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ASEBA:
1) Child Behaviour Checklist/6-18;
2) Youth Self-Report: è compilata direttamente dall’adolescente ed indaga i problemi
comportamentali ed emotivi;
3) Teacher’s Report-Form: ha la stessa struttura degli strumenti precedenti ma con la differenza
che è stata pensata per ottenere informazioni che provengono da operatori impegnati in
ambito educativo e socio-sanitario.
Le scale sindromiche dell’ASEBa sono 3:
1) scale internalizzanti (ha 3 sottoscale);
2) scale né internalizzanti né esternalizzanti (ha 3 sottoscale);
3) scale esternalizzanti (ha 2 sottoscale).
Abbiamo altri elementi che non rientrano né negli indici internalizzanti né negli indici
esternalizzanti ed in nessuna di queste sindromi del test. E dove ci rientrano? Nei punteggi totali. Da
questo test come grafico avremo 4 grafici:
1) istogramma;
Scale DSM-oriented: sono delle scale orientate ai criteri diagnostici del DSM-IV che aiutano a
migliorare la diagnosi. Non sono scale che fanno diagnosi ma, sono scale che orientano alla
diagnosi.
24/3/14
Quando si parla di bambini non si parla di disturbo ma, si parla di più disturbi. “L’ansia sociale” è la
preoccupazione di dare una buona immagine. Un bambino con ansia sociale più sarà vicino al suo
scopo (cioè quello di dare una buona immagine) più starà bene mentre, più ne sarà lontano più avrà
sentimenti di vergogna. Alcune volte il soggetto potrà decidere di non impegnarsi nel suo scopo e,
in questo caso, non si esporrà/eviterà e, poi, performance alta; accondiscendenza. Quando non
raggiunge il suo scopo, questo bambino penserà: “io sbaglio, io sono inferiore, gli altri sono
perfetti”. E, di conseguenza, svilupperà “insicurezza”. In questo caso è sbagliato diagnosticare solo
la depressione ma è importante valutare, anche, il disturbo d’ansia (modello cognitivo-
comportamentale). Il disturbo d’ansia nell’infanzia produce dei sistemi negativi. Il “genitore
ipocoinvolto” mette prima i suoi bisogni e poi quelli del bambino ed è poco sintonico con i
sintomi/esigenze del bambino. Il bambino depresso può arrivare all’evitamento per le difficoltà ed i
suoi schemi cognitivi e, quindi, all’ansia sociale. Un bambino con questo tipo di problematica
attribuirà tutte le colpe unicamente a lui stesso. Per questo è importante valutare se ci sono più
disturbi nel bambino. Quindi, quando troviamo il 1° disturbo dobbiamo chiederci: “ce ne sono
altri?”. La CBCL ci permette di fare delle ipotesi diagnostiche. La scala SDAAD valuta i “sintomi
attentivi” e non fa diagnosi di ADHD.
La “K-SADS-PL” valuta problemi affettivi e schizofrenia. Questa scala la usiamo su un’età
specifica, tra i 6 e i 17 anni. Utilizziamo sia il ragazzo sia i genitori come fonte di informazione, la
diagnosi categoriale secondo i criteri del DSM-IV ed il tempo di compilazione è di 1,30 ore circa
sia per i genitori che per il minore. Questa è suddivisa in due parti: la 1° parte serve per valutare il
disturbo mentre, la 2° parte è di screening/intervista supplementare. Utilizziamo “l’intervista
supplementare” se, almeno, un sintomo cardine è presente. Nel caso in cui troviamo il 1° sintomo
del disturbo passiamo subito all’intervista supplementare? Certamente no! Prima finiamo lo
screening in modo da vedere se ci sono anche gli altri sintomi e, dopo aver finito, passiamo
all’intervista supplementare. Le domande sono scritte come se avessimo il bambino di fronte. “Sono
domande che riguardano il bambino” possono essere poste al passato o al presente e, quando sono
indirizzate ai genitori, le modificheremo dicendo “vostro figlio”.
PL: “Present and Life-time version”.
K-SADS:
- “parte inttroduttiva”: è una prima parte intorduttiva che permette di raccogliere i dati della
famiglia e la storia medica del bambino (sia medica che dello sviluppo); vengono indagati
gli aspetti scolastici e delle relazioni sociali;
- “screening”: ha lo scopo di circoscrivere i sintomi; la diagnosi è data dalla concorrenza di
più sintomi all’interno di un determinato cluster; l’indagine avviene secondo una serie di
domande che il terapeuta può porre al genitore o al minore ma, in modo non rigido. Il
punteggio di 0, 1, 2, 3 è dato dalla gravità dei sintomi;
- “supplementi”: il terapeuta sceglie di somministrare un’ulteriore intervista supplementare se
si ottiene almeno un punteggio 3 (clinico) in uno dei sintomi cardine (intervista di
screening). “I supplementi hanno lo scopo di delineare meglio la diagnosi, valutando i
sintomi accessori”.
“I punteggi del K-SADS sono: 0= nessuna informazione; 1= assente; 2= sottosoglia: difficoltà
occasionale con minimo effetto sul funzionamento; 3= soglia: difficoltà frequenti con effetti
moderati/gravi sul funzionamento”.
“La K-SADS la utilizziamo per confermare una nostra ipotesi”. È importante andare ad indagare la
nostra 1° ipotesi/quella su cui abbiamo più dati. Oltre a domande sui sintomi, ha domande anche sui
contesti è se qualcuno dall’esterno si è accorto della problematica del bambino. “Tanto più un
comportamento è visibile dall’esterno, tanto più il sintomo sarà forte”.
Self-report: parlare di sé in prima persona.
I “sintomi connotativi” sono tutti quei sintomi che servono per fare diagnosi, cioè quei sintomi che
devono esserci per quel disturbo.
I “sintomi denotativi” denotano quel disturbo; denotare un disturbo da un altro.
Con “l’intervista semi-strutturata” abbiamo maggior libertà nell’indagare i sintomi.
26/3/14
Il temperamento non ci dice che tipo di disturbo ha il soggetto ma, ci darà una linea guida da
seguire.
1) intervista introduttiva ai genitori e raccolta dati invio e altri contesti;
2) ipotesi diagnostica;
3) intervista di screening: partendo dall’ipotesi e includendo tutte le scale oppure quelle legate
all’ipotesi e alla comorbilità (può essere fatta sia al genitore che al minore);
4) supplementi.
I “sintomi cardine” sono quelli specifici del disturbo. I sintomi non riguardano solo il loro numero
ma anche da quanto durano e se compromettono il funzionamento. La paura è una nostra paura di
base che protegge la nostra incolumità.
Disturbi internalizzanti: ansia, depressione. L’ansia è utile a patto che sia ad un certo livello di
intensità. L’ansia mi dà un’idea di me stesso che non ho le capacità; mi dà l’idea di una situazione
catastrofica/insormontabile e di pericolo. L’intensità dell’ansia è correlata alla percezione del
pericolo e alle strategie di coping. Quando facciamo una diagnosi di disturbo d’ansia ad un bambino
o ad un adolescente dobbiamo fare attenzione alla “vulnerabilità psicologica all’ansia”. La
vulnerabilità psicologica all’ansia: è l’incapacita cronica a fronteggiare eventi negativi inaspettati o
incontrollabili, associata a risposte emotive negative. questo è il risultato di esperienze precoci
ripetute di incontrollabilità e imprevedibilità. Questa situazione produce un senso di “non controllo”
(concetto di sé) ed una visione del mondo come imprevedibile (concetto dell’altro). “La
vulnerabilità psicologica all’ansia non si sposa bene con il novelty seeking”.
Anxiety sensitivity (è un altro aspetto dell’ansia): è la paura o sensibilità a sperimentare ansia;
implica preoccupazione per le reazioni fisiche che derivano dall’ansia e, generalmente, per le
conseguenze delle sensazioni sperimentate (perdita dell’immagine sociale, pazzia); i sintomi fisici
dell’ansia sono vissuti dal soggetto come minaccia all’integrità fisica o psicologica e questo
produce un incremento della reazione ansiosa.
Il mantenimento della situazione fobica avviene attraverso l’evitamento. “Le emozioni sono fatte
per avere un inizio ed una fine”. Come avviene l’apprendimento? Analisi (avviene attraverso la
“memoria selettiva” cioè mi concentro solo su le cose che non funzionano), revisione, azione,
revisione, valutazione in base alla memoria selettiva. È qual è la previsione? La previsione viene
fatta in base a scenari catastrofici.
31/3/14
Separation anxiety test: attraverso le risposte possiamo vedere il funzionamento normativo
(attaccamento) e i rischi di esito psicopatologici.
Attaccamento a “base sicura”: il piccolo ha la capacità e la voglia di esplorare l’ambiente esterno
perché sa che in, caso di necessità, la mamma sarà li a proteggerlo.
I bambini che nel 1° anno di vita hanno avuto una figura genitoriale che li rifiutava e li ridicolizzava
daranno luogo ad un “bambino evitante”.
Bambino evitante: i bambini evitanti dopo aver subito uno stress dato dall’allontanamento della
figura genitoriale mettono in atto comportamenti di “falsa autonomia”, evitano il contatto con la
madre.
Comportamento di falsa autonomia: è quando il bambino ha un disagio interno ma non lo fa vedere
e, quando torna la madre la evita, continua a fare il gioco che stava facendo prima evitando sia il
contatto fisico che oculare. In questa maniera impara dei meccanismi di negazione e perde la
capacità “di chiedere aiuto agli altri”.
Attaccamento insicuro ansioso con personalità “coercitivo-ambivalente”.
Personalità coercitivo-ambivalente: reagiscono allo stress o alla paura con comportamenti
Il diverso attaccamento alla madre porta alla formazione di diverse rappresentazioni mentali di
modelli operativi interni del Sé e della figura di attaccamento.
Gli individuo con attaccamento sicuro: si sentono degni di essere amati; vedono la figura di
attaccamento come persona in grado di aiutare in caso di bisogno.
La vicinanza fisica è diversa dalla vicinanza affettiva. Nel tipo di attaccamento sicuro, anche se la
mamma non sta fisicamente con il bambino lui sa che, comunque, lei c’è.
Individui evitanti: si ritengono non degni d’affetto; fanno conto solo su se stessi; la figura di
attaccamento è percepita come soggetto che in caso di necessità non c’è msi come del resto gli altri
soggetti che lui conosce; negano i loro bisogni.
Individui ambivalenti: si ritengono vulnerabili; non si ritengono in grado di affrontare da soli i
problemi; hanno un mod