello sviluppo e nel

mantenimento dei disturbi alimentari.

FERRARI, ha riportato il “corpo” alla ribalta nel mondo psicoanalitico, che fino ad allora si

era occupata solo delle relazioni oggettuali ma il vero elemento innovativo del suo

pensiero, consiste nell’aver tentato di introdurre la PROCESSUALITA’. Esso inoltre parlò di

“continuum” tra l’UNO (corpo) e il BINO (funzione mentale) che ne costituiscono i 2 poli

estremi  la mente è mente e corpo allo stesso tempo; il corpo prende vita solo nella

misura in cui è sentito, pensato.

Secondo l’autore, la processualità del corpo, trova nell’alternarsi della sensazione di fame

e poi di sazietà, la più naturale messa in scena; la fame e la sazietà diventano luogo di

desiderio, piacere, aspettativa. È una processualità che genera il sentire, in primis la

processualità dell’Uno dà segni di sé e il Bino dovrebbe stargli appresso ma è in realtà

inadatto x stare dietro alla costanza della processualità, vorrebbe invece governare

quest’ultima.

Anoressia e bulimia sono quindi sono quindi strategie di guerra contro la trasformazione

del corpo, che viene fraintesa, temuta. Nell’anoressia, il corpo viene visto come un

qualcosa da cui liberarsi e le condotte anoressiche sono equivalenti a quelle

claustrofobiche, mentre le condotte bulimiche sarebbero delle condotte agorafobiche, che

hanno il compito di confinare vastità senza confini.

***

Non esistono anoressici e bulimici “puri”, nel senso che tale terminologia viene utilizzata x

conformità anche x indicare soggetti con disturbi della personalità, disordini di natura

narcisistica e fragilità del sé. Tuttavia, quando si parla di “anoressico” e “bulimico”, con

queste 2 terminologie non si intendono categorie diagnostiche ma 2 macroaree di un unico

nucleo patogeno, una basata su uno stile di tipo restrittivo e l’altra su quello inglobante.

In entrambi i disturbi, si osservano i diversi gradi di dissociazione: RIGIDO nell’anoressia e

CAOTICO nella bulimia in soggetti in cui manca l’integrazione del sé corporeo con il sé

psichico; e come la mancanza di costruzione identitaria e di esperienze oggettivanti, abbia

preso posto nel sintomo (eccessiva magrezza, digiuno, pratiche espulsive) ed il sintomo

viene poi utilizzato x conferire identità.

L’ANORESSICO, da sempre fa esperienza del rifiuto e del non essere, ed il suo rifiuto

rappresenta un modo non passivo di “rifiutare il rifiuto”;

il BULIMICO non ha mai ammesso di vivere privo di sensazioni e sentimenti, ha una

tendenza al ritiro alessitimico, non è in grado di riconoscere la propria identità e rifiuta ciò

che è debole, indefinito.

L’idea di perfezione (del pieno e del nullo) presente in entrambe le condizioni, anoressica

e bulimica, è applicata diversamente: non investe i sentimenti e le esperienze reali ma le

sostituisce investendo ideali e rappresentazioni di cose che non hanno legami con

l’esperienza ma con la sua idealizzazione violenta o con la sua rappresentazione vuota.

Entrambi i soggetti (anoressico e bulimico), inevitabilmente comunicano durante l’analisi di

essere stati in contatto con uno stesso oggetto: L’OGGETTO VUOTO (assente) e di

essersi poi identificati con esso. Quindi, la non verità dell’esperienza di questi pazienti è

generata dalla necessità di dare una risposta all’assenza, alla mancanza di esperienza

della presenza e della reciprocità e quindi x essi all’origine dell’esperienza emotiva vi è

stata una matrice di indifferenziazione  il paziente anoressico rivolge l’esperienza di

indifferenziazione contro se stesso, creando un mondo interno che si basa sulla

RESTRIZIONE ed il controllo degli impulsi crudeli; mente il bulimico di questo universo

frammentato ne crea un’arma rivolta verso l’altro, che viene scagliata con rabbia ingorda

ed aggressiva e con l’esigenza di dominare sull’altro. L’esperienza primaria di ASSENZA,

si ripresenterà quindi in adolescenza e sarà proprio la lotta tra i 2 poli (mente-corpo) che

attenuerà un po’ tale esperienza originaria di assenza ed essendo in contrapposizione,

garantiscono il proseguimento della vita negata: la mente potrà essere idealizzata ed il

corpo ospiterà la parte negativa di ciò che è stato rifiutato.

Quindi l’identità vuota e ferita del paziente che si è difeso dalla sofferenza, ha trovato

un’organizzazione apparente di personalità

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
6 pagine
14 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Silviag91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Marinelli Stefano.