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Forming

I. FORMING(colloqui svolti, si è deciso chi parteciperà, il gruppo ha inizio). È lo stadio iniziale di orientamento, le persone si siedono e si guardano intorno e si fanno delle idee "a pelle" - è una dinamica di vicinanza e distanza. Già in questa fase si attivano dinamiche di proiezione: appoggio su altri delle questioni che sono mie.

  • Ricerca di una struttura e degli obiettivi: il Leader lavora in relazione al processo esterno del gruppo e definisce il confine principale esterno ed interno del gruppo. Il confine fisico e psicologico esterno deve essere definito in modo sicuro e stabile per assicurare la sopravvivenza del gruppo;
  • "Io-terapeuta mi presento, dico cosa siamo lì a fare, spiego come funziona il gruppo: socializzo con il gruppo quello che è il processo che ogni gruppo attraversa, quando ci si trova, quello che si fa, la dimensione terapeutica del gruppo, avverto che qualcuno se ne andrà e che qualcuno

Entrerà. Vengono fornite le regole del setting, viene sancito l'inizio del gruppo. Nel fare questo il terapeuta deve avere ben chiaro cos'è responsabilità sua e cosa non lo è: è importante che vengano definiti i confini tra la regione di influenza del Leader e quella dei partecipanti ossia quali decisioni possono essere condivise e quali invece spettano al solo Leader. In questa fase il compito del Leader/terapeuta è di stabilire le regole, i confini e la sicurezza del gruppo, di stabilire come realizzare il compito fondamentale per il quale è entrato nel gruppo e di occuparsi dei rapporti sociali (c'è sempre una natura sociale nel gruppo). In questo momento molte info andranno perse dai partecipanti perché saranno impegnati a guardarsi attorno.

Gruppo omogeneo: i partecipanti hanno tutti lo stesso tipo di sofferenza, di solito avvengono nelle istituzioni (ex. Pazienti con problemi cardiaci, post-partum,...).

Discutiamo di come ci troviamo nella vita ad affrontare questa situazione.
  • Dipendenza dal terapeuta/leader: all'inizio si aspettano che sia lui a gestire la situazione, è l'unica persona che hanno già visto, è lui che dà inizio alle danze e che dà le indicazioni del setting. Inoltre c'è anche il pensiero iniziale che è l'unico del gruppo che sta bene; si tratta di aspettative anche ragionevoli e fisiologiche che creano pressione al terapeuta, attenzione però all'idealizzazione e alle aspettative magiche, che se permangono sono problematiche.
  • Preoccupazione per i confini: all'inizio è fisiologico che ci sia una mobilità di gente che entra ed esce. L'appartenenza è stare nel confine. Forming ha a che fare con quella fase che ci serve per sentire che si è formato un confine tra interno ed esterno.
FATTORI TERAPEUTICI del Forming (Trasversali ai vari tipi di gruppo):
  1. Chiarezza degli obiettivi: è importante che i partecipanti abbiano una chiara comprensione degli obiettivi del gruppo e delle aspettative nei loro confronti.
  2. Creazione di un ambiente sicuro: il terapeuta deve creare un ambiente sicuro e accogliente in cui i partecipanti si sentano liberi di esprimersi e condividere le proprie esperienze.
  3. Costruzione di relazioni: il terapeuta deve favorire la costruzione di relazioni positive tra i partecipanti, incoraggiando la comunicazione aperta e il sostegno reciproco.
  4. Facilitazione della comunicazione: il terapeuta deve facilitare la comunicazione all'interno del gruppo, incoraggiando la partecipazione attiva di tutti i membri e gestendo eventuali conflitti o tensioni.
  5. Promozione dell'autonomia: il terapeuta deve favorire lo sviluppo dell'autonomia dei partecipanti, incoraggiandoli a prendere decisioni e a assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
gruppo)Psicodinamica dei gruppi e delle istituzioni Pagina 1

FATTORI TERAPEUTICI del Forming (Trasversali ai vari tipi di gruppo)

  1. Infusione della speranza

La speranza di poter cambiare è necessaria per trattenere il paziente in terapia. Inizialmente il terapeuta è il depositario di questa speranza perché crede che quel gruppo possa essere utile già prima che inizi, inoltre i partecipanti vedono il terapeuta che gestisce alcuni aspetti che non riescono a gestire e questo aumenta la speranza. È nutrita anche da tutto il gruppo, ad esempio quando entra una nuova persona, perché il gruppo ha esperienza che il gruppo è terapeutico e si può andare via. La speranza si diffonde dal terapeuta al tutto il gruppo: all'inizio prende la forma di un'idealizzazione del terapeuta che poi si trasforma; l'idealizzazione è un passaggio fisiologico e obbligato, se non idealizzo non riesco neanche ad investire, poi dovrò fare un

Sanodisinvestimento mettendo al centro la cura e non più il terapeuta. Anche momenti di insight alimentano speranza, perché ci si accorge che è possibile scoprire cose nuove.

Es. di Le foto da mettere sul tavolo sono scelte a caso, ci sono però alcuni criteri di dinamica utili: è importante avere immagini di vari paesaggi, anche sfumati, di gruppo: persone sole, in coppia, in gruppo, nude, immagini evocative, alcune immagini bizzarre. L'aula dev'essere adatta (banchi e sedie devono essere spostabili), musica serve per creare una dimensione di ambiente diversa da quello normale, dev'essere senza parole, qualcosa che non sia troppo su né troppo giù. Importante dare le consegne una alla volta perché ogni gruppo è differente. Il timing è una questione complessa, bisogna dare dei tempi a ogni parte.

Importante che ci sia un inizio, una parte centrale ed una conclusione. Nella prima fase, dire di lasciarsi chiamare dalle immagini, però di lasciarle sul tavolo. Nel testo in solitaria meglio dire che non verrà letto prima che lo scrivano. Quando i gruppi sono avviati e si sente che sono partiti, si può uscire per non essere intrusivi rispetto al lavoro, leggere un libro… tenere solo i confini esterni (tempistiche, spazio chiuso). Nel scrivere il testo assieme facciamo esperienza di una catena associativa, che sarà fortemente legata alla personalità dei partecipanti. Nel presentare il racconto si può anche ricorrere alla drammatizzazione, con oggetti… alla drammatizzazione siamo arrivati per tappe. Si può concludere discutendo sul com'è andata. "Gruppi di lavoro" e "gruppi in lavoro" Immagini di persone assieme:

  • Militari: sono un gruppo perché hanno una storia, hanno condiviso un obiettivo,

Sono un gruppo di lavoro:

  • Persone che si gettano dall'aereo tenendosi per mano a cerchio: sono un gruppo in lavoro, stanno condividendo un obiettivo nel qui ed ora;
  • Insieme di persone sulla scalinata: non sono un gruppo. Nel gruppo in lavoro c'è una dimensione di rispecchiamento e risonanza che crea quel confine esterno, la coesione è diventata la garante dei confini del gruppo. Il terapeuta è sempre presente ma si defila progressivamente, lasciando l'obiettivo al centro; dev'essere capace di farsi un po' da parte e osservare il processo per poi rientrare a dare delle indicazioni quando sono necessarie.

Per potersi sintonizzare:

  1. Interazione (incroci) --> Integrazione (mediazioni) --> Interdipendenza (coesione), quando il gruppo lavora assieme.

Quando si entra in un gruppo non potrà

Portare tutto, bisogna rinunciare a qualcosa.

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2. Universalità - "siamo tutti sulla stessa barca"

Molte persone intraprendono la terapia con la triste convinzione di essere senza eguali nella loro disgrazia, di avere essi soli certi problemi, pensieri, impulsi e fantasie spaventosi o inaccettabili. Il senso di unicità porta le persone a provare solitudine. Cominciare a condividere parte di noi fa già sentire più universale la nostra condizione e il nostro dolore, inoltre ci accorgiamo che anche gli altri soffrono. Vado già a lavorare un narcisistico senso di esclusività e si abbassa l'intensità della paura che fanno il dolore e alcuni impulsi. Attenzione che alcune persone possono spaventarsi.

3. Informazione-guida

Solitamente il gruppo favorisce una sorta di apprendimento rispetto al funzionamento psichico, al significato dei sintomi.

e alle dinamiche relazionali. In particolare, in molti gruppi, vengono scambiate informazioni rispetto a specifiche patologie. Dobbiamo lasciare spazio allo scambio di informazioni, all'apprendimento. Questo fattore comprende:
  • Istruzione didattica: riguarda ciò che il paziente impara nel corso della terapia - rispetto al funzionamento psichico, alle dinamiche interpersonali e di gruppo, al processo psicoterapeutico. Viene impartita dai terapeuti sulla salute mentale, sulla malattia mentale e sulle dinamiche psichiche. Fornisce struttura e spiegazioni. L'istruzione didattica ad un certo punto viene lasciata al gruppo e al metodo mentre il terapeuta si defila. L'obiettivo è che le persone attivino le competenze terapeutiche che hanno in sé.
  • Consigli: suggerimenti o guida diretta offerti dal terapeuta e da altri pazienti. Sono presenti in tutti i gruppi terapeutici ("perché non...", "sì ma...")
compaiono inevitabilmente nei primi tempi della vita del gruppo. Indirettamente i consigli adempiono ad una funzione di processo più che di contenuto, poiché implicano e rendono palese un reciproco interessamento e sostegno. Si tratta di primi movimenti all'interno del gruppo. Se le persone si scambiano consigli vuol dire che la dipendenza non è diventata un assunto di base perché il gruppo si sta aprendo.

Psicodinamica dei gruppi e delle istituzioni Pagina 3

II. STORMING

È lo stadio del conflitto, del predominio e della ribellione. Il conflitto caratteristico di questa fase è quello dei membri tra loro o con il Leader, non è quasi mai tra tutto il gruppo e una singola persona. Esce una dimensione pulsionale, l'aggressività: dimensione di attacco-fuga (attacco verbalmente qualcuno o sto zitto senza dire mai niente); non c'è ancora la capacità di entrare in una dimensione di rispecchiamento.

Il conflitto e lo scontro,

tranne in rari casi, non porterà alla dissoluzione del gruppo; il terapeuta ha la responsabilità di far sì che non accada. Questa fase è necessaria e costituisce un prerequisito per l'effettivo funzionamento successivo del gruppo. Stabilisce una gerarchia di potere, un ordine sociale, la preoccupazione principale del gruppo è "essere in cima o in fondo". La gerarchia si forma anche per ottenere maggiore visibilità dal terapeuta. Se riusciamo a superare questa fase le persone iniziano a dire "noi", si è formata un'identità, una cultura del gruppo. In questo momento, come terapeuti, iniziamo a capire qual è la natura di questo gruppo. È una fase faticosa ma preziosa: abbiamo l'occasione di sperimentare gli affetti vividamente. IL LEADER nello Storming: il compito del Leader è di tenere saldi e intatti i confini e il compito del gruppo, ma nello stesso tempo permettere ad ognipartecipante di sopravvivere.
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
34 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AndreaGenu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicodinamica dei gruppi e delle Istituzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Marogna Cristina.