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Le difficoltà del soggetto borderline e l'organizzazione borderline dei genitori
Shapiro ha sostenuto, diversamente da Kernberg, che le difficoltà incontrate dal soggetto borderline non sono legate solo a una distorsione precoce della relazione madre-bambino in termini conflittuali ma anche a risposte e comportamenti inadeguati corrispondenti a un'organizzazione borderline dei genitori stessi.
Shapiro sostiene che i genitori degli adolescenti borderline non sono stati in grado nel corso del loro sviluppo di risolvere i legami simbiotici con la loro famiglia d'origine, rimanendo intrappolati in una relazione polarizzata difensiva con i propri genitori. Tali genitori risolverebbero i propri conflitti originari relativi all'autonomia e alla dipendenza attraverso l'identificazione con le percezioni del Sé connotate in senso libidico (si considerano come dipendenti in modo delizioso o come forti e autonomi) e attraverso il diniego e la proiezione delle percezioni alternative connotate in senso aggressivo. Nell'incontro di coppia queste
rappresentazioni divengono stabili: ciascuno dei due partner tende ad assumere un ruolo completamente rigido e stereotipato nei confronti dell'altro al fine di mantenere, a livello fantasmatico, una relazione fusionale con l'oggetto. In quest'ottica, la nascita di un figlio mette a repentaglio la stabilità di coppia, in modo particolare durante i periodi di separazione-individuazione, quando i B oscillano tra comportamenti che esprimono dipendenza e autonomia. In concomitanza all'adolescenza del figlio, i genitori vengono anch'essi impegnati in un processo di separazione, di lutto e di individuazione. La richiesta "impossibile" formulata da questi genitori è che il figlio prenda parte alla relazione personificando le loro rappresentazioni del Sé e dell'oggetto negate e connotate in senso aggressivo, risultando deficitario. Ciò permetterebbe loro di agire come la restante parte sana (se il genitore si considera forte e autonomo,Privo di bisogni di dipendenza, il figlio viene percepito come avidamente richiedente e del tutto dipendente). La risposta inconscia dell'adolescente corrisponde al soddisfacimento del dettame genitoriale. La crisi viene a verificarsi con la constatazione, nei genitori e nel figlio, del reciproco fallimento di questi tentativi.
Reinterpretando l'utilizzo del meccanismo dell'identificazione proiettiva per spiegare l'emergere dell'acting-out in adolescenza, Wolberg sostiene che siano proprio i genitori a richiedere al figlio comportamenti distruttivi attraverso i quali sperimentare il piacere legato a comportamenti sadomasochistici propri. Il compimento di tali atti aggressivi aumenterà nel figlio la disistima verso di sé alternando grandiosità e disprezzo di sé e, rifiutato dalla famiglia, incontrerà difficoltà anche nel mondo dei coetanei, rivolgendo contro di sé la propria aggressività.
Cap VI: Borderline e...
teoria della mente L'attuale prospettiva vede la patologia borderline legata, non solo e non tanto al conflitto ma, piuttosto, ai disturbi della regolazione affettiva. Le capacità regolative degli stati affettivi si strutturano nel contesto del rapporto con le figure di accudimento primario; Stern ha evidenziato l'effetto autoregolatorio positivo di una madre che dialoga con il bambino, infatti è proprio la madre a tarare l'intensità e la qualità delle emozioni. Fonagy ritiene che il significato delle esperienze esterne, associato all'affetto che il Sé sperimenta, si acquisisca di volta in volta coordinando l'osservazione delle emozioni negli altri con le sensazioni fisiologiche create dal rispecchiamento di queste esperienze nel proprio corpo. Meno il genitore è sintonizzato sulle emozioni del bambino, più probabilmente si stabiliranno quelle disregolazioni affettive così tipiche dei pazienti.borderline. Fonagy pone l'accento sull'inibizione dello sviluppo della funzione riflessiva, essa consiste nella capacità di comprendere che il comportamento può avere un significato in termini di stati mentali; l'acquisizione di questa capacità dipende da particolari condizioni come: la presenza di un attaccamento sicuro tra il bambino e il suo caregiver. I genitori con una buona capacità di comprendere le intenzioni e le emozioni del bambino, faciliteranno nell'infante lo sviluppo di una teoria della mente, attraverso la quale egli può trovare se stesso nella mente e nei pensieri dell'altro, formando una visione di sé come essere pensante. Parliamo di patologia ogni qualvolta momentanee situazioni di depressione nei genitori determinano cadute intermittenti dell'investimento o della capacità di rappresentarsi il figlio. Quanto più la ricerca di rispecchiamento e contenimento fallisce, tanto maggiore.sarà latendenza a fondersi con l'oggetto, e ciò porta il processo di individuazione ad essereprofondamente distorto, anche in presenza di un ambiente maladattivo. Ciò dimostra che nonesiste solo l'oggetto reso cattivo dalla proiezione degli impulsi aggressivi, ma esiste anche unoggetto cattivo reale.Secondo Fonagy, alla base dell'assunto che vede una correlazione tra una grave patologia dellapersonalità e un'esperienza infantile di violenza sessuale e maltrattamenti, vi è l'ipotesi che isoggetti borderline abbiano vissuto un'esperienza di violenza infantile. Il bambino, infatti, mettein atto un'esclusione difensiva, ossia non si riconosce nello stato mentale dei caregiverm, perchétroppo doloroso da accettare in quanto eccessivamente carico di aggressività o indifferenza. Nonelaborando rappresentazioni mentali proprie, il bambino di ritrova a interiorizzare quelle dellostato mentale delle figuredi riferimento. Queste rappresentazioni vengono espulse attraverso un meccanismo analogo alla identificazione proiettiva, che Fonagy ha chiamato "traslocazione rappresentazionale intersoggettiva". Ne consegue un deficit del controllo degli impulsi e della regolazione delle emozioni, nonché della capacità di mettersi nei panni degli altri. Nel 75% dei casi, i pazienti borderline hanno sofferto un legame di attaccamento altamente disfunzionale. Proprio Fonagy ha documentato una correlazione significativa tra la storia di maltrattamento infantile e il disturbo borderline, con un'inibizione della funzione riflessiva del Sé e minori probabilità di elaborare e risolvere l'abuso. In questa prospettiva si possono spiegare vari sintomi della persona con disturbo borderline di personalità: l'incapacità di tener conto dello stato mentale dell'ascoltatore (rende difficoltoso seguire le loro associazioni), la mancanza diFunzione di una competenza-azione genitoriale. Vivian Green
Possiamo considerare caratteristica della genitorialità la "funzione parentale riflessiva", facendo riferimento alla capacità dell'adulto di adattarsi e rispondere a specchio agli stati emozionali del bambino, permettendo a quest'ultimo di sviluppare un'idea di quelli che sono gli stati d'animo propri e altrui e di comprendere come funziona la mente dell'altro.
Cap VIII Strutture familiari e disturbi di personalità
Queste famiglie presentano alcuni tipi di modelli relazionali. Nel modello carente vi è una prolungata e, in alcuni casi, completa assenza di uno o entrambi i genitori, con la conseguenza per il figlio di non poter costituire stabili riferimenti per la costruzione del Sé, di non poter fruire del modello vicariante del genitore nelle esperienze di relazione. La perdita emotiva del genitore dello stesso sesso del figlio, per la sua assenza sia fisica
che emotiva, si ripercuote molto più negativamente di quella dell'altro genitore. Nel disturbo borderline di personalità è l'incompetenza nello svolgimento globale del ruolo genitoriale a essere stata significativamente correlata e discussa. La patogenesi dei disturbi di personalità è stata messa in relazione alla presenza di forti e cronici conflitti nelle famiglie, laddove siano orientati, soprattutto, alla formazione e all'utilizzo di coalizioni con il figlio nelle dinamiche di coppia. I disturbi di personalità sono anche legati all'inadeguatezza delle famiglie. L'esperienza di perdita di genitori o di una separazione è comune in questi pazienti. I pazienti con DBP riferiscono di aver avuto problemi di relazione con i loro genitori e tali difficoltà concernono sia la mancanza di affetto che di autonomia. Anche esperienze familiari stressanti possono contribuire a produrre un malfunzionamento familiare.I pazienti con disturbo borderline di personalità hanno famiglie caratterizzate da scarsa coesione o famiglie ipercontrollanti, in cui le emozioni sono poco espresse. Un'associazione