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REALTA’ IL VERO SCOPO DEL GRUPPO E’ PIUTTOSTO DI TIPO AFFETTIVO-RELAZIONALE, E HA A CHE FARE CON LO STARE
INSIEME ALL’INTERNO DI UN GRUPPO (NORME DEL GRUPPO). È EVIDENTE LA PRESENZA DI UNA POSSIBILE MINACCIA
ESTERNA DA CUI DIFENDERSI NEL CASO CE NE SIA BISOGNO, IL GRUPPO DELLE BAMBINE. INOLTRE SI TRATTA DI UN
GRUPPO OMOGENEO IN MERITO AD UNA CONDZIONE ESISTENZIALE E AD UNA CONDIZIONE PIU’ ISTITUZIONALE.
FASI DI VITA DEL GRUPPO
Prima fase, Forming
(in relazione al gruppo di donne del video)
-Le fasi di vita del gruppo si precisano con qualsiasi gruppo con cui lavoriamo. La prima fase di vita dura un tot di
sedute in un gruppo che si incontra per la prima volta. Il tempo che serve per definire questa prima fase dipende dalle
persone che fanno parte di quel gruppo e da quanto tempo possono stare lì insieme; non c’è, quindi, un tempo
predefinito. La prima fase è detta FORMING. A volte durano veramente un tempo brevissimo; altre volte si incistano e
non si riesce ad uscirne, quando dal lavoro del gruppo si passa ad una difesa del gruppo, ad un assunto di base: quello
della dipendenza . In tal caso l’assunto di base della dipendenza perdura per un tempo troppo lungo rispetto a quello
che sarebbe fisiologico per un gruppo in una prima fase di vita. Chiaramente all’inizio la dipendenza è fisiologica,
perché i membri del gruppo stanno cercando di comprendere la struttura e gli obiettivi del gruppo . La prima fase è lo
stadio iniziale di ORIENTAMENTO . Ma c’è anche una fase precedente in cui il gruppo si origina nella mente di chi pensa
il gruppo. Quindi questa è la prima fase di vita reale e concreta del gruppo. Nel video sul gruppo di amiche, possiamo
individuare la fase di ORIENTAMENTO nel momento in cui le donne si siedono e cominciano a organizzarsi per la partita
a carte. Nella prima fase di una psicoterapia di gruppo di dieci incontri, ad esempio, sappiamo che una volta partito il
gruppo, non si possono inserire in seguito nuove persone, in base alla quantità degli incontri e in base a quanto sono
ravvicinati. Nella prima fase di vita del gruppo, le persone hanno bisogno di orientarsi . Nei colloqui di idoneità al
gruppo, il terapeuta ha già visto tutte le persone che si incontreranno in cerchio, ma per queste persone la fase di
orientamento sarà il primo momento in cui si incontreranno in tal senso. Ci guardiamo intorno, ascoltiamo con tutti i
sensi il posto in cui ci troviamo; ci sono tante valutazioni che facciamo quando ci troviamo in un gruppo con delle
nuove persone. È allora che dobbiamo ascoltarci per capire se ci piace o meno stare in un certo posto. Guardo tutti i
partecipanti oltre a chi condurrà il gruppo. Cerco di capire se ci fa parlare tutti o meno, quindi considero la STRUTTURA,
gli OBIETTIVI DEL GRUPPO .
All’inizio il leader si assume questa funzione di dipendenza che è fisiologica e comincerà a dare la parola alle persone
all’interno del gruppo. Ma se, passato un tempo sufficiente, continua ad essere lui/lei a definire i turni e le modalità del
gruppo, quindi non vuole mollare l’aspetto di predominanza del gruppo, alimenta così l’assunto di dipendenza del
gruppo. L’assunto di base è un meccanismo di difesa del gruppo, e noi sappiamo che le difese non si prendono a
martellate, ma hanno bisogno di essere avvicinate, capite, conosciute per renderle man mano più permeabili . Se il
gruppo si blocca in un certo punto, l’analista deve chiedersi qual è la paura, qual è il desiderio che blocca il gruppo in
tal punto; qual è la tematica che precisa la difesa. Se pensiamo al video, ci accorgiamo che c’è un momento preciso in
cui il gruppo si divide in due gruppi, e quando una delle donne si alza, il sottogruppo delle tre parla di una tematica
precisa, quella del tradimento. Un attimo prima che questa si alzasse, c’era la sensazione che il gruppo fosse in
qualche modo bloccato; appena una si alza, c’è come la sensazione che l’atmosfera del gruppo sia diventata diversa:
da una sensazione di tensione ad una di rilassamento. La tematica che era stata inclusa solo nel piccolo gruppo,
emerge e ritorna in un secondo momento, quando sono tutte presenti. È allora che vediamo, che una volta che il
gruppo si è riformato, la tematica precedentemente nascosta riemerge, e una delle partecipanti parla di sé e della sua
esperienza di tradimento. Questo riemergere della tematica dà luogo ad un movimento importantissimo, ad un
passaggio di qualcosa di intimo che diventa pubblico al livello del gruppo, per cui se ne può parlare. Questa questione
ha inoltre a che fare con un fattore terapeutico, la dimensione del RISPECCHIAMENTO. Il poter compattare elementi che
vengono prima rifiutati, diventa la possibilità di una crescita personale. Notiamo prima una dimensione del proiettare
delle fantasie in una modalità fantasmatica, e in un secondo momento quella dimensione del rispecchiamento.
All’interno di un gruppo ho la possibilità di incontrare delle parti di me che io nego o rifiuto (la questione dell’amante
nel video); questo mi mette nella condizione di non potergli scappare, ma in quella di doverle affrontare.
Una delle donne del video dice “Io ci sto male a vederti così, che ti svaluti…”; in quel momento appare un po’ come la
terapeuta del gruppo . La chiave di volta in questa dinamica di proiezioni e identificazioni proiettive è riuscire ad entrare
un po’ più a contatto con i propri vissuti, e riuscire a prendere in mano i propri vissuti per andare in direzione di un
cambiamento. In questa dinamica di proiezioni e identificazioni proiettive, la funzione del terapeuta in un gruppo è
considerare il contributo personale che la persona mette in una situazione per sé disfunzionale e di sofferenza. Nella
misura in cui la persona riesce a comprendere proiezioni, identificazioni proiettive, ciò che ci mette di suo e gli affetti
che prova, avrà anche un potere di trasformazione su ciò che è suo.
In una prima fase le persone sono preoccupate in merito ai CONFINI del gruppo ; sono preoccupate rispetto al fatto che
il gruppo possa continuare o meno. Da un lato sono preoccupate per i confini del gruppo; dall’altro sono preoccupate in
termini intrapsichici. Da una parte la PREOCCUPAZIONE è proprio quella di quanto il leader possa contenere tutto quello
che accade (preoccupazione in termini intrapsichici); dall’altra c’è una preoccupazione a livello di confini fisici.
Tra i comportamenti costruttivi che caratterizzano questa prima fase, possiamo annoverare il FAVORIRE UN LIVELLO DI
ANSIA PROPOSITIVA . È importante che abbiamo un timer interno, per cui in una prima fase di vita le persone sono
completamente dipendenti e se ci dovesse essere silenzio da parte del terapeuta, non sarebbe certamente silenzio
analitico, ma piuttosto silenzio verbale. Ci stiamo dicendo che è fondamentale stare in una dimensione di
sintonizzazione con il gruppo e in una dimensione di timing, e nel tempo aumentare un po’ di più la dimensione di
frustrazione e silenzio, affinché si accompagni man mano il gruppo verso un silenzio pensante (non più semplice
silenzio verbale).
Un comportamento distruttivo può essere quello della CONFUSIONE RISPETTO AI RUOLI : Il leader non si assume tale
funzione, ad esempio.
FOCALIZZARE L’ATTENZIONE SU UNA PERSONA rappresenta un altro elemento che potrebbe essere distruttivo ; è
essenziale dare a tutti la stessa possibilità nel gruppo; la stessa possibilità di parola a tutti.
La seduzione è funzionale al lavoro di gruppo nella misura in cui, da un primo momento in cui le persone sono sedotte
dal fatto che io che conduco il gruppo ne so di quegli aspetti, pian piano porto quegli aspetti all’interesse del gruppo;
all’interesse nelle dinamiche del gruppo.
02.11.2017
Abbiamo visto e concluso la prima fase di vita del gruppo. Se pensiamo al filmato, vediamo che in questa prima fase si
è creato dentro e intorno a quel tavolo il campo del grupp o. All’interno di un campo gruppale si genera una mentalità
del gruppo , nel senso che circola all’interno del gruppo una posizione unanime di quel gruppo in un determinato
momento. Cosa ci porta dalla mentalità del gruppo alla mentalizzazione del gruppo? Il lavoro analitico rispetto ai
contenuti che emergono nel gruppo! Ogni gruppo sviluppa una propria mentalità , che può essere più o meno evoluta .
La mentalità che circola nel gruppo ci dice qualcosa rispetto agli obiettivi di quel gruppo in più momenti. La mentalità
di un gruppo ci parla della cultura di quel gruppo, che viene regolarizzata attraverso le regole di quel gruppo. Per
passare da una mentalità a una mentalizzazione, è necessario che lo psicoterapeuta riconosca quale mentalità del
gruppo è presente in quel gruppo, e che renda pensabile a ciascun membro del gruppo quello che sta accadendo .
Pensiamo al gruppo di donne del video: se ci fosse stato un terapeuta e fosse stato un gruppo di terapia, avremmo
potuto identificare dei momenti in cui il gruppo ha rischiato la rottura e si stava arenando: quando le donne erano in
conflitto e una è andata via, mentre un’altra ha chiesto all’amica di andare a chiederle scusa. La mentalizzazione
equivale a cominciare a mettere parole sulla dinamica che si è precisata nel gruppo. Quindi la capacità del terapeuta è
quella di leggere di che cosa si compone la mentalità, il campo del gruppo, e accompagnare le persone a pensare
quello che sta accadendo, per riuscire a riconoscerlo. Questo ci fa sciogliere la tensione caratteristica degli assunti di
base. Quindi il compito del terapeuta nel qui ed ora è anche quello di cogliere la cultura e la mentalità del gruppo che
si precisa nei vari momenti. La funzione del terapeuta sarebbe a questo punto quella di cogliere la mentalità del gruppo
e mentalizzare , o meglio permettere al gruppo di pensare e mentalizzare l’accaduto.
Chi conduce i gruppi deve avere in mente all’inizio che emergeranno le difese del gruppo, i cosiddetti assunti di base.
Nella prima fase di vita del gruppo la dipendenza è fisiologica, ma non lo è più quando si cristallizza. Un altro assunto di
base è quello di attacco-fuga; se lì avevamo la dipendenza, qui abbiamo l’aggressività e il pericolo. Il pericolo può
essere visto all’interno del gruppo come la persona che sta ammorbando tutti e deve essere attaccato, se si tratta ad
esempio di un pericolo interno; in ogni caso, a prescindere dal fatto che si tratti di un pericolo interno o esterno, il
gruppo vive una tensione rispetto all’aggressività. Un altro assunto di base è quello dell’accoppiamento, che ha che
fare con la credenza inconscia secondo cui, qualunque sia il problema del grup