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Psicoagnosia: una nuova prospettiva sulla Teoria della Mente

CREDEpalestra è chiusa). Questa è una rappresentazione nella testa di Sabrina, ma uno dei simboliche vi compaiono, p, si riferisce a una rappresentazione nella testa di Michele. La chiamiamometarappresentazione perché è la rappresentazione mentale di un'altra rappresentazionementale. Vista la prolissità dell'espressione "deficit nella Teoria della Mente", qui si suggerisceun nuovo termine, psicoagnosia. Questa espressione si riferisce in modo trasparente allamancanza di conoscenze (agnosia) sulla mente (psiche).

2. Gioco di finzione e origini della "teoria della mente"

Il gioco di finzione testimonia l'emergere di una teoria della mente, perché nel fingere ecomprendere la finzione negli altri il bambino deve disporre sia di rappresentazioni primariesullo stato di fatto, sia di rappresentazioni secondarie, metarappresentazioni, sullo statomentale di chi sta fingendo. Grazie a questa capacità i

Bambini possono con facilità interpretare le frasi di un compagno di giochi che dice "Io ero il dottore, e tu eri il malato", "Questo bastone è una spada", "Questa banana è un telefono". Interpretare correttamente queste frasi utilizzando metarappresentazioni permette loro di evitare aberrazioni dello sviluppo semantico e concettuale in cui i bastoni sono spade, o le banane sono telefoni! In questa prospettiva, la mancanza del gioco di finzione nei bambini con autismo è perciò un indizio del ritardo nello sviluppo metarappresentativo. 3. Esperimenti sulla comprensione psicologica nell'autismo Le ricerche sull'attribuzione di credenze false sono state il banco di prova più importante per la teoria metarappresentazionale. Nella prima ricerca è stato presentato ai bambini uno scenario composto da due bambole, Sally e Ann, una scatola, un cesto e una pallina. Si raccontava loro la seguente storia:

«Sally mette la sua pallina nel cesto e poi esce. Poi, mentre Sally è fuori, Ann prende la pallina dal cesto e la mette nella scatola». Terminato il trasferimento, Sally ritornava e al bambino veniva chiesto: «Dove andrà Sally a cercare la pallina?». Al bambino venivano inoltre poste due domande di controllo, una sulla collocazione iniziale e l'altra sullaposizione finale della pallina, per poter escludere che gli sbagli insorgessero a causa di una difficoltà relativa alla memorizzazione di alcune informazioni chiave. Tutti i soggetti superarono le domande di controllo, ma solo il 20% dei 20 autistici risposero correttamente alla domanda sperimentale, e questo nonostante le loro prove nei test di intelligenza fossero migliori di quelle dei bambini con sindrome di Down. Un altro strumento utilizzato è il «compito degli Smarties». Qui si mostra al bambino un tubetto di caramelle Smarties e si chiede che cosa pensa che contenga.

Alla risposta dei bambini ("«Smarties» o «caramelle»") la si apre e si mostra che invece contiene una matita. Subito dopo si reinserisce la matita e si pongono tre domande:
  1. «Che cosa c’è nella scatola?»
  2. «Che cosa hai risposto quando prima ti ho chiesto cosa conteneva?»
  3. «Quando (nome di uno sperimentatore che si è momentaneamente assentato) torna, se gli chiedo cosa c’è qui dentro che cosa dirà?»
Anche in questo compito i bambini di quattro anni rispondono correttamente mentre i bambini con autismo trovano grandi difficoltà. L'attribuzione di stati mentali è il culmine di un lungo processo evolutivo che porta a comprendere la mente di altre persone. Per attribuire questi stati mentali non bastano le capacità metarappresentative, bisogna essere capaci di comprendere l'origine di un certo stato epistemico. Tale capacità rimanda a un principio causale.che lega percezione e conoscenza. Una prova molto semplice permette di valutare la padronanza di questo principio nei bambini. Presentiamo due bamboline e un contenitore dal contenuto sconosciuto al bambino, poi mostriamo al bambino che una delle due bambole guarda dentro il contenitore mentre l'altra lo tocca all'esterno e infine chiediamo: "Quale delle due bambole sa che cosa c'è dentro la scatola?". I bambini autistici hanno chiare difficoltà in questa prova. Sembra però che una minoranza di bambini autistici possieda capacità metarappresentative, ma ciò non significa che la loro teoria della mente sia paragonabile a quella delle persone senza disturbi dello sviluppo. Alcuni studi hanno messo in risalto difficoltà nell'attribuzione di stati mentali anche nei pazienti capaci di superare i test di falsa credenza. I compiti di comprensione sono stati presentati in termini di "storie strane" volte a

Esaminare il grado di comprensione del soggetto. Le storie erano di due tipi: le storie di tipo «fisicalistico» erano centrate su un evento di natura meccanica o biologiche. Le storie «mentalistiche» invece, riguardavano scherzi, giochi di definizione, usi del linguaggio non letterale, bugie, piccole strategie di inganno e persuasione.

Come si sviluppa la teoria della mente

Gli aspetti centrali della teoria della mente si sviluppano entro i primi tre anni di vita. La complessità e l'astrazione di queste conoscenze suggeriscono che tali acquisizioni non sono il prodotto di meccanismi associativi e di condizionamento. Pertanto appare molto più probabile l'azione di processi specializzati e predisposizioni biologiche.

I bambini sordi dalla nascita e figli di genitori udenti dimostrano una prestazione significativamente inferiore nei compiti di falsa credenza. I bambini sordi ma figli di genitori sordi i quali usano quotidianamente la lingua dei segni, invece, raggiungono prestazioni simili a quelle dei bambini udenti.

ma di una mancanza di sviluppo delle abilità sociali necessarie per attivare e utilizzare le conoscenze innate. Questo spiegherebbe perché i bambini con autismo possono avere difficoltà nel comprendere e rispondere alle intenzioni e alle emozioni degli altri. Inoltre, Gopnik e Meltzoff sostengono che i bambini sviluppano una teoria della mente attraverso l'interazione sociale e l'osservazione degli altri. Questo processo di apprendimento avviene attraverso l'imitazione, la comunicazione verbale e non verbale e l'esperienza diretta con gli altri. Le interazioni sociali forniscono ai bambini l'opportunità di comprendere e interpretare le azioni e le intenzioni degli altri, sviluppando così la loro teoria della mente. In conclusione, la teoria della mente è una competenza che si sviluppa attraverso l'interazione sociale e l'esperienza con gli altri. I bambini con autismo possono avere difficoltà nello sviluppare questa competenza a causa di una mancanza di abilità sociali e di interazione sociale. Tuttavia, ciò non significa che non abbiano una teoria della mente innata, ma piuttosto che hanno bisogno di supporto e di opportunità di apprendimento per svilupparla pienamente.

ma della mancanza di un’adeguata base di conoscenze psicologiche innate e di principi astratti di ragionamento. Fra questi, il principio secondo cui «gli altri sono come noi». L’attivazione di tale conoscenza si manifesta nella selettività dei comportamenti imitativi; i bambini tendono a imitare azioni eseguite da una persona e non da agenti meccanici. Nella proposta modularista di Lesile si presume l’esistenza sia di una base di conoscenze psicologiche innate sia di un meccanismo di elaborazione e di acquisizione di informazioni specializzato. Nella proposta costruttivista di Gopnik e Meltzoff viene invece ipotizzata una base di conoscenze innata che si arricchisce, e viene in parte radicalmente cambiata nel corso dello sviluppo, grazie a processi di invenzione e revisione delle conoscenze teoriche. Un’altra teoria modularista sullo sviluppo della teoria della mente prevede ben quattro moduli distinti che costituiscono il nucleo del sistema di lettura.

della mente. Oltre al modulo che produce metarappresentazioni ve ne sono altri tre, uno dedicato a elaborare la direzione dello sguardo, uno specializzato nel leggere l'intenzionalità nei movimenti e rappresentare stati volitivi e uno per partecipare a interazioni triadiche in cui due persone condividono l'attenzione per il medesimo oggetto. I primi due sarebbero i precursori evolutivi del terzo, il quale a sua volta è precursore del ToMM. Baron-Cohen sostiene che le conoscenze innate presenti in questi moduli sono il frutto di un processo filogenetico basato sulla mutazione casuale e la selezione naturale. È possibile per i bambini con autismo acquisire una ToMM con meccanismi di apprendimento vicarianti, ad esempio le capacità di apprendimento associativo e ragionamento analogico? In alcuni bambini appaiono, sebbene in ritardo, vari comportamenti che indicano la presenza di una teoria della mente. Questo fenomeno può essere spiegato in almeno due

modi: il ritardo e l'invenzione di strategie di compensazione. Le difficoltà a generalizzare gli apprendimenti suggeriscono che il successo sia stato raggiunto utilizzando processi mentali diversi da quelli usati da bambini normali. Comprendere desideri, intenzioni ed emozioni. I bambini con autismo sanno anticipare come si sentirà una persona (felice o triste) se conoscono un suo desiderio ed è stato detto loro che questo desiderio è stato soddisfatto, oppure frustrato. Questo è possibile perché esiste un'alternativa non metarappresentazionale per comprendere o rappresentare il desiderio, una rappresentazione del desiderio o della volontà che possiamo chiamare finalistica o teleonomica. Nella "concezione" teleonomica lo stato mentale di desiderio di qualcosa è rappresentato come una tendenza a fare cose (desiderio di un gelato = andare dal gelataio). All'agente viene attribuito uno scopo, non larappresentazioni, i partecipanti devono essere in grado di sganciare l'attenzione dalla situazione reale e concentrarsi sulla rappresentazione mentale. Tuttavia, alcune ricerche suggeriscono che i bambini possono avere più difficoltà a prestare attenzione alle rappresentazioni mentali rispetto alle rappresentazioni esterne. Ad esempio, uno studio ha confrontato la capacità dei bambini di comprendere una falsa credenza (ad esempio, Sally che mette la pallina in una scatola e poi se ne va) con la capacità di comprendere una falsa rappresentazione esterna (ad esempio, una foto di Sally che mette la pallina in una scatola e poi se ne va). I risultati hanno mostrato che i bambini erano più bravi a comprendere la falsa rappresentazione esterna rispetto alla falsa credenza. Questi risultati suggeriscono che i bambini potrebbero avere difficoltà a prestare attenzione alle rappresentazioni mentali quando queste non coincidono con la realtà. Ciò potrebbe essere dovuto a un problema nel controllo attentivo, cioè nella capacità di sganciare l'attenzione dalla situazione reale e riagganciarla sulla rappresentazione mentale. In conclusione, la teoria della mente e il controllo dell'attenzione sono entrambi importanti per comprendere le false credenze. Le difficoltà nella comprensione delle false credenze potrebbero derivare da un problema nel controllo attentivo, cioè nella capacità di prestare attenzione alle rappresentazioni mentali quando queste non coincidono con la realtà.prova la rappresentazione su cui deve concentrarsi il bambino rappresenta in modo scorretto la realtà. Ad esempio, nel compito di false fotografie veniva data al bambino una polaroid. Con questo strumento, il bambino poteva scattare foto e stamparle istantaneamente. Tuttavia, la polaroid non è un modo accurato per rappresentare la realtà, poiché le foto possono essere facilmente manipolate e non riflettono sempre la verità.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
21 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Larcan Rosalba.