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Blumer & Benson individuarono poi due pattern di personalità conseguenti a lesioni frontali:
Pseudo-depressione: apatia, indifferenza, perdita di iniziativa, ridotto interesse sessuale, scarse
reazioni affettive, ridotta produzione verbale. Conseguente spesso a lesioni della superficie laterale.
Pseudo-psicopatia: comportamento immaturo, mancanza di tatto, linguaggio scurrile,
comportamento sessuale promiscuo, aumentata attività motoria. Conseguente a lesioni della
superficie orbitale.
Spesso si assiste a quadri misti e i cambiamenti duraturi della personalità sono conseguenti a lesioni
bilaterali.
Sulla base del suo modello sull’esecutivo centrale Baddeley sostituisce il termine sindrome frontale con
quello di sindrome disesecutiva. Sono possibili sindromi disesecutive con disturbi parzialmente differenziati
a seconda della sede delle lesioni:
- Aree prefrontali laterali: disturbi di pianificazione e rigidità comportamentale;
- Corteccia orbitofrontale: deficit dei processi decisionali, problem solving, regolazione del
comportamento;
- Corteccia cingolata anteriore: mancanza di iniziativa, aumentata sensibilità agli effetti di
interferenza.
Corteccia prefrontale Capacità di pianificazione, astrazione, nella flessibilità cognitiva
dorsolaterale
Corteccia orbitofrontale Regolazione delle emozioni e processi decisionali
Corteccia cingolata Controllo della motivazione e inibizione di stimoli o attività interferenti
anteriore
Secondo Stuss i processi di controllo sono a loro volta suddivisi in sotto-processi:
1. Energization: iniziare e sostenere ogni tipo di risposta. Inficiato da lesioni frontali mediali superiori,
principalmente destre;
2. Task setting: in tutti i compiti vi è una componente attenzionale, è l’abilità di costruire una
relazione S-R stabile. Inficiata da lesioni frontali laterali sinistre;
3. Monitoring: processo di controllo nel tempo della risposta al compito per la verifica e
l’adattamento del comportamento. Inficiato da lesioni alla corteccia frontale laterale destra.
Processamento automatico o controllato (Shiffrin & Schneider, 1977).
La prestazione cognitiva si può modificare profondamente con l’esercizio. Inizialmente ogni singola azione:
- Richiede una decisione cosciente;
- È lenta e gli errori sono frequenti;
- Richiede impegno attentivo;
- Non si può svolgere contemporaneamente un altro compito e neppure pensare all’azione
successiva.
Dopo l’esercizio invece le azioni sono più fluide e rapide:
- Non servono decisioni coscienti;
- Scarso o nullo impegno attentivo;
- Errori rari;
- Si può svolgere contemporaneamente un altro compito e pensare all’azione successiva.
Il processamento automatico ha le seguenti caratteristiche:
- Rapido;
- Non coinvolge la MBT;
- Non richiede risorse attentive;
- Può svolgersi in parallelo (senza l’interferenza da risorse o strutturale).
L’impressione soggettiva quindi:
- Si svolge senza il controllo diretto del soggetto;
- Non può essere interrotto volontariamente;
- Una volta iniziato si completa;
- Compare con l’esercizio.
Hasher & Zacks individuano sei criteri di automaticità secondo cui un processo automatico:
1. Deve iniziare indipendentemente dalle intenzioni dell’osservatore;
2. Non deve essere influenzato dalle intenzioni dell’osservatore;
3. Deve essere scarsamente influenzato dall’età del soggetto;
4. Non deve essere influenzato dall’esecuzione contemporanea di altri processi cognitivi;
5. La sua efficienza non deve dipendere dall’esercizio;
6. Deve essere in larga misura indipendente da differenze individuali.
Il processamento controllato invece:
- Lento;
- Limiti della capacità di MBT;
- Richiede risorse attentive;
- Non può svolgersi in parallelo;
- Interferenza strutturale e/o interferenza di risorse.
L’impressione soggettiva in questo caso:
- Sotto il controllo diretto del soggetto;
- Può essere volontariamente interrotto.
Le funzioni del processamento controllato sono:
- L’adattamento a situazioni nuove e impreviste;
- Flessibilità;
- Modifica di strategie;
- Acquisizione di nuove abilità.
Paradigmi per lo studio delle FE.
2 approcci:
- Metodologia dei TR: paradigmi sperimentali;
- Neuropsicologia dei lobi frontali.
Paradigmi sperimentali.
- Paradigma del doppio compito:
pone problemi metodologici. Secondo le teorie strutturali (Broadbent, Welford) vi sarebbe un sistema
centrale che limita la prestazione in condizioni di doppio compito -> Stimulus onset asynchrony (SOA).
Compito: due stimoli vengono presentati in rapida successione e al soggetto viene richiesto una risposta
rapida a entrambi. Tra lo stimolo1 e lo stimolo2 vi è un SOA molto breve, ovvero TR al secondo stimolo
sono molto più lenti rispetto al SOA più lungo= periodo psicologico refrattario, ritardo nella risposta al
secondo stimolo. Ciò sarebbe a dimostrazione dell’esistenza di un limite di elaborazione dell’informazione,
l’elaborazione dello stimolo1 deve essere completata prima di passare a stimolo2. Questi dati
rifletterebbero l’esistenza di un limite centrale a livello dello stadio decisionale della risposta.
Secondo la teoria delle risorse invece la capacità di svolgere 2 o più compiti contemporaneamente dipende
dalla quantità di risorse disponibili. Non vi sarebbero limiti generali ma specifici che dipendono dal tipo di
compiti coinvolti. Sei due compiti non competono contemporaneamente per le stesse risorse non
dovrebbero interferire tra di loro.
Secondo alcuni autori la capacità dell’uomo di elaborare informazioni è limitata nel numero e nella
complessità delle operazioni eseguibili contemporaneamente.
Le teorie strutturali (attenzione rivolta verso un unico compito alla volta) si contrappongono alle teorie
delle risorse (l’attenzione può essere diversamente distribuita tra diversi compiti in modo graduale).
Secondo queste ultime l’uomo può distribuire in modo flessibile le risorse e la quantità di risorse può
variare in relazione al livello di motivazione. La distribuzione è in funzione di:
- Scopi;
- Priorità del momento.
L’elaborazione limitata dei dati (indipendentemente dalla quantità di risorse usate la prestazione non
cambia) differisce dal concetto di elaborazione limitata delle risorse (la prestazione migliora se si investono
più risorse).
- Paradigma del cambio di compito volontario:
al soggetto vengono sottoposti due compiti e il cambio di compito è sempre prevedibile dal soggetto. Si
effettua il confronto tra i TR della prova in cui è richiesto per la prima volta di cambiare compito rispetto ai
TR delle prove in cui è ripetuto lo stesso compito. I TR della serie dei primi stimoli sono più lenti, indicando
il costo cognitivo di switch la cui grandezza diminuisce con l’aumentare della durata dell’intervallo risposta
a una prova/ presentazione dello stimolo successivo.
Il costo totale del cambio di compito è dato da:
- Costo di origine endogena;
- Costo di origine esogena;
ed è dovuto al recupero delle conoscenze necessarie per svolgere un compito nuovo. I processi di switching
implicano un’interazione tra le componenti di controllo endogeno e esogeno. L’interazione produce compiti
flessibili e adatti al contesto.
Strumenti di valutazione neuropsicologica.
- WCST: valuta la capacità di formulare giudizi astratti e cambiare strategie cognitive in risposta a
modifiche nel contesto. Coglie quindi deficit nell’inibizione della risposta e la tendenza a un
comportamento inflessibile. Il materiale è composto da 128 (4 colori, 4 forme, 4 elementi n°max)
carte stimolo, dopo 10 risposte consecutive corrette il criterio cambia. Il compito è inferire il
criterio:
o Prima soluzione: criterio colore;
o Seconda soluzione: criterio forma;
o Terza soluzione: criterio n° elementi.
Si ottengono 4 punteggi:
o Globale= n° trial – (n° categorie completate x 10) e n° carte usate in eccesso;
o Risposte perseverative;
o Errori non perseverativi;
o Fallimenti nel mantenimento del set.
Non è chiaro se e quanto sia coinvolto il lobo frontale nella risoluzione del compito.
- Torre di Londra;
- Test di Stroop: il pz deve denominare il colore degli stimoli presentati. I pz frontali mostrano grandi
difficoltà nel sopprimere la risposta legata a un codice superappreso (lettura).
- Stime cognitive;
- Test di fluenza delle parole: pz con lesioni frontali sinistre mostrano una ridotta produzione;
- Test dei labirinti.
È bene sottolineare però che l’obiettivo della valutazione neuropsicologica è quello di comprendere se i
problemi esecutivi influenzeranno la quotidianità. Può esserci una discrepanza tra la prestazione a prove
standardizzate e il comportamento spontaneo di fronte a problemi quotidiani. Per risolvere questo
problema è importante sottoporre ai pz prove il più ecologiche possibili. Shallice e Burgess propongono:
1. multiple errands test: in una situazione reale al paziente è richiesto di svolgere 8 semplici
sottocompiti rispettando delle regole date;
2. six elements test: al pz vengono dati da svolgere 3 compiti diversi, in un tempo prestabilito (15 min)
rispettando delle regole.
Implicazioni cliniche e interventi riabilitativi.
La riabilitazione è importante perché:
- può favorire il riadattamento sociale;
- può aiutare il trattamento di altre FC.
Dagli studi effettuati emerge che i maggiori benefici si ottengono con programmi olistici (standard di
trattamento) il cui scopo è quello di sviluppare abilità alternative che sostituiscano pattern psicosociali
maladattivi.
Meccanismi e processi delle FE.
Sistema attentivo supervisore (SAS).
Esistono due modalità di controllo:
- Automatica: per le situazioni abituali;
- Volontaria: per le situazioni nuove, azioni intenzionali (FE).
Errori di cattura: i processi di controllo volontario possono subire interferenza dei processi di controllo
automatico.
Il SAS e il catalogo delle decisioni.
Premesse:
- La selezione di operazioni abituali è decentrata;
- La selezione non usuale è qualitativamente differente e coinvolge un sistema supervisore che
modula il funzionamento del resto del sistema.
Le unità di base che sottostanno all’azione o al pensiero sono un insieme molto ampio ma finito di
programmi discreti:
- Programmi di livello superiore (script e MOP): organizzazione complessa di un’attività;
- Programmi di livello inferiore: schemi di pensiero e d’azione.
Ogni schema ha un livello di