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Diversamente da queste esperienze i disturbi dissociativi sono caratterizzati da livelli di
dissociazione molto profondi
Oggi sia i sostenitori delle teorie psicodinamiche sia i fautori delle teorie comportamentali sono
concordi nel ritenere la dissociazione patologica una risposta di evitamento
Studi condotti su soggetti sottoposti a forte stress, ad esempio militari sottoposti ad un pesante
addestramento sulle tecniche di sopravvivenza, hanno trovato che molti di essi riferivano brevi
momenti di lieve dissociazione.
Le conoscenze di cui disponiamo su questi disturbi sono molto inferiori rispetto a quelle che
possediamo sugli altri disturbi e vi sono notevoli controversie su quali possano essere i fattori di
rischio o i trattamenti migliori.
Tassi di prevalenza del 7% per l’amnesia dissociativa e del 2,4% per il disturbo di
depersonalizzazione
Dissociazione e memoria
- Secondo le teorie psicodinamiche nei disturbi dissociativi gli eventi traumatici verrebbero rimossi,
in quanto fortemente negativi.
- I sostenitori della prospettiva cognitiva hanno messo in dubbio che ciò possa accadere poiché
ricerche condotte su animali e umani mostrano che alti livelli di stress di solito incrementano il
ricordo anziché indebolirlo
E’ vero che le caratteristiche dell’attenzione e della memoria cambiano nei momenti di stress
intenso:
- Il ricordo di stimoli a forte valenza emotiva è potenziato dallo stress, mentre il ricordo di stimoli
neutri ne è indebolito
- Quando si è sottoposti a stress si tende a focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche centrali della
situazione, mentre si smette di prestarla a quelle secondarie
Se la risposta più comune a un trauma è un migliore ricordo delle caratteristiche più salienti di ciò
che ci minacciava, come si spiega la perdita del ricordo dell’evento traumatico che sembra
manifestarsi nel disturbo dissociativo?
Possibili spiegazioni:
• I disturbi dissociativi implicano modalità insolite di risposta allo stress
Livelli estremamente elevati di ormoni dello stress potrebbero interferire con la formazione dei
ricordi
• I disturbi dissociativi possono interferire con la memoria
In presenza di un evento traumatico, i ricordi possono essere conservati in una forma che quando
più tardi la persona torna ad una condizione di normalità, risulta inaccessibile alla coscienza
I disturbi dissociativi sarebbero l’esito estremo di questo processo.
Amnesia dissociativa
Chi soffre di questo disturbo è incapace di ricordare dati personali importanti, di solito riguardanti
qualche esperienza traumatica.
Queste lacune di memoria sono troppo estese per poter essere spiegate con il normale oblio.
L’informazione non va perduta in modo permanente, ma è irrecuperabile per tutta la durata
dell’episodio di amnesia che può essere breve, ad esempio qualche ora, o protrarsi per anni.
Il più delle volte la perdita di memoria riguarda una parte degli eventi connessi con un’esperienza
traumatica, come l’aver assistito alla morte improvvisa di una persona cara.
In casi più rari, l’amnesia coinvolge tutti gli eventi accaduti in un periodo circoscritto di stress.
Durante il periodo di amnesia il comportamento dell’individuo è normale sotto tutti gli altri aspetti,
fatta eccezione per un certo disorientamento che la perdita di memoria può provocare.
In un sottotipo più grave di amnesia, la fuga dissociativa, la perdita di memoria è più estesa.
Talvolta si cambia nome, residenza, lavoro e perfino tratti della personalità; in qualche caso riesce
addirittura a stabilire una rete complessa di nuove relazioni sociali.
Più spesso, la nuova vita non riesce a cristallizzarsi in misura tanto estesa; la fuga ha una durata
relativamente breve e consiste soltanto in spostamenti limitati, durante i quali i contatti sociali sono
ridotti al minimo o sono del tutto assenti.
Come nelle altre forme di amnesia il recupero è in generale completo, anche se può richiedere
periodi di durata molto variabile.
Dopo il recupero, l’individuo ricorda perfettamente la propria vita e le esperienze che ha vissuto, a
eccezione degli eventi che sono accaduti durante la fuga.
Il primo caso documentato di fuga dissociativa apparve nella letteratura medica in Francia nel 1887;
negli anni successivi si assistette a una piccola epidemia di di casi osservati in tutta Europa
I disturbi dissociativi implicano tipicamente deficit della memoria esplicita (capacità di ricordare a
livello consapevole tutto ciò che rientra nella nostra esperienza) ma non di quella implicita
(apprendimento basato su esperienze che non vengono recuperate in nessun modo consapevole).
Nel fare diagnosi di amnesia dissociativa è importante escludere altre condizioni che comunemente
causano la perdita di memoria, come la demenza e l’abuso di sostanze:
- La demenza è facilmente distinguibile dall’amnesia dissociativa: la memoria diminuisce col tempo
lentamente, il deficit non è collegato a stress ed è accompagnato da altri deficit cognitivi come
l’incapacità di apprendere nuove informazioni.
- La perdita di memoria in seguito a una lesione cerebrale o abuso di sostanze può essere facilmente
messa in relazione con l’evento traumatico o con la sostanza assunta dal soggetto.
L’amnesia può verificarsi in seguito a un’esperienza gravemente stressante, come un conflitto
coniugale, l’essersi sentiti rifiutati, l’avere combattuto in guerra, l’avere avuto difficoltà finanziarie
o lavorative o avere subito una catastrofe naturale.
Tuttavia non tutte le amnesie sembrano essere l’immediata conseguenza di un trauma, inoltre fra le
persone che hanno vissuto una grave esperienza traumatica come la prigionia in un campo di
concentramento disturbi quali l’amnesia e le fughe dissociative sono rari
Disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione
- La percezione che la persona ha di sé e di ciò che la circonda risulta alterata in misura grave e
sconvolgente.
- A innescare tali percezioni alterate è di solito una situazione stressante.
- A differenza degli altri disturbi dissociativi questo disturbo non si associa ad alcun deficit di
memoria.
- Nel corso di un episodio l’individuo perde all’improvviso il senso di sé.
Ciò si associa spesso a esperienze sensoriali insolite: gli arti possono apparire di forma diversa dal
solito o la propria voce può suonare estranea.
L’individuo può avere l’impressione di essere fuori dal proprio corpo come se si vedesse
dall’esterno; a volte si percepisce come una macchina, quasi che esso stesso e tutti gli altri non
fossero che automi.
Il DSM-5 ha come criteri la presenza di depersonalizzazione, derealizzazione o di entrambi:
- Derealizzazione: sensazione che il mondo sia divenuto irreale (i sintomi non sono dovuti all’uso di
sostanze a un altro disturbo dissociativo, o a una condizione clinica; l’esame di realtà è intatto)
- Depersonalizzazione: esperienze persistenti o ricorrenti di sensazione di distacco dai propri
processi mentali o dal proprio corpo, come se la persona fosse in un sogno, a fronte di un intatto
esame di realtà.
Insorge di solito nell’adolescenza
Può iniziare all’improvviso o avere un andamento più subdolo
Una volta insorto, assume comunque un andamento cronico cioè dura per molto tempo
Spesso presenta comorbilità con i disturbi di personalità: nel corso dell’esistenza circa il 90% delle
persone con questo disturbo manifestano anche disturbi d’ansia e dell’umore
Spesso questi soggetti riferiscono traumi infantili
La maggior parte delle persone che sperimentano la depersonalizzazione, esperiscono anche la
derealizzazione.
I sintomi possono presentarsi insieme ad altri disturbi, ma non devono essere completamente
attribuibili ad un’altra condizione patologica.
E’ dunque molto importante escludere tutte le condizioni che di solito implicano questi sintomi
come la schizofrenia, il disturbo da stress post-traumatico e il disturbo borderline di personalità.
La depersonalizzazione può essere provocata anche dall’iperventilazione, un sintomo molto comune
nell’attacco di panico e dall’intossicazione da marijuana.
Il disturbo dissociativo dell’identità
Per trarre la diagnosi di disturbo dissociativo dell’identità occorre che una persona manifesti almeno
due personalità distinte (chiamate anche alter-ego), ossia modi di essere, pensare, sentire e agire
totalmente indipendenti e che emergono in momenti diversi.
Ognuna di queste identità alternative determina di volta in volta la natura e le azioni della persona, a
seconda di quale identità prende il controllo.
Di solito c’è una identità primaria, che può essere totalmente inconsapevole dell’esistenza degli
alter-ego e non avere alcun ricordo di quello che le altre identità fanno o esperiscono quando hanno
loro il controllo.
Tipicamente è l’identità primaria a cercare un trattamento.
In genere, nel momento in cui viene posta la diagnosi, il soggetto presenta da 2 a 4 identità distinte,
ma nel corso della terapia ne possono emergere altre.
DSM-5
- Disgregazione dell’identità, caratterizzata da 2 o più stati di personalità distinti (alter-ego) o da
un’esperienza di possessione. L’esperienza di disgregazione può portare a una marcata
discontinuità del senso di sé e delle proprie azioni, che si riflette in alterazioni della cognizione,
del comportamento, dell’affettività, delle percezioni, della coscienza, dei ricordi o del
funzionamento senso-motorio. I segni possono essere osservati da altri o riferiti dalla persona.
- Ricorrenti vuoti di memoria in relazione a eventi o informazioni personali importanti, vuoti che
non possono essere attribuiti a normale dimenticanza.
- I sintomi non sono parte normale di una pratica culturale o religiosa comunemente accettata.
- I sintomi non sono dovuti a sostanze o a una condizione medica
- Nei bambini i sintomi non sono meglio spiegati da un compagno di giochi immaginario o da un
altro gioco di fantasia
Ciascun alter-ego può essere molto complesso, con modalità di comportamento, ricordi e relazioni
suoi propri.
Le varie identità sono, in genere, piuttosto diverse fra loro, perfino opposte: Sono stati riportati casi
di identità destrimane oppure mancine, o identità che portano occhiali con prescrizioni differenti,
che amano cibi differenti o che manifestano allergie a sostanze diverse.
Sia l’identità primaria che quelle secondarie sono consapevoli di avere delle lacune della memoria;
talvolta l