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Schreber, invece si avvaleva di strumenti per domare il carattere capriccioso dei
bambini. Scriveva libri, costruiva attrezzi per evitare che il corpo del bambino
potesse assumere delle posture moralmente scorrette. Il suo intento era quello di
educare il bambino attraverso la sottomissione e la rinuncia, ovviamente le
punizioni corporali erano l’ingrediente essenziale per raggiungere i risultati sperati.
La sottomissione all’autorità poteva raggiungersi attraverso l’arte della rinuncia. La
prova della pera aveva questo scopo. La bambinaia doveva mangiare sotto gli occhi
del bambino, e la fame del bambino non doveva mai essere soddisfatta. Se non si
fosse risvegliato il desiderio, non si sarebbe potuto fare esperienza della rinuncia. I
figli maschi di Schreber, ebbero dei destini tragici, uno si sparo un colpo di pistola,
l’altro entrava ed usciva dai manicomi per circa 27 anni, le femmine sopravvissero
alle fissazioni educative del padre.
La funzione educatrice di Schreber riguardava anche l’integrità morale dei fanciulli.
Di notte il bambino veniva incatenato con cinghie in modo che non potesse
muoversi né masturbarsi. Anche per le femmine vi erano dei rimedi contro la
masturbazione, una specie di mutanda elastica con pizzi ed una struttura frontale
chiusa, oppure la clitoridectomia (sebbene sia stata una moda passeggera). Il
genitore aveva il diritto di frustare il figlio che si fosse macchiato di pigrizia, di
alcolismo e di masturbazione, anche sino alla morte.
Tra gli esempi di fustigazioni che causarono vittime innocenti, vi è il caso degli
Hummel che assassinarono la propria figlia di 5 anni con ripetute torture.
Il XX secolo è il secolo del bambino, secolo in cui nasce la Dichiarazione dei diritti dei
bambini, sebbene i casi di “bambini picchiati” non accenna a sparire.
Di norma i genitori che maltrattano il bambino hanno storie simili a quelle del figlio,
in cuor loro soffrono ancora per il dolore fisico che hanno subito in silenzio.
I maltrattamenti sono agiti dalle madri, e dai padri, anche se il maltrattamento più
devastante dal punto di vista del bambino maltrattato è quello della madre, perché
vissuto come più devastante, egli si sente tradito dalla madre che non è stata in
grado di proteggerlo dall’aggressione paterna. La madre è il simbolo universale
dell’accudimento, della nutrizione della compassione.
I bambini che subiscono maltrattamenti deducono che in fondo sono colpevoli delle
violenze subite, perché credono di essere dei bambini cattivi. D’altro canto le madri
che maltrattano i figli dimostrano una misteriosa comprensione nei riguardi del
figlio, una madre che picchia il proprio figlio in fondo, colpisce sé stessa. Una madre
che picchia il figlio ha una visione della sua infanzia riduttiva, immagina di essere
stata una creatura orribile, nei suoi ricordi la madre è sempre stata severa ed il
padre non è stato in grado di proteggerla dagli abusi.
Una donna che ha subito abusi e diventa madre perché aggredisce il proprio figlio?
Quando un bambino dimostra di essere incapace di dare risposta a ciò che la madre
tenta con tutte le forze di ottenere.Il bambino deve evitare di piangere, di dire “no”
deve sintonizzarsi con i gesti materni. Quando il bambino non lo fa, il bambino
incarna il genitore potente che non la ama e la critica.In questo scenario compaiono
tre generazioni unite in una: il bambino disobbediente del presente, la madre
punitiva del passato e la bambina cattiva del passato, la rabbiosa vendetta della
madre che maltratta il figlio è inconsciamente diretta verso la madre del passato.
Alla fine degli anni 70un periodico americano ha pubblicato dei dati riguardanti le
molestie sessuali, questo tipo di ricerca è continuata sino ad affermare che il 27%
delle donne intervistate aveva subito molestie sessuali ed il16% ne erano state
vittime gli uomini. Sebbene le molestie sessuali lascino sempre una ferita nel
soggetto, il danno maggiore avviene quando la molestia si realizza in soggetti che
hanno un età compresa dai 4 ai 5 anni. In questi casi il bambino viene usato come
feticcio, l’adulto non si rende conto che dietro a quella parte del corpo che stava
molestando c’era un bambino, inoltre l’adulto che abusa nega le differenze
generazionali tra la sua vittima e se stesso. Il pedofilo è un molestatore di bambini
“fisso”cioè è costantemente attratto dai bambini, invece non è attratto dal corpo dei
bambini, in realtà, egli è respinto dal corpo di sesso femminile e preferisce
dimenticare queste preferenze dedicandosi ai bambini.
Quando gli abusanti sono i genitori tale crimine prende il nome di incesto. L’impatto
psicologico sul bambino varia a seconda che l’autore di abuso sia il padre o la madre,
gli zii, i nonni e così via. Nella stragrande maggioranza l’abuso viene agito da maschi
nei confronti di femmine. La vita del pedofilo si esplica non solo attraverso la
molestia agita, ma anche attraverso la ricerca di materiale (foto, oggetti, racconti
pornografici) che possa supplire i rapporti erotici con i bambini.
Nei casi di incesto il 98% il colpevole è il padre e la vittima è la figlia. In questi casi il
padre sente il bisogno di ricevere delle conferme di affetto. In una ricerca sulle
famiglie incestuose, dimostra come sia i padri che le figlie si siano sentiti trascurati
dalla madre. La moglie di un marito incestuoso è impegnata a salvaguardare la
propria autostima, sostenendo il grandioso narcisismo del marito piuttosto che
assicurare il benessere dei figli. È emotivamente ignara dei bisogni dei figli ma è
perfettamente in sintonia alle esigenze del marito. Non appena lei distoglie gli occhi
pieni di ammirazione verso l’uomo, ecco che lui regredisce nell’incesto.
All’opposto del pedofilo, il soggetto incestuoso lo diventa nella misura in cui è
ridotto ad una situazione di forte bisogno emotivo che lo conduce nelle sue avance
nei confronti della figlia. Quasi sempre questo tipo di padre è stato follemente
dipendente da una moglie a sua volta dipendente.Un altro fattore scatenante può
essere la perdita di lavoro o del prestigio professionale, la moglie esce di casa per
trovarsi un lavoro ed il marito la sostituisce nei lavori domestici.
Negli ultimi anni si è individuato un nuovo genere di molestatori: pedofilo-padre-
incestuoso.
Il pedofilo che rientra in questa categoria, va alla ricerca di donne divorziate o
vedove con figli. Insieme a queste donne cercano di creare famiglie perfettamente
regolari, passando così dalla pedofilia all’incesto. Le madri incestuose sembrano più
normali e raffinate della media. L’immagine dell’uomo che cercano e che offrono è
quella di un padre ideale, un capo di famiglia ideale: una caricatura della paternità.
La donna incestuosa cerca l’uomo molestatore di bambini che abbia le
caratteristiche appena descritte.
L’uomo che si sposa con l’intensione di generare un discendente da abusare,
comincia sin dalla nascita ad addestrare la figlia prescelta. È esattamente il padre
premuroso, che fa il bagno alla propria figlia che le compra abiti graziosi, che le
spazzola i capelli, la bambina dal suo canto si attaccherà fortemente al padre e solo
quando diventerà adolescente si accorgerà che le sue amiche hanno un ragazzo
della loro età, e comprenderà che nella relazione con il padre c’è qualcosa di
insolito.
La mente della bambina che è stata molestata, è sommersa da sentimenti ed
emozioni che non possono essere dominati se non dalle difese che porrà in atto
come massicce e tortuose.
In ognuno di questi scenari sono presenti genitori che hanno messo in atto uno
scenario perverso di accudimento.
Capitolo 8 - PICCOLI ASSASSINI DELL’ANIMA
I piccoli assassini dell’anima si verificano quando in bambino viene separato da una
parte della sua identità. Questi piccoli attentati producono comunque nel bambino
un conflitto di genere devastante ed esso si scatena quando i genitori si impegnano
ad uniformare i figli a standard di genere, producono, ad esempio, una caricatura
della purezza femminile o una caricatura della potenza virile. Queste operazioni
impediscono l’espressione di alcuni aspetti del bambino, aspetti che cercano sempre
di emergere, ed è proprio durante l’adolescenza che erompono nella perversione o
nella follia.
Un esempio concreto di come questi piccoli attentati producano delle serie
problematiche psichiche riguarda, ad esempio, l’anoressia.
La bambina rinuncia ad aspetti del Sé per diventare un’estensione speculare della
madre. Generalmente le bambine anoressiche sono state bambine ideali, perfette.
Il disturbo fu chiamato per la prima volta da Ernest Laseque, nel 1873 anoressia
ovvero mancanza di appetito. L’anoressia, come meglio specificarono i tedeschi,
comporta un deperimento puberale compulsivo, cioè si manifesta con la perdita di
appetito, ma in realtà il digiuno è un digiuno auto-imposto e compulsivo.
Negli anni 80, questo disturbo tipicamente femminile cominciò ad essere inteso
come una perversione. Successivamente con la scoperta del processo di
separazione individuazione, il rapporto madre-figlia cominciò ad essere indagato.
Secondo alcuni l’anoressica è colei che durante l’infanzia non avrebbe saputo
staccarsi dalla madre. Secondo altri, le ragioni che sottostanno il disturbo sono da
ricercare nel rapporto ambivalente (odio e amore) che intercorre tra madre e figlia.
La ragazza regrediva alla sottofase della separazione, si aggrappava alla madre, e
contemporaneamente lottava per potersene liberare.
Essenziale è il fatto che l’anoressia è una soluzione ai dilemmi che si associano al
diventare donne. L’anoressica in realtà non è una bambina piccola alle prese con i
problemi della separazione e individuazione, ma un adolescente che cerca divenire
a patti con la genialità e l’identità femminile di genere. Infatti, l’anoressica, si
presenta al mondo come bambina asessuata, quasi santa, ma dietro tali apparenze
si nasconde un forte desiderio di divenire la caricatura virile della mascolinità. In
questa dialettica, la madre avrebbe comunicato alla figlia le proprie aspirazioni
intellettuali represse e la figlia le avrebbe realizzate e simbolicamente soddisfatte.
Se vogliamo tracciare un identikit dell’anoressica perfetta possiamo dire che essa è
stata probabilmente una brava bambina, che durante il periodo dell’adolescenza
nota i segni provenienti dal suo corpo che le comunicano il passaggio del suo
divenire donna adulta con responsabilità sessuali e morali. È un soggetto che comp