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CORTISOLO
Lo stress causa cambiamenti fisici nel cervello e nel corpo (malfunzionamenti chimici). In
particolare interferisce con serotonina, noradrenalina, dopamina e glutammato.
La maggior parte delle paure si APPRENDONO attraverso processi di CONDIZIONAMENTO.
L’azione ANSIOLITICA delle BENZODIAZEPINE è dovuta alla soppressione dell’attività nei
circuiti cerebrali coinvolti nella risposta allo stress: queste sostanze si legano al recettore S
del GABA, rendendolo più sensibile al neurotrasmettitore inibitorio. Il GABA va ad inibire i
neuroni noradrenergici, riducendo la liberazione di noradrenalina nel locus ceruleus.
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Recettore GABAa con 5 subunità e
poro centrale permeabile agli ioni
Calcio = quando attivo iperpolarizza il
neurone = riduzione eccitabilità =
effetto inibitorio
Questo recettore è bersaglio di diverse sostanze agoniste del GABA: etanolo, barbiturici e
benzodiazepine.
Azioni delle benzodiazepine:
• ANSIOLITICA: controllo inibitorio dell’emozione ansiosa, sia nella sua espressione
fisiologica che nelle manifestazioni psicopatologiche; riduzione delle somatizzazioni
viscerali dell’ansia e della tensione muscolare = effetto a rapida insorgenza
• ANTICONVULSIVANTE: innalzamento della soglia convulsivante
• IPNOTICA: inducono il sonno (per la maggior parte dei composti esiste una netta
differenza tra dosaggio ansiolitico specifico e ipnotico)
• MIORILASSANTE: azione inibitoria dei centri che regolano il tono muscolare sia a
livello corticale che sottocorticale.
Siti di azione: AZIONE SITO DI AZIONE EFFETTO
Facilitazione inibizione presinaptica Midollo spinale Miorilassamento
Nucleo caudato Atassia
Nucleo genicolato Atassia
Inibizione terminazioni Gangli della base Incoordinazione motoria
dopaminergiche
Diminuzione attività cellule Purkinje Cervelletto Attività anticonvulsivante
Atassia
Diminuzione attività elettrica Corteccia cerebrale Attività anticonvulsivante
Facilitazione del sonno Sistema reticolare e Sedazione, ipnoinduzione
corteccia
Modulazione della liberazione di Sistema limbico e Azione antiansia
neurotrasmettitori corticale
Le benzodiazepine che si sono dimostrate più efficaci per potenziare la conduttanza del
canale calcio stimolata dal GABA sono il Flunitrazepam (Roipnol) e il Diazepam (Valium), e
sono anche i composti con emivita più lunga.
Le benzodiazepine sono anche i composti ansiolitici con la più ampia differenza tra dose
letale e dose efficace (1000), se confrontate con barbiturici (50), anticonvulsivanti (30) e
morfina (15). 18
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Sono anche i composti con il più alto rischio di tolleranza/dipendenza, soprattutto quelli con
emivita breve e ultabreve (triazolam, quazepam e flurazepam), possono provocare anche la
sindrome di astinenza: i fattori di rischio comprendono la durata del trattamento, dosi elevate,
emivita, elevata potenza e rapido assorbimento. La dipendenza che si instaura è di tipo
farmacodinamico: di ipotizza che l’inibizione della sintesi dei ligandi endogeni (GABA e
endozepine), dovuta all’azione protratta di feedback negativo esercitata dal farmaco, dia
un’ipersensibilità dei recettori verso i ligandi ansiogeni.
Tossicità: le benzodiazepine producono stordimento, stanchezza, compromissione delle
funzioni intellettive e motorie, allungamento dei tempi di reazione, confusione e amnesia
anterograda.
Altri farmaci ansiolitici
Per la terapia ansiolitica, sedativa, tranquillante e ipnoinducente si possono utilizzare altri tipi
di farmaci:
BENZODIAZEPINE La classe di farmaci più utilizzata per i TRATTAMENTO A
BREVE TERMINE dei disturbi ‘ansia e insonnia.
NON BENZODIAZEPINE Alternativa limitata alle BDZ nei disturbi del sonno
ANTIDEPRESSIVI SONO LA CLASSE Più VANTAGGIOSA NEL TRATTAMENTO A
MEDIO-LUNGO TERMINE dei disturbi d’ansia
ANTISTAMINICI Scarsa modulazione fra ansiolisi e sedazione
ANTIPSICOTICI Alcuni hanno azione sedativa e vengono utilizzati nelle
insonnie resistenti agli altri farmaci Benzodiazepine e
antidepressivi a confronto
sul profilo temporale di
efficacia
Psicofarmacologia: Analgesici
La medicina del dolore è uno dei principali interessi della medicina. Risponde alla necessità
di limitare le sofferenze. Il dolore bisogna controllarlo, per aumentare la qualità della vita.
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Trattando una malattia togliamo anche automaticamente il dolore: ci sono molte sostanze
che tolgono il dolore pur non essendo analgesici.
Nocicezione: processo sensoriale primitivo che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di
dolore. Fa riferimento ai meccanismi e alle strutture che permettono la ricezione e il trasporto
dello stimolo algogeno al cervello. Nel SNC il dolore viene elaborato e diventa cosciente,
traducendosi in uno stato, più o meno grave, di sofferenza psicologica.
Si distingue il dolore nocicettivo (o fisiologico – di natura meccanica, chimica o termica) dal
dolore neuropatico (o patologico). Il primo è il risultato dell’attivazione di una particolare
classe di recettori periferici: i NOCICETTORI cutanei, muscolari, articolari e viscerali. Ciò che
trasmette il segnale doloroso sono delle vere e proprie sostanze, generate da un processo
infiammatorio, per esempio le prostaglandine. Essi sono solo una parte del SISTEMA
NOCICETTIVO, che coinvolge midollo spinale (da cui originano le vie ascendenti), tronco
dell’encefalo, diencefalo e telencefalo per portare il segnale doloroso al SNC (corteccia
sensoriale). Con questa attivazione corticale si attivano, in contemporanea anche vie
discendenti, che proiettano al talamo e tornano al midollo spinale, e hanno il compito di
interrompere la stimolazione dolorosa = modulazione discendente. I farmaci agiscono a
diversi stadi del sistema nocicettivo. Quello che interessa è l’effetto a livello di percezione del
dolore (depressivi del SNC, che possono sconfinare in aree non deputate al dolore dando
origine ad effetti indesiderati). Questo sistema permette anche di associare la componente
motivazionale-affettiva allo stimolo doloroso attraverso connessioni limbiche.
Con il termine generico DOLORE ci si riferisce alla componente esperienziale, ovvero allo
STATO PSICHICO collegato alla percezione di una sensazione spiacevole.
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Tra i farmaci analgesici troviamo gli anestetici locali, i FANS (farmaci antinfiammatori non
steroidei – aspirina), gli antiepilettici o anticonvulsivanti (carbamazepina) = questi agiscono
prevalentemente in periferia e il loro effetto si ferma all’analgesia, non si espandono ad aree
cognitive superiori. Tuttavia Sistema
non sono sempre discendente di
sufficientemente efficaci. controllo della
Sono farmaci che stimolazione
funzionano bene nei dolori di dolorosa
origine infiammatoria, ma
per altre tipologie di disturbo
non funzionano.
Poi abbiamo gli
antidepressivi (SSRI e TCA =
agiscono sulle vie
discendenti e danno effetti
importanti per i casi di dolore
neuropatico, quello che non
origina da una lesione, ma da La differenza fondamentale fra
un’iperstimolazione delle vie sostanze esogene ed endogene è
ascendenti, lesione delle la specificità di azione: le endogene
connessioni nervose) e gli vengono prodotte e rilasciate solo
OPPIACEI. In particolare gli nelle aree in cui esercitano un
oppioidi vanno destinati effetto appropriato, mentre le
soltanto a quei dolori non esogene son più dispersive, hanno
responsivi agli analgesici effetti generalizzati.
antinfiammatori visti sopra.
La morfina, gli oppioidi in
generale, non è un’alternativa
agli altri farmaci, è molto più efficace. Queste sostanze agiscono a livello periferico sui
nocicettori, nel midollo spinale inibendo l’impulso, a livello delle vie discendenti potenziando
i meccanismi endogeni deputati al controllo del dolore. I morfinici hanno effetto ance sella
percezione cosciente = elaborazione del significato del messaggio dolore a livello centrale =
percezione cosciente. Questo può portare un’insensibilità allo stimolo e lo stesso stimolo può
perdere la propria capacità nocicettiva (disinteresse).
Farmacologia dei morfinici
Morfina e codeina si estraggono dal fiore dell’oppio in forma di pasta.
Questi ultimi agiscono prevalentemente a livello del SNC. La MORIFNA ha degli effetti
sull’organismo simili a quelli di altre sostanze analgesiche endogene (peptidi oppioidi
endogeni, endorfine) che agiscono sia a livello centrale che periferico. La morfina va a colpire
l’organismo in toto, quindi ha effetti specifici analgesici ed effetti collaterali dovuti alla stessa
azione in aree non deputate al controllo del dolore. Si pensa che l’organismo umano possa
produrre in maniera endogena la stessa morfina.
Sono agonisti endogeni, che agiscono su recettori specifici. Questi recettori inibiscono la
capacità neuronale (inibire non significa per forza deprimere = se inibisco un neurone
eccitatorio avrò una depressione, se inibisco un neurone inibitorio avrò un’eccitazione!). La
tipologia dell’effetto del farmaco è in funzione allo stato psicofisico del soggetto, ma tutti
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dipendono dall’attivazione di recettori. Le dosi più basse sono associate all’effetto
analgesico, con dosi non troppo distanti ci sono altri tipi di effetti, il più comune è la sedazione.
• Inibisce le vie ascendenti di trasmissione dello stimolo nocivo
• Attiva le vie discendenti che inibiscono le vie ascendenti
• Modula la reazione emozionale al dolore.
Queste azioni provocano sedazione, euforia (apparentemente qualcosa di opposto alla
sedazione, perché la morfina ha effetti sia inibitori che eccitatori), cambiamenti nello stato
dell’umore e ottundimento mentale. Possiamo quindi dividere gli effetti della morfina in
depressori e stimolanti (ad esempio inibisce il CRH, ormone dello stress, punto di partenza
per l’attivazione dell’asse HPA = sostanza antistress, toglie la porzione di stress legata al
dolore, che non viene più vissuto con drammaticità). Ha effetti periferici a livello del tratto
gastrointestinale, inibisce le secrezioni esogene. Un
ISTAMINA= rilasciata dai effetto tipico generalizzato è l’immunosoppressione,
mastociti, del sistema provoca una maggiore sensibilità agli agenti infettivi
immunitario, implicata nelle (es. AIDS). La cosa di cui si ha più paura quando si
reazioni allergiche. Rilasciare assume morfina è la depressione respiratoria, ma è
istamina significa ricreare anche la meno frequente (più fr