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L'idea di base della teoria della selezione tardiva
L'idea di base della teoria della selezione tardiva è che il riconoscimento di oggetti familiari procede senza selezione e senza limiti di capacità e che, quindi, il numero di stimoli presenti non influenza il modo in cui sono analizzati; il processo di selezione inizia solo dopo che quest'analisi è completata.
Treisman, tuttavia, propone che il filtro non è del tipo tutto o niente come sostenuto da Broadbent, ma piuttosto aumenta o riduce la forza delle informazioni cui non si presta attenzione.
Queste teorie, dunque, assumono che la codifica delle caratteristiche fisiche sia realizzata in uno stadio precoce, mentre la codifica semantica avvenga in stati successivi.
I meccanismi dell'attenzione selettiva
La capacità di prestare attenzione selettiva sembra quindi dipendere dall'interazione di almeno due componenti:
- Un meccanismo di attivazione che opera prima delle selezione, sia sull'informazione rilevante che su quella non rilevante.
Attraverso questo meccanismo si può raggiungere una codifica semantica degli stimoli.
Un meccanismo di inibizione attiva della risposta per l'informazione non rilevante, che blocca l'attività dell'informazione non rilevante, rendendola meno disponibile ai meccanismi di risposta.
Dunque, l'inibizione è un meccanismo attivo, decade rapidamente ed è influenzato dalle richieste del compito e dalle strategie dei soggetti, mentre l'attivazione è un meccanismo più stabile e meno influenzabile dalla facilitazione soggetto e dalle richieste dell'ambiente. Inoltre, la si verifica quando si inizia ad aver accesso alla rappresentazione mnestica, mentre l'inibizione comincia quando si selezionano i codici cui prestare attenzione. Quindi, l'informazione ignorata è prima facilitata e poi inibita.
L'elaborazione dell'informazione rilevante e non rilevante sottende un'importante distinzione funzionale.
Gli stimoli cui si presta attenzione sono elaborati per essere utilizzati, mentre gli stimoli cui non si presta attenzione sono elaborati in modo automatico. Solo mantenendo separate queste due informazioni è possibile manifestare un comportamento coerente.Attenzione selettiva e rappresentazione multipla
I dati sostengono l'esistenza di due corsi paralleli nell'analisi via ventrale e via dorsale dell'informazione visiva: la via ventrale analizza la natura dell'oggetto, mentre la via dorsale analizza la posizione dell'oggetto nello spazio. La funzione primaria di queste vie è guidare l'azione. È stato ipotizzato, dunque, che le caratteristiche fisiche di uno stimolo sono rappresentate in modo indipendente dalla loro identità.
È stata proposta la teoria dell'integrazione delle caratteristiche, secondo la quale la percezione degli oggetti visivi dipende da un meccanismo attentivo che ne seleziona la posizione e che integra le caratteristiche.
presenti in questa posizione, dando luogo alla percezione unitaria dell'oggetto.
La teoria dell'integrazione delle caratteristiche sostiene quindi che gli oggetti visivi richiedono due successivi stadi di elaborazione, ossia lo stadio preattentivo che permette la rilevazione delle diverse caratteristiche degli oggetti, e lo stadio attentivo che combina queste caratteristiche e quindi che determina la nostra percezione degli oggetti. Alcune caratteristiche (colore, grandezza, orientamento, posizione), quindi, sono codificate automaticamente e da moduli specializzati.
Tuttavia, se abbiamo bisogno di sapere se c'è un oggetto con un particolare orientamento e colore, queste caratteristiche devono essere congiunte. Tale congiunzione può essere ottenuta in tre modi; innanzitutto, le caratteristiche che sono state codificate possono integrarsi in oggetti sulla base delle conoscenze immagazzinate. In secondo luogo, possiamo dirigere la nostra attenzione su
Una particolare posizione, che è rappresentata nella mappa delle posizioni. L'attenzione focalizzata su una posizione particolare permette il recupero delle caratteristiche che sono attive in quella determinata posizione e crea una rappresentazione temporanea dell'oggetto (object file). In terzo luogo, qualora non sia possibile utilizzare l'attenzione, le caratteristiche possono integrarsi tra di loro ma in modo casuale. Tuttavia, a volte possono produrre delle congiunzioni illusorie. Dunque, sono le caratteristiche stesse che attirano automaticamente l'attenzione sulla loro posizione.
3. L'attenzione visiva spaziale
L'attenzione rappresenta l'abilità di selezionare particolari porzioni dell'ambiente esterno. L'attenzione può essere orientata nel campo visivo sia in modo esplicito, attraverso i movimento del capo e degli occhi, sia in modo implicito. La funzione dell'attenzione visiva implicita
è quella di assegnare priorità d'elaborazione a determinate parti del campo visivo. Gli studi cognitivi hanno dimostrato che l'attenzione visiva spaziale ha le seguenti caratteristiche funzionali:- Può essere diffusa (risorse attentive su tutta l'informazione visiva) oppure focale (risorse attentive su un'unica porzione spaziale).
- Se è orientata in una determinata direzione aumenta notevolmente la velocità di risposta.
- L'ampiezza del fuoco attentivo è variabile.
- Aumentando l'area del fuoco attentivo diminuisce l'efficienza d'elaborazione.
- L'orientamento dell'attenzione può essere automatico o volontario. Nel primo caso non può essere interrotto, non dipende dalle aspettative e non è soggetto a interferenza. Nel secondo caso, invece, permette di scegliere tra numerosi eventi ambientali disponibili quelli che interessano.
dell'attenzione visiva spaziale. In un tipico compito di orientamento implicito viene suggerito al partecipante il punto verso cui dirigere la propria attenzione, prima che appaia lo stimolo target.
Può essere utilizzato un segnale esogeno (es. flash di luce) che attira automaticamente l'attenzione, oppure un segnale endogeno (es. numero che indica la posizione dove è più probabile che compaia il bersaglio), che richiede un'interpretazione consapevole del suo significato.
Il compito è quello di rispondere il più velocemente possibile nel momento in cui si rivela lo stimolo target. Talvolta lo stimolo compare nella posizione segnalata (prove valide), altre volte lo stimolo compare nelle posizioni non segnalate (prove invalide), mentre altre volte ancora tutte le posizioni sono segnalate come egualmente probabili (prove neutre), ossia costituiscono una condizione di controllo.
L'attenzione visiva spaziale, dunque, serve ad amplificare
l'attività cerebrale per la posizione segnalata e produce l'effetto comportamentale di dare priorità a questa posizione. Un altro modo per studiare l'attenzione visiva spaziale utilizza i compiti di ricerca visiva; sono presentati diversi stimoli contemporaneamente e il compito del soggetto è di identificare la presenza di un possibile bersaglio tra stimoli distrattori. Meccanismi e processi dell'attenzione visiva spaziale: i compiti di orientamento implicito e di ricerca visiva coinvolgono operazioni cognitive simili. Secondo il modello di Posner, nei compiti di orientamento implicito, le prove invalide richiedono che l'attenzione sia disancorata dalla posizione segnalata, ma non valida, spostata e successivamente ancorata alla posizione dove compare effettivamente lo stimolo. Eseguire queste tre operazioni, dunque, provocherebbe un maggior rallentamento nei tempi di reazione. Similmente, nei compiti di ricerca visiva, i soggetti devono disancorare laloro attenzione dall’ultima posizione elaborata, spostarla e dirigerla verso la nuova posizione.
Sono stati poi proposti altri modelli alternativi, come quello di LaBarge e Brown, secondo cui dopo la presentazione di un segnale, il fuoco attentivo si muove e raggiunge la posizione indicata, e nel campo visivo si crea un’area attentiva che ha il suo massimo in coincidenza con il fuoco dell’attenzione e da qui decada con l’aumentare della distanza.
Dunque, si può ipotizzare che l’orientamento endogeno e quello esogeno dipendano da meccanismi indipendenti e diversi.
L’orientamento automatico è il modo più rapido per focalizzare l’attenzione su particolari porzioni dell’ambiente esterno. Inoltre, esso produce il fenomeno dell’inibizione di ritorno, ossia un effetto che si manifesta solo quando l’intervallo tra il segnale e lo stimolo è piuttosto lungo; se lo stimolo è presentato subito dopo il segnale,
Allora i tempi di reazione sono più veloci quando lo stimolo è nella stessa posizione del segnale, mentre se l'intervallo tra il segnale e lo stimolo è più lungo, allora i tempi di reazioni sono rallentati. Questo è l'effetto di inibizione di ritorno, il cui scopo è quello di diminuire la probabilità che l'attenzione torni su una posizione spaziale già esplorata. Tale meccanismo, dunque, può essere superato solamente tramite l'orientamento endogeno.
Basi anatomiche dell'attenzione visiva spaziale. Il substrato anatomico alla base dell'attenzione visiva spaziale è simile sia per l'orientamento esplicito sia per quello implicito. Studi che hanno utilizzato tecniche di neuroimmagine, difatti, hanno mostrato che l'orientamento sia implicito che esplicito attiva parte del lobo frontale e varie aree del lobo parietale.
Durante l'esposizione all'ambiente esterno, eseguiamo
continuamente movimenti oculari, i quali vengono chiamati saccadi, e sono molto importanti nella lettura e nell'esplorazione di immagini che richiedono un'elevata acuità visiva. La differenza tra l'attivazione causata da movimenti dell'attenzione implicita e i movimenti saccadici è, dunque, che la prima produce un livello minore di attenzione. Studi neurofisiologici e neuropsicologici hanno dimostrato che l'attenzione visiva spaziale si basa su una complessa e distribuita rete di componenti corticali e sottocorticali. Lesioni a particolari componenti di questa rete producono differenti deficit nella capacità di orientamento spaziale; lesioni al lobo parietale, ad esempio, producono un deficit nell'operazione di disancoraggio dall'attuale fuoco dell'attenzione. Deficit per l'attivazione visiva spaziale Diverse forme di trauma, degenerazione o psicopatologia possono provocare deficit nella capacità di orientare.ento spaziale è la disattenzione unilaterale, che si verifica quando una persona non è in grado di prestare attenzione agli stimoli presenti sul lato opposto del suo campo visivo. Questo può essere causato da lesioni cerebrali, come ad esempio un ictus o un trauma cranico. Un altro tipo di deficit d'attenzione visiva spaziale è l'agnosia visiva spaziale, che si verifica quando una persona non è in grado di riconoscere gli oggetti o le forme presenti nel suo campo visivo. Questo può essere causato da danni alle aree cerebrali coinvolte nel riconoscimento visivo. È importante sottolineare che i deficit d'attenzione visiva spaziale possono variare da lievi a gravi e possono influire significativamente sulla vita quotidiana di una persona. Tuttavia, esistono anche strategie e tecniche che possono essere utilizzate per aiutare le persone con questi deficit a migliorare la loro capacità di attenzione e orientamento spaziale. In conclusione, i deficit d'attenzione visiva spaziale sono disturbi che possono essere causati da lesioni cerebrali o da danni alle aree cerebrali coinvolte nel riconoscimento visivo. Questi deficit possono influire sulla capacità di una persona di prestare attenzione agli stimoli presenti nel suo campo visivo e di orientarsi nello spazio. Tuttavia, esistono strategie e tecniche che possono essere utilizzate per aiutare le persone con questi deficit a migliorare la loro capacità di attenzione e orientamento spaziale.