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I
organizzare e realizzare il corso di azioni necessario a gestire adeguatamente le situazioni che si incontrano in modo da
risultati prefissati. L’Autoefficacia non deve essere né troppa né troppo poca.
raggiungere i
Teoria attribuzionale Cause di successo o insuccesso: Interne-esterne, Stabili-instabili, Controllabili-non controllabili.
Il senso di autoefficacia ha due effetti sulla salute:
• Fronteggiare eventi stressanti: le reazioni allo stress sono dovute allo scarso controllo percepito dal soggetto su
situazioni minacciose. Se il soggetto ritiene invece di poter affrontare l’evento potrà attivare processi biologici che
limiteranno la risposta da stress.
• Modificare comportamenti nocivi: l’autoefficacia è la credenza che ha il soggetto di poter esercitare un controllo
diretto sui propri comportamenti. Pertanto i soggetti potranno mettere in atto strategie efficaci per modificarli e
saranno in grado di autoregolare il proprio comportamento continuando a lottare e mantenendo gli obiettivi
raggiunti. –
Locus of control Rotter (1966)
Stile attribuzionale che si sviluppa in un continuum tra due polarità: interno ed esterno.
Locus of control interno: credenza che gli eventi rinforzanti siano dipendenti dal proprio comportamento
Locus of control esterno: convinzione che le conseguenze del comportamento dipendano da fattori come il destino, la
fortuna, Dio o il potere di altri. –
Wallston, Wallston, Kaplan & Maides (1976) Multidimensional Locus of Control Scale (MHLC): Scala per la misurazione
del tipo di credenze, 18 item in tre subscale (1) locus of control interno, 2) locus of control esterno, e 3) altri potenti).
La percezione di un locus of control interno promuove la mobilizzazione di competenze e abilità nel far fronte alla
situazione, e favorisce l’utilizzo di strategie di coping centrate sul problema, e a volte sulla sua attiva risoluzione, se invece il
locus of control è percepito come esterno, l’individuo metterà in atto prevalentemente strategie di coping centrate sulle
emozioni o sul significato
spinta motivazionale alle cessazione di comportamenti nocivi e incentivo nell’intraprendere
Percezione del rischio:
comportamenti salutogeni e preventivi.
Percezione del rischio (processo cognitivo)
Assunzione del rischio (riferita al comportamento)
Propensione al rischio (personalità)
La valutazione della probabilità di accadimento è influenzata da biases nella stima della probabilità che un determinato
evento possa accadere (sovrastima e sottostima), determinate da variabili cognitive (distorsioni cognitive/ euristiche),
variabili motivazionali (ridurre ansia), fattori contestuali (tipo di domanda). Il soggetto tende a sottovalutare il rischio per sé
per preservare la propria autostima ed incrementare il benessere.
Bias:
• Euristica della rappresentatività: utilizzata quando si deve stimare la probabilità che un dato evento rientri in una
determinata categoria più ampia, o che un certo evento si verifichi a partire da casi noti in precedenza;
• Euristica della disponibilità: decidere in base alla facoltà con cui richiamiamo in memoria esempi di situazioni
specifiche
• Bisogno di chiusura: esigenza che una persona avverte di giungere ad una conclusione sulla base delle informazioni
che possiede, chiudendo il processo di elaborazione ed evitando di esplorare possibili alternative.
Ruolo dell’ottimismo nella percezione del rischio
Genitori che incoraggiano e sostengono i propri figli anche di fronte a insuccessi favoriscono lo sviluppo di un stile
esplicativo ottimistico (Franz e coll., 1994). Individui che utilizzano uno stile esplicativo ottimistico riportano livelli più
elevati di salute fisica e mentale, e una migliore qualità della vita (Peterson e Park, 1998).
soggetti inclini ad aspettarsi dal futuro eventi positivi. L’ottimismo
Ottimismo come tratto di personalità [Carver, Scheider]:
è correlato con buoni livelli di benessere. I soggetti sono più inclini a comportamenti preventivi e hanno buone strategie di
Coping (centrate sul problema). L’ottimismo svolge un ruolo protettivo rispetto allo sviluppo della sintomatologia
depressiva.
Ottimismo come stile attribuzionale [Peterson e Seligman] (sia per eventi positivi che negativi). Gli ottimisti fanno
attribuzioni interne, pervasive, stabili.
Ottimismo come esisto imperfetto di una valutazione cognitiva: I risultati positivi accadono più a noi che agli altri.
Ottimismo difensivo (percezione del rischio distorta ed irrealistica); ottimismo funzionale (percezione della propria
autoefficacia).
L’ottimismo influenza la tipologia di prevenzione adottata dal soggetto:
• Primaria: attuare preventivamente i comportamenti che promuovono il mantenimento a lungo termine della salute e
che riducono le probabilità di sviluppare una malattia.
• Secondaria: adottare misure che consentono l’identificazione di comportamenti che evitino l’evoluzione di una
patologia in fase iniziale e l’adozione di comportamenti che ne evitino l’evoluzione sfavorevole e le complicanze,
tutelando così la qualità della propria vita.
• Terziaria: l’individuo contribuisce a eliminare o ridurre la disabilità residua conseguente a una patologia o a una
lesione, partecipando attivamente in programmi mirati al potenziamento delle risorse e delle abilità personali.
Prospettive teoriche e modelli –
1) Modello Autoregolatorio o del senso comune Leventhal e coll. (1980, 1987)
L’individuo si costruisce convinzioni personali rispetto alla salute e alle malattie che derivano dall’esperienza passata, dalle
conoscenze, dal contesto culturale e sociale, dalle caratteristiche biologiche e psicologiche individuali.
Le risposte comportamentali delle persone alle minacce per la salute sono mediate dalle loro teorie implicite sulla malattia.
L’individuo sembra disporre di un sistema attivo di acquisizione delle informazioni che lo induce a produrre una
rappresentazione mentale della malattia e una risposta emozionale alla patologia. 3 stadi:
• Rappresentazione (cognitiva ed emozionale)
• Coping
• Valutazione
I pazienti creano modelli o rappresentazioni della malattia per dare un senso ai loro problemi e per affrontarli attraverso il
fluido e considera l’opportunità, in
comportamento più adeguato. Attraverso questi tre stadi il sistema si organizza in modo
caso di necessità, di correggere il proprio modo di agire e le proprie strategie di coping. La rappresentazione cognitiva e
quella emotiva della malattia influenzano le strategie di coping utilizzate per farvi fronte, nonché gli esisti per la salute.
Le emozioni percepite nell’immediato non sono determinate esclusivamente dalle rappresentazioni emotive, bensì dalle
rappresentazioni cognitive e affettive insieme e la valutazione agisce retroattivamente, come meccanismo di
autoregolazione, sulle rappresentazioni cognitive ed emotive e sulle strategie stesse, rafforzandole o modificandole.
L’individuo è un attivo problem-solver in grado di conservare o ripristinare uno stato di salute equilibrato e di rispondere alla
malattia in maniera dinamica attraverso una valutazione ed una interpretazione della stessa.
Nelle situazioni in cui l’individuo ha fiducia nelle proprie capacità e si aspetta dal suo comportamento risultati positivi,
tenderà ad impegnarsi di più, a non cedere di fronte agli ostacoli, ma ad applicarsi ulteriormente e a trarre soddisfazione
personale dal raggiungimento degli obiettivi. E' necessario intervenire sulle rappresentazioni disadattive per migliorare il
conseguenza dell’atteggiamento che il soggetto ha nei confronti della sua
benessere del soggetto, e sul malessere, diretta
malattia, più che sulla malattia stessa.
5 componenti attribuite alla rappresentazione della malattia:
• Identità (etichetta verbale associata alla malattia e ai sintomi)
• Cause (ragioni per cui si ritiene che la persona si ammali)
• Conseguenze (aspettative circa esiti e postumi)
• Decorso temporale (aspettative circa il corso della malattia, es., malattia acuta, cronica, ciclica)
• Curabilità/controllabilità –
Revised Illness Perception Questionnaire (IPQ-R) Weiman e coll., 1996
(IPQ) e (IPQ-R): questionari di valutazione delle componenti relative alla rappresentazione mentale di malattia descritta nel
modello autoregolatorio di Leventhal.
L’IPQ-R è costituito da tre parti:
1. Identità della malattia: convinzioni del soggetto circa la natura della malattia; lista di 14 sintomi, al soggetto viene
chiesto di stimare se abbia o meno sperimentato, dall’inizio della propria malattia, ciascun sintomo, attraverso una
risposta si/no.
2. Opinioni sulla malattia: 38 item, che indagano il modo in cui, al momento, il paziente percepisce la propria
condizione di malattia; scala Likert a cinque punti (fortemente in disaccordo→ fortemente d’accordo).
3. Cause della malattia: 18 possibili cause di malattia; al soggetto viene richiesto di esprimere, attraverso la scala
Likert utilizzata nella parte precedente, le proprie opinioni personali riguardo ai fattori che possono aver causato la
malattia (range 1-5).
2) Modelli Motivazionali o di aspettativa-valore: prevedono che la motivazione del soggetto ad attuare un
behavior sia determinata dalla Probabilità di riuscita di un’azione (aspettativa) e dalla Valutazione personale
goal-directed
del valore dell’azione (valore). Possono spiegare come l’individuo giunga a formulare un’intenzione ad agire, ma non come
da tale intenzione si arrivi al comportamento finalizzato. –
2a) Modello delle credenze sulla salute (Healt Belief Model, HBM) Rosenstock (1966, 1974), Becker e Maiman
si sviluppa per spiegare il rifiuto sistematico della popolazione americana nell’accettare
(1975): misure preventive contro le
malattie o di sottoporsi a test di screening (Hochbaum, 1992).
Percezione di una malattia come “minacciosa”, le credenze delle persone si riflettono nei loro comportamenti.
Le persone non avrebbero messo in atto comportamenti di profilassi sanitaria a meno che non avessero posseduto livelli
minimi di conoscenza e motivazione sanitaria rilevante, non avessero visto se stessi come potenzialmente vulnerabili alla
del comportamento preventivo.
relativa situazione di minaccia, non fossero stati convinti dell’efficacia
La probabilità con cui un comportamento rilevante per la salute viene adottato da una persona è influenzata dalla percezione
della minaccia di malattia e in particolare da:
• Vulnerabilità percepita (rischio personale di contrarre una malattia);
• Gravità percepita (pericolosità attribuita a una patologia in termini di dolore, rischio di morte, conseguenze sociali);
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