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Tipologie di comunicazione

COMUNICAZIONE INTERPRETATIVA

Anche in questo caso l'operatore si pone come depositario di un sapere e si evidenzia ogni volta che l'operatore traduce idee e comportamenti del paziente svelandone le cause profonde e mantenendo comunque una discreta distanza emotiva. Questa tipologia rischia però che l'operatore imponga i propri valori non permettendo al paziente di esprimersi liberamente.

COMUNICAZIONE INFORMATIVA

È un tipo di rapporto di cui l'interazione è circoscritta a fornire al paziente spiegazioni asettiche su condizioni cliniche, vissuti, opinioni ecc. Non essendovi una vera e propria relazione interpersonale, vi è poco spazio per lo scambio emotivo.

COMUNICAZIONE VALUTATIVA

Indica l'atteggiamento con cui l'operatore esprime giudizi non tanto sul comportamento, quanto sulla persona dell'assistito. Questa modalità ovviamente non è in ogni caso auspicabile né tanto meno ammisibile sul piano.

La comunicazione supportiva è finalizzata ad ottenere il massimo livello di cooperazione e a rendere più efficace ogni altra forma di intervento effettivamente dotato di azione terapeutica.

L'acquisizione e il mantenimento della collaborazione da parte del paziente sono elementi fondamentali per la validità di qualsiasi terapia, ma anche nelle azioni compiute dall'operatore per conquistarsi il proprio ruolo, ossia fiducia e rispetto.

Come si propone l'operatore al suo assistito:

  • strumento protesico: nelle situazioni di riaddestramento al corretto svolgimento delle attività quotidiane;
  • fonte di informazione: circa la collocazione nel tempo, nello spazio e nella storia personale;
  • fonte di stimolazione:

quando sono presenti inerzia, apatia ed emotivazione;

Capacità di prevenire, valutare e contenere sintomi comportamentali quali aggressività, agitazione e disinibizione;

Capacità di prendere decisioni: proponendo alternative rispetto alle scelte stereotipate dal soggetto.

Fonte di feedback: ad esempio nelle varie situazioni quotidiane quando il paziente non è in grado di valutare correttamente le ripercussioni sugli altri delle proprie manifestazioni verbali e comportamentali.

Fonte di gratificazione o frustrazione: dove il paziente viene riaddestrato nel processo di riacquisizione della maggiore autonomia possibile.

DIFFICOLTÀ NELL'INTERAZIONE EMPATICA

Possiamo vedere che il contagio emotivo precedentemente descritto, che ha la funzione di sintonizzare le persone sulla stessa tonalità emotiva realizzando una condivisione totale tra operatore e paziente, sicuramente non rappresenta una condizione desiderabile. Il contagio emotivo infatti è

positiva nei piccoli gruppi, ma in quelli più allargati diventa pericoloso in quanto può andare a minacciare la sua stabilità. I soggetti che non possono sottrarsi alle emozioni altrui come gli operatori socio-sanitari, corrono maggiormente il rischio del contagio emotivo e potrebbe dunque determinare forme di sofferenza fisica e psichica e attivare meccanismi di difesa come il cinismo e l'indifferenza che sono i segnali premonitori di burnout. Nella condivisione parallela la situazione dell'altro può richiamare forti contenuti emotivi personali e in questo caso il soggetto può vivere la relazione come profondo disagio. Nella condivisione partecipatoria, dove vi è una grossa mediazione cognitiva, comunque si può verificare che l'operatore sanitario possa avere difficoltà ad accettare di condividere emozioni dolorose. Questo può avvenire qualora l'operatore per motivi personali si trovi già in condizione

di disagio, di ansia o di depressione. Un altro elemento che crea difficoltà nella relazione è quando il paziente compie meccanismi di tipo manipolatorio, ad esempio quando enfatizza la natura esclusiva del rapporto, esprimendo lodì e gratitudini con commenti del tipo "lei è l'unico che mi capisce", così facendo infatti stimola nell'operatore atteggiamenti di attaccamento-accudimento e lo induce a credere di essere davvero l'unico in grado di dare aiuto. Come il paziente pretende di sentirsi accanto a sé dell'operatore al paziente l'operatore il mago sacerdote onnipotente. Narcisismo dell'operatore che si sente gratificato dall'ammirazione del paziente e non tollera il proprio insuccesso. La madre che accompagna alla tendenza dell'operatore a crescita, accogli e lenisce le simbolizzare sul piano sofferenze. affettivo il compito di cura. Soldato e allenatore, che risponde con

atteggiamenti attacca e circoscrive il male e oppressivi o con accanimento che ripristina le forze perdute. terapeutico. Tecnico e giudice, che conosce la mattia e la cura e che decide freddo tecnicismo. ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il fratello o amico che si trasforma in confidente o condivide le sofferenze e le speranze. di solidarismo.

REAZIONI DELL'OPERATORE ALLA MALATTIA

L'operatore, per impiegare al meglio la relazione d'aiuto, deve essere capace di prendere consapevolezza delle proprie emozioni e gestire l'ansia che riguarda sia l'assistito e la sua famiglia, sia lo stesso operatore. Infatti, la ritroviamo spesso in situazioni con forti coinvolgimenti emotivi. L'ansia è una situazione in cui la persona si sente male perché qualcosa di non ben definito altera il suo comportamento. È dunque una condizione di allarme di fronte a un evento stressante.

quando l'evento scompare, scompare anche l'ansia. Abbiamo vari tipi di ansia: ADATTIVA: quell'ansia che allena e che prepara per migliorare il funzionamento del soggetto per aiutarlo a essere prudente in situazioni pericolose ed è una reazione a una circostanza specifica. GENERALIZZATA: deriva da qualsiasi situazione di incertezza e scatena un senso di pericolo incombente con un intenso disagio psichico. I meccanismi di difesa all'ansia, che permettono di tollerarla e proteggono l'io sono: RIMOZIONE: i pensieri minacciosi vengono inviati all'inconscio prima che questi emergano alla coscienza; SPOSTAMENTO: le emozioni date da un oggetto visto come minaccioso vengono inviate ad un oggetto sostitutivo; PROIEZIONE: proiettare sentimenti ostili interni su agenti esterni; REGRESSIONE: richiamare schemi comportamentali di un'età precedente per affrontare l'ansia; FISSAZIONE: rimanere fermi al presente, perché impegnarsi in situazioni future potrebbe generare ansia.

Nuove cause forti ansia; 22 risposte dell'operatore al dolore e alla morte

Il dolore e la morte sono condizioni possibili dell'esistenza umana e le persone che svolgono una professione di aiuto le vivono tutti i giorni nella loro attività lavorativa. Per quanto riguarda il dolore, è la risposta che noi diamo ad esso a determinare il suo significato, perciò il problema non è il dolore in sé, ma come noi rispondiamo al dolore rendendolo un dolore sofferto o sopportabile. La risposta che attua l'operatore al dolore e alla sofferenza del paziente, incide sul suo modo di porsi in relazione con lui e con se stesso. Bisogna affrontarlo considerandolo una delle condizioni possibili in cui l'uomo può trovarsi nel corso della vita, deve però l'operatore evitare il ovvero compassione un eccessiva distanza emotiva, ma anche una esagerata cioè un eccessivo coinvolgimento che non permette di impiegare la propria professionalità.

Per quanto invece riguarda la morte, la risposta emozionale di fronte ad essa è diversa in ogni uomo. Esistono diversi tipi di morte: • la separazione dell'assistito dagli altri, a volte è la stessa famiglia sociale che lo abbandona. • la persona si sente come morta e si ritira in se stessa rifiutando la vita psichica. • esiste il corpo ma la persona non è cosciente, come nel caso del coma. • gli organi vitali hanno smesso di funzionare (decesso). RELAZIONE D'AIUTO OPERATORE/ BAMBINO Quando il bambino per un evento - malattia è costretto a recarsi in ospedale, sta lontano dalla madre per lunghi periodi e soffre una situazione di paura. Per questo è importante che la madre gli sia accanto il più possibile e anche avere un giocattolo a cui è affezionato può aiutare il bambino quando la madre non c'è. Il bambino non essendo in grado di capire totalmente lecause reali della malattia e il vero motivo per cui si trova lì, per cui potrebbe ribellarsi alle cure mediche. Inoltre il bambino dipende dai genitori, quindi il loro atteggiamento verso la malattia condizionerà molto il piccolo dal punto di vista affettivo. È infatti fondamentale coinvolgere anche i genitori nel piano riabilitativo. L'operatore dunque deve porsi con molta attenzione sia verso il bambino che verso i suoi genitori, in tal modo il compito per lui sarà più agevole da svolgere se il rapporto tra il bambino e i genitori è positivo. RELAZIONE D'AIUTO OPERATORE/ADOLESCENTE L'adolescenza è una fase di transizione in cui il ragazzo non è più un bambino ma nello stesso tempo non è ancora adulto; ciò che bisogna evitare è quindi di trattare l'adolescente come un bambino, cercando invece di creare un rapporto di fiducia e stima che lo faccia sentire accettato e rispettato come

personagià in grado di cavarsela da sola. Ha bisogno di essere rassicurato e non giudicato, ma anche di relazionarsi con persone adulte in grado di dare voce alle sue paure ed ai suoi dubbi.

RELAZIONE D'aiuto operatore/ anziano

Rendersi conto di non poter più fare affidamento sulle proprie forze, di dipendere parzialmente o totalmente dagli altri è una presa d'atto drammatica che spesso si accompagna con il rifiuto del ricovero per difendere la propria dignità e con ripetuti tentativi di autosufficienza come per esempio il bisogno di dimostrare che si è ancora in grado di vestirsi, muoversi, mangiare da sole/i.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
33 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher filomenita di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Cordella Barbara.