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La teoria del simbolismo nella psicologia junghiana

Nella teoria junghiana, la teoria del simbolismo è una teoria di trasformazione psichica; il sogno può contenere lo stesso tema, ma il valore trasformativo che ha, ha importanza con ilnesso tra sognatore e ciò che ha sognato: senza il sognatore, il sogno non dice nulla. La funzione simbolica è per eccellenza una funzione integrativa della psiche che la dissociazione va a disarcolare; Jung la chiama:

  • Funzione trascendente: la funzione simbolica ha la capacità di creare un ponte di collegamento tra vicende opposte della nostra esperienza autobiografica; noi evolviamo psicologicamente quanto più possiamo dare senso simbolico a ciò che ci accade. Laddove la simbolizzazione viene lacerata, la psiche si ammala perché non ha possibilità di dare senso a ciò che accade.

Per dare senso agli eventi utilizziamo una funzione chiamata simbolopoiesi; la funzione opposta, viene invece chiamata:

sintomatogenica: funzione che impedisce di dare senso agli eventi, in cui corpo, mente e relazioni sono considerate le tre uniche uscite possibili di uno stesso fenomeno. Durante la terapia vengono ampliate e rafforzate le parti sane, ma quella parte di dolore, ormai piccola rispetto alle parti sane, ci sarà sempre poiché non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il senso simbolico. Il lavoro dell'analista infatti, è un lavoro di simbolizzazione, per far sì che il paziente trovi un senso con quelle parti di esperienza che sono rimaste dolorose; anche l'interpretazione dei sogni è un lavoro simbolico: Freud dava significati metaforici perché non conosceva la storia del paziente, a lui interessava l'apparato psichico del soggetto; applica all'inconscio i metodi della coscienza scientifica della scienza della natura. Il simbolo ha un valore omeostatico, ovvero di mantenimento di equilibrio tra inconscio e coscienza; iltutti gli individui. - Inconscio personale: rappresenta quell'area dell'inconscio che è specifica di ogni individuo e che contiene esperienze personali, ricordi, emozioni e desideri repressi. Secondo Jung, i simboli sono il linguaggio dell'inconscio e rappresentano una forma di comunicazione tra il conscio e l'inconscio. I simboli possono essere interpretati in modi diversi da individuo a individuo, ma hanno un significato universale che va al di là delle esperienze personali. Nella teoria di Freud, invece, il simbolo è visto come una rappresentazione di un desiderio represso o di un conflitto inconscio. I sogni, ad esempio, sono considerati una forma di simbolismo in cui i desideri inconsci vengono espressi in modo mascherato. In entrambe le teorie, il simbolo svolge un ruolo importante nel processo di individuazione e di guarigione psicologica. Attraverso l'interpretazione dei simboli, si può accedere all'inconscio e comprendere meglio se stessi e i propri conflitti interiori.tu sei il genere umano, a prescindere dallo spazio e dal tempo; si esprime come qualcosa di astratto, di inconoscibile (ciò che non conosciamo è la manifestazione dell'archetipo, non l'archetipo stesso) rappresenta una potenzialità che accomuna l'intero genere umano. L'archetipo secondo la teoria Junghiana richiama ciò che Platone aveva denominato "noumeno": l'archetipo racchiude l'elemento di potenzialità universale che rimane sul piano archetipico quando non si esprime nella vita di un soggetto; sono dei bagagli universali che rappresentano temi cruciali e variano da individuo a individuo sul modo in cui si manifestano. La manifestazione dell'archetipo si contestualizza ma l'archetipo in sé no ed è proprio la manifestazione che andiamo a studiare: forme collettive che rappresentano i temi collettivi, riscontrabili nelle dimensioni simboliche dell'umanità (miti, leggende, l'alchimia ecc..) cherappresentano una via di ingrandimento in cui l'archetipo ha preso forma. L'archetipo viene attivato quando cominciamo a vivere un'esperienza reale e personale che rimanda a quell'archetipo; il livello di inconscio in cui gli archetipi passano da essere potenzialità ad essere esperienza è l'inconscio personale. Questa esperienza significativa che si costruisce nella nostra vita sul piano inconscio prende il nome di tema. L'inconscio personale è costituito da complessi, ovvero delle costellazioni energetiche, indicando una serie di elementi affettivi e cognitivi che hanno preso una determinata forma all'interno della nostra vita, tendendo a presentarsi insieme nel corso della vita. L'interazione dei vari complessi dà origine alla psiche di un individuo: sono nuclei di senso affettivamente carichi che si costruiscono attraverso ripetuti scambi relazionali tra il mondo affettivo dell'individuo e tra le relazioni affettive significative.

Quando viviamo un'esperienza nuova questa si collega all'esistenza biografica già vissuta e se quest'esperienza richiama una delle esperienze con le quali precedenti, queste si collegheranno inconsapevolmente tra loro. Quindi da un lato sono il risultato dell'attività pregressa, dall'altro sono un substrato al quale devono rendere conto le esperienze affettive successive; in questo modo i complessi diventano luoghi della psiche particolarmente sensibili ai disturbi, in quanto ogni percezione di un'esperienza molto grave porta sempre più alla relativizzazione e generalizzazione emotiva di quei complessi e di conseguenza può suscitare nel soggetto una reazione complessuale, che apparirà agli altri come eccessiva rispetto alle circostanze.

Per Jung i complessi sono elementi strutturali naturali dell'inconscio, mentre secondo Freud il complesso a tonalità affettiva può essere considerato come una

sortadi trauma inconscio e irrisolto. Cosa differenzia l'archetipo dal complesso? Jung dice che mentre l'archetipo è bipolare (ci porta ad esperienze brutte o belle, in quanto non abbiamo ancora fatto esperienza) e sembra di essere un elemento dell'inconscio collettivo diventando parte della psiche personale quando si vive un'esperienza affettiva relativa a quel tema da cui si genera il complesso; il complesso non è bipolare ma è orientato energicamente: nel complesso quindi troviamo una sorta di condensazione (sintesi) e successiva generalizzazione (aspettative) di tutte le esperienze significative emotivamente e cognitivamente rispetto a quel tema archetipico; se intervengono degli elementi nuovi si può modificare l'aspetto emotivo del complesso. Il complesso quindi ruota intorno al nucleo archetipico; avere dei complessi è inevitabile per essere vivi. Esempio del complesso materno: si crea dall'esperienza che tu hai fatto con tua madre.dunque sei orfano il complesso materno sarà segnato da questo dolore. Tra i due strati di inconscio collettivo e inconscio personale, si colloca la coppia animus/anima, denominata da Jung sigizia: un termine astronomico utilizzato per descrivere l'allineamento del Sole, della Terra e di un altro corpo celeste. - Anima: presente nel sesso maschile, è costituita da elementi psichici femminili che si manifestano tramite i sogni o immagini di figure femminili significative; è la personificazione del principio femminile dell'eros in relazione agli ambiti di amore e relazione. Un'eccessiva identificazione dell'IO con l'anima provoca uno sbilanciamento verso caratteri molto femminili e comparsa di impotenza e paralisi psichica; se l'anima si sviluppa in maniera completa, porta l'uomo ad una piena comprensione delle relazioni umane e consente l'accesso agli strati più profondi dell'inconscio collettivo. - Animus: è ilcorrisponde dell'anima nella donna, è quindi costituito da elementi psichici maschili e si manifesta con immagini simboliche di uomini, rappresenta la personificazione del principio mascolino del logos, che figura la razionalità e la consapevolezza. Un'eccessiva identificazione con l'animus comporta la perdita del contatto con la propria figura femminile e la prevalenza di caratteri eccessivamente mascolini. Dal punto di vista di Jung anche l'IO è un complesso: non è solo un'istanza rivolta all'esame di realtà e alla memoria autobiografica ma figura un insieme di rappresentazioni di chi sono io veramente; gli altri complessi diventano coscienti quando entrano in rapporto con l'IO, quindi per certi versi l'IO è un complesso che ha come nucleo centrale la nostra unicità. La coscienza è quella qualità dell'IO che entra in gioco quando diventano coscienti elementi affettivi eLa differenza tra compensazione e complementarietà è che la compensazione si riferisce al processo in cui la coscienza e l'inconscio cercano di bilanciare le proprie energie e contenuti, mentre la complementarietà si riferisce alla naturale interazione e integrazione tra opposti complementari. La compensazione avviene quando uno dei due poli (coscienza o inconscio) si espande per compensare una carenza nell'altro, mentre la complementarietà si basa sull'idea che la totalità dell'individuo è costituita da entrambi i poli e che entrambi sono necessari per raggiungere un equilibrio armonioso.I due concetti sovrappongono e si riferiscono entrambi ad una correzione equilibratrice dell'unilateralità dal punto di vista della coscienza. Nella compensazione ciò accade mettendo in evidenza l'opposto polare della posizione cosciente, mentre nella complementarietà viene aggiunto il pezzo mancante (non necessariamente l'opposto polare) che tende ad ampliare le nostre vedute; i due concetti hanno la funzione di correggere i nostri punti ciechi ed operano per un allargamento della consapevolezza per superare delle posizioni rigide a favore del cambiamento e della crescita della personalità. Nel cercare di migliorare e ampliare la nostra consapevolezza, un sogno può darci di fronte immagini di situazioni attuali, affetti personali e tracce carriere che tendiamo a trascurare perché non siamo capaci di vederli o non ce ne curiamo; le nostre vedute possono allargarsi facendo fiorire nuove idee e prospettive.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
37 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliocecere di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicodinamica del sogno e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Piazza Antida.