Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 43
Psicologia clinica Pag. 1 Psicologia clinica Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Psicologia clinica Pag. 41
1 su 43
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

RIFLETTERE SULLE PROPRIE AZIONI IN MODO CRITICO

È importante riflettere sulle proprie azioni in modo critico interrogandosi sui processi di ragionamento, sulle decisioni prese, sulla gestione della relazione con il paziente, sul ruolo personale giocato nel processo, su ciò che è andato bene e su cosa richiede invece un miglioramento. Bisogna fare anche un ragionamento a posteriori.

È importante pianificare nuove azioni basate sull’esperienza e sulle riflessioni fatte a seguito di azioni passate. Solo dopo aver riconosciuto il proprio vissuto emotivo, si è valutata la funzionalità del sistema motivazionale che si è attivato e si sono individuati gli obiettivi appropriati all’interazione, si potrà rendere realmente efficace e autentico il proprio intervento comunicativo ed essere certi che sia centrato sul bisogno del paziente e non reattivo al nostro bisogno inconscio. Questo è il concetto di proattivo. Nella

modalità proattiva cerco di prepararmi il più possibile ad una determinata azione. Cerco di identificare gli elementi critici e preventivamente trovare una soluzione ad essi. Io rifletto su ciò che potrei fare e proattivamente mi preparo a prevenire ciò che potrebbe succedere. Noi impariamo attraverso la riflessione sulla nostra esperienza. Non è vero che si impara con l'esperienza. Noi puntiamo all'errore zero. L'unica modalità di superare l'errore è capitalizzarli, capire quali sono gli elementi critici per poter migliorare.

ATTACCAMENTO, SISTEMI MOTIVAZIONALI E ABILITÀ RELAZIONALI

TEORIA DELL'ATTACCAMENTO

È una teoria che si basa sull'osservazione dei rapporti primitivi che instauriamo. È una teoria psicologica, evoluzionistica ed etologica che riguarda la relazione tra esseri umani, che spiega in particolare come il rapporto tra genitore e figlio condizioni il successivo sviluppo.

Il testo parla dell'importanza del legame di attaccamento nella vita adulta e dei diversi stili genitoriali che possono influenzarlo. Secondo questa teoria, il comportamento infantile legato all'attaccamento è principalmente la ricerca di vicinanza a una figura di attaccamento in situazioni stressanti. La qualità delle risposte di questa figura (il genitore) porta allo sviluppo di modelli di attaccamento che a loro volta influenzeranno i sentimenti, i pensieri e le aspettative dell'individuo nelle relazioni successive. Questi modelli possono essere considerati come rappresentazioni mentali della nostra capacità di amare e della disponibilità degli altri verso di noi. Durante l'infanzia, si sviluppano in noi una serie di modelli che ci informano su quale sia il modo migliore per raggiungere un certo obiettivo relazionale.

«L’elemento della Teoria dell’Attaccamento che maggiormente ha permesso di ampliare gli orizzonti teorici e clinici della successiva psicoterapia, in particolare della psicoterapia cognitiva, è proprio la concettualizzazione di motivazioni innate che spingono alla costruzione di legami interpersonali e che guidano la costruzione dei significati personali allo scopo di adattarsi all’ambiente attraverso relazioni intersoggettive».

I sistemi motivazionali interpersonali sono tendenze universali, biologicamente determinate e selezionate su base evolutiva che orientano i comportamenti secondo obiettivi specifici e sono strettamente legati all'esperienza emotiva. I sistemi motivazionali sono 5.1: SISTEMA DELL’ATTACCAMENTO «sei fragile, cerca protezione, trova qualcuno che si prenda cura di te!». Questa percezione di fragilità rimane da adulti e si lega a fonti di minaccia anche più simboliche. Quando è attivo questo sistema,

La meta è trovare vicinanza con qualcuno che mi protegga. Il valore biologico è rappresentato dalle popolazioni in cui gli individui rimangono vicini e sanno chiedere aiuto (per la difesa ed il sostentamento) hanno migliori probabilità di sopravvivenza. Percepisco la mia fragilità e chiedo aiuto. Questo sistema è attivato da:

  • fatica, dolore fisico e/o emozionale, solitudine
  • generale percezione di essere vulnerabile a pericoli ambientali, o di non poter soddisfare da soli i bisogni necessari alla sopravvivenza (alimentarsi, proteggersi dal clima sfavorevole, dormire)

È disattivato da:

  • conseguimento della vicinanza protettiva ad una persona
  • protratta impossibilità di conseguire la meta (diventa distacco emozionale, forma patogena)

Nell'altro soggetto coinvolto, invece, scatta un sentimento di "proteggi, prenditi cura, aiuta la persona che ti appare più fragile e debole di te!". Questo corrisponde al sistema di

Qual è il sistema che si attiva in difesa al sistema di accudimento?d' esame: in generale, un sistema motivazionale è impossibile da non attivare. Il nostro compito è imparare a disattivarlo quando è inadatto al contesto in cui ci troviamo. Quando è attivo il sistema antagonista, sono in un sistema di difesa che, nell' ambito sanitario, non mi permette di aiutare l' altro. In questo sistema, o sono aggressiva, o mi chiudo. Nel 97% dei casi io devo disinnescare il sistema antagonista. Il 3% dei casi corrisponde ai casi in cui mi trovo davanti un pz aggressivo. In questo caso io devo proteggermi e non posso disinnescare questo sistema. 4: SISTEMA COOPERATIVO È il sistema che dovremmo adottare. "Unisciti a qualcuno se questo può favorire la possibilità di raggiungere un obiettivo importante o non rischi di perdere le tue risorse primarie!" questo sistema ha come meta il raggiungimento di un obiettivo comune e condiviso. È attivato da: - percezione di un obiettivo comune - segnali di nonminaccia agonistica (sorriso)5: SISTEMA SESSUALE

“cerca un compagno per unirti con esso, se funziona mantieni nel tempo questo legame”!

Bisogna cercare di non entrare mai nella sfera sentimentale e sessuale con i pz che prendiamo in cura. Ci sono però degli atteggiamenti che vengono messi in atto con una modalità manipolatoria e/o seduttiva. Alcuni pz possono essere nei nostri confronti seduttivi e/o manipolatori. Questo, però, non significa che ci stiano provando, ma sono manipolatori nei termini del “per fortuna che ci sei tu perché sei la migliore”.

Da quanto esposto ne deriva che l’incidente comunicativo relazionale è legato all’attivazione di un sistema motivazionale non funzionale al contesto, da cui ne consegue che la soluzione a tale incidente deriva dalla capacità di ricollocarsi in un sistema motivazionale adeguato.

36DANIELA GARSTEA➔ →DOMANDA D’ESAME QUALI SISTEMI MOTIVAZIONALI DOVREBBERO

ESSERE ATTIVI NELLA RELAZIONE CON IL PAZIENTE? Dal punto di vista dell'operatore:

  • Sistema di accudimento
  • Sistema cooperativo

Dal punto di vista del paziente:

  • Sistema di attaccamento
  • Sistema cooperativo

Quindi, i passaggi sono:

  1. → È importante riconoscere e nominare le nostre emozioni - cosa sto provando?
  2. → È importante riconoscere quale sistema motivazionale è stato attivato e la sua appropriatezza al contesto
  3. L'EMOZIONE CHE STO PROVANDO MI AIUTERÀ AD ASSISTERE MEGLIO IL PAZIENTE?
  4. → È importante cambiare il sistema motivazionale qualora non fosse appropriato - devo dirmi qualcosa che mi richiami al mio valore professionale, mi faccia spegnere quel sistema motivazionale e attivi così un'altra emozione
  5. → È importante riconoscere l'emozione del paziente - cosa sta provando? Come si sente? Di cosa ha bisogno? Dentro di me posso accogliere e neutralizzare l'altro con naturalezza solo se ho capito e chiarito cosa

c'è dentro di me. Se io non capisco come sto io, non posso capire come stanno gli altri.

Dopo le 4 tecniche precedenti, utilizzo la tecnica comunicativa solo dopo aver fatto in ordine i 4 passaggi precedenti, posso parlare.

PSICOLOGIA NELLE DIVERSE FASI DI VITA

ETA' EVOLUTIVA

Le interazioni tra madre e bambino (che iniziano già durante la gravidanza, e che vanno dall'abbraccio allo scambio di sguardi, alla nutrizione, alla consolazione ecc.) strutturano ciò che viene definito sistema d'attaccamento, il sistema che guida (anche nella vita adulta) le interazioni e gli scambi relazionali affettivi. C'è uno studio molto importante dietro: "tutti gli esperimenti mostrarono che 'il piacere del contatto provocava comportamenti di attaccamento, il cibo no'". Questi dati evidenziano che il piacere del contatto è una variabile importantissima nello sviluppo delle risposte affettive ai surrogati materni e che invece

L'allattamento vi svolge un ruolo trascurabile. Con l'aumentare dell'età e delle occasioni d'imparare, un piccolo nutrito da una madre metallica fornita di biberon non si attacca più a lei (...) ma invece si attacca sempre più alla madre di stoffa che non lo allatta".

Dopo qualche settimana, le scimmiette diventavano tristi e spaurite a causa della mancanza del contatto fisico e di sguardi. Quando le scimmie diventavano grandi, mostravano indifferenza verso i loro piccoli, non li allattavano, non si ribellavano se succedeva qualcosa ai piccoli e arrivavano ad aggredirli e rifiutarli.

Questo studio ci dice che nello sviluppo e nell'attaccamento, ha ruolo non solo il dare i bisogni primari, ma anche la modalità di cura. Il soddisfacimento dei bisogni primari prevede che devono essere soddisfatti anche i bisogni di natura affettiva. Questi ultimi concorrono a fare in modo che da grande la persona sia in grado di prendersi cura.

possa trovare e di come si sviluppi il legame tra il bambino e queste figure. Le figure di attaccamento sono solitamente i genitori o le figure di cura primarie del bambino, ma possono anche essere altre persone significative nella vita del bambino, come i nonni o i fratelli maggiori. Queste figure sono considerate sicure basi di appoggio per il bambino, offrendo protezione, conforto e sicurezza. Il legame tra il bambino e le figure di attaccamento si sviluppa attraverso una serie di interazioni e esperienze condivise nel corso del tempo. Questo legame influisce sullo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo del bambino, fornendo una base sicura da cui esplorare il mondo e affrontare le sfide della vita.
Dettagli
A.A. 2023-2024
43 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher daniela_garstea di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazione di aiuto nei processi assistenziali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Rimondini Michela.