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DEVE ESSERE RIMOSSA DALLA COSCIENZA INTENZIONALMENTE, E QUINDI ESCLUSA
DA MODIFICHE ASSOCIATIVE.
A questo punto il terapeuta comunica le sue deduzioni alla paziente, dicendole che
in realtà lei era innamorata del padrone, forse anche senza rendersene conto, e che
nutriva la speranza segreta di prendere il posto della madre delle bambine in
maniera reale. Inoltre, teme che gli altri membri della servitù si accorgano delle sue
speranze e si burlino di lei.
La paziente rispose con la solita laconicità (Freud aveva intuito questa conflittualità
che la paziente non riusciva a capire) che quello che aveva detto il terapeuta era
vero.
La paziente continuava ad essere depressa e di cattivo umore; l’odore del dolce
bruciato non era scomparso completamente, era solo diventato più raro e più
debole; veniva, come essa diceva, soltanto quando era agitata.
La persistenza di questo simbolo mnemonico spinse Freud a pensare che esso
riassumesse non solo la scena principale ma anche i molti piccoli traumi accessori
alla scena stessa. Pertanto ricercò qualsiasi altro elemento che potesse ricollegarsi al
fatto del dolce bruciato. Parlarono della questione dell’attrito con i domestici, del
comportamento del nonno, e così via, e, man mano che andavano avanti, l’odore di
bruciato si attenuava di più.
Quando la paziente ritornò disse che, per Natale, aveva ricevuto diversi doni dai
due signori di casa e perfino dai domestici, quasi fossero ansiosi di fare pace con lei
e di cancellare il ricordo dei conflitti degli ultimi mesi. Ma tutto ciò l’aveva lasciata
indifferente. 3
Quando fu interpellata sull’odore di dolce bruciato, la paziente rispose che era
scomparso completamente ma che era disturbata da un altro analogo odore,
rassomigliante al fumo di sigaro. Questo esisteva anche prima, pensava lei, ma in
realtà era coperto dall’odore del dolce bruciato.
In seguito alle insistenze di Freud emerse a poco a poco un quadro, inizialmente
incerto e frammentario. La paziente si trovava nella stanza da pranzo della casa,
dove attendeva che i due signori tornassero a pranzo dalla fabbrica. Freud in questo
momento insiste molto e invita la paziente a comunicare quanti più dettagli possibili
della scena. La paziente aggiunge che alla fine del pranzo le bambine salutano e
mentre lo fanno il contabile cerca di baciarle. Il datore di lavoro si inquieta e
addirittura gli grida: “non baci le bambine!”. La paziente afferma di aver sentito, in
quel momento, una fitta al cuore e dato che in quel momento i signori nella stanza
stavano fumando, le resta nella memoria il fumo dei sigari.
Questa fu dunque la seconda scena più profonda, che aveva agito come trauma
lasciando dietro di sé il simbolo mnestico.
Freud cerca di capire perché questa scena le aveva provocato la fitta al cuore.
Ancora una volta insistendo emerge il ricordo di una scena ancora più remota, che
aveva costituito il vero trauma agente e che aveva conferito effetto traumatico
anche alla scena del capo contabile. Era accaduto, anche questa volta alcuni mesi
prima, che fosse venuta in visita una signora amica, la quale nel congedarsi aveva
baciato le due bambine sulla bocca. Il padre che assisteva si controllò e non disse
nulla alla signora, ma dopo la sua partenza la sua ira si era sfogata sulla povera
istitutrice. Le aveva dichiarato che la rendeva responsabile se qualcuno baciava le
bambine sulla bocca, che era suo compito non permetterlo e che lasciandolo fare lei
era venuta meno ai suoi doveri. Se la cosa si fosse ripetuta egli avrebbe affidato
l’educazione delle bambine ad altre mani. 4
Quando due gironi dopo la paziente venne nuovamente in seduta era come
trasformata, sorrideva e teneva alta la testa. Per un momento Freud pensò che
malgrado tutto aveva interpretato male la situazione e che l’istitutrice delle
bambine era diventata la sposa del direttore. Ma ella respinse subito questa ipotesi
dicendo di essere serena e stare bene pur non negando l’amore per il padrone ed
essendo consapevole di non avere alcuna speranza.
EPICRISI
In Miss Lucy è presente un isteria acquisita. CONDIZIONE INDISPENSABILE PER
L’ACQUISISZIONE DELL’ISTERIA, sembra essere il fatto che si determini un rapporto
di incompatibilità fra L’Io e una rappresentazione che a esso si presenti (introduce
l’idea del conflitto tra Io e rappresentazioni interne).
IL MODO ISTERICO DELLA DIFESA sta dunque nella conversione dell’eccitamento in
un innervazione corporea, e il vantaggio di questo è che la rappresentazione
incompatibile risulta rimossa dalla coscienza dell’Io. In cambio la coscienza dell’Io
contiene la reminiscenza corporea prodottasi con la conversione e soffre per
l’affetto che più o meno chiaramente si collega appunto a queste reminiscenze. La
situazione così creatasi non è più d’ora in poi modificabile, perché mediante la
rimozione e la conversione è limitata la contraddizione che avrebbe spinto a
liquidare l’affetto. Così il meccanismo che produce l’isteria da un lato corrisponde a
un atto di viltà morale, e dall’altro lato risulta un congegno protettivo a disposizione
dell’Io.
Il momento veramente traumatico quindi è quello nel quale la contraddizione si
impone all’Io e l’Io stesso decreta il bando alla rappresentazione contraddicente.
Con tale bando quella rappresentazione non viene più annullata, ma soltanto
sospinta nell’inconscio.
La scissione della coscienza in tali casi di isteria acquisita è quindi voluta. Di fatto
accade una cosa diversa da quella che l’individuo si propone; egli vorrebbe eliminare
una rappresentazione come se non fosse mai prodotta, ma riesce soltanto a isolarla
psichicamente. 5